Oltre 1200 visite al palazzo della radio della Rai

Grande successo per la sede di Via Asiago 10 di Rai Radio, tra le mete delle Giornate Fai d’Autunno.

I dettagli nel seguente comunicato.

Grande affluenza sabato in occasione dell’apertura del palazzo di Rai Radio al pubblico per le Giornate del Fai d’autunno (Fondo ambiente italiano).

Ben 611 le persone che hanno varcato il portone di via Asiago 10 nella prima giornata, raggiungendo il massimo consentito per le visite guidate.

Prenotazioni esaurite anche per domenica, per una previsione di oltre 1200 persone nelle due giornate.

Un successo che sta andando ben oltre le più rosee aspettative.

“Ci immaginavamo una grande affluenza – ha commentato Roberto Sergio, direttore di Rai Radioma non un sold out su entrambe le giornate. Segno che le persone hanno voglia di entrare in contatto con Rai Radio, di toccare con mano la storia, il presente e il futuro di una sede che ha un fascino inimitabile. Ne siamo felici e auspichiamo altre aperture in futuro per dare la possibilità a tutti di visitare la nostra meravigliosa sede”.

Venti sono i narratori Fai che sabato e domenica stanno illustrando ai visitatori il Palazzo della radio, con gruppi di 20 persone ogni 20 minuti.

I percorsi guidati sono anche un viaggio nella storia del nostro Paese: quasi un secolo di suoni e voci, tra i beniamini del passato e i talent della radio di oggi.

Per finire con gli studi della visual radio e le grandissime sale A e B, oggi interamente digitalizzare, in grado di ospitare show radiofonici e televisivi.

(Comunicato stampa)

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Una panoramica sulla dimensione economica del mondo della Radio e dell’Audio

Abbiamo già parlato in altri articoli del volume ‘Ecosistema Audio Suono. Dalla Radio all’Audio di servizio pubblico’, recentemente presentato dall’Ufficio Studi Rai e realizzato con la collaborazione dell’Ufficio Studi di Confindustria Radio Tv. Ora torniamo sul tema, perché la sintesi del volume in questione, presente proprio sul sito di CRTV, rappresenta una fonte di dati e informazioni di grandissimo interesse.

Intanto va detto che il nuovo ecosistema Audio Suono, analizzato nell’opera, racchiude in sé i prodotti e i servizi correlati al mondo Audio-Sonoro: dall’utilizzo della ‘voce’ al consumo di contenuti audio (musica e parlato), attraverso qualsiasi dispositivo e qualsiasi tecnologia. Un fil rouge che parte dalla Radiofonia e, passando attraverso lo streaming musicale, i podcast e gli audiolibri, arriva sino ai sistemi di comando vocale.

Considerando l’ecosistema in questione come composto dai segmenti Radio, Musica e Podcast + Audiolibri, esso totalizza nel 2021 in Italia un valore complessivo pari a 950 milioni di euro circa, anche se non tutti i segmenti sono quantificabili economicamente e molti appartengono a mercati tradizionalmente distinti, con logiche editoriali differenti e audience tra loro ancora non confrontabili.

La radiofonia

La radiofonia, per iniziare, nonostante il drammatico impatto economico subito durante l’emergenza pandemica e la lenta contrazione degli ascoltatori più giovani verso altre tipologie di servizi audio, riesce a mantenere la quota più ampia all’interno del nuovo ecosistema, pari a circa il 65% (oltre 600 milioni di euro circa nel 2021). La musica digitale, i podcast e gli audiolibri coprono invece all’incirca il 30% del mercato (circa 300 milioni di euro nel 2021). La restante quota (5% pari a 40 milioni) fa capo alla musica registrata su supporto fisico (Cd + vinili).

Il mercato Digital Audio sta vivendo un’importante fase di crescita (in termini produttivi e di consumo) e di consapevolezza da parte di tutti gli operatori media ma non riesce ancora pienamente a tradursi in termini economici. L’unico comparto che genera ricavi di un certo rilievo è la musica streamed, principalmente tramite abbonamento.

