Daniele Biacchessi (Giornale Radio): “Né Talk radio né All News, noi format unico”

Giornale Radio rappresenta una delle principali novità nel campo dell’emittenza radiofonica nazionale degli ultimi anni. Per la nuova stagione il palinsesto, che ormai è live per tutta la giornata, è stato ulteriormente arricchito: abbiamo pertanto deciso di integrare l’intervista all’editore Zambarelli, apparsa qualche settimana fa, con una conversazione approfondita al direttore editoriale, Daniele Biacchessi.

Quest’ultimo riesce a mettere in prospettiva storica alcuni fenomeni di grande importanza per il mondo della comunicazione di oggi.

Daniele Biacchessi ha una lunga esperienza radiofonica, avendo lavorato per Radio Lombardia, poi Radio Regione, Radio Popolare, Radio Rai regionale Lombardia e nazionale (Blue note e Folkconcerto), Trm2, Italia Radio, Rete A, Antennatre, Telenova, Radio 24, Giornale Radio. Ha scritto per numerose testate tra cui l’Unità, Europeo e Mucchio Selvaggio.

L’intervista

Marco Hugo Barsotti: Giornale Radio è ormai live per tutta la giornata: la squadra dei conduttori e giornalisti è al completo, o pensate di crescere ulteriormente?
 
Daniele Biacchessi: Sì, Giornale Radio è cresciuta sul piano dell’immagine, dell’ascolto, della produzione, e oggi offre al panorama radiofonico nazionale un’offerta giornalistica di alta qualità. Penso ci sia ancora uno spazio di crescita anche perché il potenziale pubblico di una radio d’informazione non è ancora stato raggiunto. Giornale Radio è radicata al momento in cinque segmenti forti: Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia-Romagna, Campania. Lì ci siamo affermati dove il sistema produttivo è maggiormente sviluppato. Il pubblico di un canale come il nostro vuole essere informato mentre i fatti accadono, e a Giornale Radio i fatti sono separati dalle opinioni, soprattutto dai miei corsivi e quelli di Ferruccio Bovio che rappresentano la linea editoriale della radio.
Tutte le opinioni hanno pari dignità, così come la selezione degli ospiti viene effettuata essenzialmente sulla base delle notizie, non delle tendenze, del mainstream. È una radio che non fa sconti a nessuno. Faccio alcuni esempi. Se il Governo annuncia una legge di bilancio, diciamo così, priva di adeguate coperture economiche, che rischia di diventare un mero annuncio da campagna elettorale noi lo evidenziamo ai nostri ascoltatori, non nascondiamo il problema. Facciamo i conti in tasca. E questo vale per qualsiasi Governo in carica.  


No al pensiero unico

MHB: Usciamo dall’Italia e prendiamo il caso Ucraina. Non tutti sono d’accordo sul supporto incondizionato a Zelensky…
DB: Quando gran parte dell’informazione, all’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, pareva raccontare la guerra attraverso un pensiero unico, abbiamo scelto di narrare il conflitto attraverso la pluralità delle fonti, delle testimonianze, delle opinioni, con un corrispondente fisso da Mosca. Ciò che noi siamo diventati è dipeso essenzialmente dalla qualità dei nostri conduttori, nomi quali Luca Telese, Giuliano Guida Bardi, Vicky Mangone, Manuela Donghi, Pasquale Tridico, Lapo de Carlo, Paolo Sergio, Francesco Borgonovo, Francesco Massardo, Sergio Luciano, Roberto Frangipane, Marco Trombetta. A cui, e lo annuncio a lei per primo oggi, si aggiungerà da ottobre anche Luigi Crespi. 

Il giornalismo del secolo scorso…

MHB:  In una recente intervista, Hannah Gelbart di BBC aveva spiegato il lungo e complesso processo messo in atto dal servizio pubblico inglese per validare e filtrare le informazioni che arrivano direttamente dai canali social. Voi usate anche questi canali o vi basate su servizi classici quali ANSA? 
 
DB: Facciamo un passo indietro. Le redazioni moderne sono molto più strutturate di un tempo e i giornalisti tendono ad allontanarsi dalla strada e dalla gente. In gran parte del Novecento, per un cronista le possibilità di comunicazione e trasmissione sono precarie: si passa dalla corrispondenza per lettera al telegrafo, fino alla conversazione e alla dettatura dei pezzi per via telefonica. Dunque i tempi si allungano, ma i contenuti degli articoli non sempre vengono scritti “a tavolino”, bensì sono pensati e ideati sul luogo in cui avvengono i fatti. Quindi nel Novecento il giornalista, che è un corpo intermedio tra istituzioni e lettori, accede alle fonti di prim’ordine, agli interlocutori principali e le relazioni con le autorità diventano più dirette e trasparenti.

…e quello di oggi

Oggi la situazione si è certamente ribaltata. I giornalisti sono alle prese con influencer, spin doctors, comunicatori di ogni genere e la manipolazione delle notizie rende sempre più difficile distinguere il vero dal falso. Rispetto al Novecento però i giornalisti hanno a disposizione strumenti tecnologici sempre più sofisticati: gli smartphone incorporano unità di registrazione audio e video potentissimi, di alta qualità, in grado di trasmettere testimonianze e servizi scritti, letti e ripresi in tempo reale. La trasmissione di dati a banda larga raggiunge il lettore mentre i fatti stanno avvenendo: l’utilizzo dei social, Facebook e Twitter in primis, offre all’utente primario la sensazione di avere l’informazione in tasca, a portata di telefonino, in qualsiasi luogo del mondo che abbia una connessione.
Così anche gli strumenti di investigazione, che nel Novecento sono essenzialmente cartacei, grazie alle innovazioni tecnologiche connettive, diventano infinitamente più potenti e raffinati. Nel terzo millennio cresce il bisogno di un giornalismo di qualità e di approfondimento che possa contrapporre il bombardamento quotidiano di dati, news, punti di vista, commenti, interpretazioni, comunicati, semplificazioni, slogan, tabelle, faziosità, distorsioni e versioni edulcorate.

Citare le fonti, sempre

MHB: Resta il problema di separare il vero del rumore di fondo, per così dire…
DB: Oggi per raggiungere l’autorevolezza e l’attendibilità il giornalista deve dimostrare di essere stato onesto, di aver sentito e registrato tutti i punti di vista possibili, di non essersi basato su un proprio pregiudizio, su un teorema. Deve fornire fonti e deve citare da dove arrivano. Questo è il punto. Qui non c’è bisogno di certificare le notizie, ma di fare bene il mestiere per cui siamo pagati. La citazione delle fonti, oltre che corretto atteggiamento deontologico, è anche funzionale alla stipula di un vero e proprio contratto basato sulla veridicità delle informazioni. Nella sostanza, un servizio non funziona solo per lo stile sciatto, le citazioni sbagliate o la costruzione scadente, ma anche perché non sono state fatte ricerche adeguate. Ci sono fonti primarie o di primo livello, quelle che garantiscono credibilità all’informazione, perché possiedono un’autorevolezza istituzionale, perché viene loro riconosciuta una competenza specifica. Esistono fonti secondarie o di secondo livello, quelle la cui attendibilità è affidata alla stessa citazione giornalistica, nel senso che è il giornalista, dando loro voce, a legittimarle agli occhi del suo pubblico. La fonte deve essere ufficiale, anche se si tratta di un semplice cittadino, di un sindaco, di un amministratore comunale, un assessore, un testimone. Ci deve essere un nome, un cognome, un indirizzo.
MHB: Quindi la possibilità per chi ascolta di fare un cross check, una sua verifica personale, se crede.
DB: Esatto: Non ci devono essere iniziali del nome del testimone, voci estrapolate da citofoni, da telefonate con smartphone in cui l’interlocutore non dice nulla. Si deve lavorare per documentiLe notizie vanno verificate attraverso la comparazione di più fonti disponibili. In primis quelle istituzionali, dirette, le testimonianze. La verifica delle notizie passa anche dall’utilizzo critico di altre fonti secondarie: agenzie, radio pubbliche e private, tv, internet.

