Radio Radicale: proroga dei fondi per il solo 2023

Anche questa volta Radio Radicale ha avuto i fondi nella Legge di Bilancio per proseguire la sua attività nelle forme consuete, mediante il servizio di trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari (che svolge da tanti anni); la questione però è stata nuovamente oggetto se non di polemiche di continue variazioni e di qualche sorpresa.

Si ricorderà, come avevamo scritto nelle scorse settimane, che a fine 2022 scadeva il termine previsto dalla gara per la diffusione delle sedute parlamentari voluta dal Governo Draghi (dopo vari anni di semplici proroghe) e vinta dallo stesso Centro di Produzione (ossia appunto Radio Radicale) ma limitatamente ad un solo anno o poco più.

Dopo qualche incertezza sulle intenzioni del nuovo Governo Meloni, in sede di discussione parlamentare della Legge di Bilancio, varata di corsa, come si sa, era arrivato l’emendamento (che non ha trovato grandi opposizioni) che provvedeva a rifinanziare l’emittente, riassegnandole il servizio di diffusione delle sedute del Parlamento. Niente gara, stavolta, per cui si torna a una proroga delle norme già presenti nella legge di fine 2019, con ulteriore validità, dunque, di quelle disposizioni.

Il problema è però stato che nell’enorme caos della fase finale dell’esame della Legge di Bilancio, con tempi ultracompressi a causa dell’esigenza di approvarla alla Camera prima di Natale (il Senato la ratificherà prima di fine anno) e le forti prevedibili proteste da parte delle opposizioni, le norme in questione sono state fra le famose 44 finite ‘nel mirino’ della Ragioneria Generale dello Stato. Come si ricorderà, le relative correzioni sono state decise da una apposita seduta, convocata a tambur battente, della Commissione Bilancio della Camera, che ha poi ‘riconsegnato’ il tutto, riveduto e corretto, all’aula.

La contestazione della Ragioneria per la norma su Radio Radicale non riguardava il merito del provvedimento ma naturalmente le coperture, che non erano previste interamente per l’ulteriore triennio proposto per la diffusione delle sedute parlamentari.

La proroga è stata dunque limitata, alla fine, ad un solo anno (il 2023), per una spesa di otto milioni di euro, e nella prossima Legge di Bilancio, pertanto, si dovrà di nuovo affrontare l’argomento.

Ma vediamo cosa prevede di preciso sul tema il testo della Legge di Bilancio approvata nelle scorse ore a Montecitorio e prestissimo all’esame di Palazzo Madama per l’approvazione definitiva (sorprese sembrano davvero improbabili). Come più o meno sempre accade, è stato approvato un nuovo ‘enorme’ e quasi onni-comprensivo articolo 1 del provvedimento. Al nuovo comma 388-quinquies si legge quanto segue:

“Il contratto tra il Ministero dello sviluppo economico e la società Centro di Produzione Spa, stipulato ai sensi dell’articolo 1, commi 397 e 398, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, è prorogato fino all’anno 2023”.

Il successivo comma 388-sexies ‘copre’ la spesa prevista:

“Per lo svolgimento del servizio di trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari è autorizzata la spesa massima di 8 milioni di euro per l’anno 2023”.

Insomma, poco di nuovo sotto il sole e a fine 2023 è fin d’ora facile prevedere un’altra replica.

Mauro Roffi

DAB+: a consultazione pubblica le Linee guida del Ministero per i consorzi locali

Qualcosa si muove sul fronte del DAB+, dove una recente fase di ‘stasi’ aveva fatto temere che prevalesse una nuova logica di rinvii rispetto all’esigenza di fare una volta per tutte progressi effettivi in una situazione bloccata davvero da troppi anni.

Ecco allora che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha redatto nei giorni scorsi un documento contenente lo schema delle attese ‘Linee guida’ relative ai criteri che verranno adottati dal Ministero stesso per procedere all’assegnazione dei diritti d’uso alle società consortili costituite dagli editori radiofonici locali per lo svolgimento dell’attività di operatore di rete appunto per il DAB+.

