Radio PNR: come restare “fedeli” al proprio ruolo nel territorio, pur fornendo un prodotto con standard da emittente commerciale

Dopo l’intervista all’editore di Radio Delta International continua il nostro viaggio alla ricerca delle realtà radiofoniche territoriali che riescono a restare a galla anche in un’era di streaming e Spotify. Oggi è la volta di Radio PNR di cui abbiamo parlato con l’anima dell’emittente, Don Paolo Padrini.

L’audio integrale della conversazione è disponibile a questo indirizzo. 

L’intervista

FM-World: Due parole sulla lunga e gloriosa storia della vostra radio per chi magari non la conosce.

Don Paolo Padrini: Intanto grazie per l’opportunità di parlare. La nostra radio PNR ha una lunga storia, nata nel periodo delle radio libere negli anni 80, in un contesto popolare, dal territorio come buona parte delle radio libere della provincia. Nasce come radio di una piccola cittadina del Piemonte, Novi Ligure, poi si fonde con un’altra di Tortona e si struttura diventando radio diocesana. Ha una storia popolare fatta di tante piccole storie di volontari, giovani, appassionati che hanno trovato l’opportunità di esprimersi e dare voce al territorio, come era lo spirito originario delle radio locali.

FM-World: Quando si pensa un’emittente comunitaria cattolica… o almeno, quando io penso a questo tipo di emittenti ho in mente stazioni come Radio Orizzonti di Saronno: basate su volontariato, antenna nel loro caso addirittura quasi nascosta in un campanile di un altro paese… eccetera. Però guardando la vostra radio oggi mi sembrate che è un po’ a metà tra un’impostazione commerciale e una comunitaria, forse più sul modello di Radio Marconi a Milano…

DPP: È un po’ così,  ho sempre lavorato sull’idea di una radio cattolica e cristiana nello spirito del volontariato e della radio comunitaria, ma fatta bene qualitativamente a livelli alti.

Qualità globale

Non esiste la radio brutta o bella, esiste fatta bene o male, e noi cerchiamo di farla bene crescendo nella qualità del suono, delle apparecchiature ecc… Lavoriamo con uno stile di radio nazionale non per pretesa, ma perché crediamo che il livello debba essere alto. Siamo tanti volontari, io per primo, ma il volontariato diventa più uno stile, la missione da portare avanti con un alto livello di qualità, perché il bene si traduce in bene solo se comunicato bene.

FM-World: Avete molti conduttori molto giovani: mi chiedevo se sono autonomi nella creazione dei contenuti o se esiste un coordinamento da parte vostra, se avete qualcuno che scrive testi.


DPP: Sono autonomi ma coordinati. La loro autonomia è di scrittura, ricerca di contenuti e confezionamento del prodotto, ma c’è un coordinamento redazionale sui contenuti che diventano i nostri podcast quotidiani e interventi talk. Abbiamo una redazione giornalistica ma difficoltà a coprire il territorio essendo piccolini con due impianti FM. Questo mi ha spinto a diffondere i contenuti in modi alternativi per essere presenti con interviste e contatti con associazioni e realtà culturali. I nostri ragazzi imparano ad aprire bocca per parlare del territorio, sono allenati a raccontare ciò che accade, questo li spinge a produrre contenuti di interesse e qualità.

I giovani e la radio

FM-World: Restiamo un attimo sui giovani allora. Si dice che la radio non è più nel radar dei giovani, che usano social media, instant messaging e che per la musica vanno su Spotify.
Ora non so quale sia la causa e quale l’effetto ma oggi direi che gran parte dei network è animata da persone decisamente oltre il ‘”mezzo del cammin di loro vita” (anzi forse oltre il doppio del mezzo del cammin). A suo avviso questa impostazione, gente davvero giovane al microfono, porta anche a un aumento dell’ascolto medio da parte di giovani?

Padrini: Il feeling che abbiamo è ottimo da questo punto di vista. Non posso dire che siamo una radio orientata verso un pubblico giovanile, considerando anche la strutturazione della nostra musica in ambito adulto. Però cerchiamo di dare molto spazio ai giovani, ad esempio siamo presenti nelle scuole con laboratori musicali per bambini e ragazzi che vengono a creare podcast. Facciamo tante attività per dare opportunità ai giovani e crearci un vivaio, come le squadre di calcio con le giovanili.

Cerchiamo di farci vedere negli open day e momenti importanti per le scuole. Non sappiamo quanto si traduca in ascolto broadcast, perché chi fa radio nel 2024 sa che non c’è solo la radio accesa e spenta, ma anche podcast, interviste, contenuti social. Pensiamo che il nostro lavoro con i giovani abbia impatto. La nostra radio è frequentatissima dai giovani che entrano come stagisti, volontari del servizio civile ecc., trasformandola in un luogo che produce professionalità e opportunità. Alcuni nostri giovani hanno spazi in radio nazionali, quindi siamo un vivaio di opportunità.

È un po’ come fanno le squadre di calcio con quelle giovanili chiaramente no?

In Blu

FM-World: Una domanda sulla sostenibilità economica; preparandomi  a questa intervista parlavo con un ex redattore di Radio Marconi… tra l’altro voi eravate in Marconi o siete stati subito “inBlu”?

