Prominence: di cosa si tratta e perchè dobbiamo occuparcene subito

La posizione di prominenza degli operatori radio-tv tradizionali, garantita da un segnale robusto per la radio o da una numerazione bassa nelle LCN della TV, sta rapidamente scomparendo.

Si è dunque coniato il termine prominence (per lo più associato alla TV, ma ovviamente lo stesso concetto si può applicare alla categoria audio) per nobiliare i tentativi di trasportare nel nuovo mondo digitale i vantaggi acquisiti dagli operatori storici.

In questo articolo vediamo rapidamente di cosa si tratta per poi cercare di fare qualche considerazione – speriamo – sensata. 

Prominence 

Iniziamo dalla definizione completa, fornitaci da PeperoniAI:


Possiamo dunque utilizzare la parola italiana “visibilità’”, come suggerito dal nostro amico LLM. La visibilità implica capacità di attirare l’attenzione dell’audience, con la conseguente maggior probabilità che l’utente scelga il nostro contenuto (ed eventualmente ci resti, se lo trova di suo gradimento). 

Come sappiamo tutti, storicamente la visibilità nel settore radio si raggiunge(va) con un segnale potente (e magari attorno ai 98 Mhz) mentre in quello televisivo con un buon posizionamento nella LCN. 

Logica discutibile 

LCN: Il termine inglese significa Logical Channel Numbers, dove la presunta “logica” deriva dall’idea che il burocrate delle authority abbia più buon senso del telespettatore. 

Ricordiamo infatti tutti come al tempo dell’analogico potevamo scegliere liberamente l’ordine dei canali. D’accordo, sui primi sei c’era consenso, ma dal settimo in poi i “canali” dovevano guadagnarsi la posizione con i loro contenuti.

Ma il mondo della TV lineare ha deciso diversamente: un’autorità nazionale decide per tutti coloro che ricevono in UHF.

In ogni caso il risultato è uno spreco energie ad alti livelli in diatribe quali la “possibilità di scambiare numerazioni automatiche dei canali all’interno della medesima area tecnica tra reti non omogenee”. Battaglie probabilmente inutili perché nessun umano può davvero ricordare posizioni oltre le prime decine, ma soprattutto perché le modalità di accesso ai contenuti video sta rapidamente mutando.

Bottoni e app

Molti i motivi. Un primo evidente: da anni i telecomandi sono dotati dei bottoni di accesso direttto ad alcuni importanti OTT. Bottoni che una volta premuti portano ad accattivanti schermate di impostazione moderna dove non si fa differenza tra contenuti live e on-demand.

In secondo luogo prevale ormai negli utenti l’abitudine alla fruizione dei contenuti tramite icone e app, approcio inventato da Steve Jobs con l’iOS 1 e adottato nel campo TV per primo da Netflix. Un sistema che prevede lunghe descrizioni, le possibilità di preview e di binge watching e che regala un’esperienza utente infinitamente superiore a quello dello “scanalamento” o delle scomodissime “EPG”.

Senza dimenticare che è  TV per i piû giovani si chiama YouTube:

Tanti ragazzi non fanno differenza tra schermo di cellulari, tablet e TV e usano il portale di Google come “televisione”.

Ironico, considerato che per loro la parola “tube” (in YouTube) probabilmente non significherà proprio nulla.

Oltre al danno, la beffa 

Con una beffa finale: anche chi resta legato alla LCN si vede proporre alcuni canali brandizzati dal produttore della TV (LG Channels, Samsung Tv Plus) : canali digitali che esistono come app (in prominence) ma che sono anche mappati su una numerazione aggiuntiva alla LCN la cui logica è scelta dal produttore.

Con il risultato che anche se vogliamo un classico canale nazionale (quelli che tutt’ora godono dei numeri bassi in base ai fasti del passato), non appena digitiamo la prima cifra la TV ci propone i canali proprietari che iniziano con o contengono la cifra digitata. 

Un vero attacco allo status quo, che il settore radiofonico e’ invece riuscito a ritardare  grazie al fatto di essere ancora sostanzialmente fermo alla nostra adorata FM.

Radio 

Per la radio, anzi per i contenuti audio, possiamo comunque provare a proiettarci in un mondo prevalentemente digitale, facendoci aiutare dall’ esempio del Regno Unito (da sempre pioniere nell’adozione delle tecnologie). 

Nell’ex membro EU ben il 75% degli ascoltatori usa nella settimana una piattaforma digitale (dati RAJAR): 40% DAB, 52% Smart Speaker, 32% app su cellulare (la somma e superiore al 100% per motivi facili a comprendere).

Il dato relativo agli smart speaker – se consideriamo nella categoria anche gli HomePod Apple – è anche in linea con quanto aveva affermato il direttore di The Times Radio durante un’intervista per Newslinet: sempre di piu’ anche in UK il ruolo della classica “radio” di casa viene preso dagli speaker, smart o meno.

Prominence

Dobbiamo quindi porci il problema di cosa sia la prominence per la radio. Azzardiamo qualche risposta.

In casa, con gli smart speaker, prominence (sorry: la visibilita’) corrisponde in primo luogo alla potenza del proprio marchio.

E alla facilità di essere riconosciuto correttamente a un comando vocale: qualche semplice prova dimostra ad esempio che funziona molto bene “Riviera Radio” (nome unico), maluccio “dee jay” (nome generico).

Per quanto riguarda invece il DAB e l’IP,  dove non esistono a nostro avviso player dominanti, il problema resta quello di emergere nel mare dei canali: circa 150 a Milano città in DAB, e sostanzialmente infiniti nel mondo in IP.

Dashboard

E qui si ritorna al dashboard e alla serie di interviste che stiamo effettuando con alcuni player del settore. Perché la radio – si sa – è il tipico media da ascoltare in viaggio.

