papa francesco

È morto Papa Francesco: la notizia su tutti i media

È morto Papa Francesco.

A renderlo noto è stato il card. Kevin Farrell.

“Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco” – ha dichiarato questa mattina “Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino”.

Da subito, tutti i media hanno concentrato l’attenzione sulla notizia che ha profondamente colpito il mondo intero.

Papa Francesco è stato una figura di riferimento non solo per il mondo cattolico.

Le radio in diretta hanno immediatamente cambiato la programmazione, concentrandosi sul lutto che ha destato la scomparsa improvvisa del Vescovo di Roma e a cui si unisce anche la nostra redazione.

Torneremo sulla notizia nelle prossime ore.

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Rapporto Censis: la radio seguita dal 79,1% della popolazione

È stato presentato dal Censis il 20° Rapporto sulla comunicazione “I media e la libertà”. I dettagli nel comunicato.

La televisione resta regina. Nel 20° Rapporto sulla comunicazione se, da una parte, si conferma il protagonismo dei mezzi digitali, dall’altra si attesta la capacità di alcuni mezzi di raccogliere più di altri intorno a sé un ampio pubblico. Tra tutti i media, quello in grado di svolgere meglio questo compito è la televisione, guardata nel 2024 dal 94,1% degli italiani. Ad eccezione di una lieve contrazione della tv digitale terrestre (-1,8%), infatti, aumentano gli utenti di tutte le televisioni: nel 2024 la tv satellitare raggiunge il 47,7% (+2,6%), la web tv sale al 58,4% (+2,3%) e la mobile tv si consolida con il 35,0% dell’utenza (+1,4%).

La radio? È un evergreen. La radio dimostra di tenere grazie alla sua capacità di ibridazione che si conferma anno dopo anno (i radioascoltatori sono il 79,1%). Stabili tutti i sistemi di ascolto, con la radio tradizionale che subisce un piccolo rialzo passando dal 45,6% di utenza al 46,8% (+1,3%). Stesso aumento dell’1,3% per la radio mobile che giunge al 25,4%, mentre l’autoradio resta la modalità più seguita dagli italiani (68,9%).

Internet, smartphone e social network sempre più protagonisti. Nel 2024 si conferma solido l’impiego di internet da parte degli italiani con il 90,1% (+1,0% rispetto al 2023) e si evidenzia una sovrapposizione con quanti utilizzano gli smartphone (cresciuti dell’1,2%, hanno raggiunto l’89,3%). In crescita i social network, che nell’ultimo anno fanno un balzo in avanti, passando dall’82,0% all’85,3% (+3,3%).

Il declino della carta stampata e l’ascesa dei media digitali. Incontrovertibile la crisi dei media a stampa, a cominciare dai quotidiani cartacei che, nel 2024, hanno toccato il picco minimo di lettori con il 21,7% (-45,3% dal 2007). Si registra anche una contrazione dei lettori dei settimanali (-2,2%) che arrivano a 18,2%, mentre i mensili restano stabili (16,9%). Stabilità per gli utenti dei quotidiani online: sono il 30,5%, mentre salgono del 2,9% quanti utilizzano i siti web d’informazione (passati dal 58,1% al 61,0%).

Torna negativa la curva dei libri. Nel 2024 si arresta il trend in crescita riguardante i libri: i lettori di libri cartacei, che erano il 45,8% nel 2023, scendono del 5,6% arrivando a quota 40,2%. Nonostante il rapporto ormai imprescindibile che hanno gli italiani con il mondo digitale e la tecnologia, non si sbloccano gli e-book, fermi al 13,4%.

Giovani e social network: il sorpasso di Instagram. Tra i 14 e i 29 anni si consolida l’impiego delle piattaforme legate all’immagine. Il 78,1% dei giovani, infatti, dichiara di utilizzare Instagram, il 77,6% è utente di YouTube, il 64,2% sceglie TikTok (contro il 35,4% della popolazione totale). Molto presenti i giovani sulle piattaforme di messaggistica (quasi totalmente rappresentati su WhatsApp con l’87,4%, ma rilevanti anche su Telegram con il 42,9%) e sulle multipurpose come Amazon (60,1%).

