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CreaDab ringrazia Agcom ma avverte: “Occasione persa per una vera pianificazione tecnica”

Riceviamo e pubblicato il seguente comunicato, da parte di CreaDab.

Il Consorzio CREADAB esprime il più vivo ringraziamento per il lavoro svolto dall’AGCOM che con la delibera 145/25/CONS ha recepito molte delle nostre proposte avanzate in sede di consultazione.

L’integrazione delle nuove risorse sono andate a colmare quelle lacune emerse in fase di prima applicazione del PNAF DAB 2022 che hanno prodotto dei beauty contest che avrebbero lasciato a casa almeno il 30% delle emittenti radiofoniche locali privandole del diritto di migrare al digitale.
Ci spiace però constatare che si è deciso di intervenire sulla vigente normativa integrando esclusivamente reti regionali.

A meno di ragionevoli impedimenti che ci piacerebbe conoscere, in Puglia dove sono state appostate ben due risorse, ad esempio, si sarebbero potuti scegliere canali distanti fra di loro, come il 5A ed il 5D, per consentire almeno l’uso condiviso delle infrastrutture di diffusione (antenne); in Campania si sarebbero potuti alternare i blocchi con Toscana e Puglia e specificatamente, ad esempio, assegnare al bacino NA-CE un blocco utilizzato in Toscana e al bacino SA un blocco assegnato alla Puglia (o viceversa) visto che la conformazione orografica del territorio l’avrebbe consentito; in Toscana, nei bacini confinanti con il Lazio, si sarebbe potuto assegnare un blocco assegnato alla Campania, ad esempio, lo stesso blocco assegnato ad AV-BN oppure SA; in Veneto, nei bacini più a sud, un blocco assegnato alla Campania e alla Puglia.

Pianificare le nuove risorse con maggiore accuratezza tecnica, a differenza di quanto meramente “distribuito” nei cinque bacini dove si è intervenuti, nonché tenendo conto delle reti a beauty contest, avrebbe consentito di rispettare l’identità locale delle emittenti garantendone i mercati di riferimento. Con le nuove reti regionali non decomponibili così appostate molte emittenti provinciali o interprovinciali si troveranno costrette ad operare in un ambito regionale ben più ampio del proprio andando ad ingenerare squilibri di mercato e, specificatamente, a insidiare i mercati delle emittenti regionali o interregionali.

In sintesi, si è persa una occasione per chiudere definitivamente la partita del DAB (eccezion fatta per il fronte adriatico) e fare una pianificazione più studiata e ragionata sul piano tecnico mentre ci si è limitati a risolvere la non tanto mera questione burocratica. In Italia, d’altronde, siamo abituati nel fermarci sempre ad un passo dal traguardo.

(Comunicato stampa)

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Garantire la presenza di FM e DAB+ sulle nuove auto non basta: MAVE scrive ad AGCOM

L’associazione di categoria radiotelevisiva MAVE (Media Audiovisivi Europei) è intervenuta sulla iniziativa di Agcom di sollecitare il Governo ad estendere per via normativa l’obbligo del ricevitore DAB+ anche ai sistemi infotainment privi di autoradio tradizionale, per frenare il palese tentativo di aggiramento dell’obbligo da parte di una sezione dell’automotive.

Con una nota di osservazione, redatta in collaborazione con i professionisti di Consultmedia ed inviata ad Agcom in data odierna, MAVE ha sottolineato come, in realtà, il lodevole intervento dell’Autorità “affronti solo su un aspetto del problema e nemmeno il più rilevante, considerata la vastità della questione”.

FM-world ne parla con il presidente dell’associazione MAVE, Vincenzo Dolce.

(FM-world) – Perché Android Auto ed Apple CarPlay possono essere un problema per la radio?

(Vincenzo Dolce) – Chiunque abbia acquistato un’auto dotata di sistemi Android Auto ed Apple CarPlay si è certamente reso conto che una volta utilizzati i due standard tendono a prendere il controllo della somministrazione delle fonti di intrattenimento audio, emarginando il ricevitore radio quand’anche presente. La conferma deriva dal fatto che, al riavvio dell’auto, di norma, Android Auto ed Apple CarPlay partono, in automatico, con l’erogazione dell’ultimo flusso streaming ascoltato in precedenza.

