Le prospettive della Radio e del mondo dell’audio secondo Confindustria Radio Tv

Lo scorso martedì 4 ottobre, nell’ambito del Prix Italia 2022 (come abbiamo puntualmente riferito su FM-world), si è svolto a Bari l’importante convegno ‘Sustainable Sound – From Radio to Public Service Audio’, nel corso del quale un bel panel di esperti si è confrontato sulle prospettive della Radio (e appunto del mondo dell’audio complessivamente inteso) al tempo di piattaforme digitali, algoritmi, comandi digitali e podcast. Il tutto in occasione della presentazione del volume, coordinato dall’Ufficio Studi della Rai, “Ecosistema Audio-suono. Dalla Radio all’Audio di servizio pubblico”, nell’ambito del quale l’Ufficio Studi di Confindustria Radio Tv ha curato l’analisi del Sistema Audio-Suono visto dall’Italia. Su questo libro, di indubbio interesse, torneremo presto.

Secondo quanto evidenziato nel corso dell’evento pugliese, comunque, la Radio rimane la fonte sonora più ascoltata (con oltre il 50% del tempo di ascolto), ma i nuovi formati disponibili hanno influenzato le modalità di ascolto. Lo smartphone è così il dispositivo più utilizzato in Italia per ascoltare i podcast (79%) e gli audiolibri (81%), e, secondo i dati dell’Osservatorio Smart & Connected Car del Polimi, circa il 40% del parco auto circolante è composto da automobili connesse. In uno scenario totalmente variegato e in trasformazione, è pertanto necessaria, secondo la citata associazione CRTV, una riflessione sulle sfide del futuro.

Durante il suo intervento a Bari, il presidente di Confindustria Radio Tv Franco Siddi ha evidenziato come: “Il sistema audio nei prossimi dieci anni sarà sempre più ibridato tra audio lineare, in diretta dal vivo, e digitale con contenuti specifici o on demand. Per fronteggiare questa rivoluzione è necessaria una strategia soft di accompagnamento intelligente che non lasci indietro i pubblici tradizionali, composti perlopiù da anziani, pur guadagnandone di nuovi, anche se, con un audio sempre più frammentato tra i giovani. Lo studio indica che il modo migliore per affrontare la sfida che si sta giocando sul campo dell’ascolto è essere sostenibili, sia dal punto di vista ecologico che economico”.

Siddi ha poi illustrato le citate sfide più importanti che ci aspettano: “Tra questi il DAB è sicuramente un passaggio ineludibile che deve vedere impegnate l’Italia e l’Europa, perché l’infrastruttura DAB è necessaria per ammodernare il nostro Paese ed assicurare una qualità di trasmissione audio ovunque. Finché questo processo non riguarderà tutti gli attori del sistema, non sarà possibile dire di fare Servizio Pubblico”.

Ma c’è un altro ‘fronte’ importante da considerare. È l’evoluzione delle misurazioni, che nello scenario della Radio ibrida, “devono evolversi man mano che il campo si allarga”.

L’ultima sfida individuata durante l’intervento è quella dell’interdipendenza del lavoro e della connessione continua, che portano alla necessità di mettere a punto nuove figure professionali trasversali che lavorino tra loro.

Infine una notizia di un certo rilievo: “Confindustria Radio Tv può annunciare che il suo Ufficio Studi ha impostato una piattaforma di monitoraggio del sistema audio allargato (inclusi i servizi di streaming e i contenuti on-demand come podcast e audiolibri). Tale database permetterà di elaborare dati ed analisi ad uso interno per gli associati CRTV e, periodicamente, dati pubblici sull’evoluzione del mercato”.

Mauro Roffi
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Fulvio Giuliani: “Non solo radio nel mio futuro”

“Si conclude oggi la mia esperienza in Rtl 102.5”. Inizia così un post con cui lo scorso 12 marzo Fulvio Giuliani, uno dei più noti giornalisti e conduttori della radiofonia italiana, si è congedato dal network dove ha trasmesso ininterrottamente per 24 anni.

Un lungo percorso che ha lasciato increduli i tanti ascoltatori che lo seguivano ogni giorno – sebbene da oltre due mesi non fosse più in onda – ma che ha destato anche molta curiosità. Il suo nome è legato anche a collaborazioni televisive, a podcast e produzioni web.

Di fatto, Giuliani non si è mai fermato e la domanda principale che si sente porre dal pubblico è sapere dove lo riascolteremo.