Prominence è in questo caso il posizionamento sul cruscotto (anzi: dashboard) delle vetture, un campo dove sembra si stia giocando una battaglia tra costruttori e piattaforme (cfr il caso GM), ma a fronte di utenti che…non ne vogliono sapere.

Utenti frustrati

Talmente gustoso il titolo di un recente articolo di The Verge in merito che lo riportiamo tale quale: “Le persone non ne possono piu’ di tutta la tecnologia inutile nelle loro auto.

Per la prima volta in 28 anni di sondaggio sui proprietari di auto di JD Power, c’è un calo consecutivo della soddisfazione anno su anno, con la maggior parte dell’ira diretta all’infotainment in-car.”

Se è abituato a un’app sul cellulare, è proprio questa app che l’utente vuole ritrovare, il più uguale possibile, sullo schermo della vettura. Come testimonia la ricerca citata, dove si afferma che la preferenza va a Apple Car Play di Apple.

Lo sottolineiamo, perché lo riteniamo un dato essenziale: gli utenti vogliono in auto la stessa esperienza utente che hanno sul loro cellulare.

Che ci porta ad avanzare l’ipotesi che sia strategico investire subito sulla promozione delle app proprietarie (mono brand) e contemporaneamente su un buon posizionamento sui principali aggregatori (dove altrimenti esiste il problema della “prima pagina”, proprio come accade con le ricerche Google).

Ricordiamo per concludere che solo gli aggregatori hanno una chance di essere “visibili” sui dashboard delle vetture del futuro, dove già oggi competono con…Spotify.

Ma di questo riparleremo a breve.

(Marco Barsotti per FM-World)

FM-World Turns 25: From Analog to AI. A Conversation with Nicola Franceschini

The FM-World System

Our articles cover radio broadcasting comprehensively, but also artificial intelligence, the future of infotainment on the go, and everything else that’s coming up. However, it’s nice to look back sometimes, especially for something like FM-World whose pioneering role in the Italian web scene risks being forgotten or overlooked. That’s why we decided to speak with Nicola Franceschini, who needs no introduction for our italian readers. Stay tuned, it’ll be worth it.

A Quarter Century

*Marco Hugo Barsotti: FM-World has a long history, it seems like it’s been around forever…

Nicola Franceschini: It’s been exactly 25 years, on June 5th, that FM-World has existed. So we’re approaching an important milestone, marking a quarter century. There are really two distinct eras for FM-World: before you mentioned Supereva but that wasn’t even the beginning… and of course the more professional part, with the app and everything else, which started in 2011.

But let’s go in order: FM-World was born as a completely amateur website on June 5, 1998, in a period…

*MHB: 1998? Around the era of Netscape Navigator 3.0*, with the big “N” logo?*

NF: Actually Internet Explorer was out too, that was the big innovation. I was still in university, so I was using the internet directly on campus while studying, and it was a time… you know, like it was for local radio in the 70s: there were amateur websites popping up everywhere.

Two Pioneers

Of course I followed the ones related to radio, where there was an embryonic Newslinet, which later evolved. But I remember there were so many similar sites, like the one in Milan for example, I don’t know if you remember, called…

*MHB: The Daxmedia observatory! BSB, STM, RPB and all the Milanese station codes invented by Dario Dossena.

NF: Yes, DaxMedia created in collaboration with Andrea Lombardo. But there were so many similar sites, scattered in cities across Italy. Basically all aimed at offering very similar content in their own region, mostly to talk about radio but even more to report frequency changes, what could be received in those areas, etc…

*MHB: …and when the Christmas cap would appear on the logos of analog TV stations: thrilling, much more than predictions on who would win Sanremo…

NF: Exactly! Anyway, FM-World was really born very simply as a site for reporting frequencies. It wasn’t so much about content in terms of programs and such. Then gradually, we didn’t even realize it, but we started getting feedback, emails from readers and even official press releases.

Geocities

Initially I had published it on Geocities pages, the very first version, you remember Geocities.com?

*MHB: Of course, I remember Geocities_ very well, it was a hugely popular free web hosting service in the 90s!_

NF: Yes: it was one of those sites that gave you free space, with the Geocities.com address and then slash (“/”, ed), and then slash, and slash, until you got to FM-World at the end.

Supereva

And then Supereva, which at the time had the “guide” project, basically single-topic channels, making it a real portal, with many ‘experts’ on individual topics. They were the ones who wrote to me, proposing to move the content from my site into an already organized space, within their radio channel, which I essentially became the manager of.

When FM-World entered Supereva – 2000/2001 – I gradually expanded it, also inserting the first news related to radio in general… I remember finding the launch of m2o (2002) a few months ago, for which I had written a short article, a project that took the place of Italia Radio, a station with a completely different format.

*MHB: From Radio Regione of Fegiz to the PCI…. to Dance!

NF: Exactly, there had been this epochal change. Then I talked about the debut of LolliRadio in 2006 and other native digital stations. Until 2011 FM-World was always hosted on Supereva and in parallel had a site called Frequenze Radio.

News Gathering

*MHB: Sorry to interrupt, before moving on to step 2 which I think is coming up, there’s one aspect I think is interesting – the news gathering*, that is, how you got the news. It seems to me we can say you were a pre-social pioneer of the bottom-up model, in the sense that news gathered locally by readers who in some way became co-editors. Quite remarkable, in a pre-Twitter, pre-Meta era.*

NF: Of course not “all readers”, but a series of trusted contributors, some of whom have become real friends who still share the project with me today. There were some areas of Italy that were uncovered, but news from Milan, Rome, Naples, Turin or “my” Emilia-Romagna was constantly updated.

But consider that at the time I was already collaborating with Millecanali and this was a big advantage for me. There I was one name among many others, but it was a prestigious publication, edited by Mauro Roffi who we are still in constant contact with.

And then, as you say, there were grassroots contacts, people who spontaneously sent emails with information.