I podcast e gli audiolibri

I podcast, nonostante il potenziale bacino di utenti, non hanno ancora modelli e strategie di monetizzazione efficaci (abbonamenti e pubblicità), mentre gli audiolibri, disponibili in poche piattaforme distributive, si basano esclusivamente sulla formula subscription a pagamento.

L’intero ambiente Audio-Sonoro a livello globale è iper-concentrato nelle mani di pochi soggetti con una elevata capacità di autofinanziamento, che permette loro di investire fortemente in ricerca e sviluppo. Operatori che sono leader, sia a monte che a valle, in tutti i mercati in cui operano, e che grazie alla dimensione globale attivano importanti economie di scopo e di scala.

“Siamo pertanto di fronte – continua la nota del sito di CRTV – a uno scenario economico in forte cambiamento verso un sistema sempre più digitale/online e concentrato, ben rappresentato dal concetto di ‘piattaformizzazione dell’economia mondiale’. Algoritmi e intelligenza artificiale guidano le nostre scelte in maniera sempre più invisibile (forte correlazione tra cliente e brand) e in questo i nuovi assistenti virtuali abbattono il gap tecnologico, riducendo lo sforzo cognitivo”.

I servizi di streaming

Negli ultimi 10 anni il mercato musicale italiano (e internazionale) si è popolato di numerosi servizi di streaming on-demand: Soundcloud (2008), Deezer (2011), Spotify (2013), Google Play Music (2013), timmusic (2014), Apple Music (2015), Tidal (2015), Idagio (2015), Qobuz (2017), Amazon Music Unlimited (2017), Amazon Prime Music (2018), YouTube Music (2018), Amazon Music HD (2020).

A differenza del mercato video, trainato da Netflix ed entrato negli ultimi anni (2019-2021) in una fase di accelerazione, quello della musica e, in generale, dell’audio, mostra ancora ampi margini di sviluppo e di crescita. Lo streaming on-demand ha rappresentato un vero e proprio cambio di paradigma, sia in termini di approccio culturale (lato consumatore) che di modello di business (lato industry), con il passaggio dal possesso di un singolo contenuto all’accesso a un catalogo di contenuti.

Parallelamente, in termini economici, a un modello di tipo pay-per-use si è imposto quello subscription con consumo illimitato. In generale, questo fenomeno ha interessato non solo il mercato musicale ma anche quello audiovisivo (Tv e cinema), dell’informazione (news) e del gaming.

Il modello di business maggiormente utilizzato è quello freemium, ovvero il consumatore può scegliere se utilizzare il servizio nella sua versione gratuita, generalmente limitata nelle funzionalità e finanziata dalla pubblicità, oppure pagare una quota fissa (abbonamento) per usufruire del servizio nella sua versione completa.

Le tendenze del mercato

Il 2020 viene indicato come l’anno del boom per l’ascolto di podcast in Italia con circa 8,5 milioni di individui (16-60anni) che hanno ascoltato almeno un podcast nell’ultimo mese (IPSOS), dato che sale a 9,3 milioni nel 2021. Indubbiamente le restrizioni agli spostamenti dovute allo scoppio dell’emergenza sanitaria hanno influito notevolmente sul consumo digitale e hanno dato una spinta importante alla diffusione di questi (nuovi) contenuti audio.

Per quanto riguarda la tipologia dei generi, i podcast spaziano dall’intrattenimento allo sport, dalle serie divulgative al ‘self-help’, dall’informazione pura all’inchiesta giornalistica. Tendenzialmente la durata media di un podcast non supera la mezz’ora, ma anche qui non c’è una regola.

I podcast sono prodotti da editori, testate giornalistiche, festival letterari, case editrici, oltre che da semplici appassionati e influencer. Negli ultimi anni sono nate diverse società di produzione, sia a livello globale, fondate da personaggi famosi (famiglia Obama, Harry e Meghan – duca e duchessa di Sussex), che in ambito nazionale (Chora Media, Dopcast, Sirene Records, Kidney Bingos). Accanto a queste, diversi editori della carta stampata, e alcuni radiofonici, hanno iniziato a produrre podcast originali, in altri casi sono state attivate partnership e collaborazioni, a cui si stanno aggiungendo nell’ultimo periodo le case editrici con podcast dedicati alla letteratura.

