Quote di “musica nazionale” in radio: l’Italia ne avrebbe bisogno?

In concomitanza della 72esima edizione del Festival di Sanremo, che porterà in questo periodo molta musica italiana in radio, rilanciamo un tema sempre attuale.La Francia – come noto – da anni ‘tutela’ la musica nazionale ponendo una quota minima di brani in lingua francese che dev’essere trasmessa dalle radio.In Italia, abbiamo diverse emittenti che trasmettono solo musica italiana, mentre altre (in primis le ‘rock’ Virgin e Freccia) che programmano solo brani internazionali.Sulla base di questo, il nostro Paese avrebbe ‘bisogno’ di una quota minima o è giusto mantenere la massima libertà che ha sempre contraddistinto le emittenti del nostro territorio?Ce lo siamo chiesti nel podcast di questa settimana.

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La radio e la notte: meglio la diretta o la musica?

Trasmettere in radio di notte suscita sempre un grande fascino.

Il rapporto con gli ascoltatori è più diretto, ci si possono concedere anche argomenti più difficili da affrontare negli orari diurni.

La notte, tuttavia, rappresenta spesso un costo, visto il numero sensibilmente più ridotto di ascolti e poche emittenti scelgono la strada della diretta h24.

Doveste ritrovarvi a dirigere una radio (piccola o grande che sia) che orientamento prendereste?

Ne parliamo nel podcast di questa settimana.

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Radio e Natale, tra canzoni “a tema” e palinsesto

Il Natale è alle porte e anche quest’anno condizionerà parte della playlist delle varie radio.

Alcune emittenti si cimenteranno in una propria canzone natalizia, mentre altre si limiteranno a trasmettere i classici delle Festività.

A risentirne, saranno anche i palinsesti.

Che ‘peso’ va dato in radio al Natale?

Ne parliamo nel podcast di questa settimana.

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Le emozioni che evoca una voce

Domenica 7 novembre: si è giocato il derby Milan-Inter.

Tifosi allo stadio, tifosi davanti alle pay tv, tifosi che si sono aggiornati sul web.

Ma anche tanti tifosi e appassionati di calcio che hanno scelto ancora oggi la radiocronaca per seguire il match ed emozionarsi.

Di fatto, è questa la capacità di un cronista che deve immergerti nella partita: non solo raccontarla, ma descriverla con la dovuta enfasi, facendola vivere all’ascoltatore.

È successo anche domenica scorsa, confermando le emozioni “visive” che riesce a trasportare una voce che sa comunicare.

Ne parliamo nel podcast di questa settimana.

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C’è posto in radio per una direzione artistica “under 30”?

Negli anni ’70, l’ondata della “radio libere” è stata caratterizzata dai giovani dell’epoca.

Ispirati da quanto ascoltavano dall’estero via onde medie, diedero vita ad un modo diverso di comunicare, “svecchiando” la radiofonia pubblica, a quei tempi più istituzionale e ingessata.

Oggi molti di quei giovani sono editori, direttori artistici e figure ancora di riferimento della radiofonia contemporanea.

E i giovani che trasmettono attualmente in radio sono comunque sotto la guida di professionisti di età adulta.

Oggi ci sarebbe spazio per una direzione artistica “under 30” nella radiofonia italiana? Sarebbe possibile “rischiare” e “sperimentare” qualcosa di diverso e innovativo, senza la supervisione di chi la radio la fa da 30 o 40 anni?

Ne parliamo nel podcast di questa settimana.

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“Generalista” o “Verticale”? Le due opzioni per le radio locali di piccole dimensioni

Il panorama delle radio locali in Italia è decisamente variegato.

Si passa da superstation di dimensioni considerevoli a piccole emittenti che faticano a coprire via etere la propria città.

In un panorama così diversificato, quale può essere la formula di successo per una realtà dalla copertura limitata?

Proporre contenuti generalisti (cercando di coinvolgere un pubblico più vasto possibile) o verticalizzarsi al massimo (puntando ad una nicchia che però identifichi e renda unica l’emittente)?

Ne parliamo nel podcast di questa settimana.

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