Niente più autoradio di serie? Il caso del veicolo “Bluetooth only” divide gli utenti di Talkmedia

Nel gruppo Facebook Talkmedia – spazio di confronto tra appassionati e addetti ai lavori, legato a FM-world – è bastato uno scatto per accendere un dibattito che tocca il cuore del rapporto tra automobile e ascolto radiofonico.

“Oggi mi arriva questa foto: consegna di un veicolo commerciale nuovo, senza autoradio integrata, solo con il Bluetooth. Bentornati nel passato, e Spotify ringrazia!”

Con questo post, un utente ha condiviso l’immagine di un nuovo modello – un veicolo commerciale della galassia Stellantis – sprovvisto di autoradio di serie. Un dettaglio che, per molti, non è affatto trascurabile.

Radio via etere o solo in streaming?

Le reazioni non si sono fatte attendere, e una delle riflessioni più articolate arriva da chi continua a vedere nella radio “via etere” (AM, FM o DAB) un valore insostituibile:

“Il fascino di un bandscan non ha prezzo. Ma con questi veicoli, dotati solo di bluetooth, le emittenti dovrebbero puntare molto di più sugli aggregatori e app dedicate.”

Insomma, in un’auto senza autoradio, lo zapping radiofonico – gesto iconico per chi ama “girare la manopola” alla scoperta di stazioni – perde senso. E allora? Chi non vuole legarsi a una sola app o a un’unica emittente, dovrà passare attraverso servizi come FM-world, TuneIn, RadioPlayer ed altri aggregatori digitali.

Dubbi tecnici e nostalgie

Non mancano le domande più concrete:

“Se volessi installarne una io, è ancora possibile come una volta? O questi veicoli lo impediscono?”

La risposta – almeno stando a chi lavora nel settore – sembra sconfortante: le personalizzazioni aftermarket diventano sempre più difficili, sia per ragioni di design (cruscotti integrati, display multifunzione), sia per le politiche delle case produttrici.

Un cambiamento (invisibile) che pochi notano

Un utente conferma:

“Mia moglie lavora in concessionaria: ormai quasi tutti i veicoli commerciali Stellantis vengono ordinati senza autoradio e i clienti non se ne preoccupano affatto. Il bluetooth basta e avanza.”

Un cambiamento silenzioso, ma radicale. Mentre le auto diventano sempre più smart e integrate con gli smartphone, l’autoradio – per decenni simbolo di compagnia in viaggio – rischia di diventare un optional trascurabile, almeno per il grande pubblico.

Ma la radio è davvero finita?

Non tutti si arrendono:

“Io prima di cambiare auto mi informo se ha l’autoradio, altrimenti me ne vado in bici con la radio portatile o con le cuffie. Sarò vecchio, ma la radio non si tocca.”

C’è chi contesta l’entusiasmo per il “tutto sullo smartphone”, definendo il display sul cruscotto “inutile”. Altri si interrogano su come si regola il volume in assenza di controlli fisici: “solo dallo smartphone?”, si chiede qualcuno.

Spotify ringrazia. Ma le radio?

Infine, un commento sintetizza l’umore di molti:

“Spotify a me non ringrazia. Io uso il bluetooth per ascoltare solo la radio.”

Il paradosso è servito: le auto diventano “digital only”, ma non è detto che tutti vogliano abbandonare la radio. Per le emittenti, è un campanello d’allarme: l’adattamento al mondo connesso non è più un’opzione, ma una necessità. Senza dimenticare chi ancora – e sono tanti – cerca le onde nell’etere, con affetto e ostinazione.

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La leggenda di Alberto Hazan e il sogno delle radio private: diventa ‘virale’ l’articolo del Corriere

Un monolocale in via Tito Vignoli a Milano.

È da lì che parte la rivoluzione radiofonica di Alberto Hazan, pioniere dell’etere e fondatore di quello che sarebbe diventato il primo grande polo radiofonico privato in Italia: Finelco, con all’attivo emittenti come Radio 105, Radio Monte Carlo, 105 Classics e in seguito anche Virgin Radio.

Una storia raccontata da Renato Franco sul Corriere della Sera che, nelle ultime ore, è diventata virale, accendendo un acceso dibattito anche nel gruppo Talkmedia, la community di FM-world dove si ritrovano esperti, professionisti e appassionati del settore.

Il racconto è quello di un ragazzo innamorato della radio fin da bambino, tanto da essere bocciato tre volte a scuola. «Mi teneva sveglio giorno e notte» confessa Hazan. E quando negli anni ’70 fonda Audiola, una società hi-fi, intercetta quasi per caso Radio Milano International e ne resta folgorato. Da lì il passo è breve: investe in pubblicità, guadagna visibilità e quando il fratello Edoardo gli propone di fondare una radio, non ci pensa due volte. Nasce così Radio Studio 105, il 16 febbraio 1976.

