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19 Settembre 2024
“Sviluppo tecnologico e progressivo cambiamento delle modalità di fruizione condizioneranno inevitabilmente l’evoluzione della radio in Italia. Ma l’anima della radio tradizionale è destinata a resistere all’assalto dell’intelligenza artificiale, integrandone tutte le potenzialità innovative. La chiave starà nel valorizzare sempre di più l’engagement con gli ascoltatori e gli eventi live, attraverso le caratteristiche proprie della radio e dei suoi conduttori”.
È l’analisi espressa da Flavio Mucciante, responsabile di Radio Rai, alla presentazione dei palinsesti autunnali delle reti del Servizio Pubblico, nel Centro di produzione di via Asiago, a Roma.
Come sarà la radio nel prossimo futuro? E quali effetti avrà l’intelligenza artificiale su palinsesti, modelli produttivi e sulle stesse performance di artisti e conduttori?
Mucciante ricorda come i primi esperimenti strutturati di radiovisione in Italia risalgano al 2005. Da allora “il prodotto radiofonico si è completamente trasformato con uno sviluppo travolgente: si è passati dal solo audio alla visual, dallo streaming all'on demand: contenuti extra, podcast, prodotti confezionati su misura a seconda del target di riferimento e della piattaforma di trasmissione”.
Così troviamo oggi la radio, nelle sue varie forme su Facebook, X, Instagram, TikTok, sul satellite o sul digitale terrestre, sul DAB o in modulazione di frequenza, in casa e in auto, su smartphone, pc o in tv.
“Una profonda trasformazione - sottolinea Mucciante - che si è compiuta in meno di vent'anni con il passaggio dal semplice audio al prodotto cross mediale. E la radio, smentendo tutti i profeti di sventura, ha conquistato di fatto tutti gli altri media, che ne sono diventati il veicolo di diffusione”. È’ una crossmedialità - avverte il responsabile di Radio Rai - che rappresenta “un’enorme opportunità e insieme un rischioso banco di prova, quando viene equivocata con prodotti fortemente caratterizzati per la tv e poi trasmessi in contemporanea anche su radio e web, provocando inevitabile disorientamento nel pubblico”.
La radio - precisa Mucciante - “ha la sua caratteristica più preziosa nella confezione sonora, la sua originalità sta nel saper proporre, oltre al cosiddetto “mainstream”, anche quello che il pubblico non si aspetta, al di là di indagini di mercato omologate sui gusti già noti degli italiani. “Alto gradimento” o “Viva Radio 2” – dice - potevano nascere solo in uno strumento rivoluzionario come la radio. E solo in un’azienda come la Rai”. Come sarà, allora, la radio nei prossimi venti anni? Esisterà ancora come la conosciamo oggi?
La prima dj creata dall’intelligenza artificiale è nata poco più di un anno fa in una radio di Portland, in Oregon. Parla con voce rilassata e dispensa consigli sulle hit del momento, può dare notizie, bollettini meteo, aggiornamenti locali o creare post promozionali sui social. In questa progressione tecnologica, che sembra inarrestabile, la radio “tradizionale” è davvero condannata ad una sconfitta inevitabile? E in che modo si potrà competere con il prodotto dell’intelligenza artificiale, in grado di intercettare singole preferenze degli utenti? “Integrandone - secondo Mucciante - tutte le potenzialità innovative con quello che l’intelligenza artificiale non può offrire: “il guizzo creativo dell’essere umano, che intreccia il racconto della cronaca con le proprie esperienze e storie di vita, i pensieri e le emozioni, il rapporto quasi intimo e personale con gli ascoltatori, il senso di comunità, fortissimo in un mezzo che può considerarsi l’antesignano dei moderni social network”.
E poi dando nuovo impulso alla radio che crea eventi e si identifica con essi. Il palazzo di Radio Rai in via Asiago - afferma Mucciante - “è di per sé un brand, un luogo reale e insieme dell’immaginario, dove promuovere occasioni di incontro con gli ascoltatori con standard qualitativi, editoriali e tecnici, impensabili per le cosiddette reti commerciali”. Funziona a pieno ritmo, sette giorni su sette, come centro di produzione e sarà aperto fino a febbraio 2025 per le visite alla mostra su Guglielmo Marconi con gli apparati originali del panfilo Elettra, la nave-laboratorio, sulla quale il grande scienziato fece alcuni dei suoi più importanti esperimenti a cavallo tra le due guerre.