Breaking News

La notizia “grossa” va messa in onda in radio e in tv nella forma della breaking news, e successivamente con l’approfondimento distillato in modo da rendere la notizia interessante e duratura. L’uso della breaking news deve essere calibrato….
MHB: …mi viene in mente un gruppo concorrente che chiama “breaking news” tutti i suoi notiziari…
DB: …dicevo, l’uso della breaking news deve essere calibrato sulla vera importanza della notizia e deve essere breve, rimandando ad altri aggiornamenti il proseguimento dell’approfondimento. Nel caso di una notizia di primaria importanza dobbiamo avere la prontezza, la forza, l’impegno, la disponibilità e l’organizzazione di stravolgere il palinsesto con una diretta continua e un cambio di voci e conduzione.
La forma deve essere sempre narrata. Prima la notizia il più possibile completa, poi l’intervista in diretta, non viceversa. L’ascoltatore deve avere la certezza che in qualsiasi momento della giornata sarà informato da qualcuno che a sua volta si è preparato con la massima attenzione. In radio, in tv, sulla carta stampata e sul web, la scarsa preparazione di chi scrive o parla si moltiplica.

Per ottenere il maggior numero di informazioni, il conduttore sarà dotato di strumenti di immediata consultazione visiva (agenzie, portali nazionali e internazionali). Le scalette con le scelte degli ospiti dovranno adattarsi alla gerarchia delle notizie e alla tecnica dell’impaginazione.

Se la notizia principale è la guerra si apre con quello, non con altro, e si darà una scansione al susseguirsi dei temi. Lo stile deve essere popolare e corretto nella forma, i termini possibilmente in italiano, se in inglese spiegati in modo rapido. Quelle politiche devono prediligere lo svolgimento dei fatti, la comprensione dei temi, più che la sommatoria di dichiarazioni o il retroscena. Un buon pezzo radiofonico e televisivo, dovrà contenere voci, testimonianze dirette, qualcosa che dia ritmo e sostanza al racconto. Il monologo non serve, a meno che sia un editoriale, perché separato dalle notizie. Noi lo facciamo quasi sempre, su altri non posso confermare. 

Breaking news… anzi, Notizie Flash
MHB:  Siete attrezzati per eventi imprevisti fuori dagli orari canonici ?
 
DB: Abbiamo già raccontato  i grandi fatti della Storia sconvolgendo il palinsesto abituale, inserendo speciali, dirette. Il nostro format è talk-news, non talk-radio o all news. Ciò vuol dire che Giornale Radio trasmette sempre un flusso di notizie, commenti, opinioni, voci plurime. Un format che non ha bisogno di schemi inscatolati, un palinsesto rigido. Quando è morto Silvio Berlusconi gli stessi conduttori, con grande senso di responsabilità e maturità, hanno mandato avanti la diretta ridisegnando la scaletta, modellando il flusso con l’attualità, con i fatti. Un palinsesto composto da scatole chiuse e orticelli allontana il pubblico, è un modello vecchio e obsoleto, nel mondo, come in Italia. 

Dietro le quinte

MHB:  Oltre i conduttori che sentiamo in onda esiste una redazione che lavora dietro le quinte. Può spiegare come è organizzata e  se attualmente offrite possibilità di inserimento a giovani giornalisti o anche solo a chi volesse fare uno stage ?
 
DB: È una redazione composta dai conduttori, dagli assistenti, da collaboratori, che punta sui giovani e che ospita anche stagisti. La forza di Giornale Radio sta proprio in questo lavoro di squadra che l’editore Domenico Zambarelli, io in qualità di direttore editoriale, e Manuela Donghi nel ruolo di vice direttore con responsabilità del settore economico, stiamo mettendo in campo in poco tempo. 

GR News

MHB: Il canale GR News ha preso un po’ il posto che era di Giornale Radio agli albori. Però sembra ben poco promosso, non è un’occasione mancata ?
 
DB: I nostri notiziari vengono realizzati dall’agenzia Area con cui abbiamo costruito un rapporto proficuo per entrambi. Quei notiziari sono il frutto di una lunga discussione operativa che ha coinvolto la redazione di Area e la nostra. Quello che sentite ogni giorno, specie nei notiziari lunghi, è un valore aggiunto. La sigla, i titoli brevi, la scelta delle voci, le firme all’inizio annunciate dal conduttore, le firme alla fine di ogni servizio. È un cambio di passo decisivo, non un’occasione mancata. Giornale Radio si concentra sui programmi e Area sui notiziari. Insieme compongono un unico prodotto, una linea di informazione assolutamente certificata, verificata, di qualità. La buona informazione. 

Guardare oltre l’Italia

MHB:  Per concludere, ci permette una domanda cattiva?
DB: Dica pure.
MHB: Nella passata stagione offrivate un panorama completo dei fatti della giornata a chi decideva di ascoltare – magari durante la cena – dopo essere rincasato. Nella stagione appena partita nei medesimi orari possiamo sentire interminabili interviste a italiani all’estero (a volte di importanza molto opinabile) e… Borgonovo.
L’impressione è di uno scivolamento da una radio di informazione a una talk radio…
DB: Come le ho detto, non siamo una talk radio, neppure una radio all news, bensì un format unico: una radio talk news, dove ogni conduttore porta avanti il suo pezzo di racconto. Quelle che lei chiama “interminabili interviste agli italiani all’estero” sono in realtà informazioni di pubblica utilità, che il servizio pubblico spesso dimentica. Sono le storie a far la differenza.  Gli ascoltatori si immedesimano in quelle storie, perché padre e madre hanno un figlio andato lontano alla ricerca di un lavoro e di una dignità, magari di una eccellenza.
La presenza di Francesco Borgonovo dimostra che Giornale Radio, pur avendo una ben chiara linea editoriale, resta un mezzo di informazione unico, indipendente e pluralista. (M.H.B. per FM-World)

Mondi immersivi e realtà aumentata nel nostro futuro: una conversazione con Eugenio Gatto di Eurosystem

Eugenio Gatto (Eurosystem): Le nuove tecnologie possono spaventare, ma l’uso che ne facciamo dipende da noi.
L’industria ha già compreso le potenzialità di questa tecnologia e ci chiama direttamente. Il nostro prodotto funziona sia in realtà aumentata che virtuale ed è associabile ad una app.
I dati del cliente? Generalmente li importiamo da CAD. Visore 3D? Per ora usiamo Metaquest 2, ma stiamo andando verso l’offerta Lenovo, mentre per Apple restiamo in osservazione.
Sviluppare hardware in Italia mi sembra impossibile, diverso il discorso per il software.

Come abbiamo recentemente riportato su Linkedin, 22HBG sta sperimentando l’utilizzo della realtà aumentata (AR) per le proprie applicazioni, a cominciare dall’evoluzione della app FM-World.