La spesa delle famiglie privilegia i dispositivi digitali. Nel 2023 il totale della spesa delle famiglie, che ha superato i 1.240 miliardi di euro, ha subito una riduzione, in termini reali, del 2,2% rispetto al 2007. Tuttavia, la spesa è finalmente tornata ai livelli precedenti alla pandemia. Esaminando nel dettaglio la spesa mediatica, si osserva una riduzione di quella per l’acquisto di libri e giornali (-37,6% rispetto al 2007, pari a poco meno di 10 miliardi di euro) e per i servizi di informazione e comunicazione (-25,9%). Al contrario, la spesa per l’acquisto di apparecchiature informatiche nel 2023 raggiunge 14,9 miliardi di euro. Nei fatti, la spesa si è quintuplicata: se nel 2007 le famiglie spendevano 100 euro per l’acquisto di apparecchiature informatiche e di comunicazione, diciassette anni più tardi spendono 503,7 euro.

Divisi sulla libertà d’espressione sui social. Il 55,9% degli italiani condivide l’opinione in base alla quale i social media dovrebbero permettere ai propri utenti di esprimersi liberamente su qualsivoglia argomento e in qualsiasi modo, senza restrizioni sui contenuti. Tuttavia, di questi,  il 38,6% è d’accordo nel consentire la libertà di espressione, ma ritiene necessario introdurre alcune limitazioni minime per contenuti pericolosi. In una posizione più radicale si colloca il 17,3%, che ritiene, invece, prioritaria la garanzia di un’assoluta liberà di espressione. Sul versante opposto, il 40,4% considera necessaria l’introduzione di limiti alla libertà di espressione. Di questi, il 29,6% esprime una posizione più moderata ritenendo opportuno il rispetto di regole di base per moderare i contenuti, mentre solo il 10,8% pensa sia necessaria una rigorosa regolamentazione.

L’ibridazione (e l’importanza) dell’informazione. Oggi le prime cinque fonti di informazione più utilizzate dagli italiani sono: i telegiornali (47,7%), Facebook (36,4%), i motori di ricerca su internet (23,3%), le televisioni all news (18,9%) e i siti web di informazione (17,2%). Appena sotto questa classifica troviamo Instagram (16,7%), YouTube (15,5%) e TikTok (14,4%). Sebbene il 50,7% degli italiani reputi che tv, radio e quotidiani non siano più così imprescindibili, il restante 49,3% non li considera superflui. Solo il 37,6% si definisce un patito dell’informazione online e il 62,4% dichiara di non avere un rapporto esclusivo con l’informazione digitale. Al contrario, tra i giovani si registra un rifiuto nei confronti dei media tradizionali (70,3%). In ogni caso, l’informazione interessa: l’85,0% degli italiani (e l’80,0% dei giovani) ritengono che sia un diritto e un dovere di tutti tenersi informati. Inoltre, il 75,5% degli italiani è d’accordo nell’affermare che, nonostante i molti difetti, l’informazione sia imprescindibile.

Algoritmo: scarsa conoscenza e condizionamento nelle scelte. Solo il 42,6% degli italiani sa esattamente cos’è un algoritmo. In molti casi si registra una diffidenza nei confronti dell’innovazione: per il 17,3% è uno strumento informatico che prende le decisioni al posto nostro, per il 13,8% uno strumento attraverso il quale, a nostra insaputa, ci vengono sottratti dati personali e per l’8,5% l’ultima invenzione del capitalismo per giustificare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Emerge anche chiaramente che vi è una percezione diffusa riguardante architetture e applicazioni dell’IA poco trasparenti: il 59,9% degli italiani si sente spesso indirizzato nelle scelte su motori di ricerca, feed dei social, piattaforme tv o altro, il 54,7% si sente influenzato quando utilizza una piattaforma social, il 28,4% quando utilizza determinate piattaforme commerciali e il 20,8% nella consultazione di portali di news e quotidiani online.

La prima crisi degli influencer. Il 71,2% della popolazione afferma di non aver mai seguito (nel senso stretto del termine, cioè di aver dato il “follow”) gli influencer (tra i più giovani questo dato scende al 51,4%). Il 34,4% dei 14-29enni dichiara di aver cambiato atteggiamento verso i macro-influencer a seguito del coinvolgimento della più celebre di tutte le influencer nell’ambito del Pandoro Gate, mentre per il 14,3% questo episodio non ha determinato una frattura tale da alimentare un abbandono degli influencer in generale.

