Lorenzo Suraci (RTL 102.5) a FM-world: “A Sanremo 20 ore di diretta dal nostro truck. Giuria delle radio? Posso anticiparvi che…”

Ha suscitato molta curiosità il cambio di denominazione e format di una delle sei radio digitali del gruppo RTL 102.5: RTL 102.5 Caliente.

FM-World ha chiesto all’Editore Lorenzo Suraci di raccontare di questa nuova iniziativa, ma inevitabilmente siamo finiti a parlare di Sanremo: e alla fine la notizia caliente era soprattutto quest’ultima. Partiamo dunque da qui.

Giuria delle radio

Marco Hugo Barsotti: La novità di Sanremo quest’anno è la “Giuria delle radio“. Come pensate di partecipare?

Lorenzo Suraci: Voglio sorprendervi, anticipando una notizia: noi non faremo parte della giuria. E vi spiego il motivo. Noi abbiamo sentito tutte le canzoni, io e i miei programmatori musicali, trenta canzoni. E posso anticiparvi, sarà un grande Sanremo.

Dieci e lode

Tante canzoni da 10 e lode. Credimi, non è una battuta: grande musica davvero. Per cui non voglio giudicare, non vogliamo giudicare, diciamo che RTL 102.5 resta al di sopra delle parti. Perché se no dovremmo dare 10 a tantissimi artisti…

OVS No more

M.H.B.: Quindi l’appuntamento resta tra qualche giorno alla solita postazione a fianco dell’ingresso dell’Ariston.

L.S.: E invece anche qui devo sorprendervi; l’appuntamento ve lo do da un’altra parte. A voi e a tutti gli ascoltatori che vorranno venire a Sanremo.

Truck

Quest’anno saremo presenti con il nostro truck in uno spazio più accessibile a tutti, vicino al Casinò. E faremo tantissime ore di diretta, almeno 20 ore, dalle 6 del mattino fino a notte fonda. In diretta con tutti i programmi, con conduttori in abbinamento: uno a Sanremo e uno che resta in studio.

Caliente

E veniamo a RTL 102.5 Caliente. A gennaio 2024, RTL 102.5 Romeo & Juliet diviene RTL 102.5 Caliente. Moltissimi, come era prevedibile, i commenti  sui nostri canali social, anche in considerazione della modalità quasi “stealth” dell’avvicendamento, avvenuto senza comunicati stampa.

La nuova programmazione è stata definita da un lettore di Talkmedia “pop/reggeton latinoamericano“, mentre un altro lettore ha commentato “mancava nell’etere nazionale, anche perché le poche presenti di musica latinoamericana sono locali“. Anche qui abbiamo chiesto qualche commento a Lorenzo Suraci,


L’idea

Marco Hugo Barsotti: Come vi è venuta l’idea proprio di questo canale, e non – per dire – uno Jazz?

Lorenzo Suraci: Guarda, è un semplice avvicendamento musicale da un formato all’altro. I miei programmatori musicali e tante altre persone mi hanno convinto che è un format che ha tanti estimatori e che non trovavano una radio adatta ai loro gusti. Molto semplice.

M.H.B:  In Francia esiste una radio latina addirittura in FM, segno della presenza di un grande pubblico interessato, forse poco visibile ma certamente esistente.

L.S.: E infatti risulta anche a noi, risulta che ci siano tanti appassionati del genere, poco serviti. Ma – al di là delle ricerche di mercato – sono state le tante voci in questo senso a convincermi. Professionisti del settore, ma anche semplici ascoltatori e conoscenti. Anche se – e lo sapete – alcuni di questi brani fanno capolino di tanto in tanto sulle tre reti principali. Quindi ringrazio quanti hanno ascoltato con attenzione questa nuova iniziativa e hanno voluto commentarla ma, dal mio punto di vista, si tratta appunto di un semplice avvicendamento musicale. (M.H.B. per FM-World)

 

Da 22HBG, un regalo di Natale per tutti: la nuova versione di FM-world, subito “trending” nell’app store iOS

Il giorno della Vigilia di Natale, 22HBG ha deciso di fare un regalo a tutti i propri utenti: una versione “brand new” della applicazione FM-world.

Per tanti utenti del mezzo radiofonico questo aggregatore rappresenta ormai una delle principali applicazioni del proprio telefono. Per convincervene basta andare a vedere la schermata dell’utilizzo della batteria del proprio smartphone: si troverà probabilmente una situazione non troppo dissimile da quella di chi scrive.

Rilasciata nella notte tra il 23 e il 24 dicembre, la App si trova già in ottima posizione nelle classifiche degli app store iOS italiani e francesi, con un trend al rialzo che arrivati al pomeriggio del 24 non accenna a diminuire. Indubbio segno della vasta base di utenti e anche ovviamente della curiosità di testarne le nuove funzionalità.

Le nuove funzionalità

Ma veniamo alle novità di questa versione. Abbiamo avuto l’opportunità di parlare proprio con Matteo Rossi e Nico Montanari (referenti team di sviluppo del progetto) e con il fondatore Gianluca Busi.

Marco Hugo Barsotti: Matteo, puoi raccontarci le principali novità che caratterizzano questa versione?

Matteo Rossi: Come novità sostanziale, un restyling grafico e la nuova scheda di ricerca delle radio per categoria. Abbiamo inserito le chart con le radio più ascoltate, un servizio simile a quello presente nel sito di FM-world in tempo reale.