Si trata di un modo innovativo e forse rivoluzionario di interagire con il mondo reale e le applicazioni che ci assistono ogni giorno, dove molti stanno iniziando a muovere i primi passi. Abbiamo dunque pensato di parlarne con una società italiana che è leader di fatto, avendo iniziato a operare in questo ambito già’ da numerosi anni. Questo il resoconto della conversazione con Eugenio Gatto, business unit manager per le “immersive technologies”. Chi preferisse ascoltare il tutto dalle parole di Eugenio puà ascoltare questo podcast.

L’intervista

Marco Hugo Barsotti: cominciamo con una presentazione di Eurosystem:  quando e perché avete deciso di aprire uua linea di business legata alla AR/VR. 

Eugenio Gatto: Eurosystem si occupa di IT da circa 40 anni e, nel caso specifico della divisione per le tecnologie immersive, Eurosystem ha acquisito la mia azienda che si chiamava Ragtag che ora è di fatto la business unit per le tecnologie immersive. Naturalmente Eurosystem nelle proprie priorità aveva quella di acquisire tutte quelle aziende strategiche che potevano portare valore soprattutto per quanto riguarda innovazione e naturalmente ha scelto Ragtag perché avevamo già un’esperienza di alcuni anni nello sviluppo di software per le tecnologie immersive verticali per le aziende. 

 

MHB: La sua azienda invece che storia aveva? 

 EG:  Ragtag è nata da due soci, io e Fabio che attualmente è l’altro business unit manager. Ci siamo conosciuti avendo una vision in comune, oltre ad una passione ed esperienza per il 3D e per il rendering  

Future Shock

MHB: Ti faccio una domanda un po’ di costume, poi andiamo alle domande tecniche vere e proprie: In generale – e lo vediamo con la IA e forse anche con la AR – perché le nuove tecnologie entusiasmano ma al tempo stesso spaventano alcune persone? 

EG: Le nuove tecnologie entusiasmano per i risultati attesi e spaventano per gli stessi motivi, per ciò che si immagina potranno consentire, talvolta in direzione distopica (anti-utopica, in altre parole un futuro dove la tecnologia potrà  opprimere l’uomo e le sue libertà , N.d.R.)

In realtà l’uso che se ne fa dipende da noi: da chi le sviluppa e orienta le applicazioni, ma anche da chi le utilizza e vota col portafoglio su quali debbano emergere. 

Sta a noi distinguere gli utilizzi dannosi da quelli utili e assumerci la responsabilità di promuovere solo le tecnologie che hanno un impatto positivo. Gli sviluppatori dando un’impronta etica e gli utenti premiando solo le applicazioni virtuose. 

  

Augmented Reality

MHB: Veniamo alla AR. Forse vale la pena spiegare, anche per chi non vi conosce, se avete un prodotto specifico o vi presentate come fornitore di servizi.

EG: Fondamentalmente noi abbiamo un prodotto che è un configuratore 3d di prodotto multiplattaforma che funziona  da smartphone a pc desktop e funziona sia in realtà virtuale che in realtà aumentata. 

Per farti meglio comprendere, uno degli utilizzi è il supporto per i commerciali all’interno di uno showroom, dove possono presentare il prodotto in modo molto più accattivante e soprattutto possono  configurarlo. 

Questo nella stragrande maggioranza dei casi è un qualcosa che eleva sostanzialmente l’esperienza utente e quindi aumenta notevolmente le probabilità di vendita. 

MHB: Com’è il processo? Se io sono un’azienda e voglio adottare una vostra soluzione, quali gli step? 

EG: Allora il prodotto si chiama Y Digital Experience  e si chiama così proprio perché non è semplicemente un configuratore 3D ma è uno strumento che consente di far provare un’esperienza. Funziona in base al fatto che l’esperienza che viene generata dall’interazione tra il commerciale e il cliente tramite questo configuratore è un qualcosa che deve essere memorabile.

Il nostro prodotto offre un’esperienza multiutente che consente ad esempio ad un designer che si trova in una città di interagire in tempo reale con un cliente che è in un’altra città. Entrambi indossano un visore e si trovano nella stessa stanza virtuale 3D con il modello del prodotto di cui discutere. Possono configurarlo, cambiarne le caratteristiche, parlarne e disegnarci sopra, il tutto in realtà virtuale senza essere fisicamente nella stessa stanza. 

  

Un altro aspetto chiave è che il prodotto è supportato da un CMS, quindi se il cliente ha un reparto 3D può diventare autonomo nell’implementazione, modifica e gestione dei contenuti. Ad esempio, per un nuovo prodotto si può caricare il modello 3D, inserire le configurazioni e altro senza doversi rivolgere a noi, il tutto a costo zero. 

MHB: il modello 3d come viene fornito? Con delle foto – tutto attorno, per così dire – oppure da un CAD? 

EG: CAD. I modelli 3D sono esportati anche da CAD e il processo di importazione nel CMS è molto rapido. Si possono poi configurare le opzioni di personalizzazione e decidere in quali showroom rendere visibile il prodotto o se renderlo disponibile sull’app mobile, gestendolo in modo capillare. 

MHB: Ogni cliente può pubblicare la propria app con i propri prodotti? 

EG: Si, esatto. Ogni cliente può pubblicare la propria app. 

 

Visori AR/VR

MHB: Invece a livello di visore 3d cosa usate? 

EG: Attualmente utilizziamo Meta Quest 2 perché ha il miglior rapporto qualità-prezzo e un costo molto contenuto che lo rende facilmente scalabile. Ad esempio, se un cliente necessita di 10 visori, avere un prezzo di 400 euro anziché 2.000 euro fa una grande differenza in termini di economia di scala. Meta Quest 2 ha quindi un prezzo basso che lo rende la soluzione ideale per progetti che richiedono l’utilizzo di più visori. 

 

MHB:  E effettivamente quando Apple ha lanciato il suo Apple Vision Pro Zuckerberg era contento, ha dichiarato a Bloomberg  “Bene Apple, questo valida il nostro pensiero e alla fine, visto che costiamo meno, ne venderemo molti” , quindi quanto affermate valida la sua osservazione. Meta fornisce un supporto a chi sviluppa? 

EG: Non siamo in partnership con Meta, ma con Lenovo. Abbiamo infatti in programma di testare il nuovo visore di realtà virtuale con Lenovo. Siamo anche in partnership con Lenovo fra le altre cose sulla realtà aumentata. 

Lenovo ha sviluppato un visore estremamente interessante che considero il migliore sul mercato per il suo costo ragionevole e l’altissima qualità. È molto leggero, trasportabile e comodo da tenere addosso anche tutto il giorno. Ha una serie di vantaggi a livello qualitativo che i competitor non raggiungono. 

 

EG: Il prodotto si chiama Think Reality A3 e siamo intorno ai 2000 euro per il bundle che comprende gli occhiali e lo smartphone connesso, uno smartphone che deve essere utilizzato per forza, non si può utilizzare qualsiasi smartphone e questo Motorola ha un firmware dedicato proprio per l’utilizzo con gli occhiali. (Nota di redazione: per chi avesse fretta di provarlo, noi lo abbiamo trovato qui).

Privacy e utilizzo dei dati

MHB: C’è un motivo per cui non siete in contatto con Meta? Voglio dire, loro non hanno programmi per sviluppatori, oppure siete andati in altra direzione per qualche motivo specifico? 

EG: Diciamo che Lenovo ha una politica che noi sposiamo più volentieri, soprattutto per quanto riguarda la privacy e l’utilizzo dei dati. Quindi in realtà saremmo più propensi a procedere con Lenovo anche da un punto di vista dei visori per la realtà virtuale. Chiaramente adesso abbiamo dovuto utilizzare già quelli di Meta per un discorso di costi e di qualità, perché non c’erano dei grandi competitor…almeno fino a ieri. Però, sottolineo, ancora dobbiamo metterci le mani sopra. 

