Fare servizio alla comunità: il caso di Radio Proposta Aosta

Radio Proposta Aosta è una delle realtà comunitarie operative in Italia.

La sede è nel cuore del capoluogo e, grazie ad una capillare rete di 26 ripetitori, copre interamente la regione di pertinenza.

L’emittente è una radio cattolica, ma propone anche programmi di servizio per l’intera comunità, oltre a musica e hit.

Lo spiega chiaramente l’amministratore Don Daniele Frimaire, in una intervista rilasciata a Max Pandini.

“Noi andiamo nei posti anche commercialmente non interessanti” – esordisce il religioso, senza lasciare adito a dubbi – “perchè siamo una radio comunitaria del territorio e vogliamo essere presenti ovunque”.

Tra le attività più importanti ‘coperte’ da Radio Proposta Aosta – per esempio – c’è stato il seguito del Giro della Valle d’Aosta, non solo in audio ma anche in video, con droni e attrezzatture professionali e all’avanguardia, grazie ad una regia mobile realizzata dallo stesso Don Daniele.

E il pubblico apprezza questa attenzione al territorio, che si riflette anche sulle iniziative più piccole e locali.

Ma come si mantiene economicamente una radio comunitaria, che ha minori possibilità di cedere spazi di palinsesto alla pubblicità?

“Al di là degli spot, nel nostro caso abbiamo fatto investimenti e affittiamo alcune delle nostre postazioni”, spiega nell’intervista, dove si parla anche della regia mobile audio-video, messa a disposizione per chi ne avesse necessità.

Questo e molto altro nel video disponibile online in versione integrale, cliccando qui sotto.

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Jody Cecchetto: “Il web per me è ‘casa’, ma amo la radio e chi la fa da tanto tempo”

Conduttore radiofonico e televisivo, attore e protagonista dei social: Jody Cecchetto – figlio del noto Claudio – è una persona poliedrica, interessata a tutto tondo al mondo della comunicazione.

Lo abbiamo incontrato al World Radio Day, dove è stato uno degli ospiti dei “talk” della giornata.

A margine dell’evento, ci siamo confrontati con lui sulle sue tante attività, sul suo rapporto con la radio e… su quel manifesto che – ai tempi della nascita di Radio Capital Music Network – lo vedeva ritratto col padre, ancora piccolissimo.


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Rino Borra ripercorre gli esordi di R.M.I. a “Milano in FM *Seventies-Eighties*”

Com’è nata Radio Milano International? Com’è diventata un’emittente simbolo dell’etere del nostro Paese?

Di racconti e documenti di quanto successo quel famoso 10 marzo 1975 ce ne sono tanti.

Più difficile sentirli ripercorrere a voce direttamente da Rino Borra, che insieme al fratello Angelo ed ai fratelli Nino e Piero Cozzi fu tra i precursori della radiofonia privata.

Edo Bacci, gestore del canale youtube “Milano in FM *Seventies-Eighties*”, che dispone anche di un omonimo gruppo Facebook, lo ha intervistato, ricavandone una bella ‘chiacchierata’, online cliccando QUI.

Per FM-world, Bacci anticipa alcune delle dichiarazioni rilasciate da Borra:

“In via Rosellini (dove abitava il fratello Angelo con sua moglie Francesca n.d.r.) noi registravamo le trasmissioni” – afferma il fondatore di Radio Milano International – “e in via Locatelli (il grattacielo dove abitavano i genitori di Francesca n.d.r) abbiamo installato l’antenna sul tetto, tirando il cavo fino all’appartamento al nono piano; abbiamo montato il registratore con il trasmettitore e trasmettevamo da lì la registrazione. Non avevamo la minima idea di quello che stavamo innescando, era un divertimento goliardico tra tre ragazzi ventenni” (lui e i fratelli Nino e Piero Cozzi – in seguito conosciuto con il nome d’arte P3).

