Monkey’s radio, partner dell’evento di freestyle al Gate di Milano

Monkey’s radio sarà partner dell’evento di freestyle, Feature, il 26 aprile al Gate di Milano. Durante la serata verranno realizzati contenuti radio e social che racconteranno le battle epiche tra i migliori freestyler attuali.

Dal 2 the beat al Tecniche Perfette, da MTV Spit a Mic Tyson, il freestyle negli anni ha avuto i suoi momenti sotto i riflettori, ma non ancora un’affermazione completa: la sensazione generale è che il momento sia propizio, e l’evento annunciato da FEA il prossimo 26 Aprile al Gate di Milano sembra poter essere la scintilla che tutti attendevano.

Uno spettacolo generazionale

FEATURE, questo il nome dell’evento, sarà uno spettacolo generazionale, una storia divisa in più capitoli ognuno dei quali vedrà protagonisti alcuni dei freestyler e delle sfide che hanno fatto la storia della disciplina e accompagnato negli anni i suoi appassionati. La line-up dell’evento sta venendo svelata di giorno in giorno. I presenti potranno, per esempio, assistere al rematch della leggendaria finale del Tecniche Perfette 2015 tra i campionissimi Morbo e Reiven, così come godere a loro volta delle epiche performance di Shekkero o Debbit alle passate edizioni del Mic Tyson.

FEA

FEA, acronimo di Freestyle Élite Agency, è un collettivo nato nel 2019 con un duplice scopo: raggruppare i migliori freestyler italiani e, allo stesso tempo, tutelare e innalzare l’arte del freestyle e la figura del freestyler in generale.


Monkey’s Radio

Monkey’s Radio, con sede a Sanremo, è diffusa online e via DAB in molte regioni italiane. L’emittente è inoltre ascoltabile nella “piazza degli aperitivi” della città ligure, segnatamente nel famoso locale “Le Gintoneria”.

L’emittente offre un intrattenimento musicale continuo, 24 ore su 24, con le migliori hit del momento.

Claudio Tozzo: “Ottimizzare l’FM per consolidare il digitale ed essere presenti sul territorio, la chiave per il successo”

Un inatteso cambio di modulazione su un’importante frequenza del nord Italia riportato da tanti lettori di Talkmedia ci ha dato lo spunto per ricontattare l’editore di Studio+ e fare il punto sulle sue emittenti e sullo stato della radiofonia in generale. Con il sottofondo di Ibiza e dei grandi DJ.

Claudio Tozzo

Claudio Tozzo è un editore originale: presente sul territorio in modo assolutamente atipico, dispone di due marchi (Studio+ e ’60’70’80) che tutto possono essere definiti tranne che “le solite radio grandi successi”. Non solo editore: Claudio è anche DJ, tecnico di alta frequenza e persona a proprio agio con le tecnologie digitali. FM-World lo ha intervistato il giorno 11 aprile 2024.

L’intervista

FM-World: Partiamo da questo: ha generato molti commenti su Talkmedia la notizia del collegamento di Radio ’60’70’80  sui 100.1 al posto di Studio+ a Varese, un segnale che arriva fino a Milano. È un esperimento, un problema tecnico, una strategia editoriale? 

C.T.: Non c’è nessun problema tecnico. È una strategia editoriale.

Ritengo che l’integrazione tra i vari sistemi di diffusione debba in generale essere rivista, dato che oggi ci sono televisione, DAB, FM, app. Sto dunque facendo una ridistribuzione, poi dopo si vedrà nel corso del tempo se implementare con altre frequenze FM o altro. In questo momento la mia necessità è quella di distribuire bene tutte le risorse in modo da poter far crescere in modo omogeneo tutte le emittenti del gruppo. E Radio ‘60’70’80 è un’emittente molto importante per me.

Claudio editore

FM-World: L’ho chiesto perché qualcuno – credo un tuo collaboratore – ha messo su Facebook un post dove ha scritto che per qualche giorno si sarebbe sentita ’60’70’80 sulla frequenza di Varese, dando l’idea di una sorta di esperimento…

C.T.: Io non so, la gente che pensa con la mia testa! Guarda, nessuno è stato autorizzato a pubblicare nulla in merito. In ogni caso uno può sempre scrivere in modo non ufficiale quello che vuole: alla fine meglio cosi, la gente ne parla. Guarda, io ieri ero in giro con il ministero a fare le misure, con il furgone. Mi avranno fermato 5 persone, a dirmi “Studio+, l’ascolto”. Gente che stava ascoltando la radio, ma in tutto il nord Italia.

FM-World: Ritorniamo sulle interferenze e sugli amici Croati. Sono migliorate le cose o siamo sempre fermi al punto dell’anno scorso?