Talkmedia

In 2002 Talkmedia was launched, which today is the social side of FM-World on Facebook: born as a ‘guest’ of Yahoo!Groups.

The method was very simple: anyone who joined (via email, of course) this group automatically became both a reader and a participant, because anyone could write something that would be delivered to everyone.

Facebook

And Talkmedia remained this until the arrival of social media…. When did Facebook start in Italy?

*MHB: I’d say around 2008. Still without the “like” button.

NF: Facebook started when I wasn’t working with Busi (Gianluca Busi, founder of 22HBG, ed.) yet. And the first FM-World page was actually a private profile. Then came “groups”.

Talkmedia

So in 2011 the official page and TalkMedia as a group were born, and it’s also the year I personally met Gianluca. At the time I was working at a local radio station and he came…

*MHB: “One?” At Rete Alfa…

NF: Yes… Gianluca came to visit me at the radio station saying “we know each other…”, because technicians and industry operators were talking to him about me, just as they were talking to me about him.

At that time there was no 22HBG yet, which would be born by combining the start-up with the development process of FM-World as an app too.

FM-World at 22HBG

I was also tired of “playing alone”, so I was happy to have an evolution, capturing Gianluca’s enthusiasm and that of the nascent 22HBG.

Our “roles”? I basically maintained management of the website’s content and he handled everything else, namely the app, technological developments, and the beautiful headquarters too.

An app – FM-world – that today aggregates the audio and video streams of many Italian and foreign stations.

Words, words, words

*MHB: But you don’t provide connection numbers publicly.

NF: Those are company choices, but I can give you some important information. For example, not only major networks work online, but also native digital radios, especially if they have a well-defined format. There are totally “vertical” stations that achieve significant results.

Reality Check: Any Web Radios in the Top 10?

*MHB: But for example right now, at this moment, do you have any radios that are not also on FM among the top 10?

NF: Right now (8:55 AM on Monday May 29, 2023, ed.) the most listened to… let me see… yes: the most listened to is Radio1 Rai, then the private networks we know… and in ninth place 70-80.it, the first digital one.

FM-World for Broadcasters

*MHB: An application like FM-World records a sea of information: real-time listening rankings, listening duration, bounce rate, individual user habits. And it can display metadata. Have you thought about providing interfaces to radio stations so they can analyze and operate on this data? Or maybe enrich what radio offers through your platform with those famous metadata – and I don’t mean just the title of the song on air, but everything else that’s been dreamed up for years?

NF: Of course, obviously this is a very useful service, also demonstrating the importance on the app of prominence, studied positioning, the right logo, the right name: a service we can provide.

But not me: I handle the content side. You’d have to talk to 22HBG directly about that.

Next Episode

And that’s exactly what we’ll do in the second episode of our series “Entertainment and Work in the Car” (M.H.B. with the support of Peperoni AI, for FM-World).

xAI

Con xAI Elon Musk cerca di comprendere l’Universo. Facendo anche concorrenza a ChatGPT

Non solo radio: Marco Barsotti ci parla di Intelligenza Artificiale, un campo dove è operativa anche 22HBG.

In un Twitter Space tenutosi venerdì 14 luglio Elon Musk e il team di xAI hanno risposto a molti degli interrogativi che erano nati dopo l’annuncio dell’ennesima iniziativa dell’imprenditore. Ecco alcuni punti che abbiamo trovato originali e di assoluto interesse.

Come sappiamo è in atto una corsa all’oro: quello della Intelligenza Artificiale, dove l’obiettivo – da alcuni dichiarato da altri tenuto nascosto – è raggiungere la AGI, Intelligenza Artificiale Generale.
In altre parole la “rappresentazione delle capacità cognitive umane generalizzate nel software in modo che, di fronte a un compito non familiare, il sistema AGI possa trovare una soluzione“. L’intenzione di un sistema AGI è dunque di eseguire qualsiasi compito di cui un essere umano è capace. Si tratta di un campo dove anche 22HBG è attiva con il suo Peperoni AI e pertanto di grande interesse anche su questa testata.


I Twitter Spaces sono il clone di Clubhouse creati da Twitter 1.0 (pre-Musk) e che potremmo descrivere come una trasmissione radiofonica in cui gli ascoltatori possono richiedere la parola (alzando la mano virtuale) e che divengono poi un podcast.  Chi volesse ascoltare la versione originale dell’evento può cliccare qui. Per gli altri di seguito un breve riassunto.

Breve Riassunto

Cominciamo col dire che il team fondatore di xAI era presente  per intero all’evento. Si tratta di una squadra impressionante con un background di assoluto rilievo. Provenienza. Deep Mind, OpenAI, Google, Tesla.

Per iniziare,  Elon Musk ha affermato che l’obiettivo con xAI è costruire una AGI (intelligenza artificiale generale) con lo scopo di comprendere l’universo. Musk ha affermato che il modo più sicuro di farlo sia costruire un’AGI che sia “massimamente curiosa” e “curiosa della verità” e cercare di ridurre al minimo il delta tra ciò che  noi pensiamo sia vero e ciò che è effettivamente vero.

Questo è un punto essenziale, considerato che praticamente tutti i modelli oggi in uso (a cominciare da ChatGPT) sono invece “politically correct” (a causa degli interventi “correttivi” umani).

Provate ad esempio a chiedere a ChatGPT “e’ piu’ semplice fotografare in pieno sole una sposa in abito bianco di carnagione bianca o nera ?
La risposta che si ottiene è falsa, ma moralmente accettabile da tutti (“una sfida sia per una carnagione bianca che per una nera“).

La risposta corretta – e per nulla razzista – sarebbe “è più difficile fotografare una sposa nera, in quanto il contrasto molto forte tra il colore dell’abito e quello dei lineamenti richiede un forte flash, e/o un sensore con un grande range dinamico, quella caratteristica che ai tempi dell’analogico si chiamava latitudine di posa“.