“Non avevamo assolutamente alcuna idea di chi ci ascoltasse nei primi tempi”, ribadisce Rino Borra. “Diciamo che le prime conoscenze di quello che succedeva sono avvenute dopo quattro-cinque mesi. I primi tempi trasmettevamo tre ore perché erano più semplici da registrare e da gestire dato che eravamo in tre. Passati i primi periodi, questo impegno si era fatto talmente importante che la gente si proponeva. Anche la scelta di chi andava in onda, nel 1975 bravo era uno che sapeva dialogare e che conosceva un minimo di musica, perché una volta chi andava in onda suonava i dischi secondo il suo umore e la sua volontà”.

All’interno di “Milano in FM *Seventies-Eighties*”, molti altri episodi che richiamano quell’epoca dell’etere meneghino, suddivisi in due sezioni: “Le Voci della Golden Age delle Radio Private” (per quanto riguarda i conduttori) e “I Racconti della Golden Age delle Radio Private” (per quanto riguarda editori, direttori artistici, fonici, di emittenti importanti, con diversi aneddoti da raccontare).

Quella a Rino Borra è la prima intervista del 2024, che segue quella a Loredana Rancati, pubblicata prima di Natale.

L’intero canale è online all’indirizzo youtube.com/@milanoinfm/videos.

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I Pooh protagonisti di “Radio Subasio Intervista”

Importante appuntamento con grandi protagonisti della musica italiana su Radio Subasio. I dettagli nel comunicato.

Lunedì 29 maggio i Pooh saranno i graditissimi ospiti di Radio Subasio Intervista.

Roby Facchinetti, Dodi Battaglia, Red Canzian e Riccardo Fogli a partire dalle 16:00, accolti e intervistati da Katia Giuliani e Leonardo Fabrizi rinsalderanno il patto di amicizia con Radio Subasio, dalle radici davvero profonde.

Sarà una festa! Per gli oltre 50 anni di carriera di un gruppo che continua a scrivere la storia della musica nazionale e per i fan – in studio e in videocollegamento – che avranno l’opportunità di poter interloquire con loro, apprezzandone ancora la coesione.

Pooh – Amici per sempre”, infatti, più che richiamare il titolo di una canzone rieditata di recente e degli eventi che li vedranno protagonisti live dall’estate all’autunno, è un motto, il loro motto!

La riprova di un legame capace di tenerli ancora sul palco, con la medesima leggerezza delle band anagraficamente più giovani, facendoli percepire come veri, capaci di dispensare emozioni e sentimenti.

Amicizia, stima, fiducia, ironia, ed ancora curiosità, orgoglio per avere superato i 100 milioni di dischi venduti e inanellato premi e riconoscimenti, caparbietà da “pionieri” sull’onda delle rivoluzioni introdotte nei live, i temi trattati nei brani, l’uso della tecnologia moderna e la multimedialità.

Su tutto, presumibilmente, la nostalgia per un tempo bello, scritto in presenza e in distanza e, soprattutto, con chi non c’è più. Quello Stefano d’Orazio scomparso nel 2020, al quale saranno dedicati gli eventi live all’Arena di Verona. Su tutto, ovviamente, il dipanarsi della vita!

Per assistere in prima fila a Radio Subasio Intervista – trasmesso in simulcast in FM ed in streaming su radiosubasio.it, compilare il form pubblicato sul sito entro il 25 maggio, indicando la modalità di partecipazione (in presenza o da remoto) e la domanda che si vuole porre ai Pooh.

Una mail fornirà le indicazioni per partecipare.

(Comunicato stampa)

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Marco Biondi a FM-world: “La radio è comunicazione, informazione ed emozione”

Dalla radio alla musica, dagli eventi alla discografia.

Marco Biondi è stato protagonista di una serata – gestita sia in presenza che online – presso l’associazione Laboratorio Eccellenze Italiane di Milano.

A condurre l’intervista – che riportiamo in coda a questo articolo – è stata Claudia Reali.

L’intero contributo è disponibile online, ma abbiamo contattato Biondi per un resoconto dell’iniziativa svoltasi lo scorso venerdì 11 marzo.

  • Partiamo dall’inizio: come è nata l’idea di questa serata-intervista?