Padrini: No, noi siamo sempre stati InBlu come appartenenza e lo siamo tuttora, noi con Marconi abbiamo avuto un importante contatto quando nel 2001 io ho preso la direzione della radio e abbiamo rinnovato completamente la programmazione. Io a Marconi ho fatto uno stage personalmente proprio per andare a capire come funzionava una radio importante.

FM-World: In breve, mi dicevano appunto che volontariato ok, ma poi servono soldi veri per le tante spese. E questi si hanno se le diocesi credono nella radio, e non è sempre cosi…

Padrini: Una cosa importante per sfatare miti – non solo le radio hanno bisogno di soldi esterni, anche i quotidiani nazionali hanno bisogno di contributi dell’editoria altrimenti chiuderebbero tutti, laici e cattolici.

Una radio come la nostra si sostiene in parte con la pubblicità, ma abbiamo anche partnership con fondazioni bancarie, comuni ecc. Se si vuole lavorare, possibilità di finanziamenti ci sono. È chiaro che il nostro budget è coperto per buona percentuale dai contributi dell’8 per mille grazie alle firme dei contribuenti italiani, e questo impegna la diocesi in modo importante. Una diocesi che ci crede investe, un’altra meno decide di non investire, alcune hanno scelto tv invece che radio o carta stampata.

Un investimento

Ma la diocesi deve intervenire perché in realtà è un investimento, non una spesa. Noi ad esempio non riuscivamo a coprire il territorio diocesano, quindi ci siamo inventati un’attività video coprendo le celebrazioni del vescovo e diventando realizzatori di contenuti multimediali per la diocesi, creandoci uno spazio lavorativo e permettendoci finanziamenti perché offriamo un servizio più grande. Dico ai colleghi che lamentano che la diocesi non crede nel mezzo di trovare il modo di offrire un servizio a 360 gradi innovativo, perché la diocesi ha bisogno di comunicare le proprie attività, che sono il Vangelo. Il lavoro fatto bene ripaga, quindi c’è bisogno dei soldi della diocesi ma anche di trovare vie per darle soddisfazioni.


Mille Watt (con l’otto per mille)

FM-World: A questo punto accontentiamo un attimo il nostro cuore tecnico. Ci racconta due cose sulla vostra struttura tecnologica?

DPP: Abbiamo due piccoli impianti di diffusione FM da 1 kW circa, uno a Tortona e l’altro su un monte a Serravalle Scrivia/Stazzano, a 200 e 400 metri di altitudine, che ci permettono di coprire gran parte della provincia di Alessandria, la zona di Tortona e Novi arrivando ai confini della Lombardia verso Voghera.

Sono piccoli impianti con due frequenze, 95.7 e 96.4 MHz. Poi abbiamo tutta l’infrastruttura per lo streaming sulla nostra app e tutti i canali audio/video esistenti, compresi FM World, stiamo creando app per smart TV ecc. Cerchiamo di essere presenti ovunque la tecnologia lo consenta. Abbiamo uno studio di produzione audio/video a Tortona, e usciamo con una “visual radio” parziale, senza i video musicali a causa dei costi dei diritti  SIAE. Ma con alcuni accorgimenti trasmettiamo le immagini dei conduttori e qualche video generico sotto le canzoni.

DAB-

FM-World: DAB… sì o no?

Padrini: No, il DAB al momento non è previsto nei nostri investimenti anche se teniamo d’occhio il settore. Ma io ho sempre spinto di più sull’internet radio, credo che sarà il modo principale di fruizione dei contenuti, vedo già persone anziane che usano le smart TV senza problemi.

Anche nel mondo auto ormai chi acquista chiede Android Auto o Apple Car Play, non il DAB.

Una voce per la pace

FM-World: Ultima domanda. Storicamente i missionari andavano in paesi lontani a diffondere il Vangelo, oggi sono quei paesi che vengono da noi con l’immigrazione. Ma nessuno sembra fare più promozione della cultura cattolica, addirittura immaginare di proporre conversioni sarebbe considerato politically incorrect. Ritiene in ogni caso che la radio possa essere utile non per “convertire” ma almeno per favorire un inserimento armonioso e la comprensione reciproca, come faceva la Voice of Peace tra Libano e Israele?

Padrini: È utopistico pensare che una radio possa risolvere i problemi del mondo solo trasmettendo contenuti di relazione e positivi. Ma questo non significa che non serva. Credo che la grande pace sia fatta di piccole paci quotidiane, e in questo ambito una radio che lavori bene sul territorio, diventi uno spazio dove si parla di cose belle nel modo giusto, uno spazio in cui persone diverse lavorano insieme per produrre gli stessi contenuti e diventi uno spazio di dialogo, è possibilissimo. Basta buona volontà, onestà intellettuale e voglia di confrontarsi. Se una radio fa questo può essere uno strumento utile per l’integrazione, come la scuola insegna ai bambini a stare insieme risolvendo conflitti in modo naturale. Anche la radio può aiutare molto in questo senso. (M.H.B. per FM-World)

Smettete di svalutare la musica: “Open Letter” di duecento artisti a chi sviluppa modelli di Intelligenza Artificiale

“Smettete di svalutare la musica”: questo il titolo della lettera aperta firmata da duecento musicisti, nomi quali Billie Eilish e Diana Krall, che “hanno preso carta e penna” per firmare una missiva indirizzata alle piattaforme che sviluppano modelli di IA.

