Nokia rilancia il 6310 e sul cellulare torna l’FM

Nokia rilancia sul mercato, a circa una ventina d’anni dal suo esordio, il celebre “6310”, uno dei modelli di cellulare – insieme al “3310” – che hanno decretato la fortuna dell’azienda finlandese a inizio anni 2000.

Il design riprende un aspetto simile al modello originale, ma con alcune caratteristiche che lo rendono più contemporaneo: la possibilità di navigare sul web e di scattare foto, anche se privo di app.

Lo lega alle origini, inoltre, un dettaglio non trascurabile per chi ama la radio: il ricevitore FM, non più presente in alcuni smartphone di ultima generazione.

Infine, viene garantita una batteria che – riportiamo testuali parole – “può durare settimane tra una ricarica e l’altra”.

Basterà per rilanciare sul mercato un modello di cellulare indubbiamente economico e di piccole dimensioni? Ora, la parola al pubblico.

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C’è posto in radio per una direzione artistica “under 30”?

Negli anni ’70, l’ondata della “radio libere” è stata caratterizzata dai giovani dell’epoca.

Ispirati da quanto ascoltavano dall’estero via onde medie, diedero vita ad un modo diverso di comunicare, “svecchiando” la radiofonia pubblica, a quei tempi più istituzionale e ingessata.

Oggi molti di quei giovani sono editori, direttori artistici e figure ancora di riferimento della radiofonia contemporanea.

E i giovani che trasmettono attualmente in radio sono comunque sotto la guida di professionisti di età adulta.

Oggi ci sarebbe spazio per una direzione artistica “under 30” nella radiofonia italiana? Sarebbe possibile “rischiare” e “sperimentare” qualcosa di diverso e innovativo, senza la supervisione di chi la radio la fa da 30 o 40 anni?

Ne parliamo nel podcast di questa settimana.

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Il 26 ottobre 1944 nasceva la RAI (Radio Audizioni Italiane)

Il 26 ottobre 1944 nasceva la RAI.

Non ancora la Radiotelevisione Italiana che conosciamo oggi, ma le Radio Audizioni Italiane.

La sua storia si intreccia con gli ultimi tempi della Seconda Guerra Mondiale.

La radio nel nostro Paese aveva avuto origine vent’anni prima, nel 1924 col nome di URI (Unione Radiofonica Italiana), diventata nel 1927 EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche).

Nel 1943 – con il graduale arrivo degli Alleati che partì dal Sud-Italia – anche la radiofonia italiana si spaccò letteralmente in due, con le stazioni radio di Palermo, Napoli e Bari gestite dal Psychological Warfare Branch (organismo del governo militare anglo-americano incaricato di esercitare il controllo sui mezzi di comunicazione di massa italiani tra il ’43 ed il ’45) e quelle del Nord che divennero organo della Repubblica Sociale Italiana.

Il 26 ottobre 1944, tramite decreto legislativo luogotenenziale, l’EIAR fu riaperta nell’Italia liberata con la nuova ragione sociale Radio Audizioni Italiane (RAI), che aveva come socio di maggioranza la SIP, all’epoca acronimo di Società Idroelettrica Piemontese, prima che si trasformasse (negli anni ’60) in Società Italiana per l’Esercizio Telefonico.

Fu solo nel dicembre 1945, però, che il sistema radiofonico italiano – come riportano varie fonti – fu riunificato sotto la RAI e nel 1946 i trasmettitori superstiti furono organizzati in due reti: le stazioni dell’Italia centromeridionale vennero costituite nella “rete rossa”; mentre le stazioni dell’Italia settentrionale diventarono la “rete azzurra”.

La rete azzurra aveva sede a Torino con uffici decentrati a Milano e comprendeva le stazioni di Torino I, Milano I, Genova I, Bologna, Venezia, Verona, Padova, Bolzano, nonché quelle di Roma II, Napoli II e Bari II; mentre la rete rossa aveva sede a Roma con uffici a Firenze e comprendeva le stazioni di Roma I, Napoli I, Bari I, Firenze, Palermo, Catania, San Remo, nonché Torino II, Milano II e Genova II.

Nel 1950, venne creato il Terzo Programma radiofonico, il primo tra quelli attivi ad essere trasmesso in modulazione di frequenza. Alla fine del 1951, il palinsesto radiofonico fu ristrutturato intorno a tre programmi nazionali: il Programma Nazionale generalista, il Secondo Programma di intrattenimento leggero e il neonato Terzo Programma culturale. Grosso modo, il Programma Nazionale proseguiva la rete rossa, mentre il Secondo Programma era la continuazione della rete azzurra.

Dopo varie sperimentazioni, il 3 gennaio 1954 la RAI diede il via ai primi programmi televisivi, affiancando il servizio video a quello radiofonico.