Lenovo: un prodotto consumer

Abbiamo notato una svolta con il dispositivo di Lenovo, simile a un paio di occhiali, molto più leggero e maneggevole. Si va nella giusta direzione, verso un prodotto consumer, anche se non siamo ancora a quel livello. 

Holonens

MHB: Una domanda su Microsoft. Mi ha sempre incuriosito il fatto che fossero arrivati per primi, con un vantaggio di molti anni, con le loro HoloLens. Eppure, sembrano non avere gran successo, neppure sulla clientela captive come l’esercito USA. A vostro avviso quali sono i motivi?  

EG: Dal punto di vista dell’utilizzo quotidiano, gli HoloLens presentano alcune criticità: sono piuttosto ingombranti, hanno problemi in ambienti luminosi dove non si vede più nulla, il campo visivo è limitato e il peso elevato li rende difficili da indossare a lungo. Gli HoloLens hanno un costo proibitivo di oltre 3.000 euro e l’utilizzo reale non è così fluido come nelle demo in ambienti controllati. Sono stati pionieristici ma presentano ancora limiti d’uso 

MHB: Quindi limitazioni hardware, non di ambiente di sviluppo?  

EG: Sì, era proprio un problema hardware. 

La questione prezzo

MHB: Hai accennato al prezzo, si cita sempre il problema del prezzo, anche all’annuncio di Apple Vision Pro grande scandalo per i circa 3500 dollari. Ma forse la gente ha la memoria corta: Il primo Macintosh nel 1984 costava 2495 dollari, equivalenti oggi a circa 7.000, come dire 6.500 euro. Il prezzo di un prodotto innovativo appena uscito non può essere un argomento a lungo respiro, che ne pensate? 

EG: Penso che Apple abbia fatto un’operazione di marketing brillante con questo visore di fascia altissima, per dimostrare di saper fare meglio della concorrenza. Il prezzo passa in secondo piano perché non si rivolge agli stessi utenti di Meta Quest, ma ad un target più alto disposto a sperimentare e fornire feedback. 

Gli sviluppatori hanno a disposizione strumenti più interessanti di quelli offerti da Meta. Quando il visore sarà disponibile, Apple otterrà un significativo ritorno di esperienza da sviluppatori e consumatori. 

Con il prossimo modello vedremo qualcosa di molto diverso e probabilmente superiore a tutto ciò che ci sarà sul mercato in quel momento. Il prezzo si abbasserà, ma per ora l’obiettivo è affermare la leadership di Apple nel settore. 

 Apple

MHB: Restando un attimo in questo ambito, voi come vi ponete rispetto alla tecnologia Apple? 

EG: Al momento non proporremmo mai quel visore ad un cliente, perché non esiste un cliente con quell’esigenza specifica…

MHB: …beh anche perchè sul mercato proprio non esiste, non si può neppure pre-ordinarlo!

EG: …Effettivamente. La nostra strategia per ora è osservare il feedback che Apple riceverà per capire come deciderà di rispondere e migliorare il prodotto. Per ora non ha senso proporlo ai clienti per ragioni di marketing e strategia commerciale. 

Ma a nostro avviso il vero valore delle tecnologie immersive sta nel risolvere problemi specifici delle aziende, ottimizzandone i processi. Abbiamo applicazioni consolidate come la manutenzione assistita in AR e il training in VR, ma riceviamo anche molte richieste da aziende che hanno problematiche radicate nel loro settore che possono essere risolte tramite nuove tecnologie. 

Sviluppiamo software custom proprio con l’obiettivo di fornire valore e migliorare i processi aziendali, risolvendo gap che le imprese ritenevano irrisolvibili. È questo il nostro core business, più che vendere direttamente prodotti immersivi. 

L’industria ha compreso

MHB: Quali sono i segmenti di mercato cui vi rivolgete…anzi, quali sono i segmenti in cui questo tipo di tecnologie può essere applicato già oggi? 

EG: Guarda, l’industria ha già capito ed è l’industria stessa che ci chiama. 

Sono le aziende stesse a contattarci proponendo soluzioni ad hoc per risolvere problematiche specifiche che hanno individuato.

In altri casi ci chiedono direttamente cosa possono fare con realtà virtuale e aumentata per ottimizzare il loro business. Siamo molto sereni, è l’industria che ci cerca. 

MHB: Si, ma in termini di settori di mercato, è più una tecnologia interessante per uno che produce automobili, giusto per non fare nomi, piuttosto che un artigiano che fa un piccolo mobili, uno studio di architettura… o ? 

EG: Io direi un po’ tutti quelli che hai citato. E non solo. Ma ricordiamo che le tecnologie immersive custom richiedono investimenti significativi, ma devo dire che spesso questi sono ammortizzati attraverso finanziamenti agevolati e bandi, essendo progetti innovativi. 

Diciamo che non sono cifre alla portata delle microimprese, mentre le aziende medio-grandi (o grandi) hanno le risorse e ne traggono importanti vantaggi competitivi. 

Pensiamo a settori come la manutenzione assistita in realtà aumentata: Fa risparmiare tempo e costi. Una volta adottati questi sistemi, le aziende non tornano indietro perché comprendono l’impatto sull’ottimizzazione. 

Risparmiare risorse è l’obiettivo principale, e la realtà aumentata vi contribuisce in modo decisivo. L’industria medio-grande ha le risorse e trae i maggiori benefici da queste tecnologie innovative. 

Olivetti no more

MHB: Ultima domanda, guardiamo avanti. In generale, mi pare che l’Italia non sia più un vero attore dell’Hightech come era ai tempi di Olivetti (e non parlo solo della solita P101 ma anche dei mainframe Olivetti… forse l’Italia lo ha scordato ma quando il re era l’IBM 360/370 esisteva il Bunch, ma Olivetti aveva anticipato tutti con l’Elea. Quindi negli anni ‘60 del secolo scorso eravamo davanti a tutti. Ora non mi pare che in Italia qualcuno abbia sviluppato occhiali per AR/VR… o sbaglio? 

EG: Diciamo che noi operiamo in un settore che è molto particolare, nel senso che l’hardware ha dei costi di investimento mostruosi e che chiaramente in Italia nessuno ha i fondi per affrontare. Addirittura, un colosso come Meta che ha investito decine di miliardi, cioè l’equivalente di una manovra nostra per intenderci, ancora non ha portato a casa utili, quindi sta ancora investendo, non so se mi spiego; quindi, parliamo di cifre che in Italia non sono neanche pensabili. 

MHB: Un attimo, nel 1950 l’Italia era infinitamente più povera di oggi ma si sviluppava un mainframe sovrano, per usare un termine che piace oggi. E i costi non erano trascurabili. Perché non dovremmo osare provare di nuovo, questa volta nella IA o nella AR ?  

EG: Guarda ti devo raccontare una cosa. Qui nella mia città, che è Modena, c’è chi ci aveva provato qualche anno fa. 

C’era una start-up che si chiamava GlassUp che aveva provato proprio a produrre visori per la realtà aumentata. 

Qui a Modena! e chiaramente purtroppo ha chiuso i battenti perché o hai i fondi per fare una cosa del genere o i tuoi competitor si chiamano Samsung, si chiamano Meta, si chiamano Microsoft e quindi … per quanto riguarda l’hardware, in Italia non credo proprio che si farà mai. 

