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Si tratta naturalmente di un documento corposo, composto dalla Delibera n. 286/22/CONS dell’Agcom del 27 luglio (che appunto approva il Piano, con firma di Laura Aria quale presidente f. f.), da due Allegati (Blocchi DAB pianificati per le reti nazionali e locali e Documento di pianificazione) e da due Annessi al secondo Allegato (PDV nazionali ed esteri e Elenco siti candidati).
Alla radiodiffusione sonora in tecnica digitale in standard DAB+ è attribuita la banda di frequenza 174-230 MHz (banda VHF-III), finalmente disponibile (dal 1° luglio) dopo il completamento della nuova fase della Tv digitale televisiva.
Il PNAF-DAB dell’Autorità pianifica le frequenze per le seguenti reti di radiodiffusione sonora in tecnica digitale:
- 3 reti in ambito nazionale con struttura isofrequenziale per macroaree di diffusione;
- 54 reti in ambito locale con copertura regionale, di cui 27 decomponibili in sub-bacini;
- 36 reti in ambito locale con copertura pluri-provinciale o provinciale.
Il Piano viene rubricato come ‘provvisorio’ in quanto rimane formalmente aperto, sotto il coordinamento del Mise, un tavolo negoziale internazionale per la pianificazione delle frequenze lungo il bacino adriatico, “all’esito del quale potrebbero essere riviste, ove necessario, alcune attribuzioni di frequenza all’Italia”.
Infiniti sarebbero gli approfondimenti possibili. Preferiamo cercare di far capire come si è mossa l’Agcom riportando quanto l’Autorità stessa scrive nella lunghissima ‘premessa’ all’Approvazione del Piano. In relazione a quanto sostenuto dai vari soggetti coinvolti nel corso delle audizioni che hanno preceduto l’approvazione del Piano, infatti, il documento contiene una lunga serie di risposte e considerazioni.
Intanto per le audizioni sono stati convocati: la Rai; la Ras; le associazioni di emittenti Aeranti-Corallo, Alpi, Conna-Coordinamento Nazionale Nuove Antenne (che non ha dato seguito alla convocazione), CNRT-Terzo Polo Digitale, Confindustria Radio Televisioni, MAVE, REA-Radiotelevisioni Europee Associate, RNA-Radio Nazionali Associate. Su loro richiesta, poi, sono state sentite anche le società Digital Radio Group e Nord Est DAB Plus congiuntamente con DAB Way Emilia-Romagna, mentre è pervenuta una memoria da parte della società EuroDab Italia.
“Nel complesso - scrive l’Agcom - i soggetti intervenuti alla procedura di consultazione hanno apprezzato la scelta dell’Autorità di portare a conclusione il procedimento per l’adozione del PNAF-DAB pur con la consapevolezza che il raggiungimento di un accordo di coordinamento anche sul lato adriatico-ionico avrebbe consentito una pianificazione definitiva, più omogenea e con un maggior numero di canali anche in quell’area”.
Inoltre, “si è registrata… una generale convergenza dei partecipanti in merito alla necessità che la migrazione delle reti esistenti verso le configurazioni previste dal PNAF-DAB, avvenga secondo un percorso accuratamente pianificato e concordato tra Mise, Autorità e operatori interessati”.
Ancora: “A fronte di un complessivo apprezzamento per i risultati ottenuti nelle condizioni date (ovvero con l’uso delle sole risorse di GE06 nella fascia adriatica), lo schema di Piano posto in consultazione è stato giudicato soddisfacente dal comparto nazionale mentre il comparto locale, pur nella consapevolezza della situazione venutasi a creare con la mancata conclusione dell’accordo adriatico-ionico, giudica lo schema di Piano proposto non idoneo a soddisfare le esigenze del comparto e sbilanciato in termini di rapporto tra reti nazionali e reti locali, sia per l’eccessiva capacità trasmissiva messa a disposizione dei contenuti nazionali (che possono così trasportare anche i c.d. nativi digitali) sia, soprattutto, perché il numero di reti locali pianificate, anche stimando una capacità di trasporto di 20 programmi per rete, è insufficiente a garantire la diffusione in digitale di tutti i contenuti attualmente presenti sulla piattaforma analogica FM, in particolare nella zona adriatica”.
Altro punto interessante: “Una certa condivisione… vi è stata sulla constatazione che oggi l’ascolto radiofonico DAB è orientato, e lo sarà sempre di più in futuro, alla ricezione mobile a bordo di veicoli (anche in considerazione dell’obbligatorietà del ricevitore DAB nell’equipaggiamento di serie degli autoveicoli in vigore ormai dal 2020) mentre l’ascolto portatile indoor appare orientarsi più verso le piattaforme IP e DTT, oltre alla tradizionale piattaforma analogica FM”.
In relazione a tutto ciò, di seguito riportiamo alcune delle risposte dell’Agcom.
“Nel concordare con gli intervenuti sulla opportunità di definire una roadmap di migrazione della piattaforma e nel confermare la disponibilità dell’Autorità a collaborare alla definizione della stessa, non si può non ricordare che un simile adempimento ricade nelle competenze del MISE, quale soggetto competente al rilascio e alla gestione dei titoli abilitativi all’esercizio degli impianti di trasmissione.