Cominciamo subito col dire che la lettera non risulta essere pervenuta a 22HBG: senza dubbio gli artisti hanno pensato alle più grandi piattaforme e/o a coloro che sviluppano i modelli base e non a chi lavora sugli embeddings o sul piano degli agenti per gli utenti finali.

I firmatari

I firmatari sono duecento artisti il cui elenco inizia con Agus Martino e termina con Zayn Malik. In mezzo, nomi quali Diana Krall, Katy Perry, Nicki Minaj: pesi massimi, insomma. Cosa dice dunque la lettera?

La lettera

Vi proponiamo la traduzione completa (ottenuta grazie a Claude 3, Intelligenza Artificiale di Anthropic, visto che l'”Artist Rights Alliance”  ha pensato di pubblicare il testo in formato immagine, forse per evitare il “copia-incolla”).

Noi, i sottoscritti membri delle comunità di artisti e cantautori, chiediamo agli sviluppatori di AI, alle aziende tecnologiche, alle piattaforme e ai servizi musicali digitali di cessare l’uso dell’intelligenza artificiale (AI) per violare e svalutare i diritti degli artisti umani.

Non sbagliatevi: crediamo che, quando utilizzata responsabilmente, l’AI ha un enorme potenziale per far progredire la creatività umana e in un modo che permetta lo sviluppo e la crescita di nuove ed entusiasmanti esperienze per i fan della musica ovunque.

Sfortunatamente, alcune piattaforme e sviluppatori stanno impiegando l’AI per sabotare la creatività e minare artisti, cantautori, musicisti e titolari di diritti.

Quando utilizzata in modo irresponsabile, l’AI rappresenta enormi minacce per la nostra capacità di proteggere la nostra privacy, le nostre identità, la nostra musica e i nostri mezzi di sussistenza. Alcune delle aziende più grandi e potenti stanno, senza permesso, utilizzando il nostro lavoro per addestrare modelli di AI. Questi sforzi mirano direttamente a sostituire il lavoro degli artisti umani con enormi quantità di “suoni” e “immagini” creati dall’AI che diluiscono sostanzialmente i fondi di royalties che vengono pagati agli artisti. Per molti musicisti, artisti e cantautori che cercano semplicemente di sbarcare il lunario, questo sarebbe catastrofico.

Se non controllata, l’AI metterà in moto una corsa al ribasso che degraderà il valore del nostro lavoro e ci impedirà di essere equamente ricompensati per esso.

Questo assalto alla creatività umana deve essere fermato. Dobbiamo proteggerci contro l’uso predatorio dell’AI per rubare le voci e le sembianze degli artisti professionisti, violare i diritti dei creatori e distruggere l’ecosistema musicale.

Chiediamo a tutti gli sviluppatori di AI, alle aziende tecnologiche, alle piattaforme e ai servizi musicali digitali di impegnarsi a non sviluppare né implementare tecnologie di generazione musicale AI, contenuti o strumenti che minino o sostituiscano l’artigianalità di cantautori e artisti o che ci neghino un’equa remunerazione per il nostro lavoro.

Alcune osservazioni

Il testo parla da sé. Ci limitiamo ad alcune osservazioni.

La prima, che ci fa enorme piacere, che non si chieda un intervento legislativo. Non un appello  ai politici – incomprensibilmente spesso ritenuti più saggi degli altri cittadini – ma all’industria stessa.

La seconda, che si parla della difesa “dei più deboli“. Come dice la lettera, di “artisti e cantautori che cercano semplicemente di sbarcare il lunario” e non delle grandi star, che possono eventualmente difendersi con importanti avvocati.

L’ultima, che la “corsa al ribasso” probabilmente ci sarà comunque. Se anche i brani di questi artisti verranno esclusi dai dataset utilizzati per trainare le IA, nulla impedirà alle macchine di creare sonorità nuove, magari inventandole da sole.

Come ha scritto TechCrunch, alcune aziende come Adobe e Stability AI stanno lavorando su generatori di musica AI che utilizzano brani concessi in licenza o esenti da royalty.

Gen Gen

Nel 2016 AlphaGo aveva a suo tempo imparato a battere i migliori giocatori umani al gioco “Go” non apprendendo dai maestri, ma semplicemente giocando contro se stesso. Analogamente le macchine potrebbero imparare a creare i migliori brani senza del tutto il bisogno di utilizzare come modello creazioni umane.

Resta l’incognita pubblico. Oggi probabilmente poco disposto a ballare o intrattenersi su musica sintetica. Ma la Gen Gen, la generazione nata nell’era dell’intelligenza Artificiale Generativa, farà ancora la differenza?