Ecco, la IA di Musk probabilmente avrà il coraggio di spiegarcelo, anche perché come ha affermato l’imprenditore “una IA che non dice la verità non è molto utile“. Ma torniamo all’evento di venerdì.

L’umanità è interessante

L’interessante conseguenza è che per una super intelligenza in cerca di verità l’umanità risulta molto più interessante della non umanità. Ad esempio, per quanto sia interessante esplorare e comprendere Marte, comprendere la natura umana resta un argomento molto più affascinante.

Anche perché – ha affermato Musk – ci sono così tante cose che pensiamo di capire, ma in realtà non capiamo. Ci sono molte domande irrisolte.

Ad esempio, ci sono molte domande aperte sulla natura della gravità e sul perché non ci siano prove massicce dell’esistenza di alieni.

Si è anche avventurato nel paradosso di Fermi che potrebbe – si spera – essere risolto da xAI. Il paradosso di Fermi, ricordiamo è il contrasto tra l’affermazione da molti condivisa e sostenuta da stime di Drake, che non siamo soli nell’Universo e i dati osservativi che contrastano con questa ipotesi. Ne deriva che: o l’intuizione e le stime come quelle di Drake sono errate, o la nostra osservazione/comprensione dei dati è incompleta.

Ma “Se fai domande tecniche alle IA avanzate di oggi, ottieni solo sciocchezze” ha detto.

Dunque  Musk crede che stiamo davvero perdendo il bersaglio di molti ordini di grandezza e che dobbiamo migliorare.

Gigawatt artificiali

Interessante l’unità di misura utilizzata per descrivere l’infrastruttura appena acquistata per xAI. Come ricordiamo, sulla stampa si è parlato di 10.000 GPU (nVidia). Ma Elon ha detto che ha dovuto acquisire hardware “per numerosi gigawatt” mentre “e’ noto a tutti che un cervello umano spesso più’ intelligente (della IA) consuma solo 10 Watt“.

In ogni caso in un primo tempo questo approccio di forza bruta (risolvere un problema con computer giganteschi) è necessario, ma a suo avviso col tempo sarà sempre meno utile ed efficace.

L’esperienza di Tesla (la famosa auto a guida autonoma) ha infatti dimostrato che problemi che paiono irresolubili, e che apparentemente richiedono potenze di calcolo enormi, sono stati risolti in modo molto semplice (“tutto qui?“) cambiando totalmente l’approccio (e per i più curiosi: no, non “ha potuto” fornire altri dettagli). “Probabilmente lo scopriremo anche con l’AGI. Una volta risolto AGI, guarderemo indietro e penseremo, perché abbiamo pensato che sarebbe stato così difficile?

In ogni, caso nello space si è detto che nulla potrà vantare il nome di AGI se non avrà risolto autonomamente almeno “una domanda fondamentale” (immaginiamo a cavallo tra fisica e filosofia)

xAI, ChatGPT e gli altri

Tutto affascinante, ma fortunatamente gli ascoltatori hanno riportato la discussione a livelli meno esoterici.

Con xAI avete intenzione di fare concorrenza a OpenAI, Bard, Anthropic ecc?” ha domandato @krassenstein.

Dopo tutte queste premesse ci aspettavamo un deciso “no”, ma Musk non manca mai di sorprendere:

xAI è stata creata per competere con  OpenAI, la risposta non poteva essere più chiara.

Ultimo punto che abbiamo trovato notevole.

Verso la fine dello space, sempre parlando di infrastruttura necessaria per trainare i modelli di IA e delle grandi potenze necessarie, Musk ha affermato che in circa due anni passeremo da una situazione di scarsità di GPU ad una di scarsità di energia, “We will have an electricity shortage in two years“.

Il sospetto che abbiamo avuto, ascoltandolo, è che si riferisse anche al crescente parco di vetture elettriche altamente energivore, e non solamente alle GPU delle IA. O forse all’insieme delle due: tantissime GPU e moltissime auto elettriche chiederanno contemporaneamente più energia di quanto siamo attrezzati a produrre.

E chi più del creatore di Tesla è nella posizione di fare una previsione corretta? A noi resta la curiosità di comprendere perché nessuno dei sostenitori della transizione verde ne parli.
Sarà senza dubbio la prima domanda che porremo a x.ai.

(M.H.B. per FM-World)

Awanagana: “Il politically correct ammazza la radio”. Dalle onde medie alla Radiovisione, chiacchierata a ruota libera con un mito della radiofonia

Marco Barsotti ha intervistato una delle voci più popolari della radiofonia: Awanagana. Ecco che cosa ne è emerso.

Un recente post sul social blu, rilanciato anche su Talkmedia e intitolato “Jocelyn, Roberto Arnaldi e Awanagana tre grandi personaggi di Radio e Tele Monte Carlo” ha suscitato decine e decine di commenti in ciascuna delle condivisioni di cui è stato oggetto. In molti si parlava di Robertino, Roberto Arnaldi, ma in altri della annosa questione dei giovani conduttori in radio.

L’occasione ci è sembrata propizia per ricontattare Awanagana e registrare un’intervista per Radio Nizza. Ma, rischiando probabilmente di annoiarne gli ascoltatori, non siamo riusciti a non parlare soprattutto di Radio, di come veniva realizzata la Radio Monte Carlo delle onde Medie e di come si trovi un vecchio conduttore in una radiovisione computerizzata quale la RTL 102.5 BEST. Qui di seguito la parte di intervista relativa alla radio; chi vuole ascoltare la conversazione per intero può accedere al podcast di Radio Nizza.

