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Confindustria Radio Tv: “Inaccettabili le ipotesi di switch-off fra FM e DAB”

Confindustria Radio Tv: “Inaccettabili le ipotesi di switch-off fra FM e DAB”

05 Dicembre 2022

Si torna a parlare - quasi si evocasse un fantasma che molti radiofonici non vogliono vedere trasformarsi in realtà - di progetti ministeriali di dismissioni della FM analogica a favore del DAB+ o in subordine di interventi di ‘razionalizzazione’ (per così dire) della Modulazione di Frequenza italiana (tutti da chiarire, eventualmente) al fine di eliminare le interferenze lamentate da anni da Slovenia e Croazia in campo radiofonico.

Ricordiamo che nei mesi scorsi l’Agcom aveva adottato (nel plauso generale) il piano delle frequenze per il DAB+, qualificandolo tuttavia come ‘provvisorio’, proprio per via dei mancati accordi internazionali inerenti l’area adriatica.

Il nuovo Governo ora davvero potrebbe essere intenzionato a ‘intervenire’ sulla FM, tanto importante per la nostra radiofonia, per risolvere una volta per tutte questo problema delle interferenze adriatiche e addirittura potrebbe ipotizzare uno switch-off fra FM e DAB+, eventualità che appunto costituisce un piccolo grande ‘incubo’ per il settore radiofonico? E che fine farebbe in questo dedalo di ipotesi l’attuazione del Piano DAB di cui sopra, ‘delicato’ in particolare per ciò che riguarda il campo della radiofonia e dei consorzi locali? Infine, perché nel frattempo sembra essersi arrestato il rilascio di autorizzazioni sperimentali DAB ai consorzi locali, in corso già da qualche tempo?

Sui temi di cui sopra interviene una nota di questi giorni di Confindustria Radio Tv, che affronta in modo esplicito queste fondamentali questioni.

“Nessuno può immaginare che la radiofonia possa abbandonare in breve tempo la struttura portante e attuale di radiodiffusione rappresentata oggi dall’FM - scrive infatti l’associazione - . Confindustria Radio Televisioni, con tutto il suo sistema associativo delle Radio nazionali e locali, registra con preoccupazione e forte disappunto la ripresa, in questi giorni, di voci più o meno accreditate che vedrebbero in corso operazioni preliminari per avviare un processo di dismissione dell’analogico a tappe forzate fuori dalla realtà dei fatti. Una traumatica sostituzione dell’FM non è possibile senza un equilibrato e concreto sviluppo del processo di digitalizzazione in cui sarà centrale il DAB.

Le pressioni dei Paesi confinanti (il riferimento è appunto a Slovenia e Croazia; N.d.R.) non possono condizionare le scelte dell’Italia, che ha il dovere di salvaguardare innanzitutto gli utenti - che da un processo di dismissioni inattuali sarebbero tagliati fuori dall’accesso all’ascolto della propria Radio - nonché il patrimonio industriale, fatto di informazione, pluralismo, creatività, occupazione, concorrenza e investimenti.

L’FM ad oggi è la struttura portante e ancora irrinunciabile del sistema e non può essere abbandonato di impulso, perché la radiodiffusione sonora in tecnica analogica rappresenta ancora oggi il vero mercato del sistema. Eventuali interventi in senso contrario metterebbero a rischio anche la continuità aziendale di un settore che fattura 650 milioni di ricavi e occupa 3000 dipendenti diretti”.

Difficile essere più chiari e quanto al DAB, “Confindustria Radio Televisioni ritiene… indispensabile la semplificazione e l’accelerazione del rilascio delle autorizzazioni per l’attivazione degli impianti in attuazione del Piano Nazionale delle Frequenze (PNAF)… Le imprese hanno già investito e sono impegnate in reti, tecnologie e contenuti ma è necessario assicurare nel frattempo la presenza del mezzo radiofonico su tutte le piattaforme di trasmissione perché nessuno sia lasciato indietro”.

Segue una sorta di appello al nuovo Ministero delle Imprese (MIMIT, ex MISE) per aprire “una nuova stagione di relazioni istituzionali e pratiche, in un’ottica di proficua cooperazione e non di ostilità anche con le direzioni generali del Ministero”.

Ma a che punto è l’attuazione di questo Piano o PNAF che sia? Il bando per l’assegnazione dei diritti d’uso ai consorzi locali, che potrebbe comportare una complicata e persino ‘dolorosa’ selezione delle emittenti richiedenti, è atteso ma al momento continua a segnare il passo (senza tener conto delle ulteriori incertezze nell’area adriatica), mentre per le tre frequenze nazionali, in presenza di tre consorzi, la via sembrerebbe spianata.

Ma, secondo i colleghi di newslinet.com (che seguono passo per passo la situazione), non è esattamente così, in quanto la Rai sembrerebbe intenzionata a contestare l’assegnazione della frequenza n. 3 ad Eurodab (la Rai preferirebbe, a quanto pare, questa frequenza alla n. 2), mentre per la n. 1 i giochi sembrerebbero fatti a favore di DAB Italia. Di qui ulteriori incertezze in un quadro già complicato di per sé.

Insomma, le incognite su questo importantissimo tema non mancano di sicuro e il settore radiofonico resta ‘sul chi vive’, per capire quale sarà il suo reale assetto futuro.

Mauro Roffi

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