Tra traslochi forzati, speaker scomparsi in vacanza e le prime voci che hanno fatto la storia della radio – da Claudio Cecchetto a Max Venegoni, da Alex Peroni a Gianni Riso – Hazan costruisce con passione un team giovane e solare. Il segreto? «Mentre gli altri facevano radio “impegnata” o americana, noi parlavamo alla gente come amici».

Ma non fu facile. La liberalizzazione dell’etere non era ancora arrivata e per trasmettere bisognava inventarsi tutto, anche i ponti radio clandestini di notte sulle montagne. I sabotaggi, le denunce, le antenne sequestrate dai carabinieri nel 1988: una vera giungla. Ma quella vittoria in Cassazione cambiò la storia, aprendo la strada anche a Silvio Berlusconi.

Da lì, il boom: tre radio nazionali, 50 miliardi di lire di fatturato, una concorrenza diretta alla Rai. Tutto senza aver mai studiato il mestiere. «Non sapevamo fare i deejay, né la regia. Imparavamo sul campo, con gli antennisti che fino a ieri montavano citofoni».

E poi l’era dei grandi nomi: Claudio Cecchetto, che lasciò per divergenze di carattere, e Marco Mazzoli, l’enfant terrible dello Zoo di 105, sanzionato (fingendo) per ogni parolaccia, ma richiamato quando il fatturato calava. «Dicevo: “Di’ qualche parolaccia per favore”», ammette ridendo Hazan.

Nel 2018, la cessione a Mediaset per 93 milioni di euro. Ma il legame resta. Oggi guida il progetto MC2, un bouquet di 18 radio digitali d’autore, ascoltate da 5 milioni di utenti al mese. Un’eredità che continua a vivere, anche se – come dice lui – «quel mondo non c’è più».

L’articolo ha scatenato numerosi commenti su Talkmedia, tra nostalgia per una radio libera e creativa e riflessioni su un settore che oggi appare più omologato.

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Best of Talkmedia: “Il DAB in auto è scomodo?”. Il post di un utente scatena la community di FM-world

C’e una cosa che distingue il sistema FM-world dagli altri siti di informazione sul mondo dei media e dagli altri aggregatori audio video: la community di Talkmedia. Dove nascono discussioni interessanti e talvolta perfino statisticamente significativa. Come in questo caso.


Il DAB in auto è scomodo?

Il 30 luglio 2024 il “top contributor” (uno degli utenti più attivi) Alessandro Webber ha lanciato un interessante sondaggio. Questo il testo:

Ma solo io trovo la radio DAB in automobile una delle cose più scomode e meno intuitive della storia della tecnologia contemporanea?! Non trovo MAI la ratio che cerco a meno che non sia stata pre programmata tra le preferite. Mille volte lo streaming con gli aggregatori!

Ne è nata un’interessante discussione che ha rapidamente superato le 100 interazioni. Abbiamo dunque deciso di promuoverla al rango “Best of Talkmedia” e parlarne in questo articolo.

50% della community è d’accordo

Un numero di interventi a tre cifre non permette di fare statistiche significative. Ciò nondimeno ci sembrava interessante trarre comunque le conclusioni, cosa che abbiamo fatto contando pazientemente le varie opinioni (dopo averle deduplicate).

Possiamo dunque affermare che oltre il 50% di chi ha risposto concorda con Webber (il DAB è scomodo o non performante), il 31% ritiene invece il DAB “valido” e circa il 10% fa notare come anche l’FM abbia i suoi problemi.

Ma quali sono le varie posizioni?

Un utente, ad esempio, fa notare come durante lunghi viaggi lo streaming non si interrompe praticamente mai. L’FM presenta frequenti interruzioni e non è sempre affidabile. A luglio 2024, il DAB ha ancora problemi di copertura e, come lo streaming, se si interrompe lo fa bruscamente, mentre l’FM degrada gradualmente.

Pronta la risposta: il motivo è istituzionale e non imputabile ai consorzi “Se ci mettono 24 anni per assegnare le frequenze non è colpa nostra“.

#LaQuestione#Cancelletti#

Vagamente fuori tema – succede sovente – ma nella discussione è entrata #LaQuestione#Cancelletti#, che potremmo anche chiamare *QuestioneAsterischi*.