Marco Hugo Barsotti: Tanti anni fa da Milano ti ascoltavamo sulle onde corte, l’unico modo di sentire Radio Monte Carlo nel capoluogo lombardo… e mettevate spesso musica francese, oltre che italiana. Apparentemente tanti anni fa c’era molto più trasferimento di cultura tra le due nazioni dette cugine e in entrambi i sensi.

Awanagana: Verissimo. Quando ho cominciato c’era Noel Coutisson come direttore artistico e la programmazione era fatta cosi: un disco italiano, un disco inglese, un disco francese e raramente se c’era l’occasione anche uno tedesco. Per cui c’era una miscellanea.

Poi per alcuni misteri delle case discografiche sono venuti i passaggi a pagamento. Giri strani che non capivo e che non capisco. Stranamente la cosa continua anche attualmente – perché bene o male non credo ci sia più l’esigenza di accontentare delle case discografiche… ma sembrerebbe che non ci sia più quella libertà nella scelta.

Per esempio, tu hai sentito 102.5 BEST? Bene, noi ogni tanto passiamo dei francesi, roba di qualità. Ma piuttosto poca, in percentuale minima. Io ho cercato di capire anche con un programmatore, con Stefano. Gli ho chiesto se ci sono delle convenzioni. Ma niente, non sembra proprio, ha detto di no.

MHB: Immagino che ormai molte scelte fatte sono fatte anche sulla base di studi, di posizionamenti ben ragionati… Una cosa che funziona ma forse rende la radio un po’ più fredda. 

AG: Diciamo che a riscaldare la radio ci pensiamo noi come animatori. Speaker come Jocelyn, Acampora… noi ci mettiamo il cuore, una cosa che la gente percepisce.  In più io ogni tanto dò libero sfogo… anche in radio, lo dico. Dico “Basta io non c’è la faccio più con le proiezioni, le statistiche… Lasciamoci vivere un attimo… senza costringere la nostra vita a seguire sempre determinate regole”.

MHB: Recentemente sul social network blu abbiamo letto un post con alcune fotografie tue e della vecchia Monte Carlo. Molti, moltissimi commenti, ma quello che mi ha colpito è quanti  si sono messi a parlare di Robertino… di Roberto Arnaldi. Il tuo ricordo personale.

AG: Robertino… una cosa mostruosa, un’energia, una carica fantastica. Arrivava il lunedì mattina e spesso e volentieri in regia c’era Renato Gamalero, che era genoano. Mentre Robertino sampdoriano. Se la Sampdoria aveva perso sai cosa accadeva al notiziario? Robertino diceva “Bene apriamo il notiziario di oggi, pagina sportiva… no niente: Ieri non c’è stata la partita della Sampdoria”

 

Registrazione Originale – Robertino su RMC 701

E cosi, saltava del tutto la notizia, la sconfitta non veniva mai annunciata. Cioè, aveva uno spirito, un humor, magari un po’ casereccio… ma è proprio per quello che è entrato nel cuore della gente.

Giovane bruna, calorosa e avvenente, marito in vacanza cerca bagnino disponibile

 

Registrazione Originale 2 – Robertino su RMC 701

E poi i suoi ritmi… c’era un tecnico… che aveva delle difficoltà quando faceva la mattina. Quando arrivava Robertino io dopo mezz’ora  passavo e vedevo (il tecnico) Alberto, disteso sulla console, alias pupitre, li  che boccheggiava e diceva “non c’è la faccio più”. Perché stare dietro a Robertino, col ritmo che aveva, era una cosa quasi impossibili per un essere umano. Non solo, tu sai che ha scritto delle canzoni, ad esempio per Dalida? Ed era anche un interprete, di brani suoi e di altri. Una bella persona, un artista più. Poi quando è passato a TMC col Buggzoom. Tutti, tutti lo ricordano.

MHB:  A proposito, lui era molto diverso da te. Tu parlavi se ricordo bene già come adesso, cioè con questo tono molto…
AG: …pacato
MHB: si, pacato. Molto diverso dal suo. Non avevate ordini di scuderia?

AG: Noel ci lasciava liberi di essere noi stessi. C’era la direttiva dei brani, italiani, francesi, inglesi a rotazione. Ma lui diceva a tutti, come arrivavano:, “Signori, voi siete liberi di dire di parlare, non avete catene. L’unica cosa non parlate di politica. O di pubblicità al di fuori delle pubblicità che ci pagano. E niente religione”. Era tutto.

MHB:  La musica invece chi la sceglieva?  

AG: C’erano dei programmatori come Pierre Dominique Pennacchioli. C’era un po’, diciamo così, di libertà. Però si poteva chiedere, cosa che attualmente io non posso fare, perché c’è il programma e il computer che lancia i dischi.
Io non posso togliere un disco o sostituirlo o sfumarlo per poter dire delle cose. All’epoca invece si poteva chiedere al tecnico… dicevamo “siamo un po’ lunghi, aggiungiamo un disco” e potevamo sceglierlo noi, quel disco, oppure toglierne uno.

MHB: Su Facebook c’è stato questo post ormai famoso, con la tua foto a cui è seguito un grandissimo dibattito, anche molto sgradevole, sulle nuove leve o sulla mancanza di.
Apparentemente oggi non abbiamo mai un altro Arnaldi e forse neanche un altro Herbert Pagani, per così dire… 

AG: Ti racconto una cosa. Ieri, come spesso accade il sabato e la domenica MILA mi da il cambio alle 19.00 e dice. E mi dice: “tra poco, verremo sostituiti dall’intelligenza artificiale… Metteranno un robot con i baffi tuoi al tuo posto”. Al che io rispondo “sì, non solo, ma campioneranno anche la nostra voce, una tristezza…”

MHB: Però un attimo! Come sai a volte faccio delle interviste e per NL ne abbiamo fatta una a Marta Suraci in cui ci spiegava quanto loro hanno a cuore il fatto che la radio debba essere umana.
Il concept  che avevano sviluppato era qualcosa tipo “il computer non ha un’anima. Un conduttore si… il computer ha un algoritmo un computer un cuore”. Certo, era prima di ChatGPT e di Peperoni AI ma il discorso resta valido quindi forse da questo punto di vista sei finito nel posto dove è meno probabile che sarai sostituita da computer… 

AG: Infatti, io direi che la radio deve avere per forza un’anima. E quest’anima sono per gli animatori, gli speaker , oltre ovviamente alla musica.

