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19 Settembre 2023
Eugenio Gatto (Eurosystem): Le nuove tecnologie possono spaventare, ma l'uso che ne facciamo dipende da noi.
L'industria ha già compreso le potenzialità di questa tecnologia e ci chiama direttamente. Il nostro prodotto funziona sia in realtà aumentata che virtuale ed è associabile ad una app.
I dati del cliente? Generalmente li importiamo da CAD. Visore 3D? Per ora usiamo Metaquest 2, ma stiamo andando verso l'offerta Lenovo, mentre per Apple restiamo in osservazione.
Sviluppare hardware in Italia mi sembra impossibile, diverso il discorso per il software.
Come abbiamo recentemente riportato su Linkedin, 22HBG sta sperimentando l'utilizzo della realtà aumentata (AR) per le proprie applicazioni, a cominciare dall'evoluzione della app FM-World.
Si trata di un modo innovativo e forse rivoluzionario di interagire con il mondo reale e le applicazioni che ci assistono ogni giorno, dove molti stanno iniziando a muovere i primi passi. Abbiamo dunque pensato di parlarne con una società italiana che è leader di fatto, avendo iniziato a operare in questo ambito già' da numerosi anni. Questo il resoconto della conversazione con Eugenio Gatto, business unit manager per le "immersive technologies". Chi preferisse ascoltare il tutto dalle parole di Eugenio puà ascoltare questo podcast.
Marco Hugo Barsotti: cominciamo con una presentazione di Eurosystem: quando e perché avete deciso di aprire uua linea di business legata alla AR/VR.
Eugenio Gatto: Eurosystem si occupa di IT da circa 40 anni e, nel caso specifico della divisione per le tecnologie immersive, Eurosystem ha acquisito la mia azienda che si chiamava Ragtag che ora è di fatto la business unit per le tecnologie immersive. Naturalmente Eurosystem nelle proprie priorità aveva quella di acquisire tutte quelle aziende strategiche che potevano portare valore soprattutto per quanto riguarda innovazione e naturalmente ha scelto Ragtag perché avevamo già un'esperienza di alcuni anni nello sviluppo di software per le tecnologie immersive verticali per le aziende.
MHB: La sua azienda invece che storia aveva?
EG: Ragtag è nata da due soci, io e Fabio che attualmente è l'altro business unit manager. Ci siamo conosciuti avendo una vision in comune, oltre ad una passione ed esperienza per il 3D e per il rendering.
MHB: Ti faccio una domanda un po' di costume, poi andiamo alle domande tecniche vere e proprie: In generale – e lo vediamo con la IA e forse anche con la AR - perché le nuove tecnologie entusiasmano ma al tempo stesso spaventano alcune persone?
EG: Le nuove tecnologie entusiasmano per i risultati attesi e spaventano per gli stessi motivi, per ciò che si immagina potranno consentire, talvolta in direzione distopica (anti-utopica, in altre parole un futuro dove la tecnologia potrà opprimere l'uomo e le sue libertà , N.d.R.)
In realtà l'uso che se ne fa dipende da noi: da chi le sviluppa e orienta le applicazioni, ma anche da chi le utilizza e vota col portafoglio su quali debbano emergere.
Sta a noi distinguere gli utilizzi dannosi da quelli utili e assumerci la responsabilità di promuovere solo le tecnologie che hanno un impatto positivo. Gli sviluppatori dando un'impronta etica e gli utenti premiando solo le applicazioni virtuose.
MHB: Veniamo alla AR. Forse vale la pena spiegare, anche per chi non vi conosce, se avete un prodotto specifico o vi presentate come fornitore di servizi.
EG: Fondamentalmente noi abbiamo un prodotto che è un configuratore 3d di prodotto multiplattaforma che funziona da smartphone a pc desktop e funziona sia in realtà virtuale che in realtà aumentata.
Per farti meglio comprendere, uno degli utilizzi è il supporto per i commerciali all'interno di uno showroom, dove possono presentare il prodotto in modo molto più accattivante e soprattutto possono configurarlo.
Questo nella stragrande maggioranza dei casi è un qualcosa che eleva sostanzialmente l'esperienza utente e quindi aumenta notevolmente le probabilità di vendita.