Me l’ha proposta Peter Bescapè, che è con me a Giornale Radio; lui è il regista del programma di Luca Telese “L’Attimo Fuggente” in onda ogni mattina dalle 7 alle 9 su Giornale Radio. Peter è anche un bravo fotografo ed ha uno studio fotografico in zona Bande Nere dove ogni tanto fa degli incontri dentro questo “Laboratorio Eccellenze Italiane”, sono incontri sempre molto interessanti e quando mi ha proposto di farne uno con me protagonista non ho esitato nemmeno un attimo. So bene quanto Peter sia un professionista molto esigente sul lavoro, per cui sapevo di essere in buone mani.

  • La tua carriera è caratterizzata da tanti elementi: dalla radio alla discografia, dai corsi per conduttori a nuovi artisti emergenti. Come si è evoluto questo percorso? C’è un qualcosa a cui sei legato particolarmente?

Ho avuto la fortuna di vivere un periodo particolarmente florido a livello artistico e culturale, mi riferisco a tutto il trentennio 70/80/90, un periodo dove gli Artisti influenzavano culturalmente i loro fan e tutto il mainstream. Ho avuto la fortuna di vivere gli anni ’90 in una Radio Deejay che a livello creativo era esplosiva, per cui ho avuto la possibilità di misurarmi sempre su vari fronti ed ho capito presto che ogni attività inevitabilmente ne alimentava un’altra e tutte si alimentavano e si influenzavano reciprocamente. Sono legato a tutte le mie attività, anche se devo dire sinceramente che oggi la Radio non è più la mia attività principale, la Radio bene o male è il mio passato e ancora un pochino del mio presente, ma faccio fatica a immaginarmela come il mio futuro, che sarà invece sempre di più indirizzato vero la mia attività con Sorry Mom! Management e con i corsi radiofonici.

  • Oggi sei station manager di Giornale Radio, un’emittente all news che si è sviluppata prevalentemente sul digitale. Com’è cambiata negli anni la radiofonia? Ti identifichi ancora nella radio che ascoltiamo oggi?

Giornale Radio si sta sviluppando sicuramente sul digitale, anche se in questo momento l’FM ha ancora una sua importanza predominante, non a caso in Lombardia e Lazio abbiamo le nostre belle frequenze che viaggiano bene. La radio in generale oggi è molto cambiata, ogni periodo ha le sue mode, la sua cultura, le sue radio. Io ho fatto il mio e come ti dicevo sono poco interessato a fare Radio oggi. Molti mi chiedono da anni di tornare in onda con un programma mio e la cosa mi fa certamente molto piacere, ma io non sono più “quel” Marco Biondi che avete conosciuto, sono cambiato, ho altre esigenze e altre passioni. Sono strafelice ed orgoglioso di quello che ho fatto ma oggi fare un programma in radio non è più quello che voglio fare. Poi, sai, dipende da quello che mi viene proposto. Io ho un ultimo programma che è lì nel cassetto da tempo e che mi piacerebbe realizzare prima di staccare del tutto il cordone ombelicale che mi lega alla Radio, ma non so se riuscirò mai a realizzarlo, onestamente non credo.

  • Il tuo contributo a Giornale Radio non vede la tua presenza in voce, ma se dovessi realizzare questo ritorno, in che modalità sarebbe?

Giornale Radio, come altre radio prima di lei, mi ha proposto varie volte di andare in voce, ho sempre ringraziato ma ho declinato l’invito, far convivere nella stessa giornata e ogni giorno tutte le mie attività è molto complicato ed è una situazione molto difficile da realizzare. Io poi sono uno molto (troppo) pignolo ed esigente nei confronti di quello che faccio, per cui ogni mio programma richiede una preparazione impegnativa che mi porterebbe via troppo tempo dalle mie altre attività. Io ho sempre preparato da solo tutti i miei programmi, sono sempre stato l’autore di me stesso in tutto e per tutto, sorrido quando vedo oggi che programmi con poco contenuto si avvalgono pure di una