“La radio non potrà mancare, è una parte irrinunciabile della mia vita” – esordisce Fulvio Giuliani in una piacevole chiacchierata concessa ad FM-world – “ma non ci sarà solo questa, perchè non esiste niente di più bello che potersi sperimentare”.

Partiamo dagli esordi: 24 anni a RTL 102.5 sono tanti ed è impossibile riassumerli in poche parole, ma se dovessi farlo, com’è stato il tuo esordio e quali sono alcuni dei momenti più ‘forti’ che hai vissuto con la radio?

“Il mio inizio a RTL 102.5 è avvenuto a fine agosto 1997. Lo ricordo nitidamente non solo per l’emozione dei primi giorni, ma anche per l’impatto psicologico che ebbe una notizia drammatica del momento: la morte di Lady D, la prima in assoluto che sviluppai. All’epoca tuttavia il mio impegno era limitato al Giornale Orario, poi sono arrivati i vari ‘Non stop news’ e ‘L’indignato speciale’ e con essi, tanti approfondimenti e il legame sempre crescente con gli ascoltatori. I ricordi sono numerosi, ma se proprio devo citarne un paio, non posso dimenticare le lunghe dirette che facemmo in occasione degli attentati dell’11 settembre come uno dei momenti più forti e drammatici della storia contemporanea. In parallelo, ricordo con gioia i Mondiali di calcio del 2006, sia per l’entusiasmo di raccontarli, sia per la gioia che percepivamo dal pubblico che ci seguiva”.

Un lungo sodalizio tra te, RTL 102.5 ed il pubblico che è continuato per tanti anni, fino a quando qualcosa non si è incrinato. Che cosa è successo negli ultimi mesi?

“Ci siamo salutati perchè non c’erano più le condizioni. Ogni emittente è libera di fare le scelte editoriali che ritiene più corrette, ma la linea intrapresa negli ultimi tempi mi aveva convinto che i miei spazi si stessero esaurendo. Non credo in una radio fatta di rigidità e schemi, certamente di indicazioni sì, ma sono la professionalità e i contenuti di chi va in onda che fanno la differenza, anche nel rapporto con il pubblico. Del resto, io ho sempre curato la redazione dei programmi di cui mi è stata affidata a conduzione, sviluppando negli anni un sempre proficuo rapporto di collaborazione con il direttore della testata giornalistica di RTL 102.5, Luigi Tornari. Nel rispetto delle rispettive opinioni. La scelta di sollevarmi dalla conduzione – che non ho condiviso – mi ha fatto capire che era arrivata la fine“.

La risposta del pubblico è stata molto intensa sui social. Sei rimasto (piacevolmente) stupito? Questa è la conferma che l’ascoltatore si lega in maniera forte alla voce che l’accompagna ogni giorno?

“Ovviamente fa piacere confrontarsi con tutti quelli che mi hanno seguito in radio e TV e vedere il loro affetto, ma questa credo sia la testimonianza del duro lavoro fatto degli anni. Non è una questione esclusivamente mia. Siamo riusciti a realizzare un ‘prodotto duraturo’ in una radio di flusso e questo è avvenuto curando nel tempo il contenuto. Noi siamo sempre stati liberi per linea politica, abbiamo sempre accolto tutti. Del resto, io non potevo che lavorare in quel modo. Abbiamo realizzato interviste a politici della durata di un’ora interrompendo la musica. In ambito sportivo abbiamo trasmesso intere radiocronache. Di fatto, il prodotto era quello di una radio che aveva la flessibilità per proporsi diversamente al pubblico, a seconda delle esigenze, pur mantenendo il proprio taglio. Questo era e resta il mio modo di intendere il lavoro in radio“.

Ora conclusasi la lunga esperienza a RTL 102.5, quali sono i progetti di Fulvio Giuliani?

“Una volta terminato questo lungo capitolo, mi sono fatto la domanda: e adesso? La mia ripartenza è ancora in fase progettuale, ho appena concluso il lavoro che mi ha impegnato per quasi un quarto di secolo ed ora voglio sperimentare su più fronti. La radio non potrà mancare, questo è certo, ma non ci sarà solo quella perchè non c’è niente di più bello che rimettersi in gioco e cercare di non ripetere le stesse cose che si sono già fatte. Poi è ovvio che dovrò tirare le redini, ma le piattaforme digitali sono così tante e diversificate che è un peccato doversi limitare”.