Per Il software invece è tutto un altro discorso. 

Attualmente utilizziamo algoritmi sviluppati da software house anche piccole, che spesso vengono poi acquisite dalle big se l’algoritmo è interessante. Queste innovazioni possono arrivare anche da noi, in Italia. 

Lato software le cose si stanno muovendo, chissà che una piccola azienda non riesca a crescere con le proprie gambe sviluppando algoritmi innovativi. Dobbiamo recuperare il coraggio di investire in ricerca che avevano realtà come Olivetti. 

 

MHB:   Ultima domanda, i clienti: i vostri clienti sono in Italia o ce n’è anche qualcuno all’estero? 

EG: Allora per ora sono in Italia però noi facciamo parte di un gruppo più grande che si chiama Smart4Engineering, gruppo francese e su questo stiamo cominciando a muoverci quindi presto saranno anche all’estero. 

MHB: Quindi Eurosystem fa parte di questa società francese? Ho capito giusto? 

EG: Sì esatto,  fa parte di questo fondo francese che ha varie sedi in tutta Europa e proprio grazie a loro stiamo cominciando a muoverci anche oltre confine. (M.H.B. per FM-World)

 

Parte la nuova stagione di Giornale Radio: intervista all’editore Domenico Zambarelli

Domenico Zambarelli (Giornale Radio) – Al direttore responsabile e al direttore editoriale, confermati, si affianca una nuova vice-direttore: si tratta di Manuela Donghi, responsabile anche dell’area economia.

Informazioni in diretta già dalle 6 con Daniele Biacchessi. “Football Club” di Lapo de Carlo si occuperà anche di pallacanestro, rugby e motori e non solo di calcio. Tante ore di diretta ma anche tutti i contenuti on-demand, ispirati anche da RaiPlay Sound. Il sistema incaricato di raccogliere i dati di ascolto non ci ha certo agevolato.

Giornale Radio continua a crescere

Il giorno 8 settembre 2023 si è tenuta a Recco la presentazione del nuovo palinsesto di Giornale Radio, che con una grande quantità di ore di programmazione in diretta si pone ormai come serio concorrente a Radio 1 e Radio 24. 

Seguiamo come ascoltatori questa emittente fino dall’inizio, quando era di fatto un assemblaggio di programmi pre-registrati: possiamo con certezza affermare che la qualità, oltre che la quantità di programmi è andata costantemente migliorando, così come lo spettro degli argomenti affrontati: unica nota negativa, la presenza di pochissime voci femminili nell’elenco dei conduttori. 

Ne abbiamo parlato con il fondatore dell’emittente, Domenico Zambarelli, che ci ha però svelato un fatto che in qualche modo riequilibra la situazione anche sotto questo aspetto.
La registrazione originale dell’intervista è disponibile qui.
 

L’intervista

Ecco quanto ci ha raccontato l’editore: 

Daniele Biacchessi resta direttore editoriale della testata e Massimo Lualdi direttore responsabile, ma quest’anno abbiamo una nuova vice direttore: si tratta di Manuela Donghi, già incaricata dei programmi di economia di Giornale Radio. Un’importante qualifica per una delle donne del nostro staff.

Marco Hugo Barsotti: Quali sono i punti di forza e gli obiettivi di Giornale Radio con il nuovo palinsesto?

Domenico Zambarelli: Innanzitutto, allargare la possibilità di seguire informazioni in diretta già dalle sei del mattino con Daniele Biacchessi che realizza il timone – questo è il nome del programma – fornendo di primo mattino interviste, servizi con la narrazione dei fatti che sono appena avvenuti e dando uno sguardo agli eventi più importanti che verranno.

Luca Telese è stato riconfermato, come anche Vicky Mangone. Manuela Donghi seguirà sempre l’economia dalle 11 alle 13, mentre Lapo de Carlo sviluppa lo sport con “Football Club” che però, a differenza dell’edizione precedente, riporterà appuntamenti anche con gli sport minori, quindi con anche il calcio di serie B e serie C e con inserti su quelle che sono la pallacanestro, il tennis, i motori, la pallanuoto e il rugby.  

Quindi un allargamento dello sport con varie declinazioni. 

Italia all’estero

Dalle 17 alle 18 abbiamo Paolo Sergio con “Via Con Me”, un racconto dell’Italia all’estero, degli italiani all’estero. Un programma che si farà forza degli interventi da parte degli ascoltatori e da parte dei tassisti. 

Si, dei tassisti: abbiamo puntato ai tassisti, chiedendo loro di raccontare la vita che gira anche tra le persone che ogni giorno lavorano sul territorio e lavorano da italiani sul territorio estero.  


Una novità importante a cui abbiamo lavorato da tempo, è quello del programma “ZTL” che è interpretato, perché proprio sarà un’interpretazione, da parte di Francesco Borgonovo, che debutta con questo programma come titolare di un appuntamento in drive time. 

Un appuntamento importante: è in onda nella fascia 18-20, dove i nostri competitor hanno alcuni programmi particolarmente forti, ma anche molto differenti. 

Abbiamo anche un importante punto di osservazione della politica all’interno dei palazzi del governo: Marco Trombetta è stato accreditato e avrà anche altri collaboratori all’interno del parlamento con una nostra postazione dedicata, che ci permetterà anche effettuare interviste esclusive – come peraltro sta già avvedendo ad esempio con Taiani.

Confermatissimo infine Il Punto G condotto da Giuliano Guida Bardi (in onda ogni domenica dalle 9 alle 11) e il programma di Luigi Crespi, che cambia nome e diventa “Comizi d’amore”, in onda sabato dalle 13 alle 15.

Lineare e on Demand

L’obiettivo è fornire un programma in diretta di prima qualità, ma anche dare a tutti la possibilità di accedere ai nostri contenuti on-demand, dove ci siamo in parte ispirati anche all’importante esempio di RaiPlay Sound.  

In definitiva siamo un’azienda pronta a competere con un sistema complesso, una grande sfida in un mercato dove il sistema incaricato di raccogliere i dati di ascolto certamente non ha agevolato, o vuole agevolare Giornale Radio. (M.H.B. per FM-World)

Dalla Grecia “Zuccaradio”, un omaggio al bar Zucca di Milano

Una radio greca che prende il nome da un prestigioso e storico bar di Milano. Un DJ di Tessaloniki che seleziona anche musica italiana sulla base di gusti nati incontrando Gino Paoli. Una Webradio che sta in piedi grazie a canali specializzati a pagamento del costo di 450 euro all’anno. Tutto questo è Zuccaradio, la nostra proposta della settimana, di cui abbiamo parlato con il fondatore Yannis Mitsokapas

La proposta della settimana

Durante il mese di agosto un partecipante al gruppo Talkmedia ha auspicato che l’aggregatore FM-World proponesse alcune radio “suggerite”, vista la difficoltà a scoprire autonomamente le emittenti più interessanti nel mare delle radio disponibili.

Detto fatto, abbiamo pensato di inaugurare la serie di articoli “La proposta della settimana”, aperta anche ai suggerimenti dei lettori (da inviare a [email protected]) . Le stazioni proposte saranno in evidenza sulla app FM-World nel gruppo “Talkmedia”:


Zuccaradio

Cominciamo oggi dalla greca Zuccaradio,  interessante sia per la playlist a nostro avviso decisamente engaging sia per il modello free + pay che viene proposto. L’ideatore/editore dell’emittente (Yannis Mitsokapas) ha avuto anche la cortesia di rispondere ad alcune nostre domande.