Analogamente si devono rinviare alla competenza del MISE altre tematiche sollevate nel corso delle audizioni quali la gestione delle autorizzazioni sperimentali ex articolo 21, comma 3, del Regolamento o la modifica del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze ai fini dell’attribuzione della banda 230-240 MHz (c.d. canale 13 VHF), attualmente nella disponibilità del Ministero della difesa, al servizio di radiodiffusione sonora in tecnica digitale”.
“In relazione alle osservazioni del comparto locale riguardanti il numero di reti nazionali pianificate, giudicato eccessivo, è necessario ricordare che il Regolamento prevede che il Piano di assegnazione, oltre a riservare un blocco di diffusione (rectius rete) alla concessionaria del servizio pubblico ai sensi della legge n. 66/01, deve garantire almeno due blocchi di diffusione (reti) a operatori di rete nazionali privati. Quanto alle osservazioni, sempre del comparto locale, riguardanti il numero di reti locali pianificate, giudicato insufficiente, in primo luogo, va ricordato che l’attività di pianificazione dell’Autorità si deve necessariamente basare, ai sensi dell’articolo 50, comma 6, del Testo unico, esclusivamente sulle frequenze attribuite internazionalmente all’Italia dagli accordi internazionali.
Ciò premesso, proprio al fine di massimizzare le risorse a disposizione della radiofonia digitale in generale, e delle reti locali in particolare, l’Autorità ha provveduto, innanzitutto, a ottimizzare la pianificazione delle frequenze in banda VHF-III per la Rete nazionale n. 12 televisiva… in modo da limitare al massimo il numero di frequenze impegnate dalla radiodiffusione televisiva nella banda VHF-III (allo stato il solo canale 5 VHF pianificato in modalità integralmente 1-SFN sia sul versante tirrenico che su quello adriatico), con ciò rispondendo anche alle osservazioni riguardanti la ridestinazione al DAB delle risorse previste per il Mux 12. Inoltre, l’Autorità ha adottato, per la pianificazione delle reti nazionali DAB, il criterio di massima estensione (compatibilmente con i vincoli del coordinamento internazionale) delle macro-aree isofrequenziali.
L’applicazione di questi due criteri ha consentito da un lato di assicurare alla pianificazione della radiofonia digitale l’87,5% dello spettro disponibile nella banda VHF-III (28 blocchi DAB contigui dal 6A al 12D sui 32 disponibili), dall’altro di massimizzare le risorse a disposizione della pianificazione locale. Nella maggior parte dei bacini previsti dal PNAF-DAB, sono state infatti pianificate almeno tre reti a copertura regionale (eventualmente decomponibili su base sub-regionale), oltre a un certo numero di ulteriori reti pluri-provinciali o provinciali.
È chiaro che i predetti risultati, come è stato riconosciuto anche da molti degli intervenuti alla consultazione, non potevano essere replicati anche nei bacini del versante adriatico”.
“Il PNAF-DAB, se si stima una media di 20 programmi radiofonici per multiplex pianificato, consentirebbe la diffusione, di un numero di programmi radiofonici locali per bacino regionale compreso tra un minimo di 40 e un massimo di 80, per un totale nazionale stimato in oltre 1.000 programmi locali a diffusione regionale. A questi andrebbero poi aggiunti gli ulteriori 720 programmi circa trasportabili dalle reti aggiuntive a copertura pluri-provinciale o provinciale”.
“Nello schema di Piano proposto si è cercato pertanto di raggiungere un punto di equilibrio tra numero di reti pianificate e dimensione dei bacini di servizio realizzando configurazioni di rete differenziate in funzione del tipo di copertura dei programmi da diffondere.
In ogni caso, anche alla luce delle osservazioni acquisite nella consultazione, il Piano adottato prevede: un primo strato (layer) di bacini regionali in gran parte non decomponibili (in quanto perlopiù in configurazione 1-SFN) destinati alla diffusione di programmi radiofonici esclusivamente regionali; un secondo layer, di bacini sempre regionali ma caratterizzati quasi ovunque da struttura k-SFN e quindi con possibilità di diffondere contenuti regionali oppure di differenziare i programmi su base sub-regionale/provinciale; un terzo layer regionale, non presente in alcune regioni del sud adriatico per le ragioni già spiegate, con caratteristiche analoghe al secondo; ulteriori bacini, infine, a estensione pluri-provinciale o provinciale per la diffusione di programmi esclusivamente pluri-provinciali o provinciali. In alcune province, si arriva così a sei reti pianificate (che, si ricorda offrono una possibilità di trasporto teorica di ben 120 programmi circa, ben oltre ogni ragionevole aspettativa)”.
Ora la parola passa, appunto, al MISE, che dovrà disporre come si svolgeranno le prossime fasi per un DAB che dovrebbe finalmente superare una ‘fase sperimentale’ (o presunta tale) che dura ormai davvero da una vita.
Mauro Roffi
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