C.T.: In questo momento non si è mosso nulla. Ad alti livelli stanno discutendo, quindi aspettiamo. Io auspico che possano difendere le posizioni dell’Italia. Però il DAB in questo momento…. inutile che la gente continui a parlare, parlare del nulla. Ci sono dei tempi tecnici per cui se uno mi dice che oggi il DAB non si sente, io gli rispondo che il DAB in questo momento è spento.

Claudio Ingegnere

Io mi sono occupato di suggerire parecchie postazioni facendo delle elaborazioni per molte regioni d’Italia, diciamo quasi tutte quelle che si affacciano sulla costa Adriatica. Quindi so esattamente quello che ci vuole e quello che ci vorrà.

FM-World: Questa lentezza estrema… mi chiedo se danneggia o favorisce le emittenti. Sappiamo che chi ha una buona postazione analogica ha un vantaggio. Ma in DAB uno vale uno, quindi mi chiedo se l’andare lenti sia un bene o un male dal punto di vista di chi c’è già.

C.T.: Mah! Io penso, via il dente via il dolore. Implementiamo le nuove tecnologie e facciamo in modo che queste inizino a funzionare, sempre ricordando che ci vorrà molto tempo per il cambio del parco macchine (automobili, N.d.R.), questo è il vero problema.

Le reti naturalmente prima devono essere operative in modo omogeneo: quando c’è l’offerta la gente andrà, perché sentirà la radio senza disturbi,  magari questo contribuirà perfino al rinnovo del parco macchine.

Forti dove (l’FM) si sente bene

FM-World: I dati attribuiscono 366.000 contatti al giorno a ’60’70’80 e Studio Più insieme, con un quarto d’ora medio di 37.000. L’impressione è che Studio+ sia negli anni sempre cresciuta, magari lentamente, mentre ’60’70’80 aumenti velocemente. Vado a memoria, magari sbaglio, ma mi chiedo quindi se si possa concludere che vi  converrebbe avere una terza rete. Non so, mettere Ibiza in tutta Italia? 

C.T.: Hai messo tre cose sul piatto! In questo momento penso valga la pena sviluppare la copertura delle due emittenti principali. Fondamentalmente la copertura ti fa fare degli ascolti dove si sente bene e noi siamo forti, noi siamo molto ascoltati nelle regioni dove i segnali sono veramente potenti.

Anche ’60’70’80 ha bisogno di segnali forti per poter continuare a crescere. A questo punto penso che sì, ci voglia magari qualcosa, il DAB senz’altro sarà interessante, ma l’FM in questi anni a venire sarà ancora molto importante per il consolidamento del brand quindi è inutile pensare che il DAB sostituisca l’FM nel breve tempo.

Presenza commerciale

FM-World: I dati di  TER e in futuro la “JIC” sono importanti o alla fine conta di più avere la struttura commerciale sul territorio?

C.T.: La struttura sul territorio è molto importante, come dicevo l’altra volta i dati servono per la pubblicità nazionale, per dare dei risultati, fondamentalmente se tu hai dei dati dai risultati ai clienti e quindi continuano a lavorare con te. Il dato non è solo un numero ma è anche una cosa che si deve tradurre in realtà.

CT: Prendi i nostri eventi. Se tu riempi come facciamo noi i locali solo con la pubblicità alla radio vuol dire che comunque hai dei personaggi, hai un brand, non basta solo un brand, hai anche dei personaggi credibili.

Investire in FM per far conoscere la app

FM-World: Cosa stai facendo su Ibiza, che risultati stai ottenendo e qual è la strategia da quelle parti?

C.T.: Su Ibiza noi abbiamo una radio con l’esclusiva di tutti i DJ commerciali che suonano sull’isola e quindi è molto interessante ed è molto anche bella da ascoltare.

Sull’isola ci sono molte radio che mandano della musica che non è quella che suonano magari  big come Guetta piuttosto che Bob Sinclair. Magari si turano un po’ il naso quando sentono la musica suonata da questi grandi che invece fanno i numeri. E quindi ho detto “ma visto che manca questa cosa qua la faccio io“. Diciamo che sta dando delle soddisfazioni a livello di presenza e di ascolti. Da lì a vendere della pubblicità… È più un rafforzamento anche del brand e dei rapporti che puoi avere con i clienti per il gruppo.

FM-World: Avrebbe senso portare in Italia questa versione “spagnola” di S+?

C.T.: In FM no di sicuro, proprio per questo motivo. Già sulla nostra app è possibile ascoltarla, io ormai non faccio più la distinzione tra FM, DAB. Se uno vuole ascoltare una radio, la trova. Stiamo puntando molto sulla nostra app, la stiamo addirittura rifacendo tutta, anche se è bella, ma guardiamo avanti. Stiamo creando un’app che sia coerente sia con il web, gli smartphone, la televisione, un po’ come deve essere, come sono molte altre, però in modo ancora più specifico ed accattivante. L’importante è che la gente sappia dove trovarti in modo molto facile.