Zuccaradio

Abbiamo scoperto l’emittente questa estate in quanto  colonna sonora della spiaggia Bazaar Beach Club di Neo Pirgos. Subito abbiamo apprezzato l’inconsueta (e affascinante) selezione musicale, anche se abbiamo faticato non poco a comprendere il nome dell’emittente, sia perché i jingle sono davvero rari, sia perché ci sembrava dicessero”socca” radio. La socca ovviamente è una specie di piadina tipicamente Nizzarda, ma qui eravamo in Grecia e infatti il nome non era quello. Armati di un po’ di pazienza e navigando la sezione “Radio World” del nostro aggregatore preferito abbiamo infine scoperto il vero nome: Zucca Radio, come il Bar Zucca di Milano


Playlist e modello Freemium

La musica, dichiarata essere dei generi Bossa Nova, Pop e Swing è a nostro personale avviso affascinante, con un misto di classici internazionali (spesso cover in stile lounge), musica italiana o francese di qualità e molto altro ancora.

Ma forse ancora più interessante il fatto che, oltre al canale gratuito, la radio propone numerosi canali verticali (Aperitivo, House, Lobby etc) ciascuno al costo di 50 euro/mese o 450 euro/anno.

Omaggio al Bar Zucca

Il bar Zucca, in Galleria a Milano ha avuto una storia prestigiosa che risale al 1867, quando Gaspare, il fondatore della Campari, decide di aprire il locale sotto la sua abitazione (che – fortunato lui – risulta essere vagamente in centro del capoluogo lombardo).

Negli anni ha alternato spesso il proprio nome (da Camparino a Zucca in Galleria e vice versa). Ed è il nome Zucca quello che colpisce la fantasia del giovane Yannis, tanto da decidere di aprirne uno suo, direttamente sul lungomare di Tessaloniki.

L’intervista

Marco Hugo Barsotti: Presentati per cortesia ai nostri lettori.
Yannis Mitsokapas: Mi chiamo Yannis, sono nato qui in Grecia (Thessaloniki) nel  1968. Ho due figlie (25 e 26 anni) e fino dall’età di 14 anni sono un DJ professionista. Ho chiamato la mia radio Zucca in onore a un bar molto famoso situato a Milano. Dopo aver incontrato il proprietario, ho ottenuto il permesso di usare il nome per il mio bar qui in Grecia, nel 2005. Nel 2018 mi sono trasferito ad Atene, ma ho mantenuto il nome ed è quando è iniziata ZuccaRadio.

Sin da quando era bambino ascoltavo i vinili di mio padre, specialmente canzoni italiane. Nel 1985 vado a Firenze per studiare la lingua e fui fortunato ad incontrare Gino Paoli.

Un brano, un racconto

MHB: Come scegli la tua musica?

YM: Beh, ogni canzone ci racconta qualcosa, ci porta ricordi, immagini, persone. Ogni momento felice o triste è collegato a una canzone. Questa è la musica che trasmetto. Non si può descrivere a parole. Puoi solo sentirla.

MHB: Chi sono i vostri ascoltatori, e dove risiedono?

YM: Zucca Radio ha ascoltatori e abbonati da tutta Europa, USA, Australia e perfino Emirati. Hotel, bar e ristoranti, diverse aziende, compagnie di navigazione, studi legali e molti individui sono alcuni dei nostri ascoltatori.

Guadagnare con una WebRadio?

MHB: In un mondo dove ben pochi guadagnano, quello delle Web Radio, tu proponi canali a 450 euro/anno. Funziona ?

YM: Zucca Radio è iniziata con lo stream gratuito nel 2018. Tutta la musica che avevo, non solo le canzoni classiche… volevo che fossero ascoltata.

Lo stream gratuito non ha pubblicità, solo il segnale di Zucca. Per poter continuare ad esistere (il costo è piuttosto elevato) durante il lockdown ho creato gli stream a pagamento (Classico, Aperitivo, Instrumental, Cosmopolitan, House, Classico+GR e un Live Set).

Ogni canale a pagamento ha uno stile specifico, una migliore risoluzione audio e nessuna interruzione.

Zucca Radio e Zucca Premium non sono playlist. Si basano su scelte precise e algoritmi numerici creati da me. Ogni giorno si sente qualcosa di diverso e ogni giorno vengono rinnovati i brani.

DJ Set al Camparino

MHB: Piani per il futuro?

 YM:  Vorrei creare un album con remake delle mie 12 canzoni greche preferite realizzate dai compositori greci più ispirati. E portare Zuccaradio negli USA (perché la programmazione è adattata all’ora della giornata e la differenza di fuso orario è un problema).

Ma il mio desiderio è suonare a “Zucca” a Milano…”

M.H.B. Non mancheremo di farlo sapere a Campari Group.

Zuccaradio è presente sull’aggregatore FM-World e su fmworld.com (M.H.B. per FM-World)

ACI Radio, the DAB station of Automobile Club d’Italia: It’s not just about traffic

Among the many radio stations present in the FM-World aggregator, one stands out for its name, which speaks of a great history: ACI Radio, the radio of the Automobile Club of Italy.It is indeed a long history: what today is a “non-economic public body” was in fact founded in Turin in 1898.

On Friday, September 1, we had the opportunity to talk about it with Piermattia Fioravanti, Business Development Manager at ACI Informobility. Of course, Aci Radio was discussed: Piermattia clarified many doubts concerning the positioning of the broadcaster, and we also discussed developments and future scenarios for radio.

The interview

Marco Hugo Barsotti: First of all, tell us about yourself and how the ACI Radio project was born.

Piermattia Fioravanti: I have been working in the ACI context for about 4 years, I come from a background in strategic consulting. Then I spent a period in a startup that dealt with mobility. Now I am in ACI Infomobility (an in-house company of ACI that works on mobility issues), where I deal with innovation, business development: essentially the product/service innovation.

From Instore Radio to Web Radio…

MHB: How was the ACI Radio project born?

PF: The goal was to give greater prominence to ACI group services: the insurance part (Sara), sustainable mobility and obviously the associative aspect typical of ACI.

One of the initiatives was to create an “Instore Radio“, that is a web radio inside the delegations and insurance agencies – which are often in the same premises – to promote the different branches of activity. I was forgetting: also to promote sporting events in the automotive world, Formula 1, Rally, Targa Florio etc.

…to DAB

Initially conceived as a simple internal web radio, the initiative then took on a more substantial twist, evolving first into an external web radio and then, in the span of a year and a half, into a DAB channel with national coverage

Today the radio, called ACI Radio, has a much more articulated programming and includes content related to all ACI group activities, from insurance to motorsports to travel and tourism, thanks also to the collaboration with entities such as ACI Blue Team. The project, also welcomed internally by the group, has now come into operation after almost two years since the start of broadcasting.

Luceverde

MHB: The programming of ACI Radio therefore has 360 degree content, which goes far beyond road traffic, what I personally, but I imagine others who read us, expected from the name. In any case, how much weight do you give to day-to-day information, to traffic?

PF: As for traffic information, ACI Radio provides periodic updates on the situation in the main Italian cities, but it is limited content.

