L’informazione in radio dopo il terremoto

Il terremoto è un evento imprevisto che, oltre a provocare preoccupazione e paura nelle persone che ne sono coinvolte, diventa difficile da gestire a livello mediatico.

Questa mattina – mercoledì 9 novembre – una forte scossa ha colpito la costa est del centro-Italia, all’altezza di Pesaro e Fano, alle 7.07.

Il sisma è stato avvertito in molte zone del Paese, da Trieste a Roma, facendo letteralmente impazzire i social network e le chat, dove la gente si è subito riversata in cerca di informazioni.

Radio e televisioni hanno il compito di essere “in tempo reale”, cercando però di non alimentare fake news o segnalazioni non confermate.

E qui subentra il dilemma: come gestire un momento in cui c’è forte richiesta di informazione, quando non si hanno notizie certe?

Questa mattina, la notizia principale è (o forse sarebbe) quella relativa alle elezioni americane, che man mano sono state alternate a flash dalle zone del sisma.

Modificare una scaletta predefinita è sempre complesso e necessita di un grande lavoro di redazione.

C’è chi è riuscito a farlo anche oggi, mentre altre emittenti hanno preferito entrare sulla notizia poco per volta.

Noi giriamo la domanda a voi: come dev’essere gestita un’emergenza a livello mediatico? Che cosa vi aspettate da una fonte certificata di informazione?

Vi aspettiamo a [email protected] e sui canali social di FM-world e Talkmedia.

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Le licenze dei media dell’oligarca Akhmetov vanno allo Stato ucraino

C’è un risvolto mediatico di tutto rilievo nell’ambito della vicenda della guerra nata, ormai diversi mesi fa, dall’aggressione della Russia all’Ucraina. Si tratta delle sorti dell’impero dei media di un notissimo oligarca ucraino, Rinat Akhmetov, proprietario di molte Tv, di carta stampata, siti internet e altro ancora, che ora – come è stato spiegato nei giorni scorsi – restituirà allo Stato le licenze di trasmissione dei canali televisivi, aprendo a un inizio di riforma del settore, auspicato anche in sede europea (in vista della possibile adesione dell’Ucraina alla UE).

Può sembrare poco ‘democratica’, in realtà, una ‘statalizzazione’ dei media televisivi ma diciamo che in questo fondamentale campo (e in quello degli altri media, compresa la Radio) l’operato degli oligarchi (dalle caratteristiche simili a quelli che agivano indisturbati in Russia fino a qualche tempo fa) non era certo un esempio di ‘pluralismo’, di trasparenza e di vera ‘libertà d’informazione’. Per un presidente come Zelensky, che deve tanto al mondo televisivo e lo conosce dunque assai bene, attuare una riforma che apra anche i media a una ‘dimensione europea’ è pertanto un’altra sfida da vincere a tutti i costi.

I potenti oligarchi ucraini dei media in particolare, secondo notizie diffuse in rete, erano Viktor Pinchuk, Ihor Kolomoyskyi, Dmytro Firtash e appunto Rinat Akhmetov, cui facevano capo 4 gruppi principali della Tv e dei media: StarLight Media, 1+1 Media, Inter Media e Media Group Ukraine. Nel settore radiofonico i favori del pubblico andavano invece ad altri quattro gruppi: Tavr Radio Group, Ukraine Media Holding, Business Radio Group e TRK Lux.

La novità ora riguarda proprio Akhmetov (noto anche nel mondo del calcio), 55 anni, che, come nota Paolo Brera su ‘Repubblica’, “è il primo ad assecondare la legge varata a settembre per ‘deoligarchizzare’ l’Ucraina: per farlo ha deciso di rinunciare al suo impero nei media regalandone le chiavi allo Stato”.

La legge in questione assegna al Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa il potere di redigere, ai fini di una vendita entro breve dei loro media, un registro degli oligarchi: “Ci sarebbero finiti i nomi di tutti coloro che possedessero almeno tre di queste quattro categorie: essere un magnate dei media, partecipare alla vita politica, detenere un monopolio e avere un reddito un milione di volte più elevato del costo minimo della vita, cioè 77 milioni di euro. Su uno solo dei quattro criteri Akhmetov poteva provare a dirsi estraneo: la politica attiva. Ha sempre giocato dietro le quinte, attento a non farsi incastrare: e le sue Tv, i suoi giornali, non erano teneri affatto con Zelensky, che arrivò ad accusarlo di ordire un colpo di stato contro di lui sponsorizzato da Mosca”.

