Vicky Mangone lascia LatteMiele e si prepara a nuovi progetti

Ci sono nomi della radiofonia che sono fortemente legati ad un’emittente precisa.

Uno di questi è quello di Vicky Mangone che per trent’anni è stata la voce di LatteMiele.

Da qualche settimana, la nota conduttrice ha scelto di abbandonare la rete che le ha dato la popolarità. L’abbiamo intervistata per capire quali sono le novità che la riguardano.

  • Partiamo dai tuoi esordi. Quando e come ti sei avvicinata alla radio?

Ne parlo molto volentieri dei miei esordi: tempi lontani e nettamente diversi da quelli attuali. Un’epoca nella quale la radio rappresentava una sorta di miracolo, una palestra per la formazione e la crescita, un luogo dove socializzare e condividere con “quelli come te” le tue stesse passioni. La prima volta che misi piede in radio fu in seconda media. Andai a visitare lo studio di quella che all’epoca era la radio più seguita della mia città, Bolzano: Radio Spitfire. In quel preciso istante decisi che quello sarebbe stato il mio mondo. La prima volta che andai in onda fu 4 anni più tardi, a 16 anni. Me lo ricordo come fosse adesso: domenica 13 marzo 1983, ore 10.00. Dovevo sostituire Sergio Pittino che si era preso una brutta influenza. Dediche e richieste con musica liscio: sognavo un esordio un po’ diverso, ma in quel momento mi sono baciata i gomiti.

  • Quali sono state le tue esperienze?

Ricordo una radio molto interessante nella quale lavorai sul finire degli anni 80. Si chiamava Radio One. Una radio regionale con sede nelle Marche davvero innovativa per l’epoca, molto attenta al mercato musicale USA e alla conduzione decisamente “avanti” rispetto alle tecniche del periodo. L’editore, Maurilio Cordone, fu molto illuminante per la mia professione. Mi piace citare anche l’esperienza a Radio Linea, altra radio marchigiana. So che è diventata una realtà molto forte sul territorio. Marco Adami lo ricordo come un ragazzo con un entusiasmo pazzesco.

  • Tutti ti conosciamo per la tua importante carriera a LatteMiele. Come sei arrivata a questa radio?

Radio LatteMiele arrivò per caso nel 1990. Conobbi l’editore durante una serata che presentavo sulla riviera romagnola. Una di quelle cose tipo “voci nuove”. A fine serata mi propose di lavorare nella sua emittente. Feci la valigia la sera stessa. Due giorni dopo ero in onda.

  • Che ruoli hai ricoperto al suo interno? E per quanti anni hai trasmesso in questa emittente?

In tutto sono 30 anni (con due anni sabbatici che mi hanno portato a Roma alla scuola di cinema a Cinecittà. Una delle esperienze più formative della mia vita). Trent’anni in quella che è stata la Radio che ho amato di più e che ho visto crescere. In tanti anni ho ricoperto un po’ tutti i ruoli: dalle relazioni con le case discografiche, alla programmazione musicale. Sono stata il volto della radio in tutte le esterne, tutte le manifestazioni, i concerti e gli eventi on the road. E per la serie “toglietemi tutto ma non il microfono”, sono andata in onda tutti i santi giorni sempre con immutato entusiasmo: nel magazine del mattino o nelle interviste del pomeriggio con gli ospiti in studio. Ho intervistato i più grandi: Piero Angela, Andrea Camilleri, Umberto Veronesi. Medici, politici, giornalisti, scrittori e poi musicisti. Tanti. Tutti. Ho anche parlato per anni di buone pratiche, di consumi, di ecologia e salute nella trasmissione “Usi&Consumi” alla quale è stato assegnato il premio “Vincenzo Dona” dell’Unione Nazionale Consumatori come “Miglior servizio Radiotelevisivo” del 2009.

  • Di recente, il tuo addio a LatteMiele dopo alcuni anni in cui l’emittente ha cambiato proprietà e sede. Che cosa ti ha spinto a questo passo? Scelta personale o nuove prospettive all’orizzonte?

Immaginate di essere sposato con la persona dei vostri sogni e improvvisamente, una mattina, ve la ritrovate in cucina, completamente stravolta nelle sembianze per mano di un chirurgo plastico maldestro. Ecco, è un po’ quello che è successo a me: non riconoscevo più la “mia” radio e per lei avevo finito le parole, che per una che fa il mio mestiere significa che l’amore è al capolinea. Dopo aver preso questa decisione sono andata in vacanza. Avevo bisogno di sedimentare. Volevo raccogliere le idee e ascoltare della musica. L’ho fatto e ho riscoperto dei vecchi vinili di James Taylor, Sade, Eagles, Aretha Franklin, Otis Redding. Ho anche cambiato casa, ora vivo in campagna. Mi sto ricaricando e, nel frattempo, sto vagliando alcune proposte. Con calma.