Our dedicated traffic service is Luceverde,_ provided through a dedicated radio, Luceverde Radio. So we leave this local and instant information to Luceverde, focusing instead on a national programming that ranges over many other topics related to mobility and ACI services. We believe it is right to use the most suitable tools for different needs: to get immediate updates on the local traffic situation, the Luceverde app is certainly the most suitable._

France: a stereo and split “isoradio”

MHB: Of course, but I believe classic radio can still have its say. Let’s take the example of Vinci Autoroute: isofrequency (107.7 stereo) throughout France, but split by area. In Nice we can hear at most from Marseille, but certainly not from Lyon or Paris. And in this way radio can be much more on the spot, to the point of advising on which lanes of the various toll booths to position yourself on critical days

PF: The French example is interesting and in Italy the first steps are being taken in this direction, with some experiments of regional channels on DAB to spread targeted civil protection information. DAB in our country is still in its infancy, but there is the intention to exploit this technology to provide localized news.

Of course, it requires investments in infrastructure and organization. For example, planning is needed to insert regional updates within the national programming, and clocks to synchronize times. You then have to carefully calibrate the amount of information so as not to excessively distract while driving.

In short, regionally focused radio on the French model is a goal being worked on in Italy as well, as much as the development of DAB technology in our country allows. A project to be carried out with radio system players to provide motorists with increasingly targeted information.

Smart Speakers

MHB: You also broadcast on smart speakers. This listening mode is growing a lot. Can you estimate how many listens and what share of the audience it generates for you on this channel?

PF: Unfortunately the listening mode via smart speakers, on which we had invested, is encountering some difficulties due to changes in the policies of the major players in the sector._

In particular, Google and Amazon have progressively limited the possibilities for developing skills and actions by third parties, focusing on their own proprietary voice assistants.

This has created quite a few complications, with continuous changes in the rules and ways of working that have made it very complex to continue supporting this listening mode.

Unfortunately, it does not depend on us but on the choices of the giants in the sector, so at the moment listening via smart speakers is not performing as we expected initially.

Think that we worked with a startup whose founder was one of the top five Amazon skills experts in Europe, and this year he communicated to us that the activity would close down.

DAB & More

MHB: Ironic, considering that those we once called GAFA know everything about everything…

PF: Some companies like DTS are working through a company they own, on connected car digital radio systems that, leveraging GPS data, could allow tracking of listening location and provide targeted content.

..and FM

At the current state, the radio market is still very oriented towards DAB, while IP streaming is not as widespread as one would expect, because the major broadcasters have invested heavily in FM over the past 20 years and are reluctant to switch to DAB not for technological limitations***, but for purely economic reasons***._

They have spent hundreds of millions on FM and if they had to convert from FM to digital overnight, they would suddenly find themselves with infrastructure that has a much lower book value on the balance sheet.

Infotainment

So potentially in the future the geo-localization of radio listeners could become a reality, thanks to connected infotainment systems in cars, but we are still far from a scenario where this could become a standard. The challenge remains to find the right balance between technological potential and privacy protection.

Prominence

MHB: In a trade publication in our sector it is hypothesized an intervention by the authorities aimed at imposing on large platforms the pre-installation of radio aggregators with equal dignity (prominence) compared to Spotify. What is your opinion?

PF: Not having direct commercial interests linked to advertising revenue, we can afford to think more freely about new technologies, without the fear of cannibalizing previous investments like other broadcasters.

Of course, we too have to attract listeners and therefore use the positioning mechanisms on the various platforms. But if there was greater fairness in the distribution of the radio offer, for example with random order of appearance, it would not be a drama

For us then starting with an “a”…no need for asterisks or hashtags to appear at the top of the list of stations on board vehicles!

Autonomous Driving

MHB: With the advent of autonomous driving, in the future people in the car will no longer have to drive but will be simple passengers. This will mean more time available for activities such as watching screens or listening to content while traveling. How do you think in-car radio entertainment will evolve to intercept this new need for content, once driving is fully automated?

PF: As far as we are concerned, we do not see big problems in the evolution towards video content to entertain those traveling in self-driving cars. On the contrary, we believe that information can benefit from it, since images have a greater communicative impact than audio and require less attention effort from those who use them.

We are already moving in this direction_ with some radio vision experiments. The transition to video is a frontier that we welcome positively, strong from the experience as a general radio but with the ability to evolve towards a multimedia offer, to make the most of the potential of automated driving. (M.H.B. for FM-World)_

Un ‘mezzo’ di servizio e approfondimento: la mission di ACI Radio

Piermattia Fioravanti (ACI Radio): Aci radio nasce come radio InStore e successivamente Web Radio.
Noi facciamo approfondimenti, per il traffico in tempo reale abbiamo Luceverde.
Notizie sul traffico regionali? Possibili con il DAB, ma occorrono grossi investimenti. Il mondo radiofonico ancora fermo all’FM per mere ragioni economiche.
Prominence? A noi andrebbe bene anche un ordinamento alfabetico.


ACI Radio

Tra le tante radio presenti nell’aggregatore FM-World una spicca per il nome, che ci parla di una grande storia: ACI Radio, la Radio dell Automobile Club d’Italia. Diciamo grande ma dovremmo dire lunga storia: quello che oggi è un “Ente Pubblico non economico” è stato infatti fondato a Torino nel 1898.

Venerdì 1 settembre abbiamo avuto l’opportunità di parlarne con Piermattia Fioravanti, Business Development Manager di ACI Infomobility. Si è discusso ovviamente di Aci Radio: Piermattia ci ha chiarito numerosi dubbi relativi al posizionamento dell’emittente, ed abbiamo anche disusso di sviluppi e scenari futuri della radio.

L’audio originale dell’intervista completa è disponibile a questo indirizzo.

L’intervista

Marco Hugo Barsotti: Innanzitutto ci racconti di lei e come è nato il progetto di ACI Radio.

Piermattia Fioravanti: Io lavoro nel contesto ACI da circa 4 anni, vengo da un passato di consulenza strategica. Poi ho passato un periodo in una startup  che si occupava di mobilità. Ora sono in ACI Infomobility (società in house dell’ACI che lavora sui temi della mobilità), dove mi occupo di innovazione, di sviluppo del business: sostanzialmente l‘innovazione di prodotto di servizio.

Da Radio Instore a Web Radio…

MHB: Come è nato il progetto ACI Radio?

PF: L’obiettivo era di dare maggior evidenza ai servizi del gruppo ACI: la parte assicurativa (Sara), la mobilità sostenibile e ovviamente l’aspetto associativo tipico di ACI.

Una delle iniziative era creare una “Radio in Store“, ovvero una web radio all’interno delle delegazioni e delle agenzie assicurative – che poi spesso sono negli stessi locali –  per promuovere i diversi rami di attività. Dimenticavo: anche per promuovere gli eventi sportivi nel mondo dell’auto, Formula 1, Rally, targa Florio eccetera.

…a DAB

Inizialmente pensata come una semplice web radio interna, l’iniziativa ha poi preso una piega più sostanziosa, evolvendosi prima in una radio web esterna e poi, nel giro di un anno e mezzo, in un canale DAB con copertura nazionale.

Oggi la radio, denominata ACI Radio, ha una programmazione decisamente più articolata e include contenuti legati a tutte le attività del gruppo ACI, dall’assicurativo al motorsportivo fino ai viaggi e al turismo, grazie anche alla collaborazione con realtà come ACI Blue Team. Il progetto, accolto positivamente anche internamente al gruppo, è ormai entrato a regime dopo quasi due anni dall’inizio delle trasmissioni.

Luceverde

MHB: La programmazione di ACI Radio ha quindi contenuti a 360 gradi, che vanno ben oltre la circolazione stradale, quello che personalmente, ma immagino anche altri che ci leggono, mi aspettavo dal nome. In ogni caso, quanto peso date all’informazione del day by day, al traffico?