Localizzazione

M.H.B: L’integrazione con le News del portale FM-world.it è particolarmente interessante, ma abbiamo constatato che anche le versione estere della app rimandano alle notizie in italiano. Strategicamente, pensate la versione presente negli app store all’estero come una applicazione dedicata appunto agli italiani all’estero o anche a utenti internazionali in genere?

M.R.: Per la parte news per ora si rimanda alla sola parte italiana e l’app è indirizzata a un pubblico italiano al momento. Ma questo non implica che le cose non possano evolversi in futuro, prossimo.

Sezione TV

M.H.B: La sezione video – anzi TV – mi risulta sia una feature unica della vostra app. In futuro, troveremo nella sezione video anche emittenti televisive pure e non necessariamente “radiovisioni”?

Gianluca Busi: Come hai sottolineato tu, la sezione video è molto importante in quanto a oggi siamo l’unico aggregatore radiofonico a supportare le visual radio. Uno dei nostri obbiettivi è aggregare anche le tv non solo musicali e con nuovi servizi per l’automotive dove in futuro la parte video sarà parte integrante del media auto. Come sai la fruizione in auto è un mio punto di focus e intendo indirizzare molte delle energie di 22HBG per il 2024 proprio su questo. Per quanto riguarda le TV native ne abbiamo già inserite, anzi lasciami dire che chi vuole entrare può inviarci una richiesta ed essere inserito anche subito.

M.H.B.: Ultima domanda, puoi anticiparci qualcosa per il 2024?

G.B.: Tik Tok ti dice niente? Beh, ci stiamo lavorando e siamo quasi pronti. E stiamo anche ragionando con alcuni operatori del settore Fast Channels (i famosi canali lineari che nascono per essere inseriti negli home screen delle TV  Samsung e LG) per portare sul mercato qualcosa di unico e innovativo.

(M.H.B. per FM-world)

Radiomusica

Radiomusica: L’editore Risi racconta a FM-World la storia di una stazione milanese che ha sempre guardato verso Napoli

Sono passati ormai quarant’anni da quando Radiomusica esordiva a Milano, ai tempi sui 95,450 MHz e una postazione cittadina. Negli anni la radio ha sviluppato la rete lombarda, cambiando spesso frequenza e postazioni. Ma ascoltandola oggi, nella nuova veste  di radio/televisione online, possiamo affermare che una cosa non è cambiata: l’attenzione alla musica che viene da Napoli e di conseguenza ai suoi artisti.

Abbiamo recentemente avuto occasione di intervistare l’editore e voce storica di Radiomusica Gaetano Risi: quello che segue  il resoconto della nostra conversazione che potete ascoltare direttamente nel podcast a questo indirizzo.

L’intervista

Marco Hugo Barsotti: Presentati per chi non ti conosce.

Gaetano Risi: Sono Gaetano Risi, editore di Radiomusica, gruppo che nasceva nel 1983 a Milano.

MHB: La storia di Radiomusica penso sia interessante visto che ha così tanti anni di vita. Raccontacela…

GR: Siamo partiti con l’FM nell’83 e poi man mano, come tutti, abbiamo incominciato a scegliere delle zone di copertura non solo a Milano ma in vari impianti in Lombardia. Negli anni abbiamo cercato sinergie con altre aziende che stavano acquisendo impianti per le loro reti nazionali. Siamo stati tra i primi a Milano, poi abbiamo cambiato frequenza più volte fino ad arrivare ai 94  (93.950 poi arrotondati) dove siamo rimasti diversi anni. Poi lo abbiamo ceduto a Radio Classica e ci siamo concentrati sul web.

Programmazione e contenuti

MHB: Prima di arrivare al web, che tipo di programmazione e contenuti avevate?

GR: All’inizio, per distinguerci, abbiamo puntato sulla musica napoletana, uno spazio che ancora oggi non abbiamo abbandonato anche se ridotto.

MHB: Oggi siete diventati una radio online al 100%. Niente FM o DAB. Vi mancano le frequenze FM o siete soddisfatti così?

GR: Essere ancora qui oggi è già un successo, tra Covid, perdita di investitori pubblicitari ecc. Siamo soddisfatti della scelta di puntare sul web per allargare il bacino di utenti, anche se all’inizio gli smartphone non erano ancora diffusi. Siamo stati pionieri.

MHB: Rispetto al passato, com’è cambiato il vostro pubblico?

GR: Purtroppo i radioascoltatori più anziani li abbiamo persi, ma erano destinati a scomparire comunque. Questione di età. Oggi siamo seguiti soprattutto all’estero grazie alla musica napoletana, ma è difficile avere dati precisi dagli aggregatori. Riceviamo però feedback diretti tramite social e messaggistica. Quindi posso dire che si, abbiamo perso ascoltatori ma li avremmo persi anche con l’FM, in quanto…

MHB: …in quanto passavano a miglior vita, esattamente come mi avevano detto a Europa Radio. Ma poi loro sono rinati online e voi pure…

GR: Esatto: posso dire che online abbiamo acquisito ascoltatori.

Radiotelevisione

MHB: Avete anche un canale TV. Quanto è importante?

GR: È importante per raggiungere chi non ha più il classico radioricevitore in casa. I palinsesti sono diversi tra radio e TV. Stiamo valutando anche la radio digitale ma per ora ci concentriamo sulle app e sullo streaming.