FM-World: Se c’è la FM, ok. Se c’è il DAB, ok. Se c’è la televisione, va bene. Cioè l’FM in questo momento ha un’importanza del… quanto, 80%?

C.T.: Si, calerà a favore di altri, ma io devo guardare sempre al presente. Guardiamo al presente e quindi investiamo nell’FM per far conoscere anche le altre piattaforme, ma sarà evidente che tutto si bilancerà. Quindi già oggi è facile ascoltare un emittente conosciuto il brand con qualunque device e sfruttalo. È ironico che ancora oggi uno mi manda con lo smartphone il messaggio “Non sento più la radio in FM”. E che (omissis), schiaccia il tasto parte e accendi l’app no?

HBBTV e nuovi marchi

FM-World: E l’HBBTV?

C.T.: Esatto, io ho sviluppato su questo sistema che stanno utilizzando molte televisioni e adesso anche alcune radio. La nostra presenza è capillare in tutte le TV che hanno il nostro sistema e quindi in quel caso possono ascoltare ’60’70’80, Studio+, Studio+ Ibiza e tutte quelle altre che arriveranno in futuro. Probabilmente arriveranno altre cose nel gruppo. Ma no, non voglio creare 50 emittenti perché è giusto concentrarsi su quelle poche che possono funzionare. (M.H.B. per FM-World)

Radio PNR: come restare “fedeli” al proprio ruolo nel territorio, pur fornendo un prodotto con standard da emittente commerciale

Dopo l’intervista all’editore di Radio Delta International continua il nostro viaggio alla ricerca delle realtà radiofoniche territoriali che riescono a restare a galla anche in un’era di streaming e Spotify. Oggi è la volta di Radio PNR di cui abbiamo parlato con l’anima dell’emittente, Don Paolo Padrini.

L’audio integrale della conversazione è disponibile a questo indirizzo. 

L’intervista

FM-World: Due parole sulla lunga e gloriosa storia della vostra radio per chi magari non la conosce.

Don Paolo Padrini: Intanto grazie per l’opportunità di parlare. La nostra radio PNR ha una lunga storia, nata nel periodo delle radio libere negli anni 80, in un contesto popolare, dal territorio come buona parte delle radio libere della provincia. Nasce come radio di una piccola cittadina del Piemonte, Novi Ligure, poi si fonde con un’altra di Tortona e si struttura diventando radio diocesana. Ha una storia popolare fatta di tante piccole storie di volontari, giovani, appassionati che hanno trovato l’opportunità di esprimersi e dare voce al territorio, come era lo spirito originario delle radio locali.

FM-World: Quando si pensa un’emittente comunitaria cattolica… o almeno, quando io penso a questo tipo di emittenti ho in mente stazioni come Radio Orizzonti di Saronno: basate su volontariato, antenna nel loro caso addirittura quasi nascosta in un campanile di un altro paese… eccetera. Però guardando la vostra radio oggi mi sembrate che è un po’ a metà tra un’impostazione commerciale e una comunitaria, forse più sul modello di Radio Marconi a Milano…

DPP: È un po’ così,  ho sempre lavorato sull’idea di una radio cattolica e cristiana nello spirito del volontariato e della radio comunitaria, ma fatta bene qualitativamente a livelli alti.

Qualità globale

Non esiste la radio brutta o bella, esiste fatta bene o male, e noi cerchiamo di farla bene crescendo nella qualità del suono, delle apparecchiature ecc… Lavoriamo con uno stile di radio nazionale non per pretesa, ma perché crediamo che il livello debba essere alto. Siamo tanti volontari, io per primo, ma il volontariato diventa più uno stile, la missione da portare avanti con un alto livello di qualità, perché il bene si traduce in bene solo se comunicato bene.

FM-World: Avete molti conduttori molto giovani: mi chiedevo se sono autonomi nella creazione dei contenuti o se esiste un coordinamento da parte vostra, se avete qualcuno che scrive testi.


DPP: Sono autonomi ma coordinati. La loro autonomia è di scrittura, ricerca di contenuti e confezionamento del prodotto, ma c’è un coordinamento redazionale sui contenuti che diventano i nostri podcast quotidiani e interventi talk. Abbiamo una redazione giornalistica ma difficoltà a coprire il territorio essendo piccolini con due impianti FM. Questo mi ha spinto a diffondere i contenuti in modi alternativi per essere presenti con interviste e contatti con associazioni e realtà culturali. I nostri ragazzi imparano ad aprire bocca per parlare del territorio, sono allenati a raccontare ciò che accade, questo li spinge a produrre contenuti di interesse e qualità.

I giovani e la radio

FM-World: Restiamo un attimo sui giovani allora. Si dice che la radio non è più nel radar dei giovani, che usano social media, instant messaging e che per la musica vanno su Spotify.
Ora non so quale sia la causa e quale l’effetto ma oggi direi che gran parte dei network è animata da persone decisamente oltre il ‘”mezzo del cammin di loro vita” (anzi forse oltre il doppio del mezzo del cammin). A suo avviso questa impostazione, gente davvero giovane al microfono, porta anche a un aumento dell’ascolto medio da parte di giovani?