Dal 2019 il servizio svedese Spotify ha investito oltre 700 milioni di euro nell’acquisto di diverse società di podcasting, attive nell’ambito della produzione di contenuti e dello sviluppo audiotech.

Infine un ulteriore cenno all’audiolibro, che nella modalità di fruizione può essere accostato al podcast, ma dal punto di vista prettamente editoriale e produttivo è un prodotto molto differente. Il podcast nasce come contenuto audio, l’audiolibro è un derivato, un adattamento di un’altra fonte, in questo caso un libro cartaceo. Inoltre, in termini di formato gli audiolibri mancano della serialità, caratterista peculiare dei podcast.

In Italia l’audiolibro si consolida tra le abitudini dei lettori e se nel 2019 la spesa per abbonamenti era pari a 9 milioni di euro, nel 2020 è cresciuta a 17,5 e nel 2021 a 24 milioni. Infine, secondo NielsenIQ per conto di Audible, nel 2021 gli ascoltatori di audiolibri raggiungono un totale di 10 milioni di individui (+ 11% rispetto al 2020).

Mauro Roffi
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Le prospettive della Radio e del mondo dell’audio secondo Confindustria Radio Tv

Lo scorso martedì 4 ottobre, nell’ambito del Prix Italia 2022 (come abbiamo puntualmente riferito su FM-world), si è svolto a Bari l’importante convegno ‘Sustainable Sound – From Radio to Public Service Audio’, nel corso del quale un bel panel di esperti si è confrontato sulle prospettive della Radio (e appunto del mondo dell’audio complessivamente inteso) al tempo di piattaforme digitali, algoritmi, comandi digitali e podcast. Il tutto in occasione della presentazione del volume, coordinato dall’Ufficio Studi della Rai, “Ecosistema Audio-suono. Dalla Radio all’Audio di servizio pubblico”, nell’ambito del quale l’Ufficio Studi di Confindustria Radio Tv ha curato l’analisi del Sistema Audio-Suono visto dall’Italia. Su questo libro, di indubbio interesse, torneremo presto.

Secondo quanto evidenziato nel corso dell’evento pugliese, comunque, la Radio rimane la fonte sonora più ascoltata (con oltre il 50% del tempo di ascolto), ma i nuovi formati disponibili hanno influenzato le modalità di ascolto. Lo smartphone è così il dispositivo più utilizzato in Italia per ascoltare i podcast (79%) e gli audiolibri (81%), e, secondo i dati dell’Osservatorio Smart & Connected Car del Polimi, circa il 40% del parco auto circolante è composto da automobili connesse. In uno scenario totalmente variegato e in trasformazione, è pertanto necessaria, secondo la citata associazione CRTV, una riflessione sulle sfide del futuro.

Durante il suo intervento a Bari, il presidente di Confindustria Radio Tv Franco Siddi ha evidenziato come: “Il sistema audio nei prossimi dieci anni sarà sempre più ibridato tra audio lineare, in diretta dal vivo, e digitale con contenuti specifici o on demand. Per fronteggiare questa rivoluzione è necessaria una strategia soft di accompagnamento intelligente che non lasci indietro i pubblici tradizionali, composti perlopiù da anziani, pur guadagnandone di nuovi, anche se, con un audio sempre più frammentato tra i giovani. Lo studio indica che il modo migliore per affrontare la sfida che si sta giocando sul campo dell’ascolto è essere sostenibili, sia dal punto di vista ecologico che economico”.

Siddi ha poi illustrato le citate sfide più importanti che ci aspettano: “Tra questi il DAB è sicuramente un passaggio ineludibile che deve vedere impegnate l’Italia e l’Europa, perché l’infrastruttura DAB è necessaria per ammodernare il nostro Paese ed assicurare una qualità di trasmissione audio ovunque. Finché questo processo non riguarderà tutti gli attori del sistema, non sarà possibile dire di fare Servizio Pubblico”.

