Riceviamo e pubblichiamo una lettera, inviata dal CNRTv (Coordinamento Nazionale RadioTv e Terzo Polo Digitale) ad AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ed al MIMIT (Ministero del Made in Italy) lo scorso 8 agosto, in merito alla richiesta di nuova risorse frequenziali DAB per le emittenti locali.
In riferimento all’oggetto la presente per chiedere ad Autorità e Ministero in indirizzo, per le proprie specifiche competenze, l’integrazione di risorse frequenziali al PNAF DAB.
Premesso che:
• in base alla normativa di settore in vigore, fra cui L. 66/2001, il d.lgs 259/2003 “Codice delle Comunicazioni Elettroniche” con relative modificazioni ed integrazioni, il d.lgs 208/2021 “TUSMA”, nonché le risultanze dei coordinamenti internazionali, l’AGCOM ha emanato la delibera 286/22/CONS con la quale, su proposta dell’ex MiSE, oggi MIMIT, ha approvato il “Piano provvisorio di assegnazione delle frequenze in banda VHF-III per il servizio di radiodiffusione sonora in tecnica digitale DAB+”, più sinteticamente chiamato PNAF DAB, individuando, fra l’altro, n. 21 bacini regionali;
• nel corso dell’anno 2023, il MIMIT ha emanato, per ogni bacino, altrettanti “Bandi di manifestazione d’interesse per l’assegnazione dei diritti d’uso sui bacini locali ad operatori di rete DAB+”;
• con altrettante determine il MIMIT ha reso pubblico l’esito della “Manifestazione d’interesse per l’assegnazione dei diritti d’uso per le reti pianificate sui bacini di utenza locale ad operatore di rete DAB+”;
• esauriti i bandi, il MIMIT, ha emanato in data 30/7/2024 il decreto direttoriale con il quale definisce il “Calendario Nazionale Attuazione PNAF DAB”, ovvero, la cosiddetta “Roadmap per Bacino d’Utenza”.
Tutto ciò premesso, con la pubblicazione della “roadmap”, di cui al decreto direttoriale del 30/7/2024 emanato dal MIMIT, risulta evidente, come una cartina di tornasole, che le risorse illo tempore pianificate risultano in molte regioni decisamente insufficienti ad accogliere le Concessionarie locali aventi diritto. Peraltro, la necessità di avere maggiori risorse rispetto al PNAF DAB sono state più volte ribadite dalla scrivente associazione (richiesta sposata anche da altre associazioni di categoria) nel corso di audizioni e Tavoli tenutisi sull’argomento fra cui il Tavolo tecnico tenutosi il 1/2/2023 nel corso del quale fu condivisa da tutti la imprescindibile necessità che “nessuno venisse lasciato indietro”.
Inoltre, nell’ambito delle osservazioni alle Linee Guida DAB+ 2022 inviate al MIMIT via pec in data 10/1/2023 la scrivente aveva anche qui espresso la “seria e ponderata preoccupazione circa le risorse rese disponibili dal PNAF DAB 2022 che, in diversi casi, non soddisfa i diritti dei legittimi Concessionari che hanno ottenuto l’autorizzazione in tecnica digitale in ambito locale per partecipare alla transizione al digitale del mezzo.”.
Preoccupazione che si è concretizzata ed evidenziata proprio con la ufficializzazione della roadmap.
Oggi ci duole rappresentare che in diversi bacini come Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia, regioni con consistente presenza di emittenti locali, sono in corso “contest” per l’assegnazione dei diritti d’uso che vedranno, in ogni caso, esclusi Consorzi costituiti da Concessionari che hanno legittimamente diritto a trasmettere in tecnica digitale. E che nel caso di intese fra consorzi l’esclusione inevitabile di una parte dei soci concessionari e una riduzione della capacità trasmissiva, per effetto dell’accorpamento, per coloro che restano, sarà bassissima al punto da non essere più conveniente e giustificato il passaggio al digitale radiofonico.