Padrini: Il feeling che abbiamo è ottimo da questo punto di vista. Non posso dire che siamo una radio orientata verso un pubblico giovanile, considerando anche la strutturazione della nostra musica in ambito adulto. Però cerchiamo di dare molto spazio ai giovani, ad esempio siamo presenti nelle scuole con laboratori musicali per bambini e ragazzi che vengono a creare podcast. Facciamo tante attività per dare opportunità ai giovani e crearci un vivaio, come le squadre di calcio con le giovanili.

Cerchiamo di farci vedere negli open day e momenti importanti per le scuole. Non sappiamo quanto si traduca in ascolto broadcast, perché chi fa radio nel 2024 sa che non c’è solo la radio accesa e spenta, ma anche podcast, interviste, contenuti social. Pensiamo che il nostro lavoro con i giovani abbia impatto. La nostra radio è frequentatissima dai giovani che entrano come stagisti, volontari del servizio civile ecc., trasformandola in un luogo che produce professionalità e opportunità. Alcuni nostri giovani hanno spazi in radio nazionali, quindi siamo un vivaio di opportunità.

È un po’ come fanno le squadre di calcio con quelle giovanili chiaramente no?

In Blu

FM-World: Una domanda sulla sostenibilità economica; preparandomi  a questa intervista parlavo con un ex redattore di Radio Marconi… tra l’altro voi eravate in Marconi o siete stati subito “inBlu”?

Padrini: No, noi siamo sempre stati InBlu come appartenenza e lo siamo tuttora, noi con Marconi abbiamo avuto un importante contatto quando nel 2001 io ho preso la direzione della radio e abbiamo rinnovato completamente la programmazione. Io a Marconi ho fatto uno stage personalmente proprio per andare a capire come funzionava una radio importante.

FM-World: In breve, mi dicevano appunto che volontariato ok, ma poi servono soldi veri per le tante spese. E questi si hanno se le diocesi credono nella radio, e non è sempre cosi…

Padrini: Una cosa importante per sfatare miti – non solo le radio hanno bisogno di soldi esterni, anche i quotidiani nazionali hanno bisogno di contributi dell’editoria altrimenti chiuderebbero tutti, laici e cattolici.

Una radio come la nostra si sostiene in parte con la pubblicità, ma abbiamo anche partnership con fondazioni bancarie, comuni ecc. Se si vuole lavorare, possibilità di finanziamenti ci sono. È chiaro che il nostro budget è coperto per buona percentuale dai contributi dell’8 per mille grazie alle firme dei contribuenti italiani, e questo impegna la diocesi in modo importante. Una diocesi che ci crede investe, un’altra meno decide di non investire, alcune hanno scelto tv invece che radio o carta stampata.

Un investimento

Ma la diocesi deve intervenire perché in realtà è un investimento, non una spesa. Noi ad esempio non riuscivamo a coprire il territorio diocesano, quindi ci siamo inventati un’attività video coprendo le celebrazioni del vescovo e diventando realizzatori di contenuti multimediali per la diocesi, creandoci uno spazio lavorativo e permettendoci finanziamenti perché offriamo un servizio più grande. Dico ai colleghi che lamentano che la diocesi non crede nel mezzo di trovare il modo di offrire un servizio a 360 gradi innovativo, perché la diocesi ha bisogno di comunicare le proprie attività, che sono il Vangelo. Il lavoro fatto bene ripaga, quindi c’è bisogno dei soldi della diocesi ma anche di trovare vie per darle soddisfazioni.


Mille Watt (con l’otto per mille)

FM-World: A questo punto accontentiamo un attimo il nostro cuore tecnico. Ci racconta due cose sulla vostra struttura tecnologica?

DPP: Abbiamo due piccoli impianti di diffusione FM da 1 kW circa, uno a Tortona e l’altro su un monte a Serravalle Scrivia/Stazzano, a 200 e 400 metri di altitudine, che ci permettono di coprire gran parte della provincia di Alessandria, la zona di Tortona e Novi arrivando ai confini della Lombardia verso Voghera.

Sono piccoli impianti con due frequenze, 95.7 e 96.4 MHz. Poi abbiamo tutta l’infrastruttura per lo streaming sulla nostra app e tutti i canali audio/video esistenti, compresi FM World, stiamo creando app per smart TV ecc. Cerchiamo di essere presenti ovunque la tecnologia lo consenta. Abbiamo uno studio di produzione audio/video a Tortona, e usciamo con una “visual radio” parziale, senza i video musicali a causa dei costi dei diritti  SIAE. Ma con alcuni accorgimenti trasmettiamo le immagini dei conduttori e qualche video generico sotto le canzoni.

DAB-

FM-World: DAB… sì o no?