Usciamo dal contesto che ti riguarda a livello personale e parliamo di radio e di new media. Verso quale direzione stiamo andando? E perchè, a tuo avviso, c’è stato il boom di Clubhouse che mette al centro la voce come mezzo di comunicazione?

“Partiamo da lontano. Le ‘palestre’ che esistevano una volta (ovvero le radio veramente locali), oggi non ci sono più. Con i new media, tuttavia, ci sono tante possibilità un tempo impensabili. La radio dunque dove andrà? Chi sostiene che questo mezzo debba essere cancellato o stravolto semplicemente sbaglia per non aver guardato indietro. La radio riuscirà sempre a rinnovarsi. Lo ha fatto negli anni ’50 con l’avvento della tv, per non parlare della ‘rivoluzione’ delle emittenti libere degli anni ’70. I new media non si sovrappongono con la radio. Casomai, per quest’ultima, sarà il contenuto ‘a salvarla’. Nulla potrà modificare l’impatto emotivo ed empatico di un prodotto realizzato bene da un professionista. E per quanto riguarda Clubhouse, si tratta indubbiamente di una novità interessante, ma di fatto è un ‘podcast live’, dove – al di là dell’entusiasmo iniziale – per avere continuità è necessario un contenuto interessante e non chiuso in sé stesso. Del resto, i grandi conduttori sono quelli che riescono a parlare a più mondi. Se mi permetti una citazione calcistica, Mourinho dice ‘Chi capisce solo di calcio, non capisce di calcio’. Non basta mettere davanti al microfono una persona che non ha riferimenti. Ci sarà sempre una quota di pubblico che è più preparato di te in tanti ambiti. Informarsi sui temi che affrontiamo in onda sarà sempre più necessario per la radio del domani“.

Quindi piattaforme quali – per esempio – Spotify e YouTube sono due mondi diversi?

“Proprio così: Spotify è un mondo diverso, non è un nemico. Il fattore umano fa la differenza“.

Tornando a noi: radio, tv, social. Dove troveremo Fulvio Giuliani?

Per fare comunicazione oggi è impossibile escludere qualcosa. Come dicevo prima, la radio nel mio futuro non potrà mancare, ma c’è gente oggi che mi segue nei podcast video, chi semplicemente legge le mie riflessioni. Il pubblico è ovunque. I progetti in vista non mancano, ma tra qualche settimana ne saprete di più”.

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Luca Viscardi: “La radiofonia ha bisogno di forze giovani per intercettare i gusti dei loro coetanei”

Il 2020 è cominciato con cambiamenti e novità per Radio Number One.

La superstation lombarda, facente parte di un importante gruppo editoriale che spazia da Radio Nostalgia a One Dance, fino a Radio Millenote ed altre reti, è prossima a partire per Sanremo, dove sarà in diretta per tutta la settimana del Festival, ma sta lanciando anche un palinsesto parzialmente rinnovato dall’inizio dell’anno.

Abbiamo fatto un’ampia chiacchierata con Luca Viscardi, che di Number One ne è una delle voci e dei nomi più popolari (oltre che Station Manager), per fare il punto su vari aspetti.

* Partiamo da Sanremo: manca pochissimo alla partenza del Festival e Radio Number One sarà una delle emittenti presenti a raccontare la kermesse e ciò che ci gira intorno. Che cosa proporrete durante l’evento? Dove sarete e come sarà composto il vostro staff in loco?

Radio Number One torna anche quest’anno a Sanremo, ma lo farà con una postazione rinnovata. Trasmetteremo in diretta dal Miramare Palace Hotel dalle 9.00 del mattino. Nelle prime tre ore saremo, come da palinsesto, io e Laura Basile, ma fino alle 20.00 garantiremo collegamenti e aggiornamenti su tutto ciò che accade attorno al Festival. Abbiamo siglato un accordo con CityNews, il circuito delle testate Today, che ci informerà in tempo reale dall’ufficio della sala stampa dell’Ariston. Sarà una settimana ricca di sorprese in compagnia del nostro staff.

* A proposito di staff, Radio Number One ha recentemente modificato parte del palinsesto, tra new entry e voci che hanno lasciato la radio. Ci puoi descrivere i principali cambiamenti di queste ultime settimane?

