L’emergenza Covid 19 sta costringendo diversi speaker a trasmettere da casa.
Lo smart working coinvolge tutte le emittenti, dai grandi network alle locali fino alle native digitali.
La resa, per gli ascoltatori, è tuttavia la stessa, tanto che – oltre che uno strumento di necessità – la diffusione dei programma da casa comporta anche una ottimizzazione dei costi, a parità di risultato ottenuto.
Che cosa succederà ad emergenza superata? Lo studio tornerà al centro della “comunità radiofonica” o il passo forzato di questo periodo potrebbe diventare una prassi?
La domanda – posta nel gruppo Talkmedia – ha letteralmente spaccato in due gli addetti ai lavori.
Alcuni di essi già da tempo trasmettono da postazione diversa rispetto allo studio radiofonico tradizionale, ma per la maggiorparte si tratta di una novità o di una transizione.
Riportiamo alcune opinioni, omettendo cognomi e radio di appartenenza.
“Io non vedo l’ora di tornare in studio. Stare insieme, vedersi, scambiare battute… È tutta un’altra cosa”, racconta Isabella.
“Beati quelli che credono nel ritorno alla normalità. Ci vorrà un anno a dir poco (ma ogni previsione può essere ottimistica)”, controbatte Marco.
“Trasmettere da casa ha il suo bel risparmio economico… io lo dico tranquillamente… spostarsi ogni giorno ha un costo fisso di 400€ al mese di spese (autostrada, benzina, parcheggio) oltre alle 2 ore di viaggio risparmiate e allo stress di una città caotica”, è la riflessione di Matteo.
“Lo studio resta inevitabilmente il cuore della radiofonicità universalmente intesa, ma il livello tecnico a cui l’emergenza ha costretto le emittenti, soprattutto quelle non nazionali, apre nuovi scenari concreti per i fuorisede, per alcuni programmi in particolare” – sottolinea Luigi che aggiunge – “Penso a quelli serali e/o notturni, weekend, con maggiore velocità e potere contrattuale grazie ai costi di trasferimento chiaramente abbattuti. Ultime, ma non meno importanti: la potenzialità artistico/sentimentale di tornare a trasmettere da scantinati e mansarde, e la fusione quasi perfetta con le dirette social da cui attingere contenuti e posizioni scambievoli ed utili ad entrambe le utenze”.
Per Alberto “squadra che vince lo fa insieme da uno studio“, mentre Gianfranco ritiene che “trasmettere da casa può essere una grande opportunità per chi non ha la fortuna di abitare a Milano o Roma che sono le città dove si trovano le radio nazionali. Poi sta alla professionalità dello speaker fare in modo che non si noti la differenza”.
Tanti punti di vista diversi, dunque, ed una comune voglia di tornare alla normalità di sempre. Che sia da studio o da casa.
La radio, comunque, ancora una volta ha dimostrato di non fermarsi mai.
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