MHB: Però la mia domanda era relativa ai giovani. Sembra non esistano altre personalità originali, altri Herbert Pagani o Andenna, per dire. Non vorrei che il sistema stesso, i clock, i computer, le scuole di radio stiano contribuendo a creare tanti perfetti cloni. Che impressione hai? 

AG:  Che dipende da chi insegna, in queste scuole. Chi genera questi “mostri”. Non voglio far polemiche a livello sociale e politico, o peggio di religione e politica. Ora, purtroppo adesso un’altra cosa che mi dà l’orticaria: è il politicamente corretto (o scorretto). Si dicono sempre le cose giuste. Ma dipende dagli insegnanti. Se una di queste scuole decidesse, non dico di prendere me, ma qualcuno dei nostri colleghi e di fare scuola ai giovani, forse si creerebbe un fiume di nuove leve originali.
O alternative: Io sono sempre stato per le alternative, contrario all’uniformità. Quindi, più spazio ai giovani? Sì, ma ragazzi che sanno quello che fanno. Che non siano cloni, o automi.

MHB: L ‘ultima domanda che volevo farti è questa, tu oltre a occuparti di musica, di Radio sei impegnato a livello sociale, nell’aiuto al prossimo. Due parole su questo tuo aspetto meno conosciuto.

AG: Certo e vi ringrazio dell’opportunità. Io da anni faccio parte dei Cavalieri Templari, riconosciuti  in una lettera anche dal Cardinal Sodano… (per chi non capisse di cosa parliamo, ecco la descrizioe di Dagospia di qualche anno fa: “-“NON SIAMO MASSONI MA CAVALIERI MONACI, FACCIAMO VOTO DI OBBEDIENZA, UMILTÀ E SILENZIO” – E CON LE DONNE? “NON ABBIAMO MICA IL VOTO DI CASTITA’” N.d.R) …noi abbiamo. In primis, sopravvivenza del genere umano, aiuto chiaramente ai bisognosi e oggi stiamo facendo una campagna a sostegno di Maalula, un’enclave cristiano dove parlano ancora aramaico in Siria. Poi negli ultimi tempi abbiamo fatto un gemellaggio con la protezione civile italiana, c’è questa volontà di essere presenti sul campo in aiuto di tutti”.

(M.H.B. per FM-World)

Oltre le ore di ascolto cumulate: Netflix introduce una metrica quasi simile al “numero di telespettatori”

Servizio a cura di Marco Barsotti

Breaking news nel mondo dell’On-Demand. Netflix, che da sempre ha riportato i dati di ascolto dei propri show sulla base delle “ore cumulate di ascolto” fa un passo verso una metric più familiare (e forse omogenea agli altri broadcaster), introducendo le…”Ore di visione diviso per il totale del run time”. 

View Count

Un indicatore che Hollywood Reporter definisce “view count”, contatore delle visualizzazioni. 
Certo, non si tratta di “telespettatori” o del curioso termine scelto da Tvblog: gli “ascolti” televisivi.

Ma è pur vero che siamo tutti abituati da decenni a leggere che “Sherlock Holmes ha registrato ieri un netto di 753.000 telespettatori, share 5.3%” e il dato tradizionalmente fornito da Netflix, “Manifest stagione 4 ha registrato 42 miliioni e 900 mila ore viste” era troppo astratto per permettere un paragone.  

Certo, la società aveva in passato spiegato il razionale di questa scelta, che tiene ad esempio in conto del fatto che a taluni titoli cult vengono spesso visti numerose volte.

Difficoltà di contestualizzazione

Ma oggi, in un post che inizia con “We heard feedback that only providing hours viewed on our Top 10 lists was hard to contextualize” (abbiamo recepito i vostri messaggi sulla difficoltà di “contestualizzare” la nostra classifica di ascolto) il gigante dell’OTT fa appunto un passo avanti.

Semplici divisioni

Cosi’ Netflix spiega la scelta: 

Il numero di ore viste diviso per la durata si è dimostrata una metrica più facilmente comprensibile per molte persone, quindi a partire da oggi, mentre continueremo a mostrare le ore di visualizzazione per titolo, le nostre classifiche Top 10 saranno ora ordinate per visualizzazioni. Estenderemo anche il periodo di qualificazione per le nostre liste più popolari da circa un mese (28 giorni) a tre mesi (91 giorni) dato che molti dei nostri show e film crescono significativamente nel tempo”. 

 Nessuna metrica è perfetta

“Come abbiamo sempre detto” – afferma la società -, “non esiste una metrica di streaming perfetta. Ma riteniamo che le visualizzazioni combinate con il totale delle ore di visualizzazione siano un’evoluzione positiva perché: 

  • È ancorata al coinvolgimento – la nostra migliore misura della soddisfazione dei membri e un fattore chiave di fidelizzazione (che a sua volta guida il nostro business); 
  • Garantisce che i titoli più lunghi non abbiano un vantaggio; e 
  • Consente ai terzi di confrontare l’impatto relativo di film e serie – nonostante la diversa durata. 

Questi cambiamenti forniscono una panoramica più completa di ciò che gli spettatori Netflix preferiscono in tutto il mondo e consentono paragoni più equi tra film e programmi tv di lunghezza diversa. “

Più spettatori che abbonati

Ecco, dunque, che scopriamo come The Queen’s Gambit figuri nell’elenco dei 10 titoli “più visti” di tutti i tempi, mentre – e questo ci pare notevole – Squid Games e Wednesday hanno entrambi visto un numero di telespettatori superiore al numero di abbonati a livello mondiale. 

