Una panoramica sulla dimensione economica del mondo della Radio e dell’Audio

Una panoramica sulla dimensione economica del mondo della Radio e dell’Audio

14 Ottobre 2022

Abbiamo già parlato in altri articoli del volume ‘Ecosistema Audio Suono. Dalla Radio all’Audio di servizio pubblico’, recentemente presentato dall’Ufficio Studi Rai e realizzato con la collaborazione dell’Ufficio Studi di Confindustria Radio Tv. Ora torniamo sul tema, perché la sintesi del volume in questione, presente proprio sul sito di CRTV, rappresenta una fonte di dati e informazioni di grandissimo interesse.

Intanto va detto che il nuovo ecosistema Audio Suono, analizzato nell’opera, racchiude in sé i prodotti e i servizi correlati al mondo Audio-Sonoro: dall’utilizzo della ‘voce’ al consumo di contenuti audio (musica e parlato), attraverso qualsiasi dispositivo e qualsiasi tecnologia. Un fil rouge che parte dalla Radiofonia e, passando attraverso lo streaming musicale, i podcast e gli audiolibri, arriva sino ai sistemi di comando vocale.

Considerando l’ecosistema in questione come composto dai segmenti Radio, Musica e Podcast + Audiolibri, esso totalizza nel 2021 in Italia un valore complessivo pari a 950 milioni di euro circa, anche se non tutti i segmenti sono quantificabili economicamente e molti appartengono a mercati tradizionalmente distinti, con logiche editoriali differenti e audience tra loro ancora non confrontabili.

La radiofonia

La radiofonia, per iniziare, nonostante il drammatico impatto economico subito durante l’emergenza pandemica e la lenta contrazione degli ascoltatori più giovani verso altre tipologie di servizi audio, riesce a mantenere la quota più ampia all’interno del nuovo ecosistema, pari a circa il 65% (oltre 600 milioni di euro circa nel 2021). La musica digitale, i podcast e gli audiolibri coprono invece all’incirca il 30% del mercato (circa 300 milioni di euro nel 2021). La restante quota (5% pari a 40 milioni) fa capo alla musica registrata su supporto fisico (Cd + vinili).

Il mercato Digital Audio sta vivendo un’importante fase di crescita (in termini produttivi e di consumo) e di consapevolezza da parte di tutti gli operatori media ma non riesce ancora pienamente a tradursi in termini economici. L’unico comparto che genera ricavi di un certo rilievo è la musica streamed, principalmente tramite abbonamento.

I podcast e gli audiolibri

I podcast, nonostante il potenziale bacino di utenti, non hanno ancora modelli e strategie di monetizzazione efficaci (abbonamenti e pubblicità), mentre gli audiolibri, disponibili in poche piattaforme distributive, si basano esclusivamente sulla formula subscription a pagamento.

L’intero ambiente Audio-Sonoro a livello globale è iper-concentrato nelle mani di pochi soggetti con una elevata capacità di autofinanziamento, che permette loro di investire fortemente in ricerca e sviluppo. Operatori che sono leader, sia a monte che a valle, in tutti i mercati in cui operano, e che grazie alla dimensione globale attivano importanti economie di scopo e di scala.

“Siamo pertanto di fronte - continua la nota del sito di CRTV - a uno scenario economico in forte cambiamento verso un sistema sempre più digitale/online e concentrato, ben rappresentato dal concetto di ‘piattaformizzazione dell’economia mondiale’. Algoritmi e intelligenza artificiale guidano le nostre scelte in maniera sempre più invisibile (forte correlazione tra cliente e brand) e in questo i nuovi assistenti virtuali abbattono il gap tecnologico, riducendo lo sforzo cognitivo”.

I servizi di streaming

Negli ultimi 10 anni il mercato musicale italiano (e internazionale) si è popolato di numerosi servizi di streaming on-demand: Soundcloud (2008), Deezer (2011), Spotify (2013), Google Play Music (2013), timmusic (2014), Apple Music (2015), Tidal (2015), Idagio (2015), Qobuz (2017), Amazon Music Unlimited (2017), Amazon Prime Music (2018), YouTube Music (2018), Amazon Music HD (2020).