(FM-world) – Quale è la proposta di MAVE per limitare questa ingerenza?

(Vincenzo Dolce) – L’esigenza non è solo di un unico access point per la radio sulla dashboard dell’auto, ma anche di un’estensione delle misure di prominence ex Del. 390/24/CONS a tutti gli aggregatori di flussi streaming radiofonici scaricabili in Italia, con contestuale vincolo alla preinstallazione di almeno uno di essi sul sistema di infotainment dell’auto.

(FM-world) – In effetti, la stessa Agcom ha evidenziato il progressivo affollamento di fonti audio sull’auto…

(Vincenzo Dolce) – Esatto. Agcom nella segnalazione al Governo ha rilevato come l’automobile rappresenti “un contesto altamente competitivo per l’infotainment, dove si confrontano non solo titolari di contenuti, editori radiofonici, aggregatori e piattaforme streaming, ma anche le diverse tecnologie di trasmissione, come FM, DAB+ e IP”.

(FM-world) – C’è ancora margine per un intervento, posto che i sistemi Android Auto ed Apple CarPlay sono ormai presenti nell’80% delle nuove auto?

(Vincenzo Dolce) – Speriamo. E’ comunque di intuitiva evidenza che ove non si operasse in tal senso verrebbe lasciato a Google (Android Auto) ed Apple (CarPlay) la possibilità di decidere quali fonti audio precaricare sui propri sistemi, spingendo gli utenti ad impiegarle in luogo della radio. Viceversa, mediante preinstallazione, di almeno un aggregatore di flussi streaming radiofonici ad accesso libero, sarebbe garantita all’utente la fruizione dei contenuti radiofonici senza procedere a non sempre agevoli download ex post.

(FM-world) – Un ambiente sempre più gestito attraverso comandi vocali…

(Vincenzo Dolce) – Dì. Infatti l’urgenza della questione discende anche dalla progressiva affermazione dell’impiego dei comandi vocali sui veicoli, per i quali Google ed Apple stanno integrando funzionalità ulteriori per l’accesso a contenuti audio/video. Inoltre, c’è da annotare che anche Samsung ha annunciato il lancio della piattaforma automotive Samsung Auto, fortemente incentrata sulla interazione vocale, che entrerà in competizione con Android Auto ed Apple CarPlay.

(FM-world) – Un terzo sistema?

(Vincenzo Dolce) – Sì, anche se il software di Samsung nasce in un contesto dove Android Auto non è ufficialmente disponibile (il mercato cinese), rappresenta, di fatto, una soluzione alternativa che replica molte delle funzioni note agli utenti occidentali, ma integrando una feature che potrebbe mettere in ombra gli standard citati (la navigazione intelligente contestuale).

(FM-world) – Di cosa si tratta?

(Vincenzo Dolce) – La soluzione Samsung Auto apre soprattutto alla navigazione ed alla gestione della messaggistica senza apparenti conseguenze per il broadcasting. Tuttavia, considerate le strategie di Samsung in tv, è altamente probabile che lo standard coreano evolva nella stessa direzione, aggiungendo un’offerta audio/video captive sul modello di quella televisiva, concorrendo così alla disintermediazione dei broadcaster.

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Auto senza radio, AGCOM lancia l’allarme: ‘A rischio la libertà di informazione’

Sempre più auto nuove – come riportano diverse testate in questi giorni – vengono immesse sul mercato senza antenne radio né dispositivi capaci di ricevere le frequenze FM e DAB+.

Una tendenza che, secondo l’AGCOM, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, rischia di mettere in pericolo uno dei cardini della democrazia: la libera circolazione delle idee. Per questo motivo, l’Autorità ha inviato una segnalazione formale e invocato l’adozione urgente di una legge che imponga alle case automobilistiche di garantire, su ogni veicolo, l’accesso alla radio tradizionale.