Un dato difficilmente eguagliabile dalle nostre reti tradizionali, che difficilmente potranno mai annunciare un numero di telespettatori superiore ai 59 milioni. (M.H.B. per FM-World) 

 

 

Intrattenimento e lavoro in auto, seconda puntata: intervista a Charles W. Kelly

Charles W.Kelly: Tramite SDR possibile in teoria produrre ricevitori radio universali: FM, AM, DAB e HD-Radio –  La svolta al cloud vista al NAB importante quanto l’avvento dei transistor o della digitalizzazione – Il broadcasting non verrá rimpiazzato dall’online in quanto ha una resilienza superiore anche in caso di catastrofi – l’approccio ibrido è la chiave – La mossa di General Motors? Tutti aspirano a dominare il dashboard, ma occorrono standard condivisi.

Intrattenimento e lavoro in auto, seconda puntata.

Siamo arrivati alla seconda puntata della nostra serie di articoli su intrattenimento e lavoro in auto. Dopo aver esordito con Eugenio La Teana di Radioplayer/RTL 102.5 parliamo oggi con Charles W. Kelly, consulente dalla pluriennale sperienza internazionale che si autodefinisce Retired radio guy, broadcast engineer and road warrior. 

Nota: Nell’intervista ci diamo del “tu” in quanto avvenuta in inglese dove non si fa differenza con il “lei”.

L’intervista

Marco Hugo Barsotti: Prima di tutto due parole su di te e sulla tua carriera.
Charles W. Kelly: Ho iniziato la carriera come ingegnere di trasmissione. La mia passione per la radio mi ha anche portato a diventare un radioamatore con callsign W9MDO, VE1MDO and 4E1MDO. Sono stato CEO dell Society of Broadcast Engineers.  Ho anche trascorso decenni viaggiando ampiamente come un “road warrior” per stabilire canali di vendita e partnership con primarie aziende  in Asia. Attualmente opero come consulente per  selezionati clienti nel settore dei media.

Un mondo non piú globale

MHB: Il mondo analogico era globale: una radio AM/FM funzionava ovunque sul pianeta. Ma con il digitale abbiamo bisogno di ur ricevitore DAB nel Regno Unito, DAB+ in Europa, HD Radio negli USA e uno analogico se ci rechiamo in Africa. Come mai la comunità radiofonica, che per anni si è “coordinata” per le frequenze non è stata in grado di fare lo stesso nel passaggio al digitale?
CWK: Hai ragione, ma è stato un problema politico, non un problema tecnico.

SDR

MHB: OK, ma pensi che la tecnologia potrebbe fornire una soluzione?
CWK: Certo. Esistono già oggi dei chip che usano la tecnologia SDR (Software Defined Radio) in grado di demodulare ogni segnale e in modo economico. In questo modo lo standard specifico diviene irrilevante.

MHB: D’accordo, ma allora per quale motivo nessun costruttore propone ricevitori “multistandard” con questa tecnologia ?
CWK: Effettivamente, ci sono chip inclusi in molti ricevitori capaci di ricevere molteplici standard, ma di solito è abilitato solo uno standard oltre all’analogico. Ci sono due ragioni per questo. Primo: ogni standard ha un costo di licenza per i codec utilizzati, e secondo: i produttori di ricevitori sono molto cauti nel aggiungere funzionalità che potrebbero causare confusione tra i clienti. E questo minimizza il problema dei resi.

Distribution of commercial radio’s listening time in the UK from 1st quarter 2011 to 4th quarter 2021, by platform

UK

MHB: Come mostra il grafico qui sopra, in UK l’ascolto digitale ha sorpassato l’analogico da molti anni. Eppure ogni programma di BBC Radio 2 termina con la frase “This is BBC Radio 2: online, on your smart speakers and FM 88-90“. E il DAB non è neppure nominato (mentre lo era 10 anni fa)….
CWK: Non credo ci siano dietro ragioni politiche o strategiche. Dobbiamo considerare che in tutto il mondo il settore radio sta facendo fatica a decidere come comunicare la miriade di modalità in cui è possibile consumarne i contenuti senza confondere gli ascoltatori (e a volte chi è in onda).

Smart Speaker

MHB: Restiamo nel Regno Unito, prima nazione ad adottare seriamente il DAB. In un‘intervista per Newslinet, il direttore di Times Radio di Londra mi aveva detto che ormai il 30% degli ascoltatori utilizzavano lo smart speaker. Quando e’ strategico questo tipo di ascolto nel resto del mondo e in Italia?
CWK: Ho l’impressione che l’Europa sia sempre stata di circa un decennio avanti rispetto agli Stati Uniti per quanto riguarda la digitalizzazione della radio. Il Regno Unito era una situazione unica in cui la BBC utilizzava la maggior parte dello spettro FM disponibile, rendendo il passaggio al DAB molto attraente per le emittenti private e per molti ascoltatori. Sebbene l’ascolto dei contenuti radiofonici in auto rimanga in larga misura un dominio OTA (on the air), gli smart speaker sono così facili da usare in ambiente domestico che hanno in gran parte preso il sopravvento.

E – voglio sottolinearlo – in Inghilterra i broadcaster sono sempre più propensi a vedersi come creatori di contenuti piuttosto che inieme di infrastruttura e programmi.