Ora il colpo di scena, annunciato dallo stesso Akhmetov: “Media Group Ukraine rinuncerà a tutte le licenze Tv, satellitari e della carta stampata in Ucraina a favore dello Stato. Spegneremo anche i media online dell’Università statale di Mosca”.

Una decisione ‘forzata’ dalla legge citata, ha spiegato Akhmetov, ma alla fine accettata, nonostante lui non si ritenga un oligarca: “Come maggior investitore privato nell’economia ucraina, non ero, non sono e non sarò un oligarca”.

Brera continua a spiegarci: “Akhmetov è uomo accorto, un vero equilibrista tra i mondi, tra Kiev e Mosca e non solo. È un tataro, musulmano praticante, e fu il grande sponsor dell’allora presidente Yanukovic, il leale alleato di Putin. È il signore supremo della siderurgia ucraina, il padre del carbone e delle nuove energie; è il dominus del Donbass, il proprietario di quello che resta (cioè praticamente nulla) dell’Azovstal di Mariupol. È il proprietario dello Shakhtar Donetsk e fino a ieri era il re dei media ucraini: ‘Il breve termine di sei mesi fissato dalla legge per la vendita e l’aggressione militare russa contro l’Ucraina non consentono di vendere a condizioni di mercato’, dice. Per questo li cede allo Stato”.

La media holding è composta da 10 canali televisivi e satellitari, siti Internet, carta stampata e una moderna produzione mediatica. L’importo degli investimenti ha superato 1,5 miliardi di dollari, all’opera in questi media ci sono 4.000 giornalisti e dipendenti (mentre nell’intero gruppo di Akhmetov si arriverebbe a ben 200.000 dipendenti!).

È seguita un’importante precisazione: Akhmetov non trasferirà i suoi media in quanto tali allo Stato, ma restituirà solo le licenze di trasmissione e lo Stato deciderà cosa farne. Resta dunque qualche dubbio su cosa accadrà realmente. Ma una prima svolta sicuramente c’è.

La cessione delle licenze allo Sato riguarda, in particolare, fra le reti più seguite, Ukraina, Ukraina 24 e Futbol.

Mauro Roffi
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Claudio Cecchetto al Corriere Romagna: “Il mondo cambia, a Riccione servono Twitch, TikTok e Instagram”

Riccione è una delle località che si avvicina alle elezioni amministrative.

Tra i candidati a sindaco per la “Perla Verde dell’Adriatico” c’è anche Claudio Cecchetto, che la Riviera l’ha frequentata a lungo, ma non da politico.

Parlando al Corriere Romagna della sua lista civica, il potenziale primo cittadino ha toccato inevitabilmente anche il tema relativo a Radio Deejay ed ai media di oggi.

Cecchetto ha ricordato di aver portato il network da lui fondato a Riccione, quando le radio d’estate andavano in vacanza, facendo quindi una scommessa controcorrente.

L’idea è stata vincente, tanto che ancora oggi Radio Deejay ha la sua base estiva a Riccione, ma per Cecchetto è giunto il momento di qualcosa di più.

“Il mondo cambia, i media crescono e i giovani in questo momento hanno altri strumenti che frequentano ogni giorno e che qui a Riccione non ci sono: penso a Twitch, TikTok, Instagram – dichiara – “Non si può continuare a parlare solo di media che sono importanti e saranno speriamo eterni, ma che per certi contesti hanno fatto il loro tempo”.

Il servizio integrale è disponibile cliccando QUI.

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Infuria la guerra dei media fra Ucraina, Russia ed Europa

Ormai da circa dodici giorni in Tv, Radio e nei media c’è, com’è ben comprensibile, un solo argomento all’ordine del giorno: la sanguinosa guerra scoppiata fra Ucraina e Russia dopo l’invasione da parte delle truppe di Putin del territorio ucraino. E in effetti la guerra, anche nel campo dei media, è totale.

Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi in tema di Ebu e (soprattutto) Radio Echo di Mosca, ridotta di fatto quasi al silenzio, con la sola eccezione delle trasmissioni su Youtube. E mentre il Gr Rai decide coraggiosamente di andare in onda proprio da luoghi non lontani dal conflitto (anche ‘Radio anch’io’ nei giorni scorsi era stata trasmessa dal confine fra Polonia e Ucraina per documentare la situazione dei tanti profughi in fuga), il timore è che prima o poi anche molti inviati ‘sul campo di battaglia’ non riescano più a documentare quel che sta accadendo, cioè a raccontarci la guerra ‘in diretta’, cosa che almeno ci consente di renderci conto di quanto (di orribile) sta succedendo in Ucraina.