Nel palazzo di via Asiago - sottolinea il responsabile di Radio Rai - si possono incontrare ogni giorno i principali artisti del momento, in quelle stesse sale dove si sono esibiti mostri sacri del passato: da Frank Sinatra a Domenico Modugno . E poi Lucio Battisti, Gregory Peck, Alberto Sordi in versione Mario Pio- solo per fare qualche esempio. O dove sono nati programmi come la Corrida o Bandiera gialla. Sul tetto di “via Asiago” è stato realizzato il concerto di Calcutta, meno di un anno fa in modalità “secret show”.
Inedita la convocazione del pubblico con un solo post dell’artista su Instagram, poche ore prima dell’inizio. Diffusione audio in strada e riprese con 11 telecamere da remoto e un drone a cura del settore multipiattaforma di Radio Rai, che sta sperimentando nuove formule e modalità produttive. L’ultima iniziativa in ordine di tempo: “Ballantini e Petrolini”, performance teatrale per tv e radio, su Rai Play Sound e su Rai Play. Stessa formula - anticipa Mucciante - che verrà utilizzata il 26 settembre per un recital su Enzo Jannacci con Max Paiella e Simone Colombari. Terreno strategico da presidiare per la radio- a parere di Mucciante - sono poi “i concerti, i festival, le fiere, le manifestazioni culturali, che generano fidelizzazione, visibilità e nuove potenzialità per gli inserzionisti pubblicitari”. Elemento fondamentale: “la diretta con il coinvolgimento degli ascoltatori e un progetto di comunicazione integrato da social e web”.
Uno dei modelli ai quali guardare - afferma Mucciante - è BBC Radio2, la stazione più ascoltata nel Regno Unito con un target over 35, reach del 23 per cento della popolazione e uno zoccolo duro di oltre 13milioni di ascoltatori. Trasmette la più ampia selezione di musica alla radio e un calendario di grandi eventi e musica dal vivo con Gr brevi, di 2/3 minuti, ogni mezz'ora nella prima mattinata.
La storica forza del canale poggia sulla qualità della proposta musicale e sulla professionalità di conduttori, dj, esperti musicali e speaker di spicco, tutti riconosciuti come estremamente competenti, in piena coerenza con il progetto editoriale.
“E’ il segno inequivocabile - sottolinea Mucciante - che si può fare una radio di servizio pubblico ed essere al tempo stesso competitivi sul mercato”. “Prima di arrivare a parlare di privatizzazione bisogna capire che cosa si intenda per servizio pubblico” - ha evidenziato nelle scorse settimane il ministro Giorgetti. “Difficile rispondere in maniera univoca ad un quesito, così ricco di accezioni e sfumature” - dice Mucciante, che tiene però a precisare: “di una cosa possiamo essere sicuri: le reti radiofoniche della Rai sono certamente servizio pubblico, a cominciare dal racconto di tutto lo sport che conta, gratis e accessibile a tutti, il festival di Sanremo o la prima della Scala.
E poi l’intrattenimento di qualità, la cultura, la grande musica, l’infomobilità”. Dal 12 novembre partirà l’iniziativa itinerante “Parla con noi”, una serie di incontri aperti al pubblico, nelle diverse sedi regionali della Rai, a cura di Paola Carruba, per discutere dei temi della salute mentale in collaborazione con l’Ordine nazionale degli Psicologi.
Discorso a parte - secondo il responsabile di Radio Rai - merita l’informazione. Due italiani su tre navigano abitualmente su Youtube e sono sempre di più quelli che si informano sul web, sui numerosissimi siti e sulle piattaforme social. È evidente - sottolinea Mucciante - “come questo possa aumentare il rischio del propagarsi di notizie fake, fatte circolare nel circuito mediatico e non sottoposte a controllo”. In questo quadro, nel quale “la mediazione giornalistica sembra un optional non necessario" - puntualizza - “Radio Rai vuole rappresentare un presidio di affidabilità nel quale ritrovarsi, un marchio di origine controllata e garantita al quale guardare con fiducia”.
È poi di fondamentale importanza - conclude Mucciante - “la valorizzazione dell’offerta podcast, complementare alla programmazione radiofonica, un settore strategico per ogni azienda editoriale”. Il target prevalente è di età compresa tra i 18 e i 40 anni ma il trend è in aumento per il segmento 18-25enni, ascoltatori con livello di istruzione medio-alto, proiettati verso tecnologie e servizi premium.
(Comunicato stampa)
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