MHB: Alcune radio puntano sulla prominenza, cioè essere in zone particolarmente visibili nelle varie app. Voi fate test di posizionamento per aumentare l’ascolto?

GR: Non è una priorità per noi essere in alto. Chi ci cerca sa dove siamo. Preferiamo il passaparola e i download delle nostre app. Siamo felici di come stanno andando le cose con la nostra “creatura”.

I giovani e la radio

MHB: Cosa ne pensi del futuro della radio tra 10-20 anni? I giovani la ascoltano sempre meno.

GR: Secondo me può resistere ancora, i ragazzi di oggi quando saranno adulti potrebbero riscoprirla. La radio è sempre stata tramandata tra generazioni, se dovrà essere ci vorrà comunque tempo prima che muoia definitivamente.

MHB: Hai qualcos’altro da aggiungere che non ti ho chiesto?

GR: Voglio ricordare i bei tempi di Radio Milano Palmanova, la prima dove ho lavorato.
Momenti indimenticabili che hanno alimentato la mia passione per la radio.
Ma lasciami concludere guardando avanti: siamo felici di continuare la nostra avventura e vedere cosa succederà con il prossimo switch off FM. Sarà una democratizzazione interessante. (M.H.B. per FM-World)

Sono ancora sostenibili le emittenti territoriali? Il caso Radio Delta International, con Giovanni Ciminelli

Sono ancora sostenibili le emittenti territoriali? Le stazioni legate a una città o a un territorio ben delimitato hanno ancora un ruolo nella società odierna, dove la musica si può richiedere a Spotify e le notizie ci arrivano in tempo reale via social?

Ma soprattutto, è ancora economicamente conveniente essere editori di una emittente locale?

Vorremmo con questa rubrica trovare qualche risposta a questi interrogativi e lo faremo tramite una serie di interviste a selezionati editori proprio di questo tipo di stazioni. Come sempre, chi è interessato a raccontare la sua storia può candidarsi scrivendo a [email protected].

La registrazione completa dell’intervista è disponibile a questo indirizzo.

 

 

L’intervista

MHB: Siamo con Giovanni Ciminelli, l’editore di Radio Delta International, radio che ha sede a Legnano: una radio storica, per cui come prima domanda chiedo di raccontare in breve la storia della tua radio. 

GC:  Radio Delta è nata nel 1976 da due soci, ma era come hobby all’inizio. Poi sono arrivato io nel 1984, prima ero dipendente della società, poi ho rilevato le quote e ho preso le redini della radio.  

Avendo tante frequenze ci sono tanti costi, come sai benissimo Marco, perché avevamo più ripetitori, noi anche Milano, Varese, Como. Abbiamo deciso quindi di cedere la frequenza principale a un’altra radio qui in Lombardia (105.1  a Lifegate N.d.R) e noi abbiamo tenuto la frequenza locale su Legnano.  

La radio oggi non vive di gloria perché è si una radio molto locale, però è presente sul territorio perché facciamo tanti eventi, siamo a contatto con la gente, con i clienti, organizziamo parecchie feste nelle piazze, le notti bianche tra Legnano, Parabiago, Nerviano e altri paesi qui intorno. 

Abbiamo anche vari contatti con l’amministrazione comunale, che spesso ci dà l’incarico di realizzare questi eventi.  

Non solo radio 

Essendo presenti oltre alla radio con un giornale online e con l’agenzia di pubblicità andiamo a completare la comunicazione ai nostri clienti.  

Quindi la nostra pianificazione è a 360 gradi, andiamo a toccare il giornale, la radio, la parte visual, la cartellonistica e i social: e il cliente ha riscontro.

Perché Il cliente spende se ha riscontro: la radio non deve essere una spesa per il cliente, deve essere un investimento. 

Da Wisky a Rudy 

MHB: Quando ci siamo conosciuti, ormai era 20 anni fa, la tua radio andava quasi sempre tutta in automatico, una specie di Gammaradio. Pensavo perfino che facesse funzionare tutto il tuo cagnolino Whisky, perché lo avevo visto davanti al computer principale quando eravamo da te per Radio Fitness. Invece dopo, un bel giorno hai deciso che no, si tornava a fare programmi ed essere una vera radio. Cos’è che è successo? 

GC: Era ritornato Rudy, dopo essere stato a Radio Italia Network e altre emittenti. Torna e ci dice “dai proviamo a fare qualcosina”. 

Abbiamo ricominciato a fare trasmissioni per provare e da lì, sette anni fa siamo ripartiti e non ci siamo più fermati, anzi abbiamo ampliato le trasmissioni in diretta. 

 Facciamo tanti collegamenti esterni perché noi viviamo il territorio dai clienti con la gente. Abbiamo chiesto l’aiuto anche di Massimo Biggi perché non riuscivamo più a coprire le ore di trasmissione in diretta.  

Fare squadra

Essere in piazza, essere presenti, dare un servizio al cliente che dia un riscontro e fare squadra.  

Questa è la medicina di una radio locale. Perché le radio locale tipo la nostra hanno tanta vita davanti, hanno forse problemi le radio pluriregionali perché hanno costi altissimi e sappiamo bene cosa costa la corrente e cosa costano gli affitti. 

MHB: Una cosa interessante che dicevi prima, l’offerta globale: quindi quando con la tua agenzia promuovi un’attività, un centro commerciale, una qualunque attività non proponi solo la radio, ma gli proponi tutto, capisco giusto? 