(M.H.B. per FM-World)

 

Sessant’anni di Radio Caroline: Grant Benson ce ne parla in diretta dalla Ross Revenge

Pasqua 1964: con Not Fade Away dei Rolling Stones si aprono le trasmissioni della prima vera radio pirata, Radio Caroline. Pasqua 2024: Caroline è ancora in onda, sostanzialmente fedele al formato “Album” dei primi tempi. Ce ne parla in diretta dalla Ross Revenge Grant Benson. Senza dimenticare, in questo giorno di Pasqua, la sua incredibile esperienza su radio Voice of Peace.

L’audio intero della nostra conversazione è disponibile su YouTube a questo indirizzo https://tinyurl.com/yeyjca9t

Anno 1964

Per gli inglesi la musica e la Radio sono davvero cose importanti: tanto che oggi, Pasqua 2024 e sessantesimo compleanno dell’emittente, innumerevoli articoli celebrano l’incredibile storia della creazione di Ronan O’Rahilly.

Boomers e transistor

Il 1964 era probabilmente l’anno ideale per un’iniziativa di quel tipo: baby boomers in età giusta, grande musica da gruppi come appunto gli Stones o i Beatles e l’arrivo sul mercato del transistor, il componente che ha permesso la produzione di radio portatili e a basso consumo. Permettendo ai giovani di avere una propria fonte di intrattenimento e di non dipendere più dalla radio di casa, quella in legno e con dentro le valvole. Serviva solo qualcuno che creasse i cosiddetti “contenuti” e una banda di giovani DJ iniziarono a confezionarli, sui 199 metri pari a 1506 Khz.

L’intervista

Come dicono gli anglofoni let’s cut the BS e andiamo all’intervista, che ha avuto luogo la domenica di Pasqua del 2024, mentre Grant a bordo della Ross Revege aveva da poco terminato la sua diretta.

Marco Hugo Barsotti: Che cosa si festeggia oggi?

G.B.: Oggi è l’anniversario di due cose molto importanti nel mondo della radiofonia. La cosa che veramente andrebbe festeggiata è il 61esimo anno della prima radio pirata ed indubbiamente la più famosa del mondo Radio Caroline. Da dove ti sto parlando proprio in questo precisissimo momento. (Chi fosse interessato a capire quale sia la seconda cosa da festeggiare può far riferimento ai primi minuti del video dell’intervista).

M.H.B: Dove ti trovi in questo momento ?

G.B.: Sono a bordo, nello studio principale, lo studio vecchio della nave Ross Revenge. Siamo ancorati praticamente nel Mare del Nord e ovviamente questo, come si capisce, è la casa di Radio Caroline. Ora ti faccio vedere il mare…vedi ?

 

…è proprio il grigio mare del nord. Ma se vedevi ieri… comunque, Radio Caroline, come si sa, è iniziato nel 1964 per volontà di un giovane impresario irlandese, si chiamava Ronan O’Reilly.

Lui era un impresario del mondo della musica, aveva alcuni artisti che voleva promuovere, si trovava sempre davanti a un muro da parte dell’unica emittente britannica ai tempi, quella statale, la BBC, che non voleva trasmettere i suoi dischi.

E quindi con quella, come si può dire, naività, come diciamo in inglese, questa semplicità, da giovane diceva “Beh, se le radio esistenti non vogliono suonare la mia musica, fondo io una radio“.

Federicia, Beatles, Stones e Carnaby Street

E così fece, prese una vecchia nave, all’epoca si chiamava la “Federicia”, ovviamente la equipaggia come una radio trasmettente, la porta fuori, dalle acque territoriali britanniche… così, per non essere sottoposto alla giurisdizione britannica. E  comincia a trasmettere.

Ed ovviamente erano proprio delle cose giuste per un momento giusto, perché nei primi anni ’60, la Gran Bretagna stava vivendo questa specie di boom dell’epoca post-guerra, c’era tanto ottimismo nell’aria, c’era tanta creatività giovanile, c’erano i Beatles, i Rolling Stones, c’era la Carnaby Street, c’era la moda londinese, ma tutto questo non veniva rispecchiato dai media dell’epoca e quindi ovviamente Radio Caroline è proprio capitata al momento giusto, era la colonna sonora di quello che ovviamente era l’ottimismo, la gioia di vivere.

Radio Caroline ne era proprio una parte integrante, lo dico sempre quando parlo con colleghi, con  gliamici di Radio Caroline: si pronuncia il termine Radio Caroline in Gran Bretagna, forse in tutta Europa, con lo stesso stile, con la stessa riverenza con cui si dice Beatles, Rolling Stones, Cannaby Street. Erano tutti parte di un’unica cosa. Negli anni ’60, l’inghilterra era rappresentata da Radio Caroline.

M.H.B. Dev’essere emozionante essere in mezzo al mare in un posto così storico…

G.B.: Quando torno qui, indubbiamente torno un pochino alla mia radice, nel senso che ovviamente faccio radio da anni, lo faccio con passione e mi piace ancora, ma quando salgo a bordo della nave di Radio Caroline è proprio come tornare a essere bambino, cioè, mi torna quell’entusiasmo delle prime giornate di lavoro. Allora, io ho passato un 20-30 anni in cui non frequentavo più Caroline, ho ripreso a frequentarla cinque anni fa e mi ricordo che quando salii sulla nave per la prima volta, dopo questo lungo break, era proprio….. era come un pochino come tornare a scuola, ma i momenti belli della scuola, cioè, giravo per i corridoi della nave e tutti i vecchi ricordi quando toccavo i vari oggetti, come qui nello studio, quello che noi definiamo l'”heritage studio”

Lo studio storico

M.H.B: Visto che siamo su Talk Media o FM World, immagino che tanti saranno curiosi di sapere il setup dello studio Heritage. Cosa avete lì e tutto funziona?

