Più della metà dei britannici ascolta la radio in digitale

Saranno pubblicati il 24 ottobre i nuovi dati dell’indagine RAJAR, relativi all’ascolto della radio nel Regno Unito nel terzo trimestre 2019.

Il sito www.rajar.co.uk riporta al momento, dunque, i risultati relativi al secondo trimestre, non solo per quanto riguarda le emittenti più seguite, ma anche con dettagli sui device utilizzati.

Come riportato dalle slide disponibili all’indirizzo https://www.rajar.co.uk/docs/news/RAJAR_DataRelease_InfographicQ22019.pdf, risulta che quasi 49 milioni di adulti britannici (base popolazione 15+) ascoltano la radio ogni settimana, per una percentuale pari all’89% ed un totale di quasi 21 ore.

Il 56% segue il mezzo attraverso piattaforme digitali.

Di questi, il 69% si sintonizza tramite DAB+, il 22% in streaming, mentre il 9% col digitale terrestre tv.

Il 26% dichiara di possedere uno smart speaker ed il 94% di questi lo utilizza (anche) per ascoltare la radio.

Complessivamente, dunque, un bilancio che vede una netta differenza con l’Italia, dove la fruizione analogica (al momento) ancora resiste, soprattutto grazie all’ascolto in auto.

Va evidenziato, tuttavia, che l’offerta digitale in UK è decisamente più ampia e variegata rispetto a quanto disponibile in analogico, con realtà native digitali che ormai raggiungono share non molto distanti da reti “tradizionali” e più consolidate.

Sempre più “digitale” e informazione, nel futuro di InBlu Radio

“Da privati, facciamo servizio pubblico”.

E’ questa la mission di InBlu Radio e della collegata Tv2000, le emittenti della CEI che nella sede milanese di “Avvenire” hanno presentato i nuovi palinsesti, alla presenza del direttore Vincenzo Morgante e di altri vertici del gruppo.

Tanti i temi affrontati nell’incontro pubblico, dove ci si è soffermati anche sulla distribuzione del segnale.

Il circuito radio, infatti, è nato e si è radicato tramite affiliate in tutta Italia che ripetono parte del palinsesto.

L’obiettivo di InBlu è quello di espandersi in digitale, attraverso il DAB+ e l’IP (l’emittente fa parte anche delle radio inserite nell’app di FM-world).

L’informazione è al centro del palinsesto: 11 edizione quotidiane del Giornale orario (all’inizio di ogni ora dalle 7 alle 19).

Tra i programmi di punta, il “Buongiorno InBlu”, con tre ore di approfondimento sui principali temi di attualità.

A seguire, “Piazza InBlu” con le interviste ai protagonisti della politica, dell’economia e della cronaca. Interviste che tornano in primo piano anche nel tradizionale appuntamento del “Pomeriggio InBlu”.

Alle 18.12 di ogni tardo pomeriggio, il programma “Buona la prima” anticipa le prime pagine dei giornali del giorno seguente.

Infine, sul versante dell’informazione religiosa, “Ecclesia” racconta ogni giorno in diretta i principali eventi della Chiesa con protagonista Papa Francesco.

BBC: che cosa differenza i podcast dalla radio

“Un podcast non è un programma radiofonico, anche se un programma radiofonico viene ascoltato come un podcast”.

Comincia così la prima delle undici regole che la BBC ha stilato per spiegare che cosa sono i podcast e, di fatto, che cosa li caratterizza e li distingue dalla radio.

Sul tema è intervenuto in queste ore anche Il Sole 24 Ore, il quale in un dettagliato articolo ha raccontato che la vita di oggi è fatta di tanti piccoli spazi.

Brevi momenti che possono essere riempiti di racconti orali che spaziano su qualsiasi tematica e dove il podcast può inserirsi perfettamente.

Un mercato in crescita che coinvolge soprattutto il pubblico giovane-adulto (20-45 anni) e che l’anno scorso ha raccolto un totale di 2,7 milioni di ascoltatori, con forti margini di crescita, dato che un italiano su due ne ignora ancora l’esistenza.

Ma quali sono le undici regole relative ai podcast, stilate dalla BBC? Le riportiamo qui sotto.

1. Un podcast non è un programma radiofonico, anche se un programma radiofonico viene ascoltato come un podcast;
2. Le nuove generazioni, che non avranno mai una radio, considerano i podcast le loro radio, ma rileggete la regola 1;
3. La storia e l’argomento determinano la lunghezza di un podcast;
4. I podcast sono pensati per una generazione digitale: siate rispettosi e delicati nelle loro orecchie e nelle loro teste;
5. Siate informali e intimi, ma la libertà di usare un linguaggio ruvido non è un obbligo;
6. I podcast hanno lo stesso potere di un’arte visiva: sono come il cinema per le orecchie;
7. La forza dei podcast sta nei dettagli. I podcast raccontano storie emotive e complesse, che siano reali o inventate;
8. In un ciclo continuo di notizie, i podcast, attraverso il focus e il contesto, fanno chiarezza;
9. I podcast creano comunità molto forti;
10. Non importa la loro provenienza, i podcast hanno comunque un accesso globale;
11. Comunque i podcast sono versatili. Tutte le regole sono modificabili, tranne la prima.

