Il 13 febbraio è il World Radio Day.
Diversi sono i significati attorno a questa Giornata voluta dall’UNESCO (per info clicca QUI), ma a prescindere dalle motivazioni, il mezzo radiofonico è sicuramente uno dei canali di comunicazione più amati in assoluto, a maggior ragione tra il pubblico che legge FM-world e i diversi periodici di settore.
Il World Radio Day è il pretesto per incontri, confronti, bilanci, raccontare la storia della radio e ipotizzarne il futuro.
Una giornata di festa e celebrazioni che oggi, però, voglio eccezionalmente personalizzare, raccontando in prima persona – e penso sia la prima volta che questo accadde su FM-world – che cosa evoca in me la radio.
Perchè mi piace così tanto la radio? Non l’ho mai capito, ma ricordo benissimo quando da bambino ne accesi per la prima volta una, sintonizzando quella che arrivava meglio a casa mia (all’epoca vivevo nel cosiddetto “alto ferrarese” e l’emittente in questione era Radio Città di Cento sui 95.1 MHz).
Avrò avuto 4 o 5 anni al massimo e fu subito amore. Mi affascinò quel mezzo che mi faceva sentire la voce di un (a me ignoto) conduttore che parlava di feste e di eventi della mia zona.
Colta la mia “passione”, i miei genitori mi regalarono uno ‘stereo’ all’età di (circa) 7 anni. C’era il giradischi, c’era il mangiacassette, ma anche in questo caso la prima attenzione andò verso il ricevitore FM che mi faceva scoprire (anche in questo caso lo ricordo benissimo) l’esistenza di Radio Stella, emittente modenese tuttora esistente, dove stavano trasmettendo richieste e dediche degli ascoltatori. Fino ad arrivare a Rete Alfa, che da “adulto” sarebbe stata per me anche un lavoro che ricorderò sempre con affetto.
Poi l’arrivo delle radio nazionali, ma anche gli ascolti notturni delle onde medie che mi facevano viaggiare con la mente verso Paesi di cui nemmeno conoscevo la lingua.
E la voglia di raccontare questa mia passione, culminata nelle collaborazioni con Radiomania, Radiomusic, PuntoCom (ed altre testate ancora) fino al lungo periodo di collaborazione con Millecanali e la nascita di FM-world.
Oggi con lo streaming è tutto più semplice. Tramite un’app, ci si può immergere nelle radio e nelle sonorità di qualsiasi parte del mondo, ma quanto è affascinante arrivare in una città lontana (per viaggio o per lavoro), accendere un ricevitore portatile e ascoltare quello che offre lo spettro via etere del territorio?
È quanto mi è successo da sempre. Non esiste viaggio portato a termine senza essere stato accompagnato da una ‘radiolina’. E la maggior parte degli spostamenti (piccoli o grandi) degli ultimi vent’anni, sono avvenuti con il ricevitore che riporto in copertina e che mostra un po’ i segni del tempo.
Non vuole essere una pubblicità ad una marca o ad un modello (probabilmente non più in vendita da tempo), ma un tassello di esperienze personali, dove mentre osservavo l’Empire State Building sintonizzavo i 100.3 di Z100 o mentre mi preparavo per fare un giro a Piccadilly Circus, ascoltavo i 95.8 di Capital FM.
La radio dunque intesa come una qualcosa che ti fa viaggiare, realmente o virtualmente, vivere un’emozione, farti sentire parte di un contesto.
E questo “viaggio” non si è fermato nemmeno negli ultimi due anni, in cui gli spostamenti “reali” sono stati sospesi o limitati.
E voi? Quali ricordi o emozioni vi evoca la radio? Che episodi associate a questo mezzo?
Sono curioso (siamo curiosi!) di leggerli, inviandoli a [email protected] o scrivendoli sulle pagine social su Facebook di FM-world e di Talkmedia.
Tanti auguri, cara amata radio!
Nicola Franceschini
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