G.B.: Certo! In alto vediamo due lettori CD, c’è una vecchia mixer della Harris Gates

Vedi, qui il microfono, i giradischi.. poi ovviamente tutti gli spot e i jingle vengono suonati da questi cartridges. Essere qui, con questa apriacchiatura massiccia, ti dà l’idea di quello che veramente stai facendo, c’è sotto di me un trasmettitore in onde medie di 50 kilowatt che copriva tutta l’Europa.

Sixty years and counting

M.H.B: Tante radio vintage hanno cercato di rilanciarsi, Luxembourg 208 in centro Europa, da noi RMI, ma senza nessun successo. Invece, Caroline ha sempre resistito ed è sempre rinata. Avete guadagnato da un po’ di anni una frequenza in onde medie. Quanto è importante secondo te essere in onde medie?

G.B.: Non saprei neanche risponderti bene. Quello che posso dirti è che Radio Caroline ovviamente si rivolge ad un audience principalmente abbastanza “agee”, dai 50 anni in su, che indubbiamente è un pubblico ancora affezionato all’onde medie. In questo periodo sono tante le radio in onde medie che stanno chiudendo, quindi non saprei quanto del nostro ascolto sia in onde medie. Indubbiamente è un po’ un discorso di nostalgia. Ma poi siamo in DAB e ovviamente online (e via Sat, N.d.R.).

Abum format

M.H.B: La musica che mettete, che mette Caroline, mi pare che sia definita Album Format, se non sbaglio. Non è la solita musica che si sente altrove. 

 G.B.: Il concetto di Album Format nasce un po’ negli anni ’70, nei tempi in cui c’era una netta divisione di stile fra quello che erano i singoli, i 45 giri ai tempi, e quello degli LP. Con un po’ di snobismo si diceva che la musica più seria, quantomeno negli anni ’70, è quella che usciva sugli LP, sull’album, mentre quella più frivola, il pop per intenderci …come i Bay City Rollers… era più da 45 giri. Caroline, sul canale principale, è comunque fedele a quel concetto di musica. C’è un po’ di snobismo forse, ma diciamo che mettiamo musica un pochino più seria.

Pirati a Montecarlo…

M.H.B: Ascolta, tu hai vissuto anche un’altra era di pirata, quella delle radio che trasmettevano in Costa Azzurra qundo in Francia c’era ancora il monopolio...raccontaci qualcosa

G.B.: È vero: prima di approdare qui su Radio Caroline, lavoravo per una radio, Radio Nova, che trasmetteva in inglese dall’Italia, da Ventimiglia, Campo Rosso per essere precisi, verso la Costa Azzurra, per la forte comunità anglofona di quella zona.

E questa era una radio che ai tempi, quando non c’erano i mezzi che abbiamo a disposizione oggi, mi riferisco a televisioni satellitari, e l-online, l’internet, era l’unica maniera per poter diffondere un mezzo di comunicazione in lingua inglese.

Trasmetteva sui 101 FM, da una villetta in collina sopra Ventimiglia, a Campo Rosso mare, da dove avevamo uno studio che aveva forse una delle viste più belle del mondo. Vedevamo tutto il mare Mediterraneo, tutto Monte Carlo, e quando c’era una giornata limpidissima, fino a San Raphael e perfino Saint Tropez.

Pirati per la pace

Ed era un’esperienza unica, molto molto bella, che francamente gareggia con Radio Caroline, fra i miei ricordi più belli. E lì appunto ho fatto un anno e mezzo laggiù, prima di venire su Radio Caroline, perché in precedenza avevo un’altra esperienza di radio pirata, ma questa volta dall’altra parte del Mediterraneo, al largo della costa israeliana, un’emittente che si chiamava The Voice of Peace.

From Somewhere in the Mediterranean

The Voice of Peace fu fondata nel 1974 da un attivista della pace che si chiamava Abie Nathan. Il suo concetto era quello di basarsi su musica giovane, pop music, e intanto mandare messaggi di pace fra i popoli del Medio Oriente (mentre parte dei fondi arrivavano da artisti quali John Lennon e i Carpenters, N.d.R.)

La radio  trasmetteva da una vecchia nave olandese, con un equipaggio principalmente anglofono, americano ed inglese, ed è andata avanti fino all’anno degli accordi di Camp David, più o meno: con un certo po’ di ottimismo, Abie, il fondatore, ha fatto affondare la nave subito dopo gli accordi di Camp David fra Arafat e Yitzhak Rabin e…

M.H.B.: ...come? La ha affondata lui? Cioe’, pensava ‘ormai con questi accordi e’ fatta, ci sarà pace tra arabi e israeliani’ ?

G.B.: Diceva che lui era convinto che il grosso era fatto. Ahimè non era proprio così.