Nel cuore dell’era digitale, dove l’informazione viaggia alla velocità della rete, AGCOM lancia un allarme che potrebbe sembrare anacronistico, ma che tocca un nervo vitale della società democratica: la sopravvivenza della radio. La scomparsa delle antenne radio dalle auto – spiegano – non è una semplice scelta tecnica o estetica, ma un passaggio che può limitare l’accesso a contenuti informativi gratuiti, pluralisti e capillari. Un pericolo concreto, soprattutto in un Paese dove l’autoradio resta uno dei principali strumenti di informazione durante la mobilità.

Le moderne auto privilegiano sistemi di infotainment basati su internet, accessibili tramite piani dati e abbonamenti. Apparentemente un progresso, ma secondo AGCOM, questa “evoluzione” tecnologica nasconde rischi seri:

Bolle informative e camere dell’eco: le piattaforme online personalizzano i contenuti, esponendo l’utente solo a ciò che già conosce o approva. La radio, invece, offre una programmazione varia, con notizie e voci anche inaspettate, utili a formare un’opinione pubblica consapevole e critica.

Connessione non garantita: le zone rurali o isolate spesso soffrono di scarsa copertura di rete. In caso di emergenza, la radio via etere rimane l’unico mezzo affidabile per comunicare con i cittadini.

Accesso diseguale: la radio è gratuita, mentre lo streaming comporta costi diretti e indiretti. Escludere la radio significa creare nuove barriere economiche all’informazione.

Servizio pubblico penalizzato: senza la radio, anche l’emittenza pubblica viene indebolita. Il servizio offerto da Rai Radio 1, 2 e 3 – finanziato dal canone – rischia di non raggiungere ampie fasce di popolazione.

Per rispondere a queste criticità, l’AGCOM chiede l’intervento del legislatore: introdurre un obbligo per i costruttori automobilistici di dotare ogni nuovo veicolo di un ricevitore radio FM e DAB+, a prescindere dalle tecnologie digitali offerte a bordo. Non si tratta di opporsi al progresso, sottolinea l’Autorità, ma di integrarlo con la tutela di un diritto fondamentale: quello di essere informati. Anche – e soprattutto – mentre si è alla guida.

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SAVE AM RADIO OMItaliane

“Ultime ore per salvare le onde medie”: l’appello di OMItaliane

Riceviamo e pubblichiamo un appello che arriva dall’associazione OMItaliane.

Un conto alla rovescia silenzioso rischia di spegnere una voce storica dell’etere: quella delle onde medie.

Con la consultazione pubblica lanciata dall’AGCOM (Delibera n. 110/25/CONS), il destino della banda AM nei veicoli è appeso a un filo. E l’associazione OMItaliane, che rappresenta oltre 30 emittenti comunitarie italiane in onde medie, lancia un appello accorato: “Tu puoi salvarle. Adesso.”

La consultazione, aperta a tutti i cittadini, si chiuderà tra pochi giorni. In gioco non c’è solo una frequenza, ma il diritto all’informazione libera e accessibile, specialmente nelle aree più isolate e in caso di emergenze. Proprio dove la radio AM resta l’unico canale di comunicazione funzionante.

“Senza un obbligo normativo che imponga ai costruttori di auto di mantenere il ricevitore AM nei veicoli, rischiamo di trovarci con autoradio che mostrano il logo AM ma non ricevono alcun segnale. Una radio muta. Un pluralismo silenziato”, avverte Emanuele Scatarzi, presidente di OMItaliane.

Lontano dai cliché retrò, la battaglia per salvare le onde medie ha radici ben piantate nel presente: l’AM in digitale (DRM30) è già realtà e rappresenta un’evoluzione tecnologica che consente alta qualità audio, bassi consumi energetici e ampia copertura. OMItaliane è l’unico ente in Italia a promuovere questa tecnologia, riconosciuta anche a livello internazionale.

Grazie al lavoro dell’associazione, l’AGCOM ha già inserito l’AM (nella versione DRM) tra i Servizi di Interesse Generale (SIG), insieme a FM e DAB+, nella Delibera n. 390/24/CONS. Tuttavia, manca un passaggio cruciale: l’obbligo per i costruttori di includere l’hardware necessario alla ricezione.