Dall’inizio del 2020 abbiamo introdotto una novità importante che è quella di un nuovo morning show condotto da Alex Peroni insieme a Patrizia Zani, Sergio Sironi e Claudio Chiari. Tutto questo è avvenuto in seguito alla scelta di Grant Benson di lasciare la radiofonia e che ci ha fatto ripensare il primo mattino di Number One. E’ cambiato il taglio del programma e le prime settimane ci stanno già dando tanta soddisfazione. Ti segnalo, tra i momenti più apprezzati dal nostro pubblico, una gag di Sergio Sironi dove interpreta il “doppio Conte”, una miscela tra Presidente del Consiglio e l’allenatore dell’Inter che sta diventando un piccolo “tormentone” del nostro morning show. Altra novità importante è Filippo Marcianò che va a rinnovare la fascia serale. Per il resto abbiamo più o meno confermato il nostro palinsesto.

* Sono usciti in questi giorni i dati RadioTER. Al di là dei vostri risultati e di quelli altrui, ciò che ha colpito è la presa di posizione della Rai che ritiene la metodologia superata e poco affidabile. Tu che ne pensi? Servirebbe una nuova indagine per ottenere risultati più attendibili?

Sul fronte delle indagini, credo non ci siano mezzi termini sul giudizio del gruppo che rappresento. Noi da anni consideriamo la metodologia telefonica, superata, obsoleta e poco attendibile. Siamo stati felicissimi di affrontare il test del meter qualche anno fa. Continuiamo a pensare che condizionare le scelte editoriali su dati che vengono forniti una volta sei mesi e che arrivano con settimane di ritardo, sia un modo fuori dal tempo per “misurare” il lavoro che svolgiamo quotidianamente. Siamo a favore del meter e di un profondo rinnovamento dell’indagine. I dati dello streaming, peraltro, sono sempre più importanti e spesso ci danno indicazioni molto diverse da quelli rilevati dalle indagini di ascolto. Quindi se lo streaming è fortemente distonico rispetto all’indagine basata sul ricordo, probabilmente è arrivato il momento di una forte riflessione su come misurare i dati d’ascolto.

* Torniamo a parlare di voi. Il gruppo Number One è ampio e complesso, con emittenti per i più svariati target. Come vedi la radiofonia nei prossimi anni (sia del vostro gruppo sia in generale), anche e soprattutto in vista di un crescente interesse da parte dei giovani verso piattaforme alternative al mezzo quali Spotify, Youtube, i podcast. Come potrà la radio risultare attrattiva ad un pubblico che oggi dispone di una varietà di canali per trovare musica, intrattenimento e informazione?

Devo essere sincero. La domanda su che cosa sarà la radio domani è qualcosa che mi assilla di giorno e di notte. Penso che sia difficile fare proiezioni, non dico a lungo ma anche a medio termine. Le stesse abitudini della popolazione più giovane sono un qualcosa di molto più complesso di quanto si possa pensare. Vi faccio un esempio che mi riguarda da vicino: mio figlio ha 8 anni e per lui l’ascolto “on demand” è la cosa più naturale che esista. Però sapere che la radio passa certi brani e li considera “forti”, condiziona in parte le sue scelte, per cui non ne è totalmente estraneo o indifferente. Dobbiamo quindi porci il problema su quali prodotti interessino ad un pubblico giovanile. L’intero mercato deve porsi la domanda su quale sia l’offerta per adolescenti e neo-maggiorenni. Da anni consideriamo la musica dance un formato per catturare i giovani (e credo sia un concetto sbagliato), dall’altro fatichiamo a trovare un linguaggio che sia stimolante per loro. Quando nascevano le radio che oggi si sono strutturate e radicate, erano fatte da giovani e chi le ascoltava lo sapeva e lo percepiva. Oggi invece gli speaker sono quasi tutti adulti/molto adulti che presumono di poter interpretare il gusto di persone con quarant’anni di meno. Questo probabilmente è l’errore strutturale più grande che stiamo facendo.

* In sintesi, dunque, che cosa bisogna fare per riavvicinare adolescenti e giovani adulti alla radio?

Credo si debbano inserire forze giovani, con un impeto creativo superiore rispetto a quanto offre la radio oggi, ma soprattutto con la capacità di intercettare il gusto dei propri coetanei che chi ha la mia età oggi non è più in grado di fare.

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La radio protagonista a Palazzo Pirelli: secondo appuntamento a Milano con le “voci” dell’etere

Si è tenuto il secondo appuntamento del convegno “La radio dal territorio alla globalizzazione: informazione, comunicazione, intrattenimento”.

L’evento, svoltosi a Palazzo Pirelli di Milano, sede della Regione Lombardia, ha visto a confronto diversi protagonisti della radiofonia nazionale ed interregionale.