Durissime invece, in generale, le misure prese dalle autorità russe in tema di media, con il divieto (di fatto) di fare informazione anche per Radio e Tv straniere, situazione che ha portato alla discussa scelta di molte emittenti occidentali di far lasciare Mosca ai propri giornalisti o di sospenderne le corrispondenze. In Italia anche la Rai e Mediaset hanno fatto questo tipo di scelta e per conoscere qualcosa su quel che succede in Russia o sulle posizioni delle autorità di quel Paese restano la Tass, alcuni social e non molto di più.

C’è poi l’altra faccia della medaglia, ovvero il preannunciato oscuramento nell’Unione Europea del canale televisivo RT (Russia Today) e di Sputnik, media considerati ‘fonte di fake news’ orchestrate in modo più o meno diretto dal Cremlino. Verificando la situazione su Sky Italia, da alcuni giorni RT (in inglese) non è più in effetti ricevibile sulla sua consueta numerazione. Ma c’è di più: sono state ‘cancellate’ tutte le Tv russe in precedenza sintonizzabili su Sky, sempre alla numerazione ‘500’: fra queste, il primo canale della Tv di Stato e la ‘seconda rete’ russa Rtr Planeta. Un provvedimento radicale, dunque.

Ma un telespettatore avveduto può rimediare, risintonizzando gli ‘altri canali sat’ (fra Radio e Tv) presenti sulla piattaforma Sky, alla numerazione 9000 e seguenti. Qui è possibile di nuovo vedere i canali russi (la Russia è da molti anni un mercato decisamente importante per l’operatore satellitare Eutelsat), con l’eccezione però di RT in inglese (che è dunque stato ‘oscurato’ alla fonte), mentre attualmente è ancora possibile vedere ‘RT Documentary’ o la versione di RT in arabo.

Ma per chi voglia vedere davvero le cose ‘in diretta’ o avere tutti i punti di vista c’è di più: a queste numerazioni è presente anche 1+1 International, ovvero la versione internazionale di un ormai noto canale televisivo ucraino. Come si sa, le Tv ucraine (nonostante il bombardamento della ‘torre delle Tv’) qualcosa riescono ancora a trasmettere e lo fanno con un inedito sistema ‘a rotazione’, in cui i vari canali si alternano nella gestione di alcune ore di trasmissioni comuni. Una scelta d’emergenza ma, in una situazione di guerra, pienamente comprensibile.

In parallelo, Tivùsat ha inserito in questi giorni al numero 60 la versione russa di Euronews (accanto a quella italiana posizionata sul 59), nonché UA TV ed Ukraina 24 HD rispettivamente su lcn 74 e 76.

(A cura di Mauro Roffi, ha collaborato Nicola Franceschini)

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Guerra Russia-Ucraina: le novità sul fronte dei media e dell’Eurovision Song Contest

Anche il fronte mediatico della guerra in corso dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è sempre più incandescente e costantemente in evoluzione.

Nelle scorse ore la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha comunicato l’intenzione di mettere al bando sia la notissima Tv russa di informazione internazionale e multilingue RT (ex Russia Today; attualmente è ancora in onda in Italia, in particolare sul canale 536 di Sky) e Sputnik, media «di proprietà statale, che non potranno più diffondere le loro bugie per giustificare la guerra di Putin».

Sputnik – come da autopresentazione – “è una delle più grandi agenzie internazionali d’informazione e combina siti web multimediali in 33 lingue (italiano compreso; N.d.R.), trasmissioni analogiche e digitali in oltre 90 città in tutto il mondo”. Dispone di 24 centri redazionali, da Bishkek a Chisinau, da Pechino a Montevideo, in cui lavorano oltre mille persone di decine di nazionalità.

Sputnik fa parte del gruppo mediatico dell’agenzia russa di stampa internazionale Rossiya Segodnya ed è erede diretto della precedente agenzia internazionale russa RIA-Novosti e della Radio La Voce della Russia, ristrutturate nel 2013. E infatti Sputnik dispone anche di un servizio radiofonico che trasmette in decine di lingue in tutto il mondo.