Musica e pace nel mondo

M.H.B: Secondo te quest’idea di unire con la musica, o magari in senso lato la cultura, per unire le due comunità che vivono da quelle parti, può avere ancora senso?

G.B.: Devo dire che sì, indubbiamente c’è una cosa che ovviamente unifica i popoli, i giovani in particolare, è quella della musica. Forse sarebbe un pochino naif pensare che oggi come oggi si possa fare con una semplice stazione radio. Magari una stazione radio non è più il mezzo giusto. Magari concerti, incontri di un certo tipo. Credo che forse quella potrebbe essere una strada che varrebbe la pena di tentare.

Grant on demand

Per chi non avesse ascoltato la diretta di Grant su Caroline domenica, con tanto di brano ripetuto due volte di seguito “in quanto troppo bello“, trovate i link per i riascolto sulla pagina Facebook di Grant Benson (M.H.B. per FM-World)

Giornale Radio, media sponsor ufficiale agli Italian Golf Awards 2024

Golf e radio in un progetto che si tiene in Franciacorta. I dettagli nel comunicato.

Giornale Radio è media sponsor ufficiale agli Italian Golf Award, in programma il 12 marzo presso la splendida cornice di Franciacorta.

Gli Oscar del golf, ideati e organizzati da Golfitaliano.it e patrocinati da Federazione Italiana Golf e PGAI, celebrano il successo di professionisti e appassionati che lavorano instancabilmente per la crescita e lo sviluppo di questo sport in Italia.

I premi, divisi in sedici categorie, saranno consegnati per il terzo anno consecutivo durante l’Italian Golf Day, previsto il 12 marzo al Golf Franciacorta.

Giornale Radio sarà parte integrante di questa celebrazione dell’eccellenza sportiva, contribuendo a diffondere la passione e l’entusiasmo che caratterizzano il mondo del golf italiano.

La radio libera di informare sarà al centro dell’attenzione con la presenza dei roll-up distintivi, mentre le voci e la musica delle nostre trasmissioni impreziosiranno ogni momento di questa straordinaria cerimonia di premiazione.

(Comunicato stampa)

* Per comunicati e segnalazioni: [email protected]

Gianni Prandi (Radio Bruno): “Perché ho investito in una rete FM nel 2024”

Radio Bruno si espande in Lombardia rilevando la rete di Lifegate: una mossa apparentemente controcorrente in un mondo dove tutti affermano che il futuro è digitale.

Prendendo spunto da questo, con l’idea di fare il punto su Radio Bruno in senso lato, abbiamo chiesto all’editore Gianni Prandi un’intervista, gentilmente concessa quasi in tempo reale.

Life in Bruno

Il primo marzo 2024 Lifegate, emittente che dalla sua nascita è sempre stata associata alla frequenza 105.1 (e contigue) ha abbandonato quasi completamente l’FM, cedendo buona parte della rete storica a Radio Bruno.

Lifegate continua in digitale, mossa probabilmente vincente considerata l’impronta ecologista e il presunto profilo medio-alto di chi la ascolta.

Un’acquisizione chiave

Acquisendo un “Valcava”, Bruno diviene invece un player primario nel panorama radiofonico di Milano e province collegate. Ma lo fa in un momento in cui ancora forte è la tensione sui prezzi dell’energia e in cui – come detto – il refrain ripetuto da tanti in stile disco incantato è “Concentriamo i nostri investimenti su DAB e IP”. Essendo per natura contrarian, non potevamo resistere alla tentazione di contattare subito Gianni Prandi: qui di seguito il resoconto dell’intervista che ha avuto luogo venerdì 8 marzo.

L’intervista

FM-World: Avete acquisito tutta la rete di Lifegate, una mossa quasi in controtendenza, quando molti affermano che il futuro è tutto digitale.

G.P.: In controtendenza sì, diciamo che siamo tutti consapevoli che l’FM come piattaforma tenderà ovviamente nei prossimi anni a calare, ma il fatto che cali non vuol dire che andrà a zero.

Adesso dicono che è intorno all’80%, ipotizziamo pure che cali, ma non credo diventerà a breve un 50, un 40, un 30, un 20%. Noi in Lombardia non avevamo una copertura non ottimale e con questa acquisizione l’abbiamo sicuramente migliorata, ecco perché.

Digitale? 20-25%

FM-World: Quando lei dice 80% vuol dire che l’80% dei vostri ascoltatori sono sull’FM e il 20% è in digitale, capisco giusto?

G.P.: No: non i nostri ascoltatori in particolare, è una cosa che si dice in generale, che l’ascolto della radio nel DAB e nel digitale al massimo fa un 20-25% oggi. Significa che il 75% è ancora FM, quindi parliamo di percentuali molto alte per l’analogico.

FM-World: Quando ci eravamo sentiti l’ultima volta era il momento dell’aumento folle dei prezzi della “corrente”, una grande preoccupazione sua e di tutti gli altri editori. Ma l’energia non sembra destinata a divenire economica, dunque un investimento come il vostro dev’essere motivato dall’intenzione di consolidarsi come editore indipendente su scala pluriregionale, probabilmente anche a seguito di ragionamenti sui ritorni pubblicitari.