Lo schema di queste Linee guida è stato posto dal Ministero a consultazione pubblica e tutti gli interessati potranno inviare osservazioni a mezzo PEC all’indirizzo [email protected] entro il 10 gennaio prossimo.

Ma come sono queste Linee guida? I colleghi di newslinet.com (a cui rimandiamo anche per gli opportuni approfondimenti), che seguono da sempre da vicino la situazione in questo settore, sembrano abbastanza fiduciosi:

“Il contenuto è sostanzialmente aderente alle attese. Anzi, per certi versi, si riscontra un approccio tutto sommato morbido da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che sembra aver tenuto conto di molte delle considerazioni esposte dai vari esponenti di spicco ospitati negli ultimi mesi su queste pagine”.

Tutto sommato positivo anche il commento di Aeranti-Corallo, che “esprime soddisfazione per il documento, che valorizza il ruolo degli editori radiofonici locali nel processo di digitalizzazione del settore, marginalizzando iniziative meramente speculative e scongiurando rischi di accaparramento di frequenze particolarmente penalizzanti per l’emittenza locale”.

Ovviamente un esame dettagliato delle Linee guida (di importanza fondamentale per poter ambire alla diffusione in DAB+ a livello locale e conoscere i criteri previsti per la ‘gara’ laddove fosse necessaria una selezione competitiva) potrà essere effettuato solo dopo l’emanazione definitiva delle stesse.

Per ora basterà ricordare che l’Agcom nel suo Piano DAB ha definito 21 bacini d’utenza, prevedendo, per l’ambito locale, 54 reti con copertura regionale – 27 delle quali decomponibili su base sub regionale – e 36 reti in ambito locale con copertura pluri-provinciale o provinciale.

Fondamentale, per prima cosa, sarà provvedere da parte dei consorzi alle ‘manifestazioni di interesse’ previste dalla procedura, indicando il bacino d’utenza e le reti oggetto di interesse.

Mauro Roffi

Ci sarà il presidente della Vigilanza Rai sotto l’albero di Natale?

La Rai in tempi relativamente brevi è riuscita nominare il nuovo direttore del Tg2 (Nicola Rao) al posto di Gennaro Sangiuliano, promosso ministro del Governo Meloni, ma il Parlamento a quasi tre mesi dalle elezioni e a molte settimane dall’insediamento non è ancora riuscito a designare un presidente per la Commissione (bicamerale) di Vigilanza sulla Rai, mentre tutte le altre Commissioni (ultima quella sul Copasir) hanno visto l’elezione dei nuovi vertici.

La situazione è piuttosto grottesca e, dato lo stallo permanente dovuto soprattutto ai contrasti nelle fila delle opposizioni (cui per tradizione spetta la nomina) e anche in parte nella stessa maggioranza, anche i giornali hanno quasi smesso di parlarne.

Se neanche Babbo Natale dovesse portare il dono di un Presidente per la Vigilanza, si correrebbe il rischio di iniziare la campagna elettorale per le importanti elezioni regionali in Lombardia e Lazio di febbraio senza una Commissione di Vigilanza regolarmente in attività (che poi se ne apprezzi l’attività o meno questo è evidentemente un altro discorso), il che però sembra un po’ troppo e quindi dallo stallo si dovrà pur uscire in qualche modo.

A cosa è dovuto questo pessimo spettacolo parlamentare? Da mesi si parla dell’intenzione di Renzi e Calenda di riuscire ad aggiudicarsi per il Terzo Polo almeno questa nomina alla Vigilanza (e si è fatto a più riprese il nome di Maria Elena Boschi), mentre il PD, per quel tanto di volontà che riesce ad esprimere in queste settimane, sembrerebbe piuttosto intenzionato all’accordo con Conte. A lungo il ‘papabile’ nell’ambito dei Cinquestelle è sembrato essere Riccardo Ricciardi ma le ultime voci riportate da Affaritaliani.it indicano invece come possibile il clamoroso ritorno in un ruolo di primo piano dell’ex ministro Stefano Patuanelli.