GC: Noi gli proponiamo un ventaglio a 360 gradi e poi cerchiamo di studiare il messaggio che sia diretto al target giusto. 

Poi  avendo l’agenzia pianifichiamo anche altre radio: collaboriamo con Radio Sportiva, con Radio Studio +, con Rete 8 FM di Varese, Radio Birikina: diamo al cliente, in base al target che serve, il canale giusto. 

Oggi noi siamo diventati dei consulenti, non più agenti e più rappresentanti. Consulenti. Cerchiamo di dare consigli alla gente su come spendere i soldi, come investire i soldini che portino riscontro. Questa è la nostra forza, che molte agenzie non hanno. 

DAB

MHB: Solo recentemente siete arrivati sul DAB. Ti sembra che porti qualcosa? Perché è esperienza di questi giorni che solo in DAB, anche con grandi nomi in onda, non sempre si raggiungono gli obiettivi sperati. 

GC: Il DAB è prematuro, il DAB va fatto conoscere. Sai quanti hanno una macchina con dentro il DAB e non sanno di avere il DAB?  

Va fatta tanta comunicazione, Io sono uscito parecchie volte con la pubblicità di Radio Delta International con il DAB, pubblicizzando il DAB. Come qualunque cosa che fai nella vita: devi promuoverla e farla conoscere. Se lo fai , piano piano, arrivano i riscontri. A noi  qualcuno manda dei messaggi su WhatsApp dicendo che ascolta in DAB. Fra 6-8 anni il cavallo di battaglia sarà il DAB, perché è un suono digitale pulito, non ha disturbi, dove arriva il segnale si sente benissimo. 

Rottamazione FM? 

MHB: Parliamo di spegnimento dell’FM. Inutile che ti ricordi le polemiche a distanza tra l’allora direttore di Radio RAI e l’editore di RTL 102.5…. 

GC: Allora… È prematuro spegnere e poi è un problema per chi ha fatto degli investimenti in postazioni.…milioni di Euro per acquistare le frequenze. 

Quindi si, ci sarà gradualmente lo spegnimento tra qualche anno, oppure ci sarà la rottamazione come ha fatto anche la televisione per rientrare, perché c’è gente che …. 

MHB: …No, la rottamazione non possono farla, perché nel campo del digitale terrestre le frequenze sono passate alle telco, che hanno pagato i soldi allo Stato per averle; quindi, quei soldi erano disponibili per darli a chi spegneva: ma dei pochi MHz dell’FM non importa niente a nessuno, sono troppo pochi per 5G, 6G o altre tecnologie digitali. 

GC: Beh forse allora arriverà qualcuno dall’estero che  entrerà qui in Italia con 100 W. Ma secondo me chi ha investito tanto sarà difficile che la abbandoni.

La abbandoneranno le radio che non riescono a sopportare le spese di affitto, anche perché mano che si va avanti c’è anche un cambiamento di pianificazione pubblicitaria.

I clienti stessi, se prima investivano 100 sulla radio adesso ne investono 20. Perché ci sono i social, ci sono altri canali di comunicazione. (M.H.B. per FM-World)

Cybersecurity, ovvero come proteggere le nostre aziende da attacchi interni ed esterni: inizia in provincia di Bergamo il tour di eurosystem

Crescono costantemente gli attacchi alle nostre imprese. E non parliamo solo dei famosi Ransom, quel particolare tipo di virus che rende inutilizzabili tutti i files, a meno di non pagare un corposo riscatto. O di disporre di backup aggiornati effettuati con sofisticati sistemi automatizzati. Parliamo anche di esflitrazioni a opera di interni e in generale di tutto quanto minaccia il sereno funzionamento delle aziende.
E’ un fenomeno che riguarda tutti, certamente le grandi azienda ma anche le medio piccole. Proteggersi è possibile.
Se ne parlerà durante il tour “Digital Defense” che vede la sua prima tappa giovedì 28 settembre a Albano Sant’Alessandro.
Per capirne di più abbiamo intervistato Nicola Bosello. Questa l’intervista, che è anche ascoltabile in originale qui.

L’Intervista

D: Due parole su di te, la tua esperienza e quale  il tuo ruolo attuale.

R: Faccio parte del CDA di Eurosystem e come ruolo operativo seguo la direzione commerciale, in particolar modo tutti gli ambiti che hanno a che fare con le nuove tecnologie, quindi dalle tecnologie immersive a tutta la parte di sistemi, e poi per finire la parte di Cyber Security.

D: La parte immersiva l’abbiamo raccontata la settimana scorsa ed è affascinante. Adesso parliamo del resto e anche di questa serie di eventi:  di cosa si tratta e chi sono rivolti?

R: Si tratta di  eventi prettamente divulgativi, la tematica è la cyber security e tutto ciò che ci gira intorno. Sono rivolti al mercato  delle imprese piccole e medie ma anche grandi, anche se le grandi sono già più al corrente dei rischi che ci sono sul mercato, però quello su cui vogliamo puntare è proprio creare cultura e awareness, consapevoli che sono le piccole e medie aziende che sono anche il bersaglio più attraente per i cybercriminali in questi anni. Perché sono magari anche quelle meno virtuose dal punto di vista di investimenti e quindi sono anche più facilmente aggredibili. E poi non da ultimo, forse la cosa più importante, sono incredibilmente numerose nello scenario italiano.