A moderare il dibattito, come sempre col garbo e la professionalità che li contraddistingue, Patrizia Cavallin di Otto FM e Alberto Davoli di Radio Monte Carlo.

A raccontare le proprie esperienze, Giuseppe Cruciani e Debora Rosciani di Radio 24, Federico Pecchia e Davide Damiani di RTL 102.5, Fabrizio Gaias di Discoradio, Massimo Oldani di Radio Capital e Paolo Dini di R101.

Dopo i saluti introduttivi dei moderatori, ad aprire il dibattito sono stati i due speaker di RTL 102.5, le componenti più giovani dell’incontro che hanno dimostrato che ancora oggi è possibile entrare in realtà importanti, quali il network più ascoltato d’Italia, partendo da una “gavetta” decisamente diversa, rispetto a chi ha qualche anno in più: esperienze in webradio, talent, social ed un graduale inserimento “on air”, affiancati a “voci” di lunga esperienza, tali da guadagnarsi col tempo un proprio spazio autonomo.

Decisamente diversa la storia di Giuseppe Cruciani, da anni conduttore della celebre “Zanzara” di Radio 24, partito da Radio Radicale. I primi anni del suo programma erano indubbiamente diversi dallo “show” seguitissimo che si è trasformato nel tempo, anche grazie alla complicità con David Parenzo con cui da anni co-conduce il contenitore. E proprio sul rapporto che si crea in una coppia radiofonica si è soffermato Cruciani, sostenendo che la cosa più difficile è mantenere la sintonia e la complicità che fa di un duo radiofonico un programma di successo.

Fabrizio Gaias, che cura l’informazione per Discoradio e Dimensione Suono Soft (due importanti superstation del gruppo RDS) è partito proprio da Radio 24 – dopo gli esordi nella sua Sardegna – avendo il privilegio di formarsi su più fronti: quello giornalistico e quello tecnico. Dopo il network de Il Sole 24 Ore ed una veloce, ma importante parentesi a Play Radio (emittente del gruppo RCS che ha trasmesso per un paio d’anni tra il 2005 ed il 2007), l’arrivo nel gruppo RDS in un periodo in cui Discoradio stava attraversando il cambiamento, conseguente al passaggio di proprietà. La strategia è stata quella di creare un “clock” che potesse “cucirsi” addosso a giornalisti e conduttori, tanto da mettere in evidenza la loro personalità, pur in una radio di flusso, dove tutto è più veloce.

Particolarmente intenso l’intervento di Massimo Oldani, da anni “voce” serale di Radio Capital, ma che in molti ancora oggi ricordano per la lunga esperienza a Radio Milano International – One O One Network, dove è diventato una vera e propria “autorità” in ambito di musica black e r’n’b. In un’epoca in cui non vi era internet e la Rai proponeva ben poca musica internazionale, la “forza” era quella di documentarsi, viaggiare, cercare nuove sonorità e proporle ad un pubblico che fino ad allora non aveva mai potuto ascoltarle. Oldani, tuttavia, si è espresso su vari fronti, confrontandosi spesso anche con Cruciani, sul significato delle “regole” per chi fa radio. Un concetto che è stato oggetto anche di domande da parte di giovani speaker “in erba” che sostenevano l’eccessiva rigidità proposta da certi corsi, che ne limitano la libertà artistica.

E su questa “libertà” è intervenuto anche Paolo Dini, oggi co-conduttore de “La banda di R101” e che deve a Radio Peter Flowers e a Radio Monte Carlo la sua crescita professionale. Secondo Dini le regole sono l’alfabeto, ma è lo speaker che poi da questa “base” deve mettere insieme le parole e costruire un discorso. Bisogna contestualizzare la radio da cui si trasmette, il tipo di pubblico all’ascolto e, sulla base di quello, creare un contenuto che possa inserirsi in maniera idonea nel “medium” che lo diffonde. Dini ha aggiunto che la radio racconta prendendo spunto dalla quotidianità e, oggi, anche da internet. Non bisogna tuttavia diventare un “ripetitore” della rete, bensì personalizzare e trovare una chiave diversa nell’esporlo al pubblico in ascolto.