Ma le novità forse più rilevanti in tema di conseguenze sui media del conflitto in corso riguardano l’Eurovision Song Contest che si svolgerà fra alcune settimane a Torino. La Russia, come noto, è stata esclusa dalla manifestazione e la decisione ora sembra proprio aver provocato l’addio (o magari ‘l’arrivederci’) delle Tv e Radio russe all’EBU, l’organismo europeo con sede a Ginevra che riunisce i principali media continentali (e non solo) e organizza appunto l’Eurovision Song Contest.

Ad autoescludersi dall’European Broadcast Union sarebbero state le stesse emittenti russe, ovvero Channel One (Pervyj Kanal), VGTRK (acronimo che sta per All-Russia State Television and Radio Broadcasting Company) e Radio Dom Ostankino (Russian Music Tv e Radio Center). L’annuncio è stato dato mediante una nota congiunta delle stesse emittenti, che lamentano “l’eccessiva politicizzazione dell’EBU”.

In un suo comunicato l’EBU conferma di essere “a conoscenza di notizie secondo cui la Russian Television and Radio Broadcasting Company (RTR), Channel One Russia e Radio House Ostankino si stanno ritirando dall’EBU. Tuttavia, al momento non abbiamo ricevuto alcuna conferma formale dai nostri membri”.

Tuttavia, “alla luce della crisi senza precedenti che si sta verificando in Ucraina, il nostro Comitato Esecutivo riteneva ancora che l’inclusione della partecipazione russa all’evento di quest’anno avrebbe indebolito i valori del Contest”.

Infine, “la nostra Unione si impegna a sostenere i valori dei media di servizio pubblico e, con l’escalation di questo conflitto, la nostra priorità deve essere garantire che tutti i cittadini continuino ad avere accesso a notizie e informazioni affidabili e indipendenti e che i giornalisti siano autorizzati a riferire liberamente e in sicurezza”.

Il sempre informatissimo sito eurofestivalnews.com aggiunge altri particolari:

“I membri ufficiali EBU sono ora scesi a 66 in 55 Paesi diversi. La fine della permanenza in EBU significa che i canali russi non potranno più avere accesso a un elevato numero di diritti televisivi per via Eurovisione. Ma non solo: senza l’appartenenza all’EBU di alcuna sua Tv, la Russia non potrà più partecipare all’Eurovision fino a quando le emittenti non rientreranno oppure fino a quando non sarà decisa l’affiliazione di una Tv diversa. L’EBU ha anche 31 membri associati che provengono da 20 Paesi diversi: da questa lista l’Australia partecipa all’Eurovision dal 2015, il Kazakistan allo Junior Eurovision dal 2018 e il Canada lo ha fatto all’Eurovision Young Dancers tra il 1987 e il 1989”.

Mauro Roffi
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Anche la radio protagonista del “Festival della Tv e dei nuovi media”

Dal 4 al 6 settembre, a Dogliani (Cn) va in scena la nona edizione del Festival della Tv e dei nuovi media.

E tra questi, non poteva mancare la radio.

Sono due gli incontri dedicati al più antico tra i media moderni: il primo sabato 5 settembre alle ore 11.15 in piazza Umberto I che avrà come protagonista Gabriele Corsi, conduttore del programma televisivo “Deal with it” e membro del Trio Medusa che da un decennio ormai conduce il morning show di Radio Deejay. L’incontro, intitolato “Gabriele Corsi, tra radio e tv” sarà condotto da Alessandra Comazzi e avrà come tema la storia del presentatore romano che, dopo gli esordi e il successo con il Trio a Le Iene e in radio, è diventato ormai un volto familiare per i telespettatori italiani.

L’altro incontro dedicato al mondo radiofonico si gioca sempre in “Casa Deejay” con Linus e Nicola Savino: l’appuntamento è fissato sempre per sabato 5 settembre dalle 17.45 alle 18.45 in piazza Umberto I. Nell’ora di chiacchierata si parlerà di “Deejay Chiama Italia”, il programma che dal lontano 1991 va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Deejay.

All’interno del festival di Dogliani si terranno molti altri incontri dedicati principalmente al mondo della tv, della cucina e dello sport, con diversi appuntamenti che focalizzano la loro attenzione anche sulle nuove tecnologie e i nuovi media.

Per partecipare è necessario prenotare il proprio posto sul sito www.festivaldellatv.it e per accedere alla rassegna è indispensabile rispettare le vigenti normative in materia di sicurezza sanitaria legata all’emergenza Covid-19. Per chi ne avesse l’occasione e la voglia, Dogliani può rivelarsi un bel modo per trascorrere una giornata immersi nella Bassa Langa settentrionale, luogo dove cibo e buon vino non mancano mai.

Fabio Donolato

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