Cybercriminali all’attacco

Sappiamo che la gran percentuale di imprese, soprattutto nel centro nord, è composta dalla PMI, quindi è un grande mare in cui possono sguazzare i cyber criminali in maniera molto semplice. Questo è un po’ il tema, non sarà un incontro votato alla proposizione commerciale, ma vogliamo mettere sul campo delle persone che parlano di vari ambiti sempre sul contesto della sicurezza, quindi ci sarà un avvocato esperto di diritto penale, ci sarà Corrado Giustozzi che è un guru della cyber security da più di 20 anni, ci sarà una persona che parlerà di polizze assicurative.

Prodotti o Servizi

D: Avrei mille domande sulla situazione attuale della cyber security in Italia e ci arrivo, però prima una curiosità, hai detto che non è un evento commerciale e mi sembra giusto anche fare cultura, però alla fine venderete qualche cosa, sono più servizi o più prodotti? In questo caso come vi proponete?

R: È un mix, perché io dico sempre che è una catena del valore, quella che si crea fra noi, sistema integrator, che siamo il braccio operativo verso le imprese e tutti i vendor e quindi produttori di software, di soluzioni, di hardware, di tecnologia in generale a beneficio della sicurezza informatica.

Quindi è un mix di esperienze dei vendor e esperienze dei sistema integrator, attori che operano insieme per il beneficio globale dell’utente finale. Non si può dire che ci sia un servizio, un prodotto o una soluzione che risolva. Piuttosto è un ecosistema di pensieri, di soluzioni e di prodotti che messi insieme possono elevare di gran lunga il muro di copertura, di difesa di un’impresa, consapevoli del fatto che alla totalità di sicurezza non si arriverà mai. Si tratta di tendere ad arrivare a una copertura quanto più possibile giusta per l’azienda, giusta in termini anche di investimento. Occorre cercare l’equilibrio fra il corretto, l’adeguato e il necessario.

Check Up aziendale

D: Voi proponete un check up dell’azienda, cioè proponete qualcuno che va lì e dice “occhio, il punto debole è questo, vi consigliamo…” ?

R: Ci troviamo molte volte in problematiche dove il reparto ICT interno a un’azienda o addirittura il CEO di un’azienda ha ben consapevolezza dei rischi dell’impresa in cui lavora. La grossa difficoltà è far pervenire questo rischio alle orecchie di chi poi deve investire, quindi dell’imprenditore o al board.

Una delle cose che facciamo e che porta dei grandissimi benefici è coinvolgere lo stesso board. Quindi facciamo un check up di sistema, una serie di vari assessment per identificare la situazione di cyber sicurezza da parte dell’impresa, dopodiché insieme all’ICT, al reparto informatico, cerchiamo di presentarlo al board. Questo è vincente sia proprio per lo stesso reparto, ovviamente, che per noi, che per l’impresa, perché mettiamo in un tavolo tutti gli stakeholder che poi devono insieme prendere la decisione di investimento. Un lavoro di squadra tra i vari reparti.

D: Passiamo un po’ al mercato: mi verrebbe da dire how bad is it? Quanto è cattiva la situazione in Italia?

R: Io penso che ormai di percentuali, di metriche, di numeriche se ne vedono veramente tante. Sono ormai 10 anni che vediamo che l’ascesa è quasi esponenziale, quindi senza entrare in numeri che magari non sarebbero neanche compresi, bisogna essere consapevoli del fatto che i rischi stanno aumentando in maniera esponenziale ormai da anni. Dubito che possano arrestarsi perché l’andamento tecnologico è estremamente elevato e veloce e quindi altrettanto elevato e veloce anche lo scenario di attacco. Assistiamo a una rincorsa continua, la tecnologia corre e corrono di conseguenza, di pari passo, anche tutti gli aspetti di criminalità a livello di cyber security. L’andamento continua a essere decisamente critico.

Ransom…

D: Il pericolo maggiore sono i ransom o magari furti di dati di cui non ci si accorge neppure?

R: Io dico sempre che i rischi maggiori sono il facile accesso alle tecnologie per poter attaccare, questo è il rischio più grande. Ormai l’accesso a un motore di ransom per effettuare un attacco, non dico che lo possa fare mia figlia… ma quasi.

Diciamo sempre negli eventi che ci sono tutorial alla disposizione di chiunque, anche dei neofiti, per imparare a creare un attacco massivo su una certa classe di bersagli. L’accesso a queste tecnologie, l’accesso a soluzioni, anche supportate da tanto di help desk, sono alla portata di tutti. Quindi direi che sì, il ransomware è sicuramente quello più utilizzato e più semplice, però quello che a me preoccupa è la facilità con cui una persona qualsiasi può divenire un cybercriminale. 

…e insider

D: Vediamolo dal punto di vista dell’azienda. È possibile che se io azienda ho una tecnologia, sono un fornitore di un’azienda high tech, qualcuno mi rubi documenti…. che questi semplicemente escano e io non vedo niente, non mi accorgo di nulla?

R: Sì, ma quello che ocorre capire è che è uno dei pericoli più grandi per questo aspetto viene dai coseddetti  insider. Quindi i pericoli che arrivano dall’interno dell’azienda: moltissime fughe di dati in realtà avvengano più da insider interni rispetto agli attori esterni. E quindi in primis bisogna proteggere l’azienda dall’interno.

