Audiradio: Suraci risponde alla Rai

“Il comunicato stampa diramato dalla Rai, che accusa alcune emittenti private di avere causato la chiusura di Audiradio è inaccettabile e lesivo per RTL 102.5”. Lo dice Lorenzo Suraci, presidente di RTL 102.5 e consigliere di Audiradio. “Invece di scrivere note nelle quali si scaricano arbitrariamente su altri responsabilità, la Rai dovrebbe spiegare ai cittadini italiani perché a fronte di un esborso di denaro pubblico, valutabile nella misura di circa un milione di euro, abbia posto il veto alla pubblicazione di qualsiasi dato d’ascolto, nell’ultimo anno e mezzo”.

“Il comportamento della Rai – dice Suraci –  è quindi due volte irresponsabile. In primo luogo perché ha vietato la pubblicazione di dati regolarmente pagati da tutti i soci di Audiradio, pubblici e privati, non affetti da irregolarità. In secondo luogo perché, in un periodo di crisi economica, ha gettato al vento denaro pubblico e, ponendo il veto alla pubblicazione dei dati d’ascolto alle emittenti nazionali private, sue concorrenti, ha creato turbativa di mercato”. “Non ho ritenuto di votare le varie ipotesi di bilancio discusse – continua Suraci – perché il patrimonio netto di Audiradio non avrebbe coperto i fondi rischi che si sarebbero dovuti accantonare a fronte di eventuali, e probabili, contenziosi dovuti alla non pubblicazione, per un anno e mezzo, di qualsiasi tipo di dato di ascolto, circostanza questa che ha determinato l’assoluta inadempienza contrattuale nei confronti dei clienti da parte di Audiradio”.

“La prudenza è un principio generale per gli imprenditori  privati che rischiano soldi in proprio. Chi è abituato – conclude Suraci –  ad amministrare soldi pubblici, e quindi dei cittadini, decide unicamente su principi del tutto teorici. Le ipotesi di bilancio discusse non avrebbero tutelato la stessa Audiradio ed i suoi amministratori. È del tutto fuori luogo che, proprio per questo, chi ha mantenuto sempre un comportamento responsabile sia accusato di essere irresponsabile”.

Audiradio: il commento della Rai

“La minoranza in seno ad Audiradio (4 contro 11) ha decretato la morte di Audiradio impedendo con ostinazione e con motivazioni pretestuose l’approvazione del Bilancio 2010 della Società”. Lo nota la Rai, che replica alle dichiarazioni fatte nei giorni scorsi da esponenti dell’emittenza radiofonica dopo la mancata approvazione del bilancio della Società Audiradio, tra cui quelle del Presidente di Radio Nazionali Associate Eduardo Montefusco, e denuncia: “Il mercato rimarrà senza un’ indagine sugli ascolti e per questo deve ringraziare il comportamento irresponsabile di Finelco, RTL, RDS e Radio e Reti”.

Le dichiarazioni rilasciate da alcuni esponenti dell’emittenza radiofonica privata, scrive l’azienda del servizio pubblico, “contengono affermazioni inaccettabili, non rispondenti ai fatti e lesive per Rai”. I rappresentanti del mercato UPA/Assocomunicazione e Unicom, le altre emittenti nazionali e la Rai, prosegue la nota, “hanno tentato fino alla fine di evitare questo epilogo infausto per lo sviluppo del mezzo radiofonico.

Rai è pronta a lavorare per lo sviluppo di una nuova indagine insieme al mercato e agli altri operatori in coerenza con le linee che saranno dettate dall’AGCOM”. La nuova indagine, conclude Viale Mazzini, “non potrà più basarsi su metodologie ormai obsolete e non più in grado di rappresentare le dinamiche del mercato. Essa dovrà utilizzare le più moderne metodiche traguardando anche l’introduzione del meter al pari di quanto oggi avviene per la televisione”. (ANSA)

Audiradio: le dichiarazioni di Montefusco

Non ho ritenuto opportuno esprimere pareri sulla difficile situazione di Audiradio prima di questo momento risolutivo, principalmente per la funzione istituzionale di Presidente di RNA che ricopro. L’associazione, anche mio tramite, ha compiuto  sforzi notevoli per ricercare una concreta soluzione del problema. E proprio la fiducia che tutto potesse risolversi non mi esortava a produrre eventuali possibili e ulteriori squilibri tra le parti, con opinioni o asserzioni premature.

Ora che la situazione si è oggettivamente determinata, credo sia giusto esprimere anche il mio punto di vista sull’intera vicenda.

Anzitutto, mi preme evidenziare che la paralisi, per circa due anni, dell’attività di Audiradio ha generato una preoccupante incertezza all’attività dell’intero comparto della radiofonia in Italia. I dati della raccolta di questa prima metà dell’anno parlano chiaro: segnalano una situazione di forte sofferenza del mercato pubblicitario. E se si pensa che proprio l’istituzione deputata a garantire il comparto radiofonico, oltre che il mercato stesso, ne sia la causa, il tutto appare ancora più insensato.

Nonostante la richiesta di UPA, Assocomunicazioni e Unicom di rendere disponibili almeno i dati CATI 2010; nonostante l’insistenza degli editori, che hanno sostenuto costi ingenti per la ricerca e si sono attivati in tutte le sedi per sollecitare una revisione ed una semplificazione della gestione della società, e nonostante l’istruttoria da parte di AGCOM sulle rilevazioni, i dati non sono stati comunque pubblicati perché Audiradio è stata bloccata da veti e privilegi; proprio gli stessi privilegi che avrebbero dovuto essere rimossi per adeguare la governance della Società sulla base delle indicazioni suggerite dall’AGCOM.

Una chiara responsabilità nell’epilogo di questa vicenda ed è da ascriversi principalmente al perdurare dei comportamenti messi in atto da parte del socio RAI, che ha opposto sia il veto alla consegna dei dati CATI 2010, sia il veto alla immediata realizzazione della ricerca 2011 secondo un’ipotesi attuativa, proposta “dalla Parte Mercato”, che prevedeva una rilevazione attraverso il tradizionale sistema CATI integrato da opportuni approfondimenti con la metodologia DIARI e la naturale, conseguente evoluzione nel sistema “METER”. Tale ipotesi aveva raccolto l’adesione di una vasta maggioranza di soci di Audiradio. E’apparsa, pertanto, ingiustificata la posizione della RAI che ha contribuito, fortemente, a pregiudicare la posizione delle Emittenti commerciali; queste ultime, infatti, traggono il proprio finanziamento esclusivamente attraverso la raccolta pubblicitaria, al contrario di RAI, che può contare sull’apporto finanziario proveniente dal canone radiotelevisivo, in aggiunta a limitate risorse pubblicitarie.

A questo punto, l’augurio che mi faccio e che faccio alla radio italiana è di uscire da questa fase di “empasse”. Il nostro comparto ha le capacità, le possibilità intellettuali e finanziarie per reagire, anche, in questo difficile momento. Esistono i presupposti per trovare una comunione d’intenti con il contributo di tutti e per realizzare una nuova ricerca basata su criteri di modernità e trasparenza.

Senza privilegi e condizionamenti per nessuno.

EDUARDO MONTEFUSCO
Presidente di RNA e RDS