Questi sono i principali risultati del 20° Rapporto sulla comunicazione del Censis, promosso da Mediaset, Rai, Intesa Sanpaolo e Tv2000, presentato a Roma da Andrea Toma, Responsabile Area Economia, Lavoro e Territorio Censis, introdotto da Lavinia Mennuni, Senatrice della Repubblica italiana, e da Giacomo Lasorella, Presidente AgCom, e discusso da Federico Bertoni, Responsabile Analisi Strategica e Pianificazione Direzione Marketing Rai, Francesco Giorgino, Giornalista e Direttore Master Comunicazione e Marketing politico e istituzionale Luiss, Monica Mondo, Conduttrice Tv2000, Stefano Selli, Direttore Relazioni Istituzionali Italia Mediaset, Iginio Straffi, Presidente Rainbow e Giorgio De Rita, Segretario Generale Censis.

(Comunicato stampa)

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RDS Tiziana Mennuti

Top Employer Italia: RDS unica azienda media-entertainment certificata

L’avevamo anticipato alcuni giorni fa. Ora arriva la comunicazione ufficiale da parte dell’emittente.

RDS 100% Grandi Successi si conferma anche per il 2025, Top Employer Italia. È l’unica azienda del settore media-entertainment e l’unica radio in Europa a ottenere la certificazione rilasciata dal Top Employers Institute. Questo prestigioso riconoscimento premia le aziende che si distinguono per eccellenza nella gestione delle Risorse Umane, creando ambienti di lavoro di qualità e favorendo il benessere e la crescita.

“Essere riconosciuti come Top Employer per il settimo anno è per noi motivo di grande orgoglio,” – dichiara Tiziana Mennuti, Head of HR & Legal Affairs di RDS 100% Grandi Successi“Questo risultato è il frutto di un impegno costante nel creare un contesto che valorizza le persone, promuove l’innovazione e garantisce il benessere e la crescita di ciascun collaboratore. Continueremo a investire nel nostro capitale umano e nelle tecnologie per affrontare con successo le sfide del futuro”.

Il successo di RDS 100% Grandi Successi nasce da una visione che pone le persone al centro, con un forte investimento nella formazione. Negli ultimi tre anni, l’azienda ha erogato oltre 14.000 ore di corsi, con una media di circa 80 ore per collaboratore, rafforzando i processi di upskilling e re-skilling. Nel 2024, il 61% delle assunzioni ha coinvolto giovani della Generazione Z, contribuendo a creare un contesto dinamico e innovativo. Parallelamente, l’introduzione di un nuovo modello di competenze aziendali permette di affrontare con efficacia le sfide di un mercato in costante evoluzione.

Nel luglio 2024, RDS 100% Grandi Successi ha ottenuto anche la Certificazione per la Parità di Genere, un traguardo che testimonia l’impegno verso un ambiente inclusivo e rispettoso della diversità. Questo risultato si affianca a iniziative volte a migliorare il benessere dei collaboratori, come il Green Wellness Day, un evento che ha coinvolto dipendenti e famiglie in attività dedicate alla salute fisica e mentale. Traguardi che si integrano con un sistema di welfare aziendale a 360°, progettato per migliorare il benessere dei collaboratori, attraverso una piattaforma all’avanguardia e la possibilità di accedere annualmente a check-up completi, nonché voucher per attività ricreative e culturali.

L’innovazione è il cuore di RDS e trova piena espressione nel progetto “AI Talks”, sviluppato in collaborazione con Digit’Ed. Il progetto, inaugurato con un evento speciale guidato da Padre Paolo Benanti, ha aperto un dibattito sulle sfide etiche e le opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale. Attraverso sessioni dedicate al machine learning, all’intelligenza conversazionale e alle strategie per ottenere vantaggi competitivi, “AI Talks” rappresenta un laboratorio di idee per integrare tecnologia e umanità. Questo progetto rafforza la visione di RDS come un’azienda che anticipa il futuro, promuovendo un’innovazione capace di coniugare il progresso tecnologico con il benessere delle persone, mettendo l’uomo al centro di ogni evoluzione.