Ma c’è un altro ‘fronte’ importante da considerare. È l’evoluzione delle misurazioni, che nello scenario della Radio ibrida, “devono evolversi man mano che il campo si allarga”.

L’ultima sfida individuata durante l’intervento è quella dell’interdipendenza del lavoro e della connessione continua, che portano alla necessità di mettere a punto nuove figure professionali trasversali che lavorino tra loro.

Infine una notizia di un certo rilievo: “Confindustria Radio Tv può annunciare che il suo Ufficio Studi ha impostato una piattaforma di monitoraggio del sistema audio allargato (inclusi i servizi di streaming e i contenuti on-demand come podcast e audiolibri). Tale database permetterà di elaborare dati ed analisi ad uso interno per gli associati CRTV e, periodicamente, dati pubblici sull’evoluzione del mercato”.

Mauro Roffi
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Love FM: nuova versione per la “visual radio”

Ha preso il via la nuova versione “visual” di Love FM.

In simulcast con la diffusione radiofonica, vengono trasmessi i video dei brani in onda, con titoli, slide show e jingle animati.

Inoltre, sulla tv di Love FM – durante gli splittaggi areali – vengono trasmesse esibizioni live degli artisti più famosi.

Love FM “visual” è disponibile sulla app propria e sui principali aggregatori (tra cui quello di FM-world). Presto anche su lovefm.it.

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98 anni di radio in Italia: il primo annuncio, il 6 ottobre 1924

Il 6 Ottobre 1924 alle 21.00 esordiva la radio in Italia, che oggi compie quindi 98 anni.

La prima voce a trasmettere via etere – secondo le ricostruzioni più recenti – sembra essere stata quella di Ines Viviani Donarelli, anche se per molto tempo l’annuncio inaugurale venne attribuito a Maria Luisa Boncompagni, che ebbe successivamente una lunga carriera, tanto da essere ricordata come “zia Radio” e “l’usignolo della radio”.

A chiarire il dilemma della trasmissione inaugurale fu Barbara Scaramucci, già direttrice delle Teche RAI, che nel 1997 scoprì che dai documenti originali degli archivi RAI di Firenze risultava che la voce del primo annuncio dell’URI fosse – appunto – quella di Ines Viviani Donarelli.

Il palinsesto inaugurale prevedeva un concerto di musica operistica, un bollettino meteo e le notizie della borsa e venne così annunciato:

“Uri, Unione Radiofonica Italiana. 1-RO: stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto opera 7 primo e secondo tempo”.

Quel “che vi sta parlando” pare fosse stato tagliato da vecchie registrazioni – non se ne conosce il motivo – portando così l’attribuzione dell’annuncio a Maria Luisa Boncompagni.

Vera o presunta che sia questa ricostruzione, l’audio dell’annuncio è contenuto nel sito radiodrammi.it.

Passando a questioni puramente tecniche, la lunghezza d’onda era pari a 425 metri, il che significava che la frequenza trasmetteva circa a 705 KHz.

L’URI, Unione Radiofonica Italiana, prima società concessionaria della radiodiffusione in Italia, era stata fondata poche settimane prima, il 27 Agosto 1924.

Si trattava di un accordo tra due importanti gruppi del settore: Radiofono, controllata dalla compagnia Marconi, e SIRAC (Società Italiana Radio Audizioni Circolari). Presidente della Società era Enrico Marchesi, ex direttore amministrativo della FIAT di Torino.

La prima stazione trasmittente si trovava a Roma, a cui seguirono Milano nel 1925, Napoli nel 1926 e Torino nel 1929.

Nel gennaio 1928, l’URI diventava EIAR, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, per poi adottare la definitiva e ancora attuale denominazione RAI col finire della guerra.

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Drive time: che cosa si ascolta quando si va e si torna dal lavoro?

Il “drive time” è quel momento della giornata in cui la maggior parte della gente va e torna dal lavoro.

Durante il “drive time”, l’ascolto della radio raggiunge ovviamente i maggiori picchi dell’intera giornata.

Che tipo di contenuti scegliete durante questo tragitto? Programmi parlati o musicali? Intrattenimento o informazione?

Ne parliamo nel podcast di questa settimana.

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