Addio all’FM in Svizzera tra il 2021 ed il 2024. E in Italia?

Quando terminerà l’esperienza dell’FM in Svizzera?

Se la domanda sembra essere ancora remota per essere affrontata da parte dell’editoria italiana, gli elvetici ne stanno discutendo da tempo.

L’iniziale previsione di uno switch-off analogico entro il 2021 sembra tuttavia possa essere smentita.

A riportarlo è il “Corriere del Ticino” che in un articolo di Giorgia von Niederhäusern parla di tempi supplementari della modulazione di frequenza.

La data ipotizzata potrebbe essere quella del 2024, uno slittamento che farebbe piacere soprattutto al Canton Ticino.

Di certo, la Svizzera sta investendo molto sul digitale, tra la diffusione del DAB+ ed il recente lancio del 5G che potrebbe fornire un ulteriore incentivo all’ascolto del mezzo via IP.

In Italia, intanto, è ancora difficile ipotizzare una data di switch-off analogica, sebbene anche nel nostro Paese la fruizione del digitale stia gradualmente incrementando e diversificando le modalità di ascolto.

Radio Rai lancia il primo GR con le notizie scelte dall’utente

Un notiziario dai contenuti personalizzati, per poter seguire solo (o prevalentemente) le notizie a cui siamo maggiormente interessati.

Il progetto si chiama You Radio, è stato recentemente presentato al Prix Italia, anche se l’annuncio “gira” già da qualche settimana.

Il concetto è molto semplice: attraverso l’app RaiPlayRadio, che fornisce una moltitudine di contenuti (oltre all’ascolto in streaming delle varie emittenti Rai), sarà prossimamente possibile ascoltare un Giornale Radio, le cui notizie vengono ordinate sulla base delle nostre preferenze.

Un sistema che non diverge da quello che già accade sul web, dove è possibile ricevere informazioni indicizzate sulla base delle nostre esigenze.

Il progetto di Radio1, che conferma la propria mission di emittente informativa, porta ad essere la Rai la prima realtà a lanciare una iniziativa di questo tipo.

In parallelo, aumenta l’offerta di Radio1 Sport, la nuova rete tematica disponibile solo sulle piattaforme digitali Rai, con una programmazione che dalle 10 del mattino si estenderà fino alla mezzanotte.

Infine, anche Radio2 Indie – altre neo-emittente Rai non analogica nata lo scorso giugno – proseguirà nella propria mission finalizzata ad intercettare le nuove tendenze musicali del panorama rock e alternative.

Quanto “pesa” l’FM sugli ascolti? Il caso di RMC Sport analizzato da Italia Oggi

Che peso ha ancora oggi la modulazione di frequenza sugli ascolti radiofonici?

In un settore dove il digitale dilaga su più fronti (dallo streaming alle app, dal DAB+ al digitale terrestre televisivo), il settore radio sembra faticare ancora a staccarsi dall’analogico.

Non siamo noi di FM-world a dirlo (interessati casomai a sostenere sempre più il digitale e tutto ciò che ruota attorno alla nostra app), ma una prestigiosa testata quale Italia Oggi.

Tutto nasce da un articolo di sabato 28 luglio, a firma dell’affermato giornalista Claudio Plazzotta, in cui analizza gli ascolti dei recenti dati RadioTER relativamente a RMC Sport Network.

L’ultima nata in casa Hazan, assieme a TMW Radio da cui è arrivato il progetto, ha raccolto 58.000 ascoltatori nel giorno medio ieri. Un dato, fa notare Plazzotta, che poco si discosta dai 47.000 che ascoltavano RMC2, sulle cui ex-frequenze è nata la nuova realtà.

Pur essendo un’emittente che fornisce contenuti di qualità, con un brand mediatico e con uno staff attivo anche sui social, ottiene un risultato che la pone molto distante dal milione (esattamente 1.026.000) che segue quotidianamente Radio Sportiva, la cui presenza in FM è molto più capillare sul territorio.

Plazzotta conclude dunque sostenendo che “per una radio, piccola, media o grande, locale o nazionale, non vale tanto, e comunque non vale solo il palinsesto editoriale, la qualità dei contenuti, la capacità dei conduttori. Vale invece molto, se non quasi tutto, la qualità e quantità delle frequenze che si usano per trasmettere il segnale”.

Premesso che nelle ultime settimane RMC Sport Network ha investito in nuovi impianti FM, che avranno un probabile peso nel secondo semestre, la valutazione può dare adito a spunti di riflessione, anche se più probabilmente, in una indagine che si basa sul ricordo (effettuata al telefono) come quella di RadioTER, non è tanto la signola frequenza il valore aggiunto, quanto il brand (su cui influiscono diverse variabili).

E Radio Sportiva, prima arrivata tra le (semi)nazionali in ambito di talk calcistico, è ormai un prodotto radicato e riconosciuto.

Esiste una risposta definitiva? Probabilmente no, ma per un sito, come il nostro, dove l’alta frequenza ha sempre avuto un peso rilevante, la riflessione di Plazzotta offre comunque uno spunto interessante sulla radiofonia di oggi e, ancor più, di domani.