TX-Control

MHB: Parliamo del NAB. Tx-Control ha vinto un importante premio anche per il fatto di “integrare una IA”. Puoi spiegare in due parole cosa ha motivato questo premio e come il prodotto si inserisca nella linea d prodotti Elenos?
CWK: Mi spiace dirtelo, ma due parole non possono bastare!
Diciamo che a causa del consolidamento nel settore delle telecomunicazioni, gli ingegneri che lavorano nelle stazioni radio sono soggetti a carichi di lavoro sempre più pesanti con risorse limitate. Un ingegnere che in passato poteva contare su un intero team per gestire una stazione radio, oggi è spesso responsabile da solo di numerose stazioni. Per far fronte a questa situazione, gli ingegneri devono lavorare in modo più efficiente sfruttando gli strumenti tecnologici a loro disposizione.

TX-Control fornisce una soluzione al problema, pur essndo offerto a costi contenuti. Automatizzando i processi di monitoraggio e controllo, il software TX-Control consente agli ingegneri di gestire più stazioni contemporaneamente riducendo al minimo gli interventi manuali e le visite in loco. Ciò consente alle stazioni radio di risparmiare sui costi operativi e di investimento pur mantenendo gli elevati standard di prestazioni e affidabilità.

Per un settore che deve far fronte alle sfide della concorrenza online e del cambiamento tecnologico, un’operatività più snella e reattiva è fondamentale per il successo a lungo termine.

NAB

MHB: Quale e’ stata la novita’ piu’ importante che hai visto al NAB?
CWK: Sono rimasto colpito dall’ampia adozione del cloud computing dimostrata alla conferenza. Il cloud è stato implementato in vari modi, dal software di monitoraggio e controllo remoto ai sistemi di produzione radiofonica e televisiva completamente basati su cloud che sostituiscono l’hardware tradizionale con un browser web, un microfono e altoparlanti.

Questa tendenza al cloud sembra segnare una svolta tecnologica paragonabile all’avvento dei transistor o della digitalizzazione. Il cloud computing sta trasformando il modo in cui vengono creati e gestiti i contenuti audiovisivi, consentendo soluzioni più flessibili, economiche e scalabili.

Infotainment in mobilitá

MHB: E veniamo alla mobilitá. Perche’ mai dobbiamo usare il DAB quando l’ascolto IP (via reti cellulari) e’ piu’ affidabile, come puo’ testimoniare chiunque faccia ad esempio un viaggio tra Milano e Nizza?
CWK: A mio avviso, la radio via etere rimarrà sempre fondamentale, anche con la crescente importanza di Internet come piattaforma di backup. Quando i operatori di rete mobile avranno un monopolio sulla fornitura di connettività, i prezzi tenderanno ad aumentare. Inoltre, in caso di catastrofe, il broadcast si è dimostrato più volte essenziale per le comunicazioni di emergenza anche quando le reti cellulari sono offline.

Affidabilitá e resilienza

Nonostante la diffusione della banda larga mobile, la radio tradizionale continuerà a mio avviso a svolgere un ruolo cruciale nelle infrastrutture di comunicazione globale. Si tratta di una tecnoloigia consolidata, non è soggetta alle interruzioni che possono affliggere le reti Internet e mobili, ed è gratuita e onnipresente. Ciò la rende uno strumento indispensabile per raggiungere il pubblico in situazioni di emergenza quando altre tecnologie potrebbero non essere disponibili.

Approccio ibrido

In futuro, la radio dovrà abbracciare un approccio ibrido per sfruttare i punti di forza di trasmissioni analogiche e digitali. Il broadcasting garantirà la resilienza e la capacità di raggiungere il maggior numero possibile di ascoltatori, mentre 5G, streaming e podcast consentiranno esperienze personalizzate e interattive. Sfruttando strategie multicanale che sfruttano il meglio della tecnologia analogica e digitale, le emittenti radiofoniche possono servire al meglio le esigenze dei propri ascoltatori.

Un panorama frammentato

MHB: FM-World, Radioplayer, Android Automotive, Google Automotive Services, Apple Car Play. Tutti vogliono essere “la” piattaforma per l’infotainment, ma GM ha abbandonato le piattaforme standard cosi come fa da sempre Tesla. Una mossa strategica? Un errore ?
CWK: Proprio come abbiamo visto nella lotta per essere il browser dominante, le aziende continueranno a battersi per il controllo del cruscotto automobilistico. Hai menzionato la necessità di coordinamento tra i servizi digitali, e questo non è diverso. Dovrà esserci coordinamento e compromesso per evitare confusione e insoddisfazione tra gli ascoltatori.

Diversi attori tecnologici e dei media aspirano a dominare il cruscotto delle auto con i propri servizi di streaming audio, radio digitale, navigazione e altro ancora: ma senza standard condivisi o collaborazione tra le parti, questa situazione potrebbe tradursi in un’esperienza confusa e deludente per gli ascoltatori che si ritrovano di fronte a un’interfaccia utente e a opzioni di ascolto frammentate..

Startup e operatori globali

MHB: Ultima domanda. Pensiamo a  FM-World come piattaforma.
Pensi che una soluzione sviluppata in Italia abbia la possibilita’ di divenire un brand globale ?
CWK: Oggi è un momento davvero vantaggioso per essere un innovatore nel settore delle trasmissioni. Proprio come nelle guerre dei browser, molte piccole aziende sono esplose in popolarità, hanno fatto fortune e hanno avuto un enorme impatto nello sviluppo. Non importa davvero dove ha sede un’azienda, o anche quanti migliaia di dipendenti abbia: una buona creatività vincerà sempre.

L’innovazione non viene dalle grandi aziende

Nel settore delle trasmissioni come in altri, ci si può aspettare che l’innovazione provenga da startup e aziende di nicchia piuttosto che da incumbent di grandi dimensioni. Con FM-World 22HBG dimostra come una piccola azienda specializzata in tecnologia può fornire soluzioni che aprono la porta a nuove voci e influenzano l’intero settore espandendo la portata e le possibilità della radio online. In un panorama dei media in rapida evoluzione, questo tipo di innovazione guidata da startup e aziende di nicchia ricoprirà un ruolo cruciale. (M.H.B. per NL)