MHB: Com'è il processo? Se io sono un'azienda e voglio adottare una vostra soluzione, quali gli step?
EG: Allora il prodotto si chiama Y Digital Experience e si chiama così proprio perché non è semplicemente un configuratore 3D ma è uno strumento che consente di far provare un’esperienza. Funziona in base al fatto che l'esperienza che viene generata dall'interazione tra il commerciale e il cliente tramite questo configuratore è un qualcosa che deve essere memorabile.
Il nostro prodotto offre un'esperienza multiutente che consente ad esempio ad un designer che si trova in una città di interagire in tempo reale con un cliente che è in un'altra città. Entrambi indossano un visore e si trovano nella stessa stanza virtuale 3D con il modello del prodotto di cui discutere. Possono configurarlo, cambiarne le caratteristiche, parlarne e disegnarci sopra, il tutto in realtà virtuale senza essere fisicamente nella stessa stanza.
Un altro aspetto chiave è che il prodotto è supportato da un CMS, quindi se il cliente ha un reparto 3D può diventare autonomo nell'implementazione, modifica e gestione dei contenuti. Ad esempio, per un nuovo prodotto si può caricare il modello 3D, inserire le configurazioni e altro senza doversi rivolgere a noi, il tutto a costo zero.
MHB: il modello 3d come viene fornito? Con delle foto - tutto attorno, per così dire - oppure da un CAD?
EG: CAD. I modelli 3D sono esportati anche da CAD e il processo di importazione nel CMS è molto rapido. Si possono poi configurare le opzioni di personalizzazione e decidere in quali showroom rendere visibile il prodotto o se renderlo disponibile sull'app mobile, gestendolo in modo capillare.
MHB: Ogni cliente può pubblicare la propria app con i propri prodotti?
EG: Si, esatto. Ogni cliente può pubblicare la propria app.
MHB: Invece a livello di visore 3d cosa usate?
EG: Attualmente utilizziamo Meta Quest 2 perché ha il miglior rapporto qualità-prezzo e un costo molto contenuto che lo rende facilmente scalabile. Ad esempio, se un cliente necessita di 10 visori, avere un prezzo di 400 euro anziché 2.000 euro fa una grande differenza in termini di economia di scala. Meta Quest 2 ha quindi un prezzo basso che lo rende la soluzione ideale per progetti che richiedono l'utilizzo di più visori.
MHB: E effettivamente quando Apple ha lanciato il suo Apple Vision Pro Zuckerberg era contento, ha dichiarato a Bloomberg "Bene Apple, questo valida il nostro pensiero e alla fine, visto che costiamo meno, ne venderemo molti” , quindi quanto affermate valida la sua osservazione. Meta fornisce un supporto a chi sviluppa?
EG: Non siamo in partnership con Meta, ma con Lenovo. Abbiamo infatti in programma di testare il nuovo visore di realtà virtuale con Lenovo. Siamo anche in partnership con Lenovo fra le altre cose sulla realtà aumentata.
Lenovo ha sviluppato un visore estremamente interessante che considero il migliore sul mercato per il suo costo ragionevole e l'altissima qualità. È molto leggero, trasportabile e comodo da tenere addosso anche tutto il giorno. Ha una serie di vantaggi a livello qualitativo che i competitor non raggiungono.
EG: Il prodotto si chiama Think Reality A3 e siamo intorno ai 2000 euro per il bundle che comprende gli occhiali e lo smartphone connesso, uno smartphone che deve essere utilizzato per forza, non si può utilizzare qualsiasi smartphone e questo Motorola ha un firmware dedicato proprio per l'utilizzo con gli occhiali. (Nota di redazione: per chi avesse fretta di provarlo, noi lo abbiamo trovato qui).
MHB: C'è un motivo per cui non siete in contatto con Meta? Voglio dire, loro non hanno programmi per sviluppatori, oppure siete andati in altra direzione per qualche motivo specifico?
EG: Diciamo che Lenovo ha una politica che noi sposiamo più volentieri, soprattutto per quanto riguarda la privacy e l'utilizzo dei dati. Quindi in realtà saremmo più propensi a procedere con Lenovo anche da un punto di vista dei visori per la realtà virtuale. Chiaramente adesso abbiamo dovuto utilizzare già quelli di Meta per un discorso di costi e di qualità, perché non c'erano dei grandi competitor...almeno fino a ieri. Però, sottolineo, ancora dobbiamo metterci le mani sopra.