Padrini: No, il DAB al momento non è previsto nei nostri investimenti anche se teniamo d’occhio il settore. Ma io ho sempre spinto di più sull’internet radio, credo che sarà il modo principale di fruizione dei contenuti, vedo già persone anziane che usano le smart TV senza problemi.

Anche nel mondo auto ormai chi acquista chiede Android Auto o Apple Car Play, non il DAB.

Una voce per la pace

FM-World: Ultima domanda. Storicamente i missionari andavano in paesi lontani a diffondere il Vangelo, oggi sono quei paesi che vengono da noi con l’immigrazione. Ma nessuno sembra fare più promozione della cultura cattolica, addirittura immaginare di proporre conversioni sarebbe considerato politically incorrect. Ritiene in ogni caso che la radio possa essere utile non per “convertire” ma almeno per favorire un inserimento armonioso e la comprensione reciproca, come faceva la Voice of Peace tra Libano e Israele?

Padrini: È utopistico pensare che una radio possa risolvere i problemi del mondo solo trasmettendo contenuti di relazione e positivi. Ma questo non significa che non serva. Credo che la grande pace sia fatta di piccole paci quotidiane, e in questo ambito una radio che lavori bene sul territorio, diventi uno spazio dove si parla di cose belle nel modo giusto, uno spazio in cui persone diverse lavorano insieme per produrre gli stessi contenuti e diventi uno spazio di dialogo, è possibilissimo. Basta buona volontà, onestà intellettuale e voglia di confrontarsi. Se una radio fa questo può essere uno strumento utile per l’integrazione, come la scuola insegna ai bambini a stare insieme risolvendo conflitti in modo naturale. Anche la radio può aiutare molto in questo senso. (M.H.B. per FM-World)

Smettete di svalutare la musica: “Open Letter” di duecento artisti a chi sviluppa modelli di Intelligenza Artificiale

“Smettete di svalutare la musica”: questo il titolo della lettera aperta firmata da duecento musicisti, nomi quali Billie Eilish e Diana Krall, che “hanno preso carta e penna” per firmare una missiva indirizzata alle piattaforme che sviluppano modelli di IA.

Cominciamo subito col dire che la lettera non risulta essere pervenuta a 22HBG: senza dubbio gli artisti hanno pensato alle più grandi piattaforme e/o a coloro che sviluppano i modelli base e non a chi lavora sugli embeddings o sul piano degli agenti per gli utenti finali.

I firmatari

I firmatari sono duecento artisti il cui elenco inizia con Agus Martino e termina con Zayn Malik. In mezzo, nomi quali Diana Krall, Katy Perry, Nicki Minaj: pesi massimi, insomma. Cosa dice dunque la lettera?

La lettera

Vi proponiamo la traduzione completa (ottenuta grazie a Claude 3, Intelligenza Artificiale di Anthropic, visto che l'”Artist Rights Alliance”  ha pensato di pubblicare il testo in formato immagine, forse per evitare il “copia-incolla”).

Noi, i sottoscritti membri delle comunità di artisti e cantautori, chiediamo agli sviluppatori di AI, alle aziende tecnologiche, alle piattaforme e ai servizi musicali digitali di cessare l’uso dell’intelligenza artificiale (AI) per violare e svalutare i diritti degli artisti umani.

Non sbagliatevi: crediamo che, quando utilizzata responsabilmente, l’AI ha un enorme potenziale per far progredire la creatività umana e in un modo che permetta lo sviluppo e la crescita di nuove ed entusiasmanti esperienze per i fan della musica ovunque.

Sfortunatamente, alcune piattaforme e sviluppatori stanno impiegando l’AI per sabotare la creatività e minare artisti, cantautori, musicisti e titolari di diritti.

Quando utilizzata in modo irresponsabile, l’AI rappresenta enormi minacce per la nostra capacità di proteggere la nostra privacy, le nostre identità, la nostra musica e i nostri mezzi di sussistenza. Alcune delle aziende più grandi e potenti stanno, senza permesso, utilizzando il nostro lavoro per addestrare modelli di AI. Questi sforzi mirano direttamente a sostituire il lavoro degli artisti umani con enormi quantità di “suoni” e “immagini” creati dall’AI che diluiscono sostanzialmente i fondi di royalties che vengono pagati agli artisti. Per molti musicisti, artisti e cantautori che cercano semplicemente di sbarcare il lunario, questo sarebbe catastrofico.

Se non controllata, l’AI metterà in moto una corsa al ribasso che degraderà il valore del nostro lavoro e ci impedirà di essere equamente ricompensati per esso.

Questo assalto alla creatività umana deve essere fermato. Dobbiamo proteggerci contro l’uso predatorio dell’AI per rubare le voci e le sembianze degli artisti professionisti, violare i diritti dei creatori e distruggere l’ecosistema musicale.