D: È più una questione di processi organizzativi o di tecnologia?

R:Processi organizzativi e controllo sui processi. Io voglio sapere cosa fanno gli utenti all’interno della mia azienda, che non significa spiarli, ma significa semplicemente sapere se mandano fuori, magari anche inavvertitamente, documentazione di carattere riservato.

D: Viene in mente Snowden, non so perché… Ma se è successo all’ NSA figuriamoci a una media azienda italiana. Secondo voi, che percentuale di budget aziendale un imprenditore dovrebbe allocare alla cybersecurity per rassicurarsi un buon livello di tranquillità?

R: Ovviamente dipende dalla tipologia dell’azienda, se parliamo di microimprese, medie imprese o imprese enterprise. Però torno a dire quello che ho detto all’inizio, non servono capitali incredibili per raggiungere buoni livelli di sicurezza perché oggi il mercato offre soluzioni e servizi per tutti i gusti. Noi ci siamo ritagliati un mercato che va proprio a coprire le esigenze della PMI, poi ci sono aspetti anche che vanno lato enterprise.

La nostra missione in questo momento è dare copertura completa di soluzioni alla PMI. Gli investimenti sono assolutamente alla portata di questa tipologia di imprese. Poi dipende quanto uno vuole spingersi a essere sicuro, anche rispetto magari a cosa uno fa, a quali dati tratta, che documentazioni ha. 

22HBG

D: Ho visto che è presente anche il logo di 22HBG sulla locandina dell’evento. C’è qualche connessione o è soltanto – diciamo – una simpatia e un’ affinità di vedute?

R: 22HBG è un partner con cui abbiamo cominciato a collaborare e con cui stiamo ipotizzando una partnership sicuramente strutturata perché ha in dote delle soluzioni e delle tecnologie estremamente interessanti che potrebbero essere molto ben integrate con le nostre proposizioni.
Abbiamo fatto i primi tre scalini, ma la scala potrebbe essere molto lunga.
(M.H.B. con il supporto di Whisper Transcript per FM-World)

Daniele Biacchessi (Giornale Radio): “Né Talk radio né All News, noi format unico”

Giornale Radio rappresenta una delle principali novità nel campo dell’emittenza radiofonica nazionale degli ultimi anni. Per la nuova stagione il palinsesto, che ormai è live per tutta la giornata, è stato ulteriormente arricchito: abbiamo pertanto deciso di integrare l’intervista all’editore Zambarelli, apparsa qualche settimana fa, con una conversazione approfondita al direttore editoriale, Daniele Biacchessi.

Quest’ultimo riesce a mettere in prospettiva storica alcuni fenomeni di grande importanza per il mondo della comunicazione di oggi.

Daniele Biacchessi ha una lunga esperienza radiofonica, avendo lavorato per Radio Lombardia, poi Radio Regione, Radio Popolare, Radio Rai regionale Lombardia e nazionale (Blue note e Folkconcerto), Trm2, Italia Radio, Rete A, Antennatre, Telenova, Radio 24, Giornale Radio. Ha scritto per numerose testate tra cui l’Unità, Europeo e Mucchio Selvaggio.

L’intervista

Marco Hugo Barsotti: Giornale Radio è ormai live per tutta la giornata: la squadra dei conduttori e giornalisti è al completo, o pensate di crescere ulteriormente?
 
Daniele Biacchessi: Sì, Giornale Radio è cresciuta sul piano dell’immagine, dell’ascolto, della produzione, e oggi offre al panorama radiofonico nazionale un’offerta giornalistica di alta qualità. Penso ci sia ancora uno spazio di crescita anche perché il potenziale pubblico di una radio d’informazione non è ancora stato raggiunto. Giornale Radio è radicata al momento in cinque segmenti forti: Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia-Romagna, Campania. Lì ci siamo affermati dove il sistema produttivo è maggiormente sviluppato. Il pubblico di un canale come il nostro vuole essere informato mentre i fatti accadono, e a Giornale Radio i fatti sono separati dalle opinioni, soprattutto dai miei corsivi e quelli di Ferruccio Bovio che rappresentano la linea editoriale della radio.
Tutte le opinioni hanno pari dignità, così come la selezione degli ospiti viene effettuata essenzialmente sulla base delle notizie, non delle tendenze, del mainstream. È una radio che non fa sconti a nessuno. Faccio alcuni esempi. Se il Governo annuncia una legge di bilancio, diciamo così, priva di adeguate coperture economiche, che rischia di diventare un mero annuncio da campagna elettorale noi lo evidenziamo ai nostri ascoltatori, non nascondiamo il problema. Facciamo i conti in tasca. E questo vale per qualsiasi Governo in carica.  


No al pensiero unico

MHB: Usciamo dall’Italia e prendiamo il caso Ucraina. Non tutti sono d’accordo sul supporto incondizionato a Zelensky…
DB: Quando gran parte dell’informazione, all’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, pareva raccontare la guerra attraverso un pensiero unico, abbiamo scelto di narrare il conflitto attraverso la pluralità delle fonti, delle testimonianze, delle opinioni, con un corrispondente fisso da Mosca. Ciò che noi siamo diventati è dipeso essenzialmente dalla qualità dei nostri conduttori, nomi quali Luca Telese, Giuliano Guida Bardi, Vicky Mangone, Manuela Donghi, Pasquale Tridico, Lapo de Carlo, Paolo Sergio, Francesco Borgonovo, Francesco Massardo, Sergio Luciano, Roberto Frangipane, Marco Trombetta. A cui, e lo annuncio a lei per primo oggi, si aggiungerà da ottobre anche Luigi Crespi. 