Abbiamo notato una svolta con il dispositivo di Lenovo, simile a un paio di occhiali, molto più leggero e maneggevole. Si va nella giusta direzione, verso un prodotto consumer, anche se non siamo ancora a quel livello.
MHB: Una domanda su Microsoft. Mi ha sempre incuriosito il fatto che fossero arrivati per primi, con un vantaggio di molti anni, con le loro HoloLens. Eppure, sembrano non avere gran successo, neppure sulla clientela captive come l'esercito USA. A vostro avviso quali sono i motivi?
EG: Dal punto di vista dell'utilizzo quotidiano, gli HoloLens presentano alcune criticità: sono piuttosto ingombranti, hanno problemi in ambienti luminosi dove non si vede più nulla, il campo visivo è limitato e il peso elevato li rende difficili da indossare a lungo. Gli HoloLens hanno un costo proibitivo di oltre 3.000 euro e l'utilizzo reale non è così fluido come nelle demo in ambienti controllati. Sono stati pionieristici ma presentano ancora limiti d'uso
MHB: Quindi limitazioni hardware, non di ambiente di sviluppo?
EG: Sì, era proprio un problema hardware.
MHB: Hai accennato al prezzo, si cita sempre il problema del prezzo, anche all'annuncio di Apple Vision Pro grande scandalo per i circa 3500 dollari. Ma forse la gente ha la memoria corta: Il primo Macintosh nel 1984 costava 2495 dollari, equivalenti oggi a circa 7.000, come dire 6.500 euro. Il prezzo di un prodotto innovativo appena uscito non può essere un argomento a lungo respiro, che ne pensate?
EG: Penso che Apple abbia fatto un'operazione di marketing brillante con questo visore di fascia altissima, per dimostrare di saper fare meglio della concorrenza. Il prezzo passa in secondo piano perché non si rivolge agli stessi utenti di Meta Quest, ma ad un target più alto disposto a sperimentare e fornire feedback.
Gli sviluppatori hanno a disposizione strumenti più interessanti di quelli offerti da Meta. Quando il visore sarà disponibile, Apple otterrà un significativo ritorno di esperienza da sviluppatori e consumatori.
Con il prossimo modello vedremo qualcosa di molto diverso e probabilmente superiore a tutto ciò che ci sarà sul mercato in quel momento. Il prezzo si abbasserà, ma per ora l'obiettivo è affermare la leadership di Apple nel settore.
MHB: Restando un attimo in questo ambito, voi come vi ponete rispetto alla tecnologia Apple?
EG: Al momento non proporremmo mai quel visore ad un cliente, perché non esiste un cliente con quell'esigenza specifica...
MHB: ...beh anche perchè sul mercato proprio non esiste, non si può neppure pre-ordinarlo!
EG: ...Effettivamente. La nostra strategia per ora è osservare il feedback che Apple riceverà per capire come deciderà di rispondere e migliorare il prodotto. Per ora non ha senso proporlo ai clienti per ragioni di marketing e strategia commerciale.
Ma a nostro avviso il vero valore delle tecnologie immersive sta nel risolvere problemi specifici delle aziende, ottimizzandone i processi. Abbiamo applicazioni consolidate come la manutenzione assistita in AR e il training in VR, ma riceviamo anche molte richieste da aziende che hanno problematiche radicate nel loro settore che possono essere risolte tramite nuove tecnologie.
Sviluppiamo software custom proprio con l'obiettivo di fornire valore e migliorare i processi aziendali, risolvendo gap che le imprese ritenevano irrisolvibili. È questo il nostro core business, più che vendere direttamente prodotti immersivi.
MHB: Quali sono i segmenti di mercato cui vi rivolgete...anzi, quali sono i segmenti in cui questo tipo di tecnologie può essere applicato già oggi?
EG: Guarda, l'industria ha già capito ed è l'industria stessa che ci chiama.
Sono le aziende stesse a contattarci proponendo soluzioni ad hoc per risolvere problematiche specifiche che hanno individuato.
In altri casi ci chiedono direttamente cosa possono fare con realtà virtuale e aumentata per ottimizzare il loro business. Siamo molto sereni, è l'industria che ci cerca.