Sul fronte del recruiting, RDS 100% Grandi Successi ha introdotto un nuovo portale carriere, che integra l’intelligenza artificiale per rendere il processo di selezione più rapido ed efficace, un sistema che analizza le competenze in modo approfondito, migliorando la qualità delle assunzioni. Inoltre, con il progetto “Distretto Italia” del Consorzio ELIS, RDS rafforza il proprio impegno verso le nuove generazioni, fornendo loro strumenti di orientamento, percorsi formativi gratuiti e reali opportunità di ingresso nel mondo del lavoro, costruendo solide basi per il loro futuro.

Grazie a queste iniziative, l’azienda continua a distinguersi come modello di eccellenza e ha ottenuto, per il settimo anno consecutivo, la certificazione di Top Employer.

(Comunicato stampa)

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sismografo

L’informazione in radio dopo il terremoto

Il terremoto è un evento imprevisto che, oltre a provocare preoccupazione e paura nelle persone che ne sono coinvolte, diventa difficile da gestire a livello mediatico.

Questa mattina – mercoledì 9 novembre – una forte scossa ha colpito la costa est del centro-Italia, all’altezza di Pesaro e Fano, alle 7.07.

Il sisma è stato avvertito in molte zone del Paese, da Trieste a Roma, facendo letteralmente impazzire i social network e le chat, dove la gente si è subito riversata in cerca di informazioni.

Radio e televisioni hanno il compito di essere “in tempo reale”, cercando però di non alimentare fake news o segnalazioni non confermate.

E qui subentra il dilemma: come gestire un momento in cui c’è forte richiesta di informazione, quando non si hanno notizie certe?

Questa mattina, la notizia principale è (o forse sarebbe) quella relativa alle elezioni americane, che man mano sono state alternate a flash dalle zone del sisma.

Modificare una scaletta predefinita è sempre complesso e necessita di un grande lavoro di redazione.

C’è chi è riuscito a farlo anche oggi, mentre altre emittenti hanno preferito entrare sulla notizia poco per volta.

Noi giriamo la domanda a voi: come dev’essere gestita un’emergenza a livello mediatico? Che cosa vi aspettate da una fonte certificata di informazione?

Vi aspettiamo a [email protected] e sui canali social di FM-world e Talkmedia.

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Ukraine24

Le licenze dei media dell’oligarca Akhmetov vanno allo Stato ucraino

C’è un risvolto mediatico di tutto rilievo nell’ambito della vicenda della guerra nata, ormai diversi mesi fa, dall’aggressione della Russia all’Ucraina. Si tratta delle sorti dell’impero dei media di un notissimo oligarca ucraino, Rinat Akhmetov, proprietario di molte Tv, di carta stampata, siti internet e altro ancora, che ora – come è stato spiegato nei giorni scorsi – restituirà allo Stato le licenze di trasmissione dei canali televisivi, aprendo a un inizio di riforma del settore, auspicato anche in sede europea (in vista della possibile adesione dell’Ucraina alla UE).

Può sembrare poco ‘democratica’, in realtà, una ‘statalizzazione’ dei media televisivi ma diciamo che in questo fondamentale campo (e in quello degli altri media, compresa la Radio) l’operato degli oligarchi (dalle caratteristiche simili a quelli che agivano indisturbati in Russia fino a qualche tempo fa) non era certo un esempio di ‘pluralismo’, di trasparenza e di vera ‘libertà d’informazione’. Per un presidente come Zelensky, che deve tanto al mondo televisivo e lo conosce dunque assai bene, attuare una riforma che apra anche i media a una ‘dimensione europea’ è pertanto un’altra sfida da vincere a tutti i costi.

I potenti oligarchi ucraini dei media in particolare, secondo notizie diffuse in rete, erano Viktor Pinchuk, Ihor Kolomoyskyi, Dmytro Firtash e appunto Rinat Akhmetov, cui facevano capo 4 gruppi principali della Tv e dei media: StarLight Media, 1+1 Media, Inter Media e Media Group Ukraine. Nel settore radiofonico i favori del pubblico andavano invece ad altri quattro gruppi: Tavr Radio Group, Ukraine Media Holding, Business Radio Group e TRK Lux.

La novità ora riguarda proprio Akhmetov (noto anche nel mondo del calcio), 55 anni, che, come nota Paolo Brera su ‘Repubblica’, “è il primo ad assecondare la legge varata a settembre per ‘deoligarchizzare’ l’Ucraina: per farlo ha deciso di rinunciare al suo impero nei media regalandone le chiavi allo Stato”.