Il giornalismo del secolo scorso…

MHB:  In una recente intervista, Hannah Gelbart di BBC aveva spiegato il lungo e complesso processo messo in atto dal servizio pubblico inglese per validare e filtrare le informazioni che arrivano direttamente dai canali social. Voi usate anche questi canali o vi basate su servizi classici quali ANSA? 
 
DB: Facciamo un passo indietro. Le redazioni moderne sono molto più strutturate di un tempo e i giornalisti tendono ad allontanarsi dalla strada e dalla gente. In gran parte del Novecento, per un cronista le possibilità di comunicazione e trasmissione sono precarie: si passa dalla corrispondenza per lettera al telegrafo, fino alla conversazione e alla dettatura dei pezzi per via telefonica. Dunque i tempi si allungano, ma i contenuti degli articoli non sempre vengono scritti “a tavolino”, bensì sono pensati e ideati sul luogo in cui avvengono i fatti. Quindi nel Novecento il giornalista, che è un corpo intermedio tra istituzioni e lettori, accede alle fonti di prim’ordine, agli interlocutori principali e le relazioni con le autorità diventano più dirette e trasparenti.

…e quello di oggi

Oggi la situazione si è certamente ribaltata. I giornalisti sono alle prese con influencer, spin doctors, comunicatori di ogni genere e la manipolazione delle notizie rende sempre più difficile distinguere il vero dal falso. Rispetto al Novecento però i giornalisti hanno a disposizione strumenti tecnologici sempre più sofisticati: gli smartphone incorporano unità di registrazione audio e video potentissimi, di alta qualità, in grado di trasmettere testimonianze e servizi scritti, letti e ripresi in tempo reale. La trasmissione di dati a banda larga raggiunge il lettore mentre i fatti stanno avvenendo: l’utilizzo dei social, Facebook e Twitter in primis, offre all’utente primario la sensazione di avere l’informazione in tasca, a portata di telefonino, in qualsiasi luogo del mondo che abbia una connessione.
Così anche gli strumenti di investigazione, che nel Novecento sono essenzialmente cartacei, grazie alle innovazioni tecnologiche connettive, diventano infinitamente più potenti e raffinati. Nel terzo millennio cresce il bisogno di un giornalismo di qualità e di approfondimento che possa contrapporre il bombardamento quotidiano di dati, news, punti di vista, commenti, interpretazioni, comunicati, semplificazioni, slogan, tabelle, faziosità, distorsioni e versioni edulcorate.

Citare le fonti, sempre

MHB: Resta il problema di separare il vero del rumore di fondo, per così dire…
DB: Oggi per raggiungere l’autorevolezza e l’attendibilità il giornalista deve dimostrare di essere stato onesto, di aver sentito e registrato tutti i punti di vista possibili, di non essersi basato su un proprio pregiudizio, su un teorema. Deve fornire fonti e deve citare da dove arrivano. Questo è il punto. Qui non c’è bisogno di certificare le notizie, ma di fare bene il mestiere per cui siamo pagati. La citazione delle fonti, oltre che corretto atteggiamento deontologico, è anche funzionale alla stipula di un vero e proprio contratto basato sulla veridicità delle informazioni. Nella sostanza, un servizio non funziona solo per lo stile sciatto, le citazioni sbagliate o la costruzione scadente, ma anche perché non sono state fatte ricerche adeguate. Ci sono fonti primarie o di primo livello, quelle che garantiscono credibilità all’informazione, perché possiedono un’autorevolezza istituzionale, perché viene loro riconosciuta una competenza specifica. Esistono fonti secondarie o di secondo livello, quelle la cui attendibilità è affidata alla stessa citazione giornalistica, nel senso che è il giornalista, dando loro voce, a legittimarle agli occhi del suo pubblico. La fonte deve essere ufficiale, anche se si tratta di un semplice cittadino, di un sindaco, di un amministratore comunale, un assessore, un testimone. Ci deve essere un nome, un cognome, un indirizzo.
MHB: Quindi la possibilità per chi ascolta di fare un cross check, una sua verifica personale, se crede.
DB: Esatto: Non ci devono essere iniziali del nome del testimone, voci estrapolate da citofoni, da telefonate con smartphone in cui l’interlocutore non dice nulla. Si deve lavorare per documentiLe notizie vanno verificate attraverso la comparazione di più fonti disponibili. In primis quelle istituzionali, dirette, le testimonianze. La verifica delle notizie passa anche dall’utilizzo critico di altre fonti secondarie: agenzie, radio pubbliche e private, tv, internet.