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La Regione Piemonte cerca Radio interessate ai suoi spot istituzionali

Interessante iniziativa della Regione Piemonte, che si rivolge in specifico anche alle emittenti radiofoniche locali per la diffusione dei suoi spot istituzionali. Il tutto con motivazioni di rilievo, visto che viene “considerata la possibilità di utilizzare il sistema radiofonico regionale come canale privilegiato per la diffusione della comunicazione istituzionale, poiché il mezzo radiofonico rappresenta un ottimo strumento di comunicazione per informare su scala territoriale i cittadini sulle iniziative e i servizi promossi dalla Regione e raggiungere diverse tipologie di target”.

La Giunta Regionale intende dunque acquisire manifestazioni di interesse per procedere all’affidamento di servizi per la programmazione e diffusione di spot radiofonici sulle emittenti radiofoniche aventi sede legale ed operanti in Piemonte per il periodo 2021-2022.

Le emittenti radiofoniche locali, alla data di presentazione della manifestazione di interesse, devono fra l’altro essere iscritte da almeno due anni presso il Tribunale del luogo in cui hanno sede legale e al Registro degli Operatori della Comunicazione (ROC) tenuto presso il Corecom piemontese. Inoltre devono: aver trasmesso nell’anno precedente, quotidianamente e nelle fasce orarie di massimo ascolto, programmi informativi autoprodotti su avvenimenti di cronaca, politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o culturali di rilevanza locale per il Piemonte; applicare ai propri dipendenti uno dei contratti collettivi nazionali di lavoro del settore; avere un organico redazionale che comprenda almeno un pubblicista o un professionista.

Gli operatori economici interessati e in possesso dei requisiti dovranno far pervenire la manifestazione di interesse, a pena di esclusione, entro e non oltre le ore 12 del 4 novembre prossimo all’ indirizzo PEC: [email protected].

L’importo massimo complessivo per l’acquisizione di servizi oggetto della manifestazione di interesse è stimato in 135.000 euro.

Ai fini della determinazione del corrispettivo per l’acquisizione del servizio, le emittenti radiofoniche in possesso dei requisiti verranno suddivise sulla base della copertura provinciale e del costo dello spot da 30 secondi praticato dalle singole emittenti.

Il contratto fra la Regione e le emittenti avrà una durata di dodici mesi dalla data di stipulazione.

Mauro Roffi
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Radio e servizi parlamentari: tutto come prima?

La procedura legata alla gara – va detto subito – è ancora in corso e anticiparne l’esito non è né opportuno né possibile. Tuttavia i documenti finora pubblicati sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico/Comunicazioni delle indicazioni le danno, indubbiamente.

Parliamo della gara europea a procedura aperta, in unico lotto, per l’affidamento in concessione del servizio di trasmissione radiofonica nazionale in modulazione di frequenza delle sedute parlamentari, di qui alla fine del 2022, per la quale “è stato stimato un importo a base di gara di euro 8.196.720, al netto di IVA”. La questione è stata assai discussa in passato, come abbiamo già ricordato in un predente articolo, e in campo c’è stata, più o meno sempre, Radio Radicale, a lungo sulla base della famosa Convenzione.

La procedura di gara prevede l’aggiudicazione secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo. Dopo la pubblicazione estiva del bando di gara, con termine di scadenza per la presentazione delle offerte il 13 settembre scorso, e dopo alcuni rinvii a carattere tecnico, l’11 ottobre c’è stata “la seduta pubblica al fine della valutazione della documentazione amministrativa per la gara”. Qui si è però preso atto che la domanda pervenuta entro il 13 settembre in realtà era solo una, quella del Centro di Produzione s.p.a., cioè appunto di Radio Radicale.

La domanda del Centro di Produzione è stata a quel punto ammessa alle successive fasi della gara, mentre il 18 ottobre c’è stata la riunione della commissione Giudicatrice, che ha proceduto a formulare la proposta di aggiudicazione a Centro Produzione Servizi, con successiva pressa d’atto e approvazione del MISE del 21 ottobre.

A questo punto la decisione finale non dovrebbe tardare molto.

Mauro Roffi
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67 anni fa, la radio diventava mobile con i primi ricevitori a transistor

Era il 18 ottobre 1954, quando la Texas Intruments presentava la prima radio a transistor.

Negli Stati Uniti la televisione era già realtà, mentre in Italia era ancora un bene per pochi, pochissimi. La radio rappresentava il medium di massa.

Fino a quel periodo, tuttavia, questo mezzo di comunicazione era stato caratterizzato da una fisicità imponente; era voluminoso, pesante.

Nelle case, la sua posizione era statica ed erano le persone che si avvicinavano al mezzo.

La radio a transistor invece cambiava questo rapporto. Grazie al dispositivo elettronico realizzato nei laboratori della Bell Electronics, per la prima volta le dimensioni si riducevano ed era l’oggetto a seguire l’uomo, non più viceversa.

Da lì, nacquero quelle che sarebbero diventate le radioline “gracchianti”, utilizzate la domenica pomeriggio per ascoltare le partite di calcio mentre si era in giro o semplicemente per avere un po’ di compagnia sul posto di lavoro o in un luogo all’aperto.

Una rivoluzione che apriva la strada alla portabilità della radio, il medium che più di ogni altro mezzo di comunicazione si è adattato ad ogni device e ad ogni modalità di fruizione.

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