MHB: Si, ma in termini di settori di mercato, è più una tecnologia interessante per uno che produce automobili, giusto per non fare nomi, piuttosto che un artigiano che fa un piccolo mobili, uno studio di architettura... o ?
EG: Io direi un po’ tutti quelli che hai citato. E non solo. Ma ricordiamo che le tecnologie immersive custom richiedono investimenti significativi, ma devo dire che spesso questi sono ammortizzati attraverso finanziamenti agevolati e bandi, essendo progetti innovativi.
Diciamo che non sono cifre alla portata delle microimprese, mentre le aziende medio-grandi (o grandi) hanno le risorse e ne traggono importanti vantaggi competitivi.
Pensiamo a settori come la manutenzione assistita in realtà aumentata: Fa risparmiare tempo e costi. Una volta adottati questi sistemi, le aziende non tornano indietro perché comprendono l'impatto sull'ottimizzazione.
Risparmiare risorse è l'obiettivo principale, e la realtà aumentata vi contribuisce in modo decisivo. L'industria medio-grande ha le risorse e trae i maggiori benefici da queste tecnologie innovative.
MHB: Ultima domanda, guardiamo avanti. In generale, mi pare che l'Italia non sia più un vero attore dell'Hightech come era ai tempi di Olivetti (e non parlo solo della solita P101 ma anche dei mainframe Olivetti... forse l'Italia lo ha scordato ma quando il re era l'IBM 360/370 esisteva il Bunch, ma Olivetti aveva anticipato tutti con l'Elea. Quindi negli anni ‘60 del secolo scorso eravamo davanti a tutti. Ora non mi pare che in Italia qualcuno abbia sviluppato occhiali per AR/VR... o sbaglio?
EG: Diciamo che noi operiamo in un settore che è molto particolare, nel senso che l'hardware ha dei costi di investimento mostruosi e che chiaramente in Italia nessuno ha i fondi per affrontare. Addirittura, un colosso come Meta che ha investito decine di miliardi, cioè l'equivalente di una manovra nostra per intenderci, ancora non ha portato a casa utili, quindi sta ancora investendo, non so se mi spiego; quindi, parliamo di cifre che in Italia non sono neanche pensabili.
MHB: Un attimo, nel 1950 l'Italia era infinitamente più povera di oggi ma si sviluppava un mainframe sovrano, per usare un termine che piace oggi. E i costi non erano trascurabili. Perché non dovremmo osare provare di nuovo, questa volta nella IA o nella AR ?
EG: Guarda ti devo raccontare una cosa. Qui nella mia città, che è Modena, c'è chi ci aveva provato qualche anno fa.
C'era una start-up che si chiamava GlassUp che aveva provato proprio a produrre visori per la realtà aumentata.
Qui a Modena! e chiaramente purtroppo ha chiuso i battenti perché o hai i fondi per fare una cosa del genere o i tuoi competitor si chiamano Samsung, si chiamano Meta, si chiamano Microsoft e quindi ... per quanto riguarda l'hardware, in Italia non credo proprio che si farà mai.
Per Il software invece è tutto un altro discorso.
Attualmente utilizziamo algoritmi sviluppati da software house anche piccole, che spesso vengono poi acquisite dalle big se l'algoritmo è interessante. Queste innovazioni possono arrivare anche da noi, in Italia.
Lato software le cose si stanno muovendo, chissà che una piccola azienda non riesca a crescere con le proprie gambe sviluppando algoritmi innovativi. Dobbiamo recuperare il coraggio di investire in ricerca che avevano realtà come Olivetti.
MHB: Ultima domanda, i clienti: i vostri clienti sono in Italia o ce n'è anche qualcuno all'estero?
EG: Allora per ora sono in Italia però noi facciamo parte di un gruppo più grande che si chiama Smart4Engineering, gruppo francese e su questo stiamo cominciando a muoverci quindi presto saranno anche all'estero.
MHB: Quindi Eurosystem fa parte di questa società francese? Ho capito giusto?
EG: Sì esatto, fa parte di questo fondo francese che ha varie sedi in tutta Europa e proprio grazie a loro stiamo cominciando a muoverci anche oltre confine. (M.H.B. per FM-World)