Sarà lui il nome ‘buono’? Lo vedremo (forse) a breve, mentre rimane da dire che, a parte le opinioni sulla natura stessa della Commissione di Vigilanza e sui poteri effettivi del suo Presidente, la visibilità garantita dal ruolo a livello mediatico è sicura. Anche senza esserne presidente, c’è chi in questi anni da una posizione interna alla Commissione si è fatto notare moltissimo e siccome parliamo comunque di Rai, di Radio e soprattutto di Tv, qualche ‘caso’ clamoroso di cui trattare e su cui intervenire è pressoché garantito entro breve tempo.

Proprio per questo un ulteriore stallo sembra in teoria improbabile, ma si sa che nella politica italiana nulla è mai scontato.

Nel frattempo conviene riportare un utile riepilogo delle nomine nelle Commissioni permanenti di Camera e Senato che si occupano di media (nomine che risalgono nientemeno che alla prima decade di novembre), uscito su ‘TeleRadioFax’ di Aeranti-Corallo:

“Con l’elezione di presidenti, vicepresidenti e segretari, avvenute rispettivamente il 9 novembre (alla Camera) e il 10 novembre (al Senato), sono state costituite le Commissioni permanenti dei due rami del Parlamento. Di interesse per il settore radiotelevisivo vi sono due commissioni alla Camera e tre al Senato. In particolare, alla VII Commissione della Camera (Cultura, scienza e istruzione) è stato eletto presidente l’on. Federico Mollicone (FDI), mentre alla IX Commissione della Camera (Trasporti, poste e telecomunicazioni) è stato eletto presidente l’on. Salvatore Deidda (FDI). Al Senato, come detto, sono tre le Commissioni di interesse del settore. In particolare, alla Commissione I – Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell’Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione (che, a seguito delle modifiche regolamentari, assume anche le competenze su ‘editoria e digitalizzazione’) è stato eletto presidente il sen. Alberto Balboni (FDI). Alla Commissione VII – Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, il nuovo presidente è il sen. Roberto Marti (Lega). Infine, alla Commissione VIII – Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, è stato eletto presidente il sen. Claudio Fazzone (Forza Italia)”.

Mauro Roffi

Pubblicata la graduatoria definitiva per i contributi 2022 delle Radio comunitarie

Procede con una certa solerzia (diversamente dal passato, va detto) la pubblicazione delle graduatorie delle emittenti radiotelevisive italiane per ciò che riguarda l’assegnazione dei contributi da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Siamo infatti abbastanza avanti per ciò che riguarda l’annualità 2022 delle Radio e Tv locali commerciali, di cui è da poco uscita la graduatoria provvisoria. Come ricorda ‘TeleRadioFax’ di Aeranti-Corallo, “le emittenti radiofoniche locali a carattere commerciale ammesse ai contributi 2022 sono 152 (su 176 domande presentate). L’attuale stanziamento complessivo per le Radio locali commerciali ammonta ad Euro 14.069.965,66”.

Per ciò che concerne le emittenti comunitarie, siamo invece già alle graduatorie definitive, sempre relativamente al 2022.

In specifico, per le Tv locali comunitarie, sono state ammesse ai contributi 2022 304 emittenti, di cui 65 accedono sia alla quota fissa sia alla quota variabile del riparto. E, venendo a ciò che ci interessa più da vicino, le Radio locali comunitarie ammesse ai contributi 2022 sono invece 335, di cui 87 accedono sia alla quota fissa sia alla quota variabile. L’importo della quota fissa è di 6.999,98 euro per ognuna delle 335 Radio locali citate, mentre l’importo della quota variabile va da Euro 160.860,97 a Euro 117,16.

E vediamo allora quali sono le prime 20 Radio in questa graduatoria per i contributi 2022 delle emittenti radiofoniche locali italiane a carattere comunitario.

Al primo posto c’è (con una certa nettezza) Umbria Radio Inblu, al secondo la calabrese Radio Pollino, seguita dalla nota Radio Beckwith Evangelica del Piemonte. Quarto posto per la riminese Radio Icaro Inblu e quinta piazza per Radio Kalaritana della Sardegna.