Chiediamo a tutti gli sviluppatori di AI, alle aziende tecnologiche, alle piattaforme e ai servizi musicali digitali di impegnarsi a non sviluppare né implementare tecnologie di generazione musicale AI, contenuti o strumenti che minino o sostituiscano l’artigianalità di cantautori e artisti o che ci neghino un’equa remunerazione per il nostro lavoro.

Alcune osservazioni

Il testo parla da sé. Ci limitiamo ad alcune osservazioni.

La prima, che ci fa enorme piacere, che non si chieda un intervento legislativo. Non un appello  ai politici – incomprensibilmente spesso ritenuti più saggi degli altri cittadini – ma all’industria stessa.

La seconda, che si parla della difesa “dei più deboli“. Come dice la lettera, di “artisti e cantautori che cercano semplicemente di sbarcare il lunario” e non delle grandi star, che possono eventualmente difendersi con importanti avvocati.

L’ultima, che la “corsa al ribasso” probabilmente ci sarà comunque. Se anche i brani di questi artisti verranno esclusi dai dataset utilizzati per trainare le IA, nulla impedirà alle macchine di creare sonorità nuove, magari inventandole da sole.

Come ha scritto TechCrunch, alcune aziende come Adobe e Stability AI stanno lavorando su generatori di musica AI che utilizzano brani concessi in licenza o esenti da royalty.

Gen Gen

Nel 2016 AlphaGo aveva a suo tempo imparato a battere i migliori giocatori umani al gioco “Go” non apprendendo dai maestri, ma semplicemente giocando contro se stesso. Analogamente le macchine potrebbero imparare a creare i migliori brani senza del tutto il bisogno di utilizzare come modello creazioni umane.

Resta l’incognita pubblico. Oggi probabilmente poco disposto a ballare o intrattenersi su musica sintetica. Ma la Gen Gen, la generazione nata nell’era dell’intelligenza Artificiale Generativa, farà ancora la differenza?

(M.H.B. per FM-World)

 

Sessant’anni di Radio Caroline: Grant Benson ce ne parla in diretta dalla Ross Revenge

Pasqua 1964: con Not Fade Away dei Rolling Stones si aprono le trasmissioni della prima vera radio pirata, Radio Caroline. Pasqua 2024: Caroline è ancora in onda, sostanzialmente fedele al formato “Album” dei primi tempi. Ce ne parla in diretta dalla Ross Revenge Grant Benson. Senza dimenticare, in questo giorno di Pasqua, la sua incredibile esperienza su radio Voice of Peace.

L’audio intero della nostra conversazione è disponibile su YouTube a questo indirizzo https://tinyurl.com/yeyjca9t

Anno 1964

Per gli inglesi la musica e la Radio sono davvero cose importanti: tanto che oggi, Pasqua 2024 e sessantesimo compleanno dell’emittente, innumerevoli articoli celebrano l’incredibile storia della creazione di Ronan O’Rahilly.

Boomers e transistor

Il 1964 era probabilmente l’anno ideale per un’iniziativa di quel tipo: baby boomers in età giusta, grande musica da gruppi come appunto gli Stones o i Beatles e l’arrivo sul mercato del transistor, il componente che ha permesso la produzione di radio portatili e a basso consumo. Permettendo ai giovani di avere una propria fonte di intrattenimento e di non dipendere più dalla radio di casa, quella in legno e con dentro le valvole. Serviva solo qualcuno che creasse i cosiddetti “contenuti” e una banda di giovani DJ iniziarono a confezionarli, sui 199 metri pari a 1506 Khz.

L’intervista

Come dicono gli anglofoni let’s cut the BS e andiamo all’intervista, che ha avuto luogo la domenica di Pasqua del 2024, mentre Grant a bordo della Ross Revege aveva da poco terminato la sua diretta.

Marco Hugo Barsotti: Che cosa si festeggia oggi?

G.B.: Oggi è l’anniversario di due cose molto importanti nel mondo della radiofonia. La cosa che veramente andrebbe festeggiata è il 61esimo anno della prima radio pirata ed indubbiamente la più famosa del mondo Radio Caroline. Da dove ti sto parlando proprio in questo precisissimo momento. (Chi fosse interessato a capire quale sia la seconda cosa da festeggiare può far riferimento ai primi minuti del video dell’intervista).

M.H.B: Dove ti trovi in questo momento ?

G.B.: Sono a bordo, nello studio principale, lo studio vecchio della nave Ross Revenge. Siamo ancorati praticamente nel Mare del Nord e ovviamente questo, come si capisce, è la casa di Radio Caroline. Ora ti faccio vedere il mare…vedi ?

 

…è proprio il grigio mare del nord. Ma se vedevi ieri… comunque, Radio Caroline, come si sa, è iniziato nel 1964 per volontà di un giovane impresario irlandese, si chiamava Ronan O’Reilly.