G.P.: Guardi, onestamente questo è ovvio, ma questo vale sempre, quando si fa un investimento in un territorio si spera anche di capitalizzare poi un discorso di entrate pubblicitarie, ma la motivazione in questo caso è proprio dovuta al fatto che ritenevamo di non avere una copertura ottimale in Lombardia. In questo modo l’abbiamo sicuramente resa, non dico perfetta come altri, ma sicuramente migliore della precedente. Questo è stato il motivo dell’acquisizione.

 

Speaker “engaging”

FM-World: Tornando a Radio Bruno, non so se lei ha avuto modo di leggere tutti i commenti, sono stati veramente decine e decine di commenti, su Talkmedia.  Mi pare si possano sintetizzare come segue: Radio Bruno, bella musica che in realtà hanno anche altre radio, ma una marcia in più dovuta allo stile di conduzione che ha un qualche cosa di speciale, soprattutto al mattino.  Viene da linee editoriali che date voi agli speaker, da una strategia specifica o sono persone che sono cresciute con voi nel tempo, magari accattivanti perché originari di una certa zona d’italia?

G.P.: Questo credo che sia merito ovviamente di chi c’è al mattino e di chi si occupa dei programmi, che per nostra fortuna fra l’altro sono speaker che sono con noi da tantissimi anni.

Credo che uno speaker debba cercare di essere il più simpatico possibile verso il pubblico con cui si confronta, quindi probabilmente i nostri conduttori in questo momento stanno ottenendo un ottimo riscontro da chi ci ascolta. Non è un’indicazione che arriva solo dai conduttori del mattino, noi cerchiamo di far sì che tutta la nostra radio sia particolarmente simpatica e gradevole verso chi ci ascolta.

E infatti  anche i dati che riguardano il pomeriggio e cioè la share e i quarti d’ora, se lei guarda gli ultimi, sono molto buoni. Quindi ne approfitto per ringraziare tutti i componenti dello staff nessuno escluso per l’impegno e i risultati che hanno ottenuto nel 2023.

Frequenze multiple

FM-World: Con queste nuove acquisizioni avete, credo, qualche ridondanza. Lei, mi pare abbia anche altri brand oltre Bruno, alcuni decisamente importanti in Lombardia. Pensate di fare qualche differenziazione dei marchi sulle frequenze o puntate solo su Bruno?

G.P.: Ma per ora rimarranno entrambe (87.7 e 105.1, N.d.R.) su Bruno. Poi ovviamente faremo delle analisi, faremo delle considerazioni e quindi non escludo che ci possano essere scelte orientate in un modo diverso. Per il momento restiamo così.

Authority dalla parte del cittadino?

FM-World: Qui in Francia, dove  abito, una cessione come quella che è avvenuta, non sarebbe probabilmente autorizzata in quanto occorre rispettare il format dell’emittente che ha avuto l’autorizzazione, su una determinata frequenza, considerata bene pubblico. In questo caso sarebbe diciamo Indy, non so come vogliamo definire la musica di Lifegate. Perché qui oltre a dirimere le questioni di LCN e dei disturbi lo stato si occupa anche di garantire agli interessi degli ascoltatori, operando per offrire il più ampio spettro di scelta, per cui ad esempio in Costa Azzura  abbiamo due radio Jazz, due radio Electro, due di Classica, addirittura una di latinoamericano, oltre alle consuete grandi successi. È un’impostazione molto diversa che mi dà quasi l’idea che il legislatore in Italia lavori solo dalla parte degli imprenditori (e a volte neppure di quelli Italiani, come nel caso adriatico). Cosa ne pensa?

G.P.: Io sono un imprenditore radiofonico, si figuri se posso essere non dalla parte degli imprenditori radiofonici che rischiano in prima persona i propri capitali.

Premesso che (con tutto il dovuto rispetto per i francesi) non credo affatto che in Italia non ci sia una ampia scelta di contenuti nella radiofonia… credo che in ogni caso obbligare l’acquirente a fare il formato precedente sia una cosa assurda, nel senso che il nuovo acquirente dovrebbe essere capace di fare questo prodotto.

Dallo stato stimolo a diversificare

Noi, ad esempio, non saremmo capaci di fare il prodotto che fa Lifegate, che ha la sua specificità, la sua cultura, la sua storia e quindi il suo format. Probabilmente se proprio si dovesse ritenere che l’offerta di contenuti non sia sufficiente lato pubblico,  il legislatore dovrebbe fare in modo che l’utente sia garantito facendo altre cose, quindi stimolando la creazione di prodotti che attualmente non ci sono, in modo tale che così l’utente li possa trovare. Obbligare chi compra una frequenza o una radio a fare lo stesso prodotto di prima  sinceramente mi sembrerebbe un po’ assurdo.

(Marco H. Barsotti per FM-World)

From Turntables and mixers to AI-based Radio: Some Hypotheses on the Near Future of Radio Media

What will radio broadcasting be like in the era of AI? Is it possible that, after the era of mixers with turntables and Revoxes, followed by that of automated control rooms with four screens, we will witness a new mutation of studios and important changes in the operations of radio professionals, perhaps accompanied by a return of receivers in the form of “Rabbit-R1-Style” devices?