La legge in questione assegna al Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa il potere di redigere, ai fini di una vendita entro breve dei loro media, un registro degli oligarchi: “Ci sarebbero finiti i nomi di tutti coloro che possedessero almeno tre di queste quattro categorie: essere un magnate dei media, partecipare alla vita politica, detenere un monopolio e avere un reddito un milione di volte più elevato del costo minimo della vita, cioè 77 milioni di euro. Su uno solo dei quattro criteri Akhmetov poteva provare a dirsi estraneo: la politica attiva. Ha sempre giocato dietro le quinte, attento a non farsi incastrare: e le sue Tv, i suoi giornali, non erano teneri affatto con Zelensky, che arrivò ad accusarlo di ordire un colpo di stato contro di lui sponsorizzato da Mosca”.

Ora il colpo di scena, annunciato dallo stesso Akhmetov: “Media Group Ukraine rinuncerà a tutte le licenze Tv, satellitari e della carta stampata in Ucraina a favore dello Stato. Spegneremo anche i media online dell’Università statale di Mosca”.

Una decisione ‘forzata’ dalla legge citata, ha spiegato Akhmetov, ma alla fine accettata, nonostante lui non si ritenga un oligarca: “Come maggior investitore privato nell’economia ucraina, non ero, non sono e non sarò un oligarca”.

Brera continua a spiegarci: “Akhmetov è uomo accorto, un vero equilibrista tra i mondi, tra Kiev e Mosca e non solo. È un tataro, musulmano praticante, e fu il grande sponsor dell’allora presidente Yanukovic, il leale alleato di Putin. È il signore supremo della siderurgia ucraina, il padre del carbone e delle nuove energie; è il dominus del Donbass, il proprietario di quello che resta (cioè praticamente nulla) dell’Azovstal di Mariupol. È il proprietario dello Shakhtar Donetsk e fino a ieri era il re dei media ucraini: ‘Il breve termine di sei mesi fissato dalla legge per la vendita e l’aggressione militare russa contro l’Ucraina non consentono di vendere a condizioni di mercato’, dice. Per questo li cede allo Stato”.

La media holding è composta da 10 canali televisivi e satellitari, siti Internet, carta stampata e una moderna produzione mediatica. L’importo degli investimenti ha superato 1,5 miliardi di dollari, all’opera in questi media ci sono 4.000 giornalisti e dipendenti (mentre nell’intero gruppo di Akhmetov si arriverebbe a ben 200.000 dipendenti!).

È seguita un’importante precisazione: Akhmetov non trasferirà i suoi media in quanto tali allo Stato, ma restituirà solo le licenze di trasmissione e lo Stato deciderà cosa farne. Resta dunque qualche dubbio su cosa accadrà realmente. Ma una prima svolta sicuramente c’è.

La cessione delle licenze allo Sato riguarda, in particolare, fra le reti più seguite, Ukraina, Ukraina 24 e Futbol.

Mauro Roffi
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cecchetto

Claudio Cecchetto al Corriere Romagna: “Il mondo cambia, a Riccione servono Twitch, TikTok e Instagram”

Riccione è una delle località che si avvicina alle elezioni amministrative.

Tra i candidati a sindaco per la “Perla Verde dell’Adriatico” c’è anche Claudio Cecchetto, che la Riviera l’ha frequentata a lungo, ma non da politico.

Parlando al Corriere Romagna della sua lista civica, il potenziale primo cittadino ha toccato inevitabilmente anche il tema relativo a Radio Deejay ed ai media di oggi.

Cecchetto ha ricordato di aver portato il network da lui fondato a Riccione, quando le radio d’estate andavano in vacanza, facendo quindi una scommessa controcorrente.

L’idea è stata vincente, tanto che ancora oggi Radio Deejay ha la sua base estiva a Riccione, ma per Cecchetto è giunto il momento di qualcosa di più.

“Il mondo cambia, i media crescono e i giovani in questo momento hanno altri strumenti che frequentano ogni giorno e che qui a Riccione non ci sono: penso a Twitch, TikTok, Instagram – dichiara – “Non si può continuare a parlare solo di media che sono importanti e saranno speriamo eterni, ma che per certi contesti hanno fatto il loro tempo”.

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