Lui era un impresario del mondo della musica, aveva alcuni artisti che voleva promuovere, si trovava sempre davanti a un muro da parte dell’unica emittente britannica ai tempi, quella statale, la BBC, che non voleva trasmettere i suoi dischi.

E quindi con quella, come si può dire, naività, come diciamo in inglese, questa semplicità, da giovane diceva “Beh, se le radio esistenti non vogliono suonare la mia musica, fondo io una radio“.

Federicia, Beatles, Stones e Carnaby Street

E così fece, prese una vecchia nave, all’epoca si chiamava la “Federicia”, ovviamente la equipaggia come una radio trasmettente, la porta fuori, dalle acque territoriali britanniche… così, per non essere sottoposto alla giurisdizione britannica. E  comincia a trasmettere.

Ed ovviamente erano proprio delle cose giuste per un momento giusto, perché nei primi anni ’60, la Gran Bretagna stava vivendo questa specie di boom dell’epoca post-guerra, c’era tanto ottimismo nell’aria, c’era tanta creatività giovanile, c’erano i Beatles, i Rolling Stones, c’era la Carnaby Street, c’era la moda londinese, ma tutto questo non veniva rispecchiato dai media dell’epoca e quindi ovviamente Radio Caroline è proprio capitata al momento giusto, era la colonna sonora di quello che ovviamente era l’ottimismo, la gioia di vivere.

Radio Caroline ne era proprio una parte integrante, lo dico sempre quando parlo con colleghi, con  gliamici di Radio Caroline: si pronuncia il termine Radio Caroline in Gran Bretagna, forse in tutta Europa, con lo stesso stile, con la stessa riverenza con cui si dice Beatles, Rolling Stones, Cannaby Street. Erano tutti parte di un’unica cosa. Negli anni ’60, l’inghilterra era rappresentata da Radio Caroline.

M.H.B. Dev’essere emozionante essere in mezzo al mare in un posto così storico…

G.B.: Quando torno qui, indubbiamente torno un pochino alla mia radice, nel senso che ovviamente faccio radio da anni, lo faccio con passione e mi piace ancora, ma quando salgo a bordo della nave di Radio Caroline è proprio come tornare a essere bambino, cioè, mi torna quell’entusiasmo delle prime giornate di lavoro. Allora, io ho passato un 20-30 anni in cui non frequentavo più Caroline, ho ripreso a frequentarla cinque anni fa e mi ricordo che quando salii sulla nave per la prima volta, dopo questo lungo break, era proprio….. era come un pochino come tornare a scuola, ma i momenti belli della scuola, cioè, giravo per i corridoi della nave e tutti i vecchi ricordi quando toccavo i vari oggetti, come qui nello studio, quello che noi definiamo l'”heritage studio”

Lo studio storico

M.H.B: Visto che siamo su Talk Media o FM World, immagino che tanti saranno curiosi di sapere il setup dello studio Heritage. Cosa avete lì e tutto funziona?

G.B.: Certo! In alto vediamo due lettori CD, c’è una vecchia mixer della Harris Gates

Vedi, qui il microfono, i giradischi.. poi ovviamente tutti gli spot e i jingle vengono suonati da questi cartridges. Essere qui, con questa apriacchiatura massiccia, ti dà l’idea di quello che veramente stai facendo, c’è sotto di me un trasmettitore in onde medie di 50 kilowatt che copriva tutta l’Europa.

Sixty years and counting

M.H.B: Tante radio vintage hanno cercato di rilanciarsi, Luxembourg 208 in centro Europa, da noi RMI, ma senza nessun successo. Invece, Caroline ha sempre resistito ed è sempre rinata. Avete guadagnato da un po’ di anni una frequenza in onde medie. Quanto è importante secondo te essere in onde medie?

G.B.: Non saprei neanche risponderti bene. Quello che posso dirti è che Radio Caroline ovviamente si rivolge ad un audience principalmente abbastanza “agee”, dai 50 anni in su, che indubbiamente è un pubblico ancora affezionato all’onde medie. In questo periodo sono tante le radio in onde medie che stanno chiudendo, quindi non saprei quanto del nostro ascolto sia in onde medie. Indubbiamente è un po’ un discorso di nostalgia. Ma poi siamo in DAB e ovviamente online (e via Sat, N.d.R.).

Abum format

M.H.B: La musica che mettete, che mette Caroline, mi pare che sia definita Album Format, se non sbaglio. Non è la solita musica che si sente altrove. 

 G.B.: Il concetto di Album Format nasce un po’ negli anni ’70, nei tempi in cui c’era una netta divisione di stile fra quello che erano i singoli, i 45 giri ai tempi, e quello degli LP. Con un po’ di snobismo si diceva che la musica più seria, quantomeno negli anni ’70, è quella che usciva sugli LP, sull’album, mentre quella più frivola, il pop per intenderci …come i Bay City Rollers… era più da 45 giri. Caroline, sul canale principale, è comunque fedele a quel concetto di musica. C’è un po’ di snobismo forse, ma diciamo che mettiamo musica un pochino più seria.