  • E, più in generale, come vedi il futuro della radiofonia? Che cosa ascolteremo tra 10 o 20 anni, in un mondo sempre più digitale?

E qua ci vorrebbe un bel distinguo: radiofonia intesa come modalità di diffusione o come operai delle parole? Nella prima parte non mi ci addentro più di tanto. Stiamo vivendo in un periodo di grandi cambiamenti. L’arrivo del DAB+ regalerà un po’ di riscatti ma anche tante delusioni. L’aspetto che più mi interessa, invece, è quello della radio “da dentro”. Ecco, il futuro della radiofonia in questo senso, un po’ di sonno me lo toglie: sento in giro scelte editoriali molto discutibili, dove a prevalere sono conduzioni superficiali e omologazione musicale. C’è poca anima, poche idee, poco studio. Troppa improvvisazione azzardata. Ho sempre ritenuto che le parole abbiano un peso specifico considerevole e nessun radiofonico dovrebbe permettersi di utilizzarle senza prima riflettere, conoscere, prepararsi. Lo ritengo poco rispettoso nei confronti dell’ascoltatore che ha scelto di seguire te e non un altro. Io prima di essere conduttrice sono ascoltatrice e presto la mia attenzione solo quando avverto competenza.

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Addio all’FM: la Svizzera pensa di passare definitivamente al digitale tra il 2022 ed il 2023

Il 71 per cento degli ascolti radiofonici in Svizzera è in digitale, solo il 13 per cento della popolazione utilizza ancora esclusivamente la FM analogica.

A rendere noti questi dati è l’UFCOM (Ufficio Federale Svizzero delle Comunicazioni) che ha tratto una conclusione netta per i prossimi anni.

Un accordo sottoscritto in questi giorni – si legge – prevederebbe che la SSR (la radio pubblica svizzera) disattivi i propri trasmettitori FM ad agosto 2022, per facilitare il passaggio alle emittenti commerciali. Nel gennaio 2023 toccherebbe poi alle emittenti radiofoniche private spegnere i propri trasmettitori FM.

Ora, riporta il sito bakom.admin.ch, l’Associazione delle radio private svizzere (ARPS), l’Unione romanda delle radio regionali (RRR) e l’Unione delle radio locali non commerciali (UNIKOM) si occuperanno di raccogliere i consensi dei propri membri entro la fine di novembre 2020.

Se la maggioranza delle radio accoglierà la proposta delle associazioni, il piano di spegnimento della FM sarà obbligatorio per tutte le emittenti. Tale proposta è già stata accettata dalla SSR.

Dall’autunno 2015, GfK Switzerland rileva ogni sei mesi la situazione degli ascolti radiofonici in Svizzera: dall’undicesimo sondaggio della primavera 2020 risulta che l’ascolto radiofonico digitale è cresciuto di 22 punti percentuali dall’autunno 2015.

Pertanto gli ascoltatori ‘captano’ in digitale 71 dei 100 minuti radio (DAB+: 39% – Internet e TV via cavo: 32%).

Allo stesso tempo, l’ascolto in FM è sceso al 29 per cento diminuendo di 22 punti. In giugno 2020 soltanto il 13 per cento della popolazione svizzera faceva ancora capo esclusivamente alla radio FM analogica.

Il DAB+ è il canale di ricezione più popolare, non soltanto a casa e al lavoro.

Anche in auto è cresciuta l’importanza del DAB+, che ha scalzato l’FM dal rango di primo canale radiofonico.

L’ascolto via DAB+ e la radio via Internet raggiungono insieme, oggi, il 55 per cento del consumo radiofonico totale in auto.

(Si ringrazia Andrea Lombardo per la collaborazione)

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Mario De Santis: “La radio temo ‘morirà’ con questa fascia di età molto adulta”

Mario De Santis lascia la radio.

Da anni giornalista e conduttore di Radio Capital, con un passato a Italia Radio e ben 9 anni di collaborazione con “Deejay chiama Italia”, in un lungo post sui social ha ripercorso la sua carriera, spiegando il suo affetto per il mezzo.

“Sono diventato prima di tutto radiofonico per amore della radio e poi giornalista”, racconta via Facebook, dove racconta con trasporto vicende personali e professionali fino agli ultimi vent’anni trascorsi a Capital.

De Santis, tuttavia, non mette fine ad una emittente, ma alla radio in generale. Un mezzo che, senza tanti giri di parole, ritiene sia destinato ad esaurirsi, per lo meno nella modalità in cui lo conosciamo oggi.