Infine, è stata la volta di Debora Rosciani, arrivata a fine dibattito per i precedenti impegni in diretta su Radio 24, e che ha raccontato con disinvoltura il suo avvicinamento alla radio, nato da un’esperienza giornalistica nelle Marche, sua regione d’origine, e che si è poi sviluppato nel 1997 col suo arrivo a Milano, prima per una televisione aziendale di una banca, poi con l’impegno nel gruppo de Il Sole 24 Ore. Nei primi anni, Debora Rosciani si è dedicata alla tv che per qualche tempo ha trasmesso via satellite, fino all’esordio vero e proprio in radio che non ha più lasciato e di cui ancora oggi è una delle principali protagoniste.

Complessivamente, una giornata intensa ma “volata” sia per gli interlocutori che per i presenti e che ha evidenziato, ancora una volta, quanto la radio resti un “medium” amato e vicino alla gente.

Come sta cambiando la radio? Un BarCamp per mettere a confronto i professionisti del settore

Verso quale direzione sta andando la radio?

E in quali modalità la ascolteremo nei prossimi anni?

L’argomento è stato sviluppato a margine di un BarCamp, presso Elenos/22HBG, in cui si è parlato di isofrequenza, risoluzione di interferenze ed esempi di sincronizzazione.

Con lo staff della parallela 22HBG, società che ha sviluppato (tra le altre) la app di FM-world, si sono tenuti incontri con professionisti del settore di ambiti e generazioni diverse.

Da Adriano Ronchi, consulente in ambito radiofonico e che ha sviluppato i progetti della nuova Radio Milano International e di Radio Milano 1602, a Floriano Fornasiero, curatore del seguitissimo gruppo Facebook “Tralicci e impianti A.F./B.F.”; da Carmine Nigro di Radio Paestum, uno dei più giovani editori italiani, a Fabrizio Carnevalini, da sempre uno dei massimi esperti di frequenze e curatore, tra le altre, di FMDX, FM List ed FM Scan.

Con il coordinamento del “padrone di casa” Gianluca Busi e ripresi dal videomaker Julio Vazquez, gli esperti di radio sono stati intervistati da Nicola Franceschini per parlare delle loro esperienze e anticipare quella che è la loro visione futura del “mezzo”.

Durante la giornata, inoltre, Giovanni Pilati – curatore del progetto “FM Live” – ha raccontato una recente iniziativa a Los Angeles, dove è stato protagonista di alcune radio della “West Coast”, documentato da un video on-line all’indirizzo https://www.facebook.com/fmworld/videos/3767335070049035/

Le interviste saranno presto disponibili su FM-world e sui nostri canali social.

Come sarà l’autoradio del futuro? Il gruppo Talkmedia si confronta sui cambiamenti del device

Qual è il futuro dell’autoradio? Che cosa si ascolterà in macchina nei prossimi anni? E soprattutto, come cambierà il device stesso?

Le domande nascono da un confronto tenutosi nel gruppo Talkmedia, la community su Facebook di FM-world che ogni giorno condivide notizie e opinioni sul mezzo radiofonico.

All’origine, il quesito era ancora più specifico: esisterà in futuro un’autoradio priva di ricevitori via etere (quindi niente AM, FM, DAB+), predisposta soltanto a diffondere audio e video dal web e dalle app?

In questo caso, quindi, non si intende solo streaming di emittenti radiofoniche, ma entrano in gioco anche Spotify ed altre piattaforme digitali, che trasformano di fatto l’autoradio in un sistema audio complesso.

Per alcuni, soprattutto per chi ha figli in età adolescenziale, l’autoradio di oggi è già così: i più giovani collegano lo smartphone via Bluetooth al device dell’auto, passando dalla propria musica preferita ai podcast fino (in misura minore) alla radio stessa.

Altri fanno notare che sarà il 5G il passo definitivo che cambierà prospettiva alla piattaforma che include (anche) l’autoradio, mentre qualcuno ritiene che la banda FM potrebbe reggere ancora alcuni anni e che gli utenti sono più propensi ad utilizzare i propri “giga” per altri servizi e non tanto per ascoltare lo streaming di una radio.

C’è poi chi sottolinea che l’Italia non è un Paese servito in maniera omogenea e che in diverse aree la rete “sgancia”, fornendo un servizio ancora incompleto.

Infine, il futuro per alcuni potrebbe essere totalmente on-demand. Si sale in auto e si comunica a voce col device, chiedendo un contenuto specifico che non includa solo la radio, ma anche servizi quali il traffico o il meteo.

In sintesi, mai come in questo periodo storico si sta “ricostruendo” l’immagine e la funzionalità di un mezzo di comunicazione (qual è la radio in auto) che da sempre accompagna ogni giorno milioni di persone, nella propria quotidianità.