ChatGPT

In December 2022, the world discovered Artificial Intelligence (AI) based on large language models (LLMs) with ChatGPT. Globally, the radio industry immediately saw countless attempts to create programs or even stations entirely managed by AI. Not exactly high-impact projects for the moment, or at least that’s how it seems.

Probably, the integration of AI will be slow and profound. It will go hand in hand with the evolution of the capabilities of various LLM models and will require reimagining radio, and not just asking the various AIs to create radio as it has always been done.

Claude 3

Always remembering that the evolution of LLMs is incredibly rapid, to the point that what was true even just a few months ago is no longer true now: anyone with doubts should read, for example, what the potential is in fields such as “Graduate level reasoning” or “Reasoning over text” of the latest arrival, the Claude 3 model from Anthropic.

The Studios

Historically, before the classic console with the famous three turntables, radio corresponded to a large auditorium with musicians performing live: recorders had not yet been substantially invented, and each station relied on live broadcasting with its own autonomous production, alternating written newscasts with live performances, as can also be deduced from old Radio Schedules.

Console and Screens

This was followed by the long era of consoles with turntable virtuosos and then the current one, with studios equipped with many computer screens where music and interventions come from some hard disk, perhaps even hosted “in the cloud”. And where the presenters are often guided (sometimes caged) by clocks, in accordance with management strategies.

Now and Then

The screens will probably remain in future studios as well, although it is now quite certain that the window interfaces (adopted by the various automation software) will be supplanted by text interactions, written or spoken: it’s useless to struggle to find the infinite options of the various programs in the menu structure when you can simply ask the AI to do what you want.

From this point of view, the concept of LAM, Large Action Model, introduced by Jesse Lyu at the Rabbit R1 presentation seems particularly convincing.

AI-Powered device

Our hypothesis, however, is that in AI-powered radio, the center of gravity of radio stations will shift from the current pair of “speaker + automation software” to a model of “Creator + AI + one-to-one interaction”.

Creator, not speaker

We wrote “creator” and not speaker. We mean to say that the human who speaks on the radio will probably be very different from the current figure of the host-logged-by-clock-and-format.

To differentiate themselves from AI, the host will have to be a creator, a person with great analytical, inventive, and – precisely – creative abilities: all qualities necessary to be preferred over an automated broadcast, as well explained in a recent article on Newslinet.

WIP

We mentioned changes in future radio studios. At 22HBG, we are thinking of an innovative device/service, provisionally called WIP (Work In Progress).

One of its features is the automatic recognition of the type of content on air, whether it’s music, advertising, or talk radio programs. This capability allows for the insertion of advertising announcements in a non-invasive manner at the most opportune moments, maximizing their impact without compromising the listener’s experience.

WIP can also act directly on geographically differentiated programming, taking into account location data, weather information, and individual listener preferences. In this way, users can receive real-time traffic updates, notifications of local events, and relevant news correctly interspersed with the normal flow of the broadcast.

Understanding the “mood” of listeners

WIP constantly analyzes data from various sources, including social media, listener feedback via WhatsApp, SMS, and messages.

Through the usual functions of LLMs (see an example of “system” and “user” prompts here above), WIP is able to signal similar viewpoints (in the style of “trending news“) and/or provide a reasoned summary of the most interesting messages received regarding a topic covered in the broadcast. This analysis can allow those responsible to dynamically modify the programming, in order to address the topics of greatest interest on air. Or simply to make listeners aware of the prevailing “mood”.

Personalized interaction

WIP incorporates numerous chatbots capable of directly dialoguing with individual listeners, through a WhatsApp-style interface directly in the radio app or aggregators such as FM-World.

Thanks to these bots, listeners can obtain additional information or participate in surveys during broadcasts. Obvious implications for what is today defined as “engagement”.


And the listeners?

We believe that listeners are ready for the transition towards listening devices inspired by the Rabbit R1. The “OnAir” project of 22HBG foresees for the future the launch of an innovative “multimedia object” equipped with a touchscreen and voice control containing an AI (in the cloud, like the current Peperoni AI, or even locally, a possibility made feasible by recent SLM, Small Language Models).
A gadget capable of reproducing high-quality sound through integrated speakers, hidden from view by a premium matte finish.

But things don’t stop there: within the FM-World system, this device will be in direct communication with the station’s software, receiving data and metadata from it and providing it in turn to the broadcaster.

Privacy & Big Data

In accordance not only with European legislation but also with common sense, the device provides encryption of all uploaded user data, so that it can be transmitted to the station anonymously, but analytically complete. The station will still be able to create a historical “big data repository”, allowing for analysis and segmentation that will become increasingly valuable over time.

Radio 3.0

Infinite are the fields of application of this true Radio 3.0, where – in line with Marc Andreessen’s well-known vision “Software is eating the world” – stations will be able to find their differentiating factor in the conception and realization of personalized software.

From Watt to Python

From the era when whoever had more Watts in the antenna prevailed, to the one where those who are able to have good ideas and realize them in Python will win. And with the support of AI, it won’t even be too difficult (M.H.B. for FM-World)