Sesta è l’alto-atesina Erf Medien, seguita dalla nota Rete Toscana Classica. Ottava posizione per Radio Azzurra della Campania, nona è Radio Onde Furlane, decima la fiorentina NovaRadio.

E passiamo alle posizioni successive. All’11° posto ecco Idea Radio InBlu della Puglia, al dodicesimo la molisana Radio Hollywood. Piazza n. 13 per la siciliana Radio Spazio Noi Inblu, dell’omonima associazione, quattordicesima Punto Radio Cascina della Toscana e quindicesima Radio DOC della Sicilia.

Le ultime citazioni sono intanto per Radio Duomo Inblu delle Marche (sedicesima), l’universitaria Radio Frequenza di Teramo e la veronese Radio Pace e, per chiudere, per la veneta Radio Oreb (diciannovesima) e, in Lombardia, per Radio Missione Francescana (ventesima).

Mauro Roffi

Nel 2023 l’Emilia-Romagna ospiterà ‘le Olimpiadi della Radio’

L’anno prossimo l’Italia – e in specifico l’Emilia-Romagna – ospiterà nientemeno che ‘le Olimpiadi della Radio’. Non parliamo di un concorso di radiofonia nel senso che normalmente si attribuisce a questo termine, non facciamo riferimento a emittenti e professionisti del microfono rivolto al pubblico ma di radioamatori, persone che a livello internazionale amano il senso originario di questo mezzo di comunicazione e, visto che parliamo della regione che ha dato i natali a Gugliemo Marconi, ne onorano anche lo spirito più autentico.

Partiamo dal principio. Già il 16 luglio 2018, all’atto di chiusura del WRTC (‘le Olimpiadi’ di cui parliamo) di quell’anno in Germania, era stato annunciato che l’Italia sarebbe stata il Paese ospitante dell’edizione successiva e che la location sarebbe stata Bologna, ‘capitale del radiantismo internazionale’ con la sede della Fondazione Marconi a Villa Griffone di Pontecchio.

Il World Radiosport Team Championship (WRTC, appunto) è un concorso mondiale di radioamatori che, secondo le regole stabilite, operano tutti dallo stesso luogo e con le stesse attrezzature; come le Olimpiadi, la manifestazione si tiene ogni quattro anni.

Il WRTC 2022 avrebbe dunque dovuto ospitare a Bologna oltre 60 team provenienti da tutti i continenti che si sarebbero nel frattempo qualificati per partecipare a queste ‘Olimpiadi’. Sarebbero state organizzate almeno 60 postazioni radio, stile field-day (antenne, tende, generatori ecc.), con le quali i migliori radioamatori del mondo dovevano gareggiare per determinare il miglior team mondiale, in una competizione ad armi pari (stesso terreno, stesse antenne e potenza).

Non è però stato possibile rispettare questa data (si pensi alla pandemia), per cui l’appuntamento è fissato adesso ai mesi più caldi del 2023 e non dovrebbero esserci rinvii, stavolta.

Il WRTC2022 (il nome resta, naturalmente, anche nell’anno successivo) si svolgerà per la precisione dal 4 al 10 luglio 2023, il quartier generale sarà appunto in provincia di Bologna e i siti, dove andranno montate le antenne, saranno invece sparsi nelle province di Bologna, Ravenna, Ferrara e Modena.

Indicativamente le 67 antenne previste potranno essere montate a partire dal mese di maggio del 2023.

Per capire meglio di cosa parliamo – e comprendere anche le dimensioni di questa particolare Olimpiade e quale sarà anche ‘l’indotto’ possibile – vediamo cosa scrive del WRTC Wikipedia:

“Il World Radiosport Team Championship è una competizione radioamatoriale a livello mondiale. La partecipazione è solo tramite invito e l’ingresso a ogni WRTC quadriennale richiede la qualificazione in posizioni elevate nei principali concorsi radioamatoriali mondiali. Il principio principale del WRTC è quello di fornire condizioni di parità per i concorrenti qualificati di tutto il mondo per competere l’uno contro l’altro utilizzando stazioni radioamatoriali situate in aree con lo stesso terreno di propagazione e dotate di antenne identiche, operando sotto gli occhi attenti di arbitri qualificati. Ogni evento WRTC è organizzato da un gruppo di radioamatori volontari nella località in cui si svolge la competizione con l’aiuto di un comitato permanente di concorrenti riconosciuti a livello internazionale. Il WRTC è la cosa più vicina a un campionato del mondo nello sport. Nel 2018 sono state coinvolte oltre 1000 persone con un costo di oltre mezzo milione di euro”.