Pirati a Montecarlo…

M.H.B: Ascolta, tu hai vissuto anche un’altra era di pirata, quella delle radio che trasmettevano in Costa Azzurra qundo in Francia c’era ancora il monopolio...raccontaci qualcosa

G.B.: È vero: prima di approdare qui su Radio Caroline, lavoravo per una radio, Radio Nova, che trasmetteva in inglese dall’Italia, da Ventimiglia, Campo Rosso per essere precisi, verso la Costa Azzurra, per la forte comunità anglofona di quella zona.

E questa era una radio che ai tempi, quando non c’erano i mezzi che abbiamo a disposizione oggi, mi riferisco a televisioni satellitari, e l-online, l’internet, era l’unica maniera per poter diffondere un mezzo di comunicazione in lingua inglese.

Trasmetteva sui 101 FM, da una villetta in collina sopra Ventimiglia, a Campo Rosso mare, da dove avevamo uno studio che aveva forse una delle viste più belle del mondo. Vedevamo tutto il mare Mediterraneo, tutto Monte Carlo, e quando c’era una giornata limpidissima, fino a San Raphael e perfino Saint Tropez.

Pirati per la pace

Ed era un’esperienza unica, molto molto bella, che francamente gareggia con Radio Caroline, fra i miei ricordi più belli. E lì appunto ho fatto un anno e mezzo laggiù, prima di venire su Radio Caroline, perché in precedenza avevo un’altra esperienza di radio pirata, ma questa volta dall’altra parte del Mediterraneo, al largo della costa israeliana, un’emittente che si chiamava The Voice of Peace.

From Somewhere in the Mediterranean

The Voice of Peace fu fondata nel 1974 da un attivista della pace che si chiamava Abie Nathan. Il suo concetto era quello di basarsi su musica giovane, pop music, e intanto mandare messaggi di pace fra i popoli del Medio Oriente (mentre parte dei fondi arrivavano da artisti quali John Lennon e i Carpenters, N.d.R.)

La radio  trasmetteva da una vecchia nave olandese, con un equipaggio principalmente anglofono, americano ed inglese, ed è andata avanti fino all’anno degli accordi di Camp David, più o meno: con un certo po’ di ottimismo, Abie, il fondatore, ha fatto affondare la nave subito dopo gli accordi di Camp David fra Arafat e Yitzhak Rabin e…

M.H.B.: ...come? La ha affondata lui? Cioe’, pensava ‘ormai con questi accordi e’ fatta, ci sarà pace tra arabi e israeliani’ ?

G.B.: Diceva che lui era convinto che il grosso era fatto. Ahimè non era proprio così.

Musica e pace nel mondo

M.H.B: Secondo te quest’idea di unire con la musica, o magari in senso lato la cultura, per unire le due comunità che vivono da quelle parti, può avere ancora senso?

G.B.: Devo dire che sì, indubbiamente c’è una cosa che ovviamente unifica i popoli, i giovani in particolare, è quella della musica. Forse sarebbe un pochino naif pensare che oggi come oggi si possa fare con una semplice stazione radio. Magari una stazione radio non è più il mezzo giusto. Magari concerti, incontri di un certo tipo. Credo che forse quella potrebbe essere una strada che varrebbe la pena di tentare.

Grant on demand

Per chi non avesse ascoltato la diretta di Grant su Caroline domenica, con tanto di brano ripetuto due volte di seguito “in quanto troppo bello“, trovate i link per i riascolto sulla pagina Facebook di Grant Benson (M.H.B. per FM-World)

Giornale Radio, media sponsor ufficiale agli Italian Golf Awards 2024

Golf e radio in un progetto che si tiene in Franciacorta. I dettagli nel comunicato.

Giornale Radio è media sponsor ufficiale agli Italian Golf Award, in programma il 12 marzo presso la splendida cornice di Franciacorta.

Gli Oscar del golf, ideati e organizzati da Golfitaliano.it e patrocinati da Federazione Italiana Golf e PGAI, celebrano il successo di professionisti e appassionati che lavorano instancabilmente per la crescita e lo sviluppo di questo sport in Italia.

I premi, divisi in sedici categorie, saranno consegnati per il terzo anno consecutivo durante l’Italian Golf Day, previsto il 12 marzo al Golf Franciacorta.

Giornale Radio sarà parte integrante di questa celebrazione dell’eccellenza sportiva, contribuendo a diffondere la passione e l’entusiasmo che caratterizzano il mondo del golf italiano.

La radio libera di informare sarà al centro dell’attenzione con la presenza dei roll-up distintivi, mentre le voci e la musica delle nostre trasmissioni impreziosiranno ogni momento di questa straordinaria cerimonia di premiazione.

(Comunicato stampa)

* Per comunicati e segnalazioni: [email protected]