Infatti, capacità trasmissive e bitrate troppo bassi renderanno un pessimo servizio all’ascoltatore in quanto l’audio sarà, molto verosimilmente, pari alla qualità di un citofono ed il “livello di protezione” insufficiente a garantire una ricezione continuativa del segnale al punto da far preferire al DAB l’ascolto dell’FM nonostante sia sempre più interferita. Ciò causerà una perdita di competitività, oggi già parzialmente evidente, con le emittenti nazionali che trasmettono in DAB con 54CU e con bitrate pari 72 kbps. In alcuni casi le emittenti nazionali, fra cui la RAI, utilizzano per il canale principale 72CU e 96 kbps. Nella fattispecie risulta lampante che l’ascolto è decisamente di qualità e preferibile rispetto all’FM per il buon livello di protezione e l’elevato bitrate. In questo caso sono ospitabili su un multiplexer non più di n. 12 emittenti. Nel caso, invece, di capacità trasmissiva per canale pari a 54CU e 72 kbps, i canali sarebbero n. 16. Un discreto compromesso.
In diversi casi i Consorzi a “contest” sono molto partecipati e quindi con una impossibilità tecnica di accorpamento. Ad esempio, 12+12 canali darebbero luogo a 24 canali con soli 36CU e 48 kbps per emittente. Decisamente una soluzione a dir poco catastrofica.
In sintesi, riteniamo che forzare intese ed accorpamenti che portano a risultati di bassa qualità per l’utenza sia altamente deleterio per un settore che si aspettava, con il passaggio alla radio digitale, un rilancio del mezzo e del mercato. Inoltre intese forzate verso forti accorpamenti generano fuoriuscite dal mercato delle emittenti locali che legittimamente intendono passare al digitale avendo anche, in alcuni casi, manifestato impegno a dismette frequenze in FM. La loro esclusione rappresenterebbe, altresì, una gravissima lesione dell’articolo 21 della Costituzione.
Pertanto, la scrivente associazione di categoria, per i motivi sopra esposti e sulla base del comma 4 art. 1 della delibera 286/22/CONS, chiede che gli Enti in indirizzo integrino/modifichino il PNAF DAB, ove si rendesse necessario a garantire i diritti dei Concessionari locali a trasmettere in tecnica digitale, con le nuove e necessarie risorse frequenziali oppure modificando quelle pianificate che, messe a bando, non sono state richieste e che, pertanto, resterebbero inutilizzate. Una rivisitazione a strettissimo giro del PNAF DAB eviterebbe dei “contest”, darebbe maggiore garanzia a quelle emittenti che attraverso i Consorzi hanno già fatto importanti investimenti, che diversamente diventerebbero vani oltre che dannosi sotto il profilo finanziario ed imprenditoriale con inevitabili ricadute occupazionali negative. Ed, per finire, ma non in ultimo, eviterebbe dei contenziosi legali che già si registrano all’orizzonte qualora un Consorzio venga escluso senza tangibili motivi.
Si chiede, altresì, di sospendere nelle more delle modifiche/integrazioni al PNAF DAB, il decreto direttoriale del 30/7/2024 emanato dal MIMIT al fine di evitare disservizi all’utenza in DAB già acquisita, con l’interruzione del servizio delle Concessionarie locali già operanti mediante Operatore di Rete locale che ha manifestato interesse ai diritti d’uso e che attualmente si trovano in condizione di “contest” a causa della insufficienza delle risorse pianificate dal PNAF DAB in vigore.
Si chiede, altresì, audizione congiunta sull’argomento in oggetto per meglio illustrare la problematica qui sinteticamente rappresentata.
Nel rimanere a disposizione ed in attesa di riscontro, si porgono distinti saluti.
CNRTv – Coordinamento Nazionale RadioTv e Terzo Polo Digitale
(Comunicato stampa)
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