Non resta allora che aspettare, sperando che non insorgano altri problemi nel frattempo, e augurarsi che anche in queste Olimpiadi della Radio, come sempre, ‘vinca il migliore’.

Mauro Roffi

Arriva la versione ‘junior’ dell’Eurovision Song Contest

Sono passati alcuni mesi dalla riuscitissima edizione 2022, tenutasi a Torino, dell’Eurovision Song Contest, che è stata vinta dall’Ucraina (a poche settimane dall’inizio dell’invasione russa e della guerra) per volontà del Televoto e non delle giurie.

Ricordiamo che nonostante questa vittoria, diversa dal solito per la situazione di nazione aggredita in cui si è venuta a trovare l’Ucraina, è stato deciso che l’edizione 2023 non potrà ovviamente avere luogo in Ucraina ma si terrà invece nel Regno Unito (nel Paese secondo classificato a Torino) e per la precisione in un luogo musicalmente ‘simbolico’ come Liverpool.

Ma c’è un ‘fratellino minore’ (in tutti i sensi) dell’Eurovision Song Contest che reclama finalmente un po’ d’attenzione e quest’anno la Rai gliela darà con la diretta su Rai1 anche di questo evento. Si tratta proprio dello Junior Eurovision Song Contest, riservato ai cantanti più giovani, che ha un suo svolgimento autonomo rispetto a quello ‘adulto’ e si terrà domenica prossima, 11 dicembre, in Armenia.

Sarà la giovanissima Chanel Dilecta a rappresentare quest’anno la Rai e l’Italia alla manifestazione, in programma domenica all’Arena Demircian di Erevan, appunto in Armenia, Paese vincitore dell’edizione del 2021 con la cantante Maléna. Sarà possibile seguire il tutto in diretta, a partire dalle 15.50, su Rai1 e RaiPlay.

Chanel Dilecta interpreterà il brano ‘Bla Bla Bla’ (musica di Marco Iardella e testo di Carmine Spera, Fabrizio Palaferri, Angela Senatore, edito da Rai Com Edizioni Musicali), che nel titolo sembra alludere anche a un famoso discorso di Greta Thunberg, a proposito di quanto si dice (ma si fa, magari, per modo di dire) in tema di cambiamenti climatici (e non solo). Il videoclip della canzone, prodotto da Rai Kids con il supporto del Centro di Produzione Televisiva di Torino, è anche pubblicato online in queste ore.

Con ‘Spin The Magic’, lo slogan di questa ventesima edizione, lo Junior Eurovision Song Contest 2022 vedrà quest’anno la partecipazione, oltre all’Italia, di Albania, Armenia, Francia, Georgia, Irlanda, Kazakistan, Malta, Macedonia del Nord, Polonia, Portogallo, Serbia, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito e Ucraina.

Rai Kids si è occupata altresì non solo della scelta della giovane interprete Chanel Dilecta Apolloni ma anche del brano, della registrazione della canzone e realizzazione del videoclip (come detto), dell’ideazione e supervisione della stage performance, della selezione dei giurati e delle votazioni, fino alla messa in onda in diretta via satellite con il commento dei conduttori italiani. Ci saranno Francesca Fialdini e Mario Acampa, con la partecipazione nientemeno che di Rosanna Vaudetti e Gigliola Cinquetti.

L’iniziativa è realizzata con la collaborazione e la supervisione della Direzione Relazioni Internazionali e Affari Europei della Rai, a cui è affidato il coordinamento delle attività legate all’evento in loco, con particolare riferimento ai rapporti con la produzione dell’Host Broadcaster Armtv e con l’European Broadcasting Union (Ebu).

Mauro Roffi