Breaking News

La notizia “grossa” va messa in onda in radio e in tv nella forma della breaking news, e successivamente con l’approfondimento distillato in modo da rendere la notizia interessante e duratura. L’uso della breaking news deve essere calibrato….
MHB: …mi viene in mente un gruppo concorrente che chiama “breaking news” tutti i suoi notiziari…
DB: …dicevo, l’uso della breaking news deve essere calibrato sulla vera importanza della notizia e deve essere breve, rimandando ad altri aggiornamenti il proseguimento dell’approfondimento. Nel caso di una notizia di primaria importanza dobbiamo avere la prontezza, la forza, l’impegno, la disponibilità e l’organizzazione di stravolgere il palinsesto con una diretta continua e un cambio di voci e conduzione.
La forma deve essere sempre narrata. Prima la notizia il più possibile completa, poi l’intervista in diretta, non viceversa. L’ascoltatore deve avere la certezza che in qualsiasi momento della giornata sarà informato da qualcuno che a sua volta si è preparato con la massima attenzione. In radio, in tv, sulla carta stampata e sul web, la scarsa preparazione di chi scrive o parla si moltiplica.

Per ottenere il maggior numero di informazioni, il conduttore sarà dotato di strumenti di immediata consultazione visiva (agenzie, portali nazionali e internazionali). Le scalette con le scelte degli ospiti dovranno adattarsi alla gerarchia delle notizie e alla tecnica dell’impaginazione.

Se la notizia principale è la guerra si apre con quello, non con altro, e si darà una scansione al susseguirsi dei temi. Lo stile deve essere popolare e corretto nella forma, i termini possibilmente in italiano, se in inglese spiegati in modo rapido. Quelle politiche devono prediligere lo svolgimento dei fatti, la comprensione dei temi, più che la sommatoria di dichiarazioni o il retroscena. Un buon pezzo radiofonico e televisivo, dovrà contenere voci, testimonianze dirette, qualcosa che dia ritmo e sostanza al racconto. Il monologo non serve, a meno che sia un editoriale, perché separato dalle notizie. Noi lo facciamo quasi sempre, su altri non posso confermare. 

Breaking news… anzi, Notizie Flash
MHB:  Siete attrezzati per eventi imprevisti fuori dagli orari canonici ?
 
DB: Abbiamo già raccontato  i grandi fatti della Storia sconvolgendo il palinsesto abituale, inserendo speciali, dirette. Il nostro format è talk-news, non talk-radio o all news. Ciò vuol dire che Giornale Radio trasmette sempre un flusso di notizie, commenti, opinioni, voci plurime. Un format che non ha bisogno di schemi inscatolati, un palinsesto rigido. Quando è morto Silvio Berlusconi gli stessi conduttori, con grande senso di responsabilità e maturità, hanno mandato avanti la diretta ridisegnando la scaletta, modellando il flusso con l’attualità, con i fatti. Un palinsesto composto da scatole chiuse e orticelli allontana il pubblico, è un modello vecchio e obsoleto, nel mondo, come in Italia. 

Dietro le quinte

MHB:  Oltre i conduttori che sentiamo in onda esiste una redazione che lavora dietro le quinte. Può spiegare come è organizzata e  se attualmente offrite possibilità di inserimento a giovani giornalisti o anche solo a chi volesse fare uno stage ?
 
DB: È una redazione composta dai conduttori, dagli assistenti, da collaboratori, che punta sui giovani e che ospita anche stagisti. La forza di Giornale Radio sta proprio in questo lavoro di squadra che l’editore Domenico Zambarelli, io in qualità di direttore editoriale, e Manuela Donghi nel ruolo di vice direttore con responsabilità del settore economico, stiamo mettendo in campo in poco tempo. 

GR News

MHB: Il canale GR News ha preso un po’ il posto che era di Giornale Radio agli albori. Però sembra ben poco promosso, non è un’occasione mancata ?
 
DB: I nostri notiziari vengono realizzati dall’agenzia Area con cui abbiamo costruito un rapporto proficuo per entrambi. Quei notiziari sono il frutto di una lunga discussione operativa che ha coinvolto la redazione di Area e la nostra. Quello che sentite ogni giorno, specie nei notiziari lunghi, è un valore aggiunto. La sigla, i titoli brevi, la scelta delle voci, le firme all’inizio annunciate dal conduttore, le firme alla fine di ogni servizio. È un cambio di passo decisivo, non un’occasione mancata. Giornale Radio si concentra sui programmi e Area sui notiziari. Insieme compongono un unico prodotto, una linea di informazione assolutamente certificata, verificata, di qualità. La buona informazione. 

Guardare oltre l’Italia

MHB:  Per concludere, ci permette una domanda cattiva?
DB: Dica pure.
MHB: Nella passata stagione offrivate un panorama completo dei fatti della giornata a chi decideva di ascoltare – magari durante la cena – dopo essere rincasato. Nella stagione appena partita nei medesimi orari possiamo sentire interminabili interviste a italiani all’estero (a volte di importanza molto opinabile) e… Borgonovo.
L’impressione è di uno scivolamento da una radio di informazione a una talk radio…
DB: Come le ho detto, non siamo una talk radio, neppure una radio all news, bensì un format unico: una radio talk news, dove ogni conduttore porta avanti il suo pezzo di racconto. Quelle che lei chiama “interminabili interviste agli italiani all’estero” sono in realtà informazioni di pubblica utilità, che il servizio pubblico spesso dimentica. Sono le storie a far la differenza.  Gli ascoltatori si immedesimano in quelle storie, perché padre e madre hanno un figlio andato lontano alla ricerca di un lavoro e di una dignità, magari di una eccellenza.
La presenza di Francesco Borgonovo dimostra che Giornale Radio, pur avendo una ben chiara linea editoriale, resta un mezzo di informazione unico, indipendente e pluralista. (M.H.B. per FM-World)