“Senza hardware, anche con la prominence, l’AM scompare. È come avere un’insegna luminosa su un negozio… vuoto”, sintetizza OMItaliane.

Le emittenti AM italiane non solo sono attive e in crescita, ma rappresentano un presidio informativo per i territori. Eppure, non ricevono contributi pubblici, al contrario delle emittenti FM e DAB+. Una disparità che minaccia di cancellare una rete che, dal 2017, grazie alla legge 115/2015, garantisce informazione gratuita e capillare.

“Abbiamo emittenti che trasmettono per comunità locali, aree rurali, territori montani e periferici. Realtà che spesso vengono ignorate dai grandi network, ma che danno voce a chi altrimenti non ne avrebbe”, sottolinea Scatarzi.

Al centro della consultazione AGCOM c’è il concetto di “prominence”: ovvero la garanzia che i servizi di interesse generale – come le radio pubbliche o locali – siano sempre visibili e accessibili sulle interfacce digitali (autoradio, smartphone, smart TV). Ma se il ricevitore AM non è fisicamente presente, ogni tentativo normativo diventa vuoto.

OMItaliane chiede quindi un intervento legislativo urgente per equiparare l’obbligo di ricezione AM a quello di FM e DAB+. Non si tratta di nostalgia, ma di resilienza democratica.

Chiunque – cittadino, associazione, ente – può partecipare alla consultazione pubblica AGCOM entro 30 giorni inviando un contributo via PEC a:

📧 [email protected]
📝 Oggetto: “Consultazione pubblica di cui alla delibera n. 110/25/CONS”
🔗 Info e documenti: www.agcom.it/provvedimenti/delibera-110-25-cons#allegati

OMItaliane offre supporto a chi vuole contribuire. Basta scrivere a: [email protected]

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Non solo smart tv: Agcom chiede di mantenere i ricevitori DAB+ e FM sulle auto

Televisioni e radio in evidenza sulle smart tv, l’Agcom avvia le modifiche: la notizia arriva da Italia Oggi, in un articolo a firma di Andrea Secchi.

Mentre il dibattito si concentra sulle regole per garantire la visibilità dei contenuti radiofonici e televisivi sugli apparecchi connessi – su cui approfondiremo tra poco – Agcom ha acceso un ulteriore riflettore su un altro tema cruciale: la presenza dei ricevitori DAB+ e FM nelle auto. Con una recente segnalazione al governo, l’Autorità ha chiesto che si intervenga per evitare che questi strumenti vengano progressivamente eliminati a favore dei soli sistemi connessi, privi di ricezione via etere. Una mossa che punta a salvaguardare l’accesso universale e gratuito alla radio, in particolare nei veicoli, dove il rischio è quello di trasformare un servizio pubblico in un’opzione a pagamento o legata a connessioni dati.

Questo intervento si inserisce in un quadro più ampio di revisione della delibera sulla prominence (n. 390/24/Cons), approvata lo scorso ottobre, con cui si erano definite le modalità per garantire la rilevanza dei servizi di interesse generale – tv e radio – sui dispositivi connessi, a partire dalle smart tv, ma anche nei sistemi di infotainment delle automobili.

Il consiglio dell’Agcom ha approvato un provvedimento per avviare una consultazione pubblica su una versione semplificata delle linee guida. Il documento, non ancora pubblicato, riapre il confronto su aspetti già affrontati nella prima fase e nasce anche a seguito del ricorso al Tar presentato da Google, Samsung e Anitec-Assinform. I ricorrenti – produttori di piattaforme e dispositivi – avevano contestato le modifiche richieste ai loro sistemi operativi, necessarie per applicare le disposizioni dell’Autorità.

Tra i punti chiave della revisione – riporta l’articolo del quotidiano economico – figura una razionalizzazione dell’interfaccia utente dei dispositivi: si prevede una home page semplificata con un numero limitato di icone. Oltre all’icona blu che rimanda al digitale terrestre, dovranno comparire le app dei cinque principali operatori televisivi (Rai, Mediaset, La7, Sky e Discovery), un’icona per le altre tv nazionali e una per le tv locali. Presente anche un’icona dedicata alle radio. L’obiettivo è mantenere la visibilità dei contenuti gratuiti e di interesse generale senza appesantire l’esperienza utente o penalizzare i produttori.