A differenza del mercato video, trainato da Netflix ed entrato negli ultimi anni (2019-2021) in una fase di accelerazione, quello della musica e, in generale, dell’audio, mostra ancora ampi margini di sviluppo e di crescita. Lo streaming on-demand ha rappresentato un vero e proprio cambio di paradigma, sia in termini di approccio culturale (lato consumatore) che di modello di business (lato industry), con il passaggio dal possesso di un singolo contenuto all’accesso a un catalogo di contenuti.

Parallelamente, in termini economici, a un modello di tipo pay-per-use si è imposto quello subscription con consumo illimitato. In generale, questo fenomeno ha interessato non solo il mercato musicale ma anche quello audiovisivo (Tv e cinema), dell’informazione (news) e del gaming.

Il modello di business maggiormente utilizzato è quello freemium, ovvero il consumatore può scegliere se utilizzare il servizio nella sua versione gratuita, generalmente limitata nelle funzionalità e finanziata dalla pubblicità, oppure pagare una quota fissa (abbonamento) per usufruire del servizio nella sua versione completa.

Le tendenze del mercato

Il 2020 viene indicato come l’anno del boom per l’ascolto di podcast in Italia con circa 8,5 milioni di individui (16-60anni) che hanno ascoltato almeno un podcast nell’ultimo mese (IPSOS), dato che sale a 9,3 milioni nel 2021. Indubbiamente le restrizioni agli spostamenti dovute allo scoppio dell’emergenza sanitaria hanno influito notevolmente sul consumo digitale e hanno dato una spinta importante alla diffusione di questi (nuovi) contenuti audio.

Per quanto riguarda la tipologia dei generi, i podcast spaziano dall’intrattenimento allo sport, dalle serie divulgative al ‘self-help’, dall’informazione pura all’inchiesta giornalistica. Tendenzialmente la durata media di un podcast non supera la mezz’ora, ma anche qui non c’è una regola.

I podcast sono prodotti da editori, testate giornalistiche, festival letterari, case editrici, oltre che da semplici appassionati e influencer. Negli ultimi anni sono nate diverse società di produzione, sia a livello globale, fondate da personaggi famosi (famiglia Obama, Harry e Meghan - duca e duchessa di Sussex), che in ambito nazionale (Chora Media, Dopcast, Sirene Records, Kidney Bingos). Accanto a queste, diversi editori della carta stampata, e alcuni radiofonici, hanno iniziato a produrre podcast originali, in altri casi sono state attivate partnership e collaborazioni, a cui si stanno aggiungendo nell’ultimo periodo le case editrici con podcast dedicati alla letteratura.

Dal 2019 il servizio svedese Spotify ha investito oltre 700 milioni di euro nell’acquisto di diverse società di podcasting, attive nell’ambito della produzione di contenuti e dello sviluppo audiotech.

Infine un ulteriore cenno all’audiolibro, che nella modalità di fruizione può essere accostato al podcast, ma dal punto di vista prettamente editoriale e produttivo è un prodotto molto differente. Il podcast nasce come contenuto audio, l’audiolibro è un derivato, un adattamento di un’altra fonte, in questo caso un libro cartaceo. Inoltre, in termini di formato gli audiolibri mancano della serialità, caratterista peculiare dei podcast.

In Italia l’audiolibro si consolida tra le abitudini dei lettori e se nel 2019 la spesa per abbonamenti era pari a 9 milioni di euro, nel 2020 è cresciuta a 17,5 e nel 2021 a 24 milioni. Infine, secondo NielsenIQ per conto di Audible, nel 2021 gli ascoltatori di audiolibri raggiungono un totale di 10 milioni di individui (+ 11% rispetto al 2020).

Mauro Roffi
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