“Oggi la radio è in assoluto il mezzo di comunicazione più ascoltato e fruito” – sottolinea – “più vivace e vero, ma è il più ascoltato in una fascia di età molto adulta. Gli schemi sono quelli. Oh naturalmente in bocca al lupo a chi resta e chi la farà Radio Capital, saranno anni ancora di impegno e vivaci. Ma al tempo stesso so che pure non si può fare diversamente: si fa questa radio di sempre e si continua così. Si invecchia insieme al nostro pubblico”.

Il giornalista sostiene che “La radio temo ‘morirà’ con questa fascia di età molto adulta. Magari morirà tra 20 anni, ma è già da adesso come finita in teoria, come una casa venduta. Mi sembra una ‘nuda proprietà’ che si considera esaurita, in cui il suo ultimo inquilino è quello proprio dell’ultimo che la abita”.

E poi una domanda: “La radio sarà sostituita da qualche altro mezzo? Forse, molto probabilmente la radio come spirito potrà sopravvivere sicuramente tra i podcast e il digitale, i social, ma al momento l’abitudine di ascoltare le FM è solo degli adulti e non ha ascoltatori under 30, pochi under 40. I dati parlano chiaro”.

Infine, una toccante conclusione: “Il mio addio a questo mezzo, che è anche il Mezzo che ha fatto il Novecento, è quindi doppio addio per me boomer, a questo mezzo che è il microfono che connette a un mezzo, che è la radio. La radio, che è (stato) l’altoparlante nella piazza. La radio che è (stato) il mio trampolino sul mare nella camera, so fare la radio bene, ma non so nuotare. La radio. Che è La voce della gente e la voce tra la gente. Che però forse non sa che tutto questo è finito. Finito, nel momento in cui la gente ha preso il sopravvento”.

Un finale molto forte, dunque, per un giornalista che innanzitutto è un radiofonico che ha sempre amato il mezzo. Buon proseguimento, ci sentiamo più che mai di dirlo, a Mario De Santis, di cui riportiamo il post integrale.

https://www.facebook.com/mario.desantis.radio.capital/posts/10165633833050347

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Le radio salutano le località di villeggiatura: si torna in studio

‘Vacanze’ finite per le radio.

L’anomala estate 2020, che ha concentrato buona parte delle proprie iniziative nel mese di agosto, volge già al termine, per lo meno per quanto riguarda le ‘esterne’.

RDS ha lasciato il 21 agosto Rimini, così come sabato 22 è la data conclusiva delle serate di Radio Deejay a Riccione.

Domenica 23, infine, è la data in cui Radio Italia saluta la Sardegna ed il gruppo RTL 102.5 la Puglia.

Tutti di ritorno nelle proprie rispettive sedi, in vista della ripartenza dei palinsesti che già da lunedì 31 agosto saranno in buona parte operativi.

Da martedì 1° settembre, infatti, torna l’indagine RadioTER e con essa la programmazione ‘abituale’ per buona parte delle emittenti.

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Il ruolo della radio tra il ’43 e il ’45: Paolo Mieli rivive il periodo su Rai Storia

Nell’estate del 1943, con lo sbarco delle truppe alleate in Sicilia, la radio fu il principale mezzo per spiegare alla gente quanto stava accadendo.

La prima fu Radio Palermo, per poi proseguire – man mano proseguiva l’avanzata – con Radio Bari, Radio Napoli, fino a Radio Roma e Radio Firenze.

Non solo informazioni contro il regime fascista che si stava sempre più ridimensionando, ma anche musica e intrattenimento, per una Italia che stava per cambiare.

Del ruolo che la radio ebbe negli ultimi due anni guerra, dal 1943 al 1945, se ne occuperà Paolo Mieli nella puntata di “Passato e presente” di sabato 22 agosto.

Alle 20.30 su Rai Storia (canale 54), il noto giornalista affronterà il tema di quella che sarebbe diventata la nuova Rai, in compagnia della prof.ssa Silvia Salvatici.

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Apple lancia due nuove radio e ‘rinomina’ Beats 1 in Music 1

Radio Beats 1 diventerà ‘Apple Music 1’, mentre in parallelo nasceranno ‘Apple Music Hits’, incentrata sulle canzoni popolari degli anni’ 80, ’90 e 2000, ed ‘Apple Music Country’, dedicata all’omonimo genere.

Sono queste le novità relative al servizio Apple Music, disponibile da oggi in 165 Paesi.

Al suo interno, programmi radiofonici condotti da personaggi noti del mondo della musica quali Snoop Dogg, Shania Twain e Carrie Underwood.

L’obiettivo di Apple Music Radio è quello di fornire “una piattaforma globale senza uguali dove artisti di ogni genere possono parlare di musica, fare musica e condividerla con i fan”.

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