PF: Per quanto riguarda le informazioni sul traffico, ACI Radio fa degli approfondimenti periodici sulla situazione nelle principali città italiane, ma si tratta di un contenuto limitato.

Il nostro servizio dedicato al traffico è Luceverde, erogato attraverso una radio apposita, Luceverde Radio. Lasciamo quindi queste informazioni locali e istantanee a Luceverde, concentrandoci invece su una programmazione nazionale che spazia su molti altri temi legati alla mobilità e ai servizi ACI. Riteniamo corretto utilizzare gli strumenti più adatti alle diverse esigenze: per avere aggiornamenti immediati sulla situazione del traffico locale, l’applicazione Luceverde è sicuramente la più indicata.

Francia: una “isoradio” stereo e splittata

MHB: Certo, ma la radio classica può credo ancora dire la sua. Prendiamo l’esempio di Vinci Autoroute: isofrequenza (107.7 stereo) in tutta la Francia, ma splittata per area. A Nizza possiamo sentire al massimo di Marsiglia, ma non certo di Lione o Parigi. E in questo modo la radio può essere molto più’ sul pezzo, al punto di consigliare su quali corsie dei vari caselli andarsi a posizionare nei giorni critici

PF: L’esempio francese è interessante e in Italia si stanno muovendo i primi passi in questa direzione, con alcune sperimentazioni di canali regionali sul DAB per diffondere informazioni mirate di protezione civile. Il DAB nel nostro Paese è ancora agli albori, ma c’è l’intenzione di sfruttare questa tecnologia per fornire notizie localizzate.

Ovviamente richiede investimenti nelle infrastrutture e nell’organizzazione. Ad esempio serve una pianificazione per inserire gli aggiornamenti regionali all’interno della programmazione nazionale, e clock per sincronizzare i tempi. Bisogna poi calibrare con attenzione la quantità di informazioni per non distrarre eccessivamente alla guida.

In sintesi, la radio regionale sul modello francese è un obiettivo a cui si sta lavorando anche in Italia, compatibilmente con lo sviluppo della tecnologia DAB nel nostro Paese. Un progetto da portare avanti con gli attori del sistema radiofonico per fornire agli automobilisti informazioni sempre più mirate.


Smart Speaker

MHB: voi trasmettete anche sugli smart speaker. Questa modalità di ascolto sta crescendo molto. Riuscite a stimare quanti ascolti e che quota di audience genera per voi questo canale?

PF: Purtroppo la modalità di ascolto tramite smart speaker, su cui avevamo investito, sta incontrando alcune difficoltà a causa dei cambiamenti nelle politiche dei principali player del settore.

In particolare, Google e Amazon hanno progressivamente limitato le possibilità di sviluppo di skill e azioni da parte di soggetti terzi, concentrandosi sui propri assistenti vocali proprietari.

Ciò ha creato non poche complicazioni, tra continui cambiamenti nelle regole e nelle modalità di funzionamento che hanno reso molto complesso continuare a supportare questa modalità di ascolto.

Purtroppo, non dipende da noi ma dalle scelte dei colossi del settore, per cui al momento l’ascolto tramite smart speaker non sta performando come ci aspettavamo inizialmente.

Pensi che noi lavoravamo con una start-upm il cui fondatore era un dei cinque massimi esperti di skill Amazon in Europa, e questo anno c’è comunicato che l’attività avrebbe chiuso.

DAB & More

MHB: Avete un idea di come e dove si distribuiscono gli ascolti, tra DAB, IP, Smart Speaker e aggregatori?

PF: Purtroppo, con la tecnologia attuale, è molto complesso riuscire a geo-localizzare con precisione gli ascoltatori della radio, sia in modalità broadcast tramite DAB, sia in streaming IP da smartphone.

Per il DAB ci sono limiti intrinseci che non consentono di capire l’esatta posizione di chi ascolta. Per lo streaming da mobile, tecnicamente si potrebbe implementare un tracciamento della posizione tramite GPS all’interno dell’applicazione, ma porrebbe problematiche relative alla privacy e all’utilizzo dei dati personali.

Per questi motivi, almeno con gli strumenti odierni, non è fattibile targettizzare la programmazione radio su base geografica come avviene in altri media


DTS…

MHB: Paradossale, considerato che quelli che una volta chiamavamo GAFA sanno tutto di tutto…

PF: Alcune aziende come DTS stanno lavorando tramite una società da loro posseduta, a sistemi di radio digitale per auto connesse che, sfruttando i dati GPS, potrebbero consentire di tracciare la posizione di ascolto e fornire contenuti mirati.

..e FM

Allo stato attuale, il mercato radiofonico è ancora molto orientato verso il DAB, mentre lo streaming IP non è diffuso come ci si aspetterebbe, perché i grandi broadcaster hanno investito molto sulla FM negli ultimi 20 anni e sono restii a passare al DAB non per limiti tecnologici, ma per mere ragioni economiche.

Hanno speso centinaia di milioni sulla FM e se dovessero convertirsi dall’oggi al domani al digitale, si ritroverebbero improvvisamente con infrastrutture che hanno un valore contabile molto inferiore sull’attivo patrimoniale.

Infotainment

Quindi potenzialmente in futuro la geo-localizzazione degli ascoltatori radiofonici potrà diventare una realtà, grazie ai sistemi di infotainment connessi delle auto, ma siamo ancora lontani da uno scenario dove questo possa diventare uno standard. La sfida resta trovare il giusto bilanciamento tra potenzialità tecnologiche e tutela della privacy.

Prominence

MHB: Su un periodico specializzato del nostro settore si ipotizza un intervento delle authority finalizzato a imporre alle grandi piattaforme la preinstallazione di aggregatori radio con pari dignità (evidenza) rispetto a Spotify. Quale la vostra opinione?

PF: Non avendo interessi commerciali diretti legati alla raccolta pubblicitaria, possiamo permetterci di ragionare più liberamente sulle nuove tecnologie, senza il timore di cannibalizzare investimenti pregressi come per altri broadcaster.

Certo, anche noi dobbiamo attirare ascolti e quindi utilizziamo i meccanismi di posizionamento sulle varie piattaforme. Ma se ci fosse maggiore equità nella distribuzione dell’offerta radiofonica, ad esempio con ordine casuale di apparizione, non sarebbe un dramma.

Per noi poi che iniziamo con una “a”… nessun bisogno di asterischi o cancelletti per comparire in cima alla lista delle stazioni a bordo dei veicoli!

Guida Autonoma

MHB: Con l’avvento della guida autonoma, in futuro le persone in auto non dovranno più guidare ma saranno semplici passeggeri. Ciò comporterà più tempo a disposizione per attività come guardare schermi o ascoltare contenuti durante gli spostamenti. Voi come pensate si evolverà l’intrattenimento radiofonico in auto per intercettare questo nuovo bisogno di contenuti, una volta che la guida sarà completamente automatizzata?

PF: Per quanto ci riguarda, non vediamo grossi problemi nell’evoluzione verso contenuti video per intrattenere chi si sposta in auto a guida autonoma. Anzi, riteniamo che l’informazione ne possa trarre beneficio, dato che le immagini hanno un impatto comunicativo maggiore dell’audio e richiedono minore sforzo di attenzione da parte di chi fruisce.

Ci stiamo già muovendo in questa direzione con alcuni esperimenti di radiovisione. Il passaggio al video è una frontiera che accogliamo positivamente, forti dell’esperienza come radio generalista ma con la capacità di evolvere verso una offerta multimedia, per sfruttare al meglio le potenzialità della guida automatizzata (M.H.B. per FM-World)