Secondo le linee guida attuali, entro un anno tutti i televisori connessi, decoder e chiavette smart avrebbero dovuto ospitare nella schermata iniziale una sezione dedicata ai Servizi di interesse generale. Oltre alla Rai, questo includeva radio e tv nazionali gratuite – generaliste, semigeneraliste, d’informazione, per bambini e culturali – e le emittenti locali, purché dotate di una testata registrata. Le domande ricevute dall’Agcom per essere inclusi in questo elenco sono state ben 1.163, segno dell’interesse ma anche fonte di complessità attuative che hanno spinto i produttori a opporsi.

Il contenzioso aperto da Google e gli altri sarà discusso l’11 giugno prossimo. Anche se le modifiche non saranno ancora operative per quella data, la consultazione pubblica in corso rappresenta un tentativo di distendere il clima e guadagnare tempo utile a trovare una soluzione condivisa. Dopo questa fase, il provvedimento dovrà comunque essere notificato alla Commissione europea, con ulteriore attesa per il parere di Bruxelles. Risultato: l’intero impianto potrebbe subire ritardi consistenti.

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M.AV.E. (Media AudioVisivi Europei) chiede quali novità per il DAB+, in vista della riunione AGCOM

C’è attesa nel settore radiofonico per la 9ª riunione del Consiglio dell’AGCOM.

Secondo le indiscrezioni raccolte da M.AV.E., potrebbero esserci decisioni importanti per il settore. Due i punti principali di interesse:


1. Interoperabilità dei ricevitori autoradio – Diffusione dei ricevitori autoradio digitali

Nella seduta del 19 febbraio 2025, AGCOM ha chiuso l’indagine conoscitiva sul DAB+ (delibera n. 44/25/CONS) e ha chiesto di elaborare una bozza di segnalazione al Governo sull’interoperabilità dei ricevitori autoradio.

Il problema nasce da alcuni nuovi modelli di auto, anche di marchi famosi, che non montano più autoradio tradizionali ma solo sistemi di infotainment collegati a smartphone via Bluetooth e internet. Questi veicoli non rientrano quindi nella normativa che obbliga la presenza di un sintonizzatore DAB+, poiché essa si applica solo ai veicoli con autoradio. Ciò frena la diffusione della radio digitale in Italia.

Se domani AGCOM accoglierà la proposta degli operatori di estendere l’obbligo del DAB+ anche ai sistemi di infotainment, la segnalazione sarà inviata al Governo.


2. Revisione delle linee guida sulla “prominence” dei Servizi di Interesse Generale (SIG)

Sarà presentato un nuovo schema di provvedimento per una consultazione pubblica nazionale, con l’obiettivo di aggiornare le linee guida per garantire adeguato rilievo ai servizi audiovisivi e radiofonici di interesse generale.

M.AV.E. auspica che AGCOM riveda le misure attuali, sulla base del lavoro del Tavolo tecnico SIG, per:

  • Ridefinire il paniere dei SIG:

    • escludendo i servizi audiovisivi e radiofonici locali distribuiti su piattaforma digitale terrestre (DVB-T), in quanto già in prominence in accordo a quanto previsto dal Regolamento icona DTT;

    • includendo tutti i servizi radio (nazionali e locali) su DAB+, AM, FM, online, web radio e web TV;

    • eliminando il riferimento ai generi di programmazione per le radio nazionali su DVB-T e DVB-S.

  • Migliorare le modalità di visualizzazione:

    • unificare le icone dei SIG audiovisivi online (esclusi i primi 5 generalisti);

    • eliminare l’icona per i SIG su piattaforma satellitare;

    • introdurre un’unica icona per accedere ai SIG radiofonici su autoradio e sistemi di infotainment delle auto.


Ufficio Stampa & Comunicazione – M.AV.E.
Milano, 29 aprile 2025

(Comunicato stampa)

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