Un utente si è spinto a definire “furbacchioni” i gestori di emittenti che antepongono un simbolo speciale (quale appunto il cancelletto o l’asterisco) al nome dell’emittente. Ma – ha affermato – il DAB rende inutili gli stratagemmi: “Alcuni sistemi audio integrati con comandi vocali non riconoscono (queste emittenti)”

In merito a chi scrive è capitato addirittura che un band scan effettuato in pieno centro di Milano con un tradizionale apparecchio radio DAB+  non permettesse in alcun modo la memorizzazione della prima radio privata italiana, mentre era ottimamente ricevibile BBC World Service.

Basse potenze

Anche interessante un’osservazione sulle basse potenze concesse ai multiplex. Un lettore afferma che il ministero non ha considerato a fondo le interferenze dall’estero, compromettendo l’isofrequenza del DAB. Assegnare più frequenze allo stesso operatore è “una buffonata“, soprattutto se frequenze usate da altre nazioni. Le basse potenze causano perdita di segnale nelle autoradio, rendendo necessario aspettare un segnale stabile per la commutazione. Anche con antenne costose, il miglioramento è limitato.

Ancora commenti

Un altro lettore, anziché restare sul generico si è poi spinto a fare addirittura il nome di una specifica emittente:

D’accordo, chi frequenta la community sa che l’autore del commento è interessato a niente “più” che un determinato genere musicale, ma l’osservazione ci pare assolutamente pertinente.

Scale Parlanti

Per chiudere, possiamo forse affermare che ai tanti membri della community il tema DAB resta particolarmente caro. Forse perché in un mondo 100% IP sarà definitivamente perso quel senso di trepidazione e di sorpresa cui eravamo abituati, scoprendo nuovi suoni e nuove voci, fino dai tempi delle scale parlanti. (M.H.B. per FM-world)

I saluti dei conduttori storici di RTL 102.5 Best e la sostenibilità di progetti esclusivamente DAB

Ogni 15 giorni, riassumiamo alcuni dei post di maggior interesse apparsi sul gruppo Facebook Talkmedia.

In genere selezioniamo numerosi argomenti, ma in quest’ultima settimana uno ha riscosso un particolare successo, con contributi diretti da parte di importanti conduttori e opinion-maker.

Si tratta ovviamente del caso RTL 102.5 Best, che ha visto terminare la conduzione in onda da parte di alcuni dei principali nomi storici della radiofonia italiana.

 Awana Gana, Jocelyn, Riso, Acampora (and counting)

Questi solo alcuni dei nomi che poco più di un anno fa erano stati chiamati ai microfoni di una delle radio (solo) digitali del gruppo RTL, quella dedicata ai maggiori successi di sempre.  Come riportato da un nostro precedente articolo, è stato Mauro Micheloni stesso a spiegare quanto avvenuto, a commento di post a cura di Franco Lazzari.

I lettori possono trovare quanto spiegato da Micheloni tra i commenti al post sopra riportato.

Gianni Riso

Ma torniamo a Talkmedia, dove tutto ha avuto inizio con un messaggio di Nicola Franceschini:

Venerdì 27 ottobre è stata una mattinata emozionante su RTL 102.5 Best. Gianni Riso, in onda dalle 9 alle 11, ha salutato con commozione gli ascoltatori, congedandosi dalla radio in cui è stato protagonista negli ultimi anni.

Nei numerosi commenti, Gianni Riso viene ricordato come “un grande”, “numero uno” e “uno che la radio la sa fare”. In molti hanno espresso dispiacere per la sua dipartita, sottolineando le sue qualità di conduttore e la capacità di selezionare ottima musica, in particolare la disco music degli anni ’70 e ’80.

Qualcuno ha fatto notare che a 71 anni ci si può serenamente ritirare dalle scene, ma c’è anche chi si interroga sui motivi di questo e altri recenti addii a RTL 102.5 Best, chiedendosi se ci siano problemi dietro le quinte. C’è chi ha colto nella canzone “The Final Countdown” trasmessa durante la trasmissione un implicito messaggio di commiato.

Diversi radioascoltatori invitano Gianni Riso a continuare altrove la carriera radiofonica, magari in altre emittenti che trasmettono musica anni ’80 e che sarebbero felici di averlo.


Non solo Riso

Ma Gianni Riso non era che il primo degli addii. A breve distanza di tempo, un nuovo post di Nicola Franceschini informava che “Il progetto ‘RTL 102.5 Best’, lanciato come canale dedicato alla musica anni ’60, ’70, ’80 e ’90, va avanti ma con un palinsesto ridimensionato“.

La notizia ha suscitato grande dispiacere tra tanti appassionati radioascoltatori, che ricordano con nostalgia alcune delle voci storiche che hanno contribuito al successo di RTL 102.5 Best. “Che peccato”, commenta un utente, mentre un altro sottolinea come “non hanno fatto nemmeno in tempo a consumare tutta la chiavetta del caffè”.

Diversi puntano il dito contro la scelta di essere solo su DAB, tecnologia “ancora un disastro” secondo alcuni, con problemi di copertura del segnale e malfunzionamenti.

Secondo un commentatore, il pubblico di riferimento di RTL 102.5 Best (“ultra sessantenni”) è abituato ad ascoltare la radio in FM con apparecchio radio classico e il passaggio al digitale rischia di tagliarlo fuori.

Facile affermazione, ma non provata da alcun dato numerico sull’età media degli ascoltatori e sul fatto che chi supera i 60 anni non dovrebbe comprendere il mondo digitale, aggiungiamo noi.

Il parere di un ex conduttore

Particolarmente interessante il commento di un’ex conduttrice di Zeta e Doc: “Avendo lavorato sia a Radio Zeta che a RTL 102,500 DOC l’idea che mi sono fatta è che il DAB non funziona (…)  Io penso che il DAB sia stato fortemente sopravvalutato dal gruppo RTL, che probabilmente pensava che sarebbe bastato il marchio a far crescere queste radio (…)”

Non sono mancate osservazioni più polemiche, come quella di chi definisce i conduttori licenziati “dinosauri” ormai privi di smalto, mentre altri li difendono ricordando il loro contributo fondamentale alla radiofonia italiana.

Senza FM si sopravvive?

In breve, i commenti più interessanti cadono in due categorie: quella di chi ritiene che BEST non avesse una formula vincente (per il tipo di musica, per il ritmo imposto dall’automazione, per i conduttori selezionati) e quelli di chi mette in dubbio la sostenibilità  di un progetto solo digitale.  Riguardo alla prima osservazione ci limitiamo a osservare che BEST fa parte di un gruppo creato da uno degli editori più di successo d’Italia, con una track record probabilmente migliore di quello di molti critici.

Più interessante – e forse preoccupante – la seconda osservazione: se davvero DAB e IP non permettono di fare emergere progetti nuovi, neppure con il supporto di un nome prestigioso allora dovremmo davvero ripensare i tanti entusiasmi per quello che viene chiamato “switch off dell’FM“.

Anche perché quei pochi megahertz non servono proprio a nessuno. (M.H.B. per FM-World)

 

Le radio preferite della nostra community: arriva il ‘bundle’ Talkmedia

Talkmedia è il gruppo di FM-world, dove gli utenti della nostra community interagiscono, esprimono opinioni, si confrontano sulla radiofonia italiana ed estera.

Oltre alle emittenti via etere, spesso si parla anche di ‘native digitali’, ovvero di radio presenti sul web, con format “verticali” e mirati.

Nei giorni scorsi, in un sondaggio lanciato proprio su Talkmedia, abbiamo dato la possibilità ai nostri utenti di votare le realtà (non presenti in FM) che vorrebbero trovare in apertura sulla app di FM-world.

Alcuni nomi erano stati suggeriti, ma chiunque poteva inserire radio a proprio piacimento, incrementando l’offerta. E così è stato.

Numerose sono state le preferenze che hanno animato il sondaggio e da queste abbiamo estrapolato il primo ‘bundle’ Talkmedia.

Cliccando in alto sulla app di FM-world, nella sezione dei ‘suggeriti’, è possibile accedere a venti emittenti dai contenuti eterogenei, che hanno in comune il fatto di essere prevalentemente digitali o diffuse via etere solo in circostanze particolari (chi in DAB+, chi in onde medie).

Questa l’offerta delle venti emittenti presenti:

Lolliradio Italia, Urban Radio, Radio Milano International, Radio Capital Funky Town, Power 927, Radio Casa Bertallot, Is Good For You, TRX Radio, Freedom Street Radio, Radio Morcote International, Radio Saba Sound, Deejayfox Radio Station, One World Radio, UniBg On Air, Jazz 24, Radio Freccia Nera, Radio Animati, Discology Radio, Radio On The Beat, Dj Osso Radio.

Potete continuare a suggerirci le vostre emittenti preferite – o quelle che ritenere meritino essere evidenziate – a [email protected].

L’app di FM-world è scaricabile gratuitamente da tutti gli store digitali.

* Per comunicati e segnalazioni: [email protected]

What is being discussed in the most important Radio interest group of Italy, the FM-World Facebook group “TalkMedia”

In this article we excerpt some posts that appeared in August on the Talkmedia Facebook group. The topics and summaries were selected and elaborated by PeperoniAI from 22HBG and Claude from Anthropic, with fact checking by our editorial staff.

Radio encounters

RadioIncontri, the event that took place in Riva del Garda between 2004 and 2010, has remained in the hearts of many radio professionals, as evidenced by the many nostalgic comments on the original post by Nicola Franceschini.

In general, there is nostalgia for the “RadioIncontri” meetings in Riva del Garda, an annual event between 2004 and 2010 that brought together professionals and enthusiasts from all over Italy to discuss the world of radio.

Among the comments, some fondly evoke the atmosphere of sharing and sociality that could be felt there, comparing them to a real “Facebook group live“. Others remember the good times spent with old acquaintances, making new friendships meant to last.

The historical “volume competitions” between the increasingly powerful and cutting-edge radio systems brought by various exhibitors are also recalled. And the presence, alongside university radio stations, of the new emerging web radios of the time, bearing witness to an event that kept up with the times.

Among the contributions, the well-known publisher of some historical Italian web radios points out that in reality his flagship radio stations had been excluded from those meetings, raising more than a few perplexities. A critical view that provides food for thought, without undermining the prevailing nostalgic feeling.

The future of radio broadcasting at the center of the debate on Facebook

A post published by Massimo Siddi analyzing the new on-demand consumption trends compared to traditional radio playlists sparked a heated debate about the future of radio broadcasting.

Among the comments, some show concern about the mass shift of listeners towards personalized content on digital platforms, abandoning linear listening. But Siddi downplays this view, explaining that this is a process that has been underway for years in many industries, not a sudden change.

In his analysis, the challenge for radio is to open up beyond traditional linearity, experimenting with new ways of producing content. Otherwise it risks being left behind compared to the audience’s choices. One commentator shares this perspective, pointing out that change is coming inexorably.

There are also more hopeful views, such as that of a user who argues that linear radio is not necessarily doomed to disappear. Rather, it can transform itself and carve out a new specific position, as has happened for example with movie theaters following the advent of streaming.

Siddi reiterates that this is not about decreeing the death of radio, but rather understanding the changes taking place in order to reinvent the radio medium in a new dimension in step with the times.

What radio was like in the analog era: memories of old mixers

Giuseppe Fiorellini’s August 18th post showing Leonardo Leopardo using an old analog mixer (note 1) the legendary RMI mixer branded Semprini sparked lively memories among industry veterans in the comments.

Many nostalgically cited the mixer brands they used from the 1970s onwards: in addition to the legendary Semprini, Soundcraft, Munter, Davoli, FBT and other historic brands of Italian electro-acoustics are frequently mentioned.

Some recall having used these mixers until the 2000s, while others point out that today the sonic timbre is given by digital processors. There are also references to the spring reverbs and analog equalizers of the time, which required some skill in tuning.

The comments express all the nostalgia for a technology that, despite some drawbacks like background noise, guaranteed a greater “warmth” of sound compared to the digital era. A passion that unites veterans of that artisanal radio where the personal touch made the difference.

The FM-World “charts” at the center of the debate on radio listenership

In recent weeks, the rankings of the most listened to radios on the FM-World aggregator, called (borrowing the name from music charts) “charts” (or rather: top charts!) have been reported several times on the Talkmedia page.

The original post by Franceschini reporting the charts of the most listened to radios on the FM-World platform sparked a discussion about radio listenership measurement in the comments.

In particular, one user points out how the admittedly small audience numbers generated by FM-World make clear how actually useless the traditional surveys conducted on samples by specialized companies are.

Another commenter goes into the specifics of the FM-World charts, noting how there is a clear predominance of one national broadcaster at night, which would contrast with the official data available. This is seen as a sign of possible discrepancy between the institutional listening charts and emerging trends from the platform.

There are also observations on the missing radio stations in these charts: the absence of a very popular national broadcaster and that of a historic local station, appreciated in its area, are noted for example. This would limit a complete view of the radio landscape.

Someone also highlights the opportunity offered by FM-World to discover new broadcasters among the over 500 present, compared to the more limited offer of institutional aggregators. And to further support the doubts about the validity of official data, the recent departure of Rai from the survey conducted by the company PER is recalled.

In summary, through these various objections and clarifications, widespread perplexity about the reliability of traditional sample-based listening surveys seems to emerge.
FM-World is seen as a possible more realistic alternative to quantify the actual performance of the various radio broadcasters.

(note 1): We were forced to correct the AI, probably born too long after 1975

(Article by Peperoni AI and Claude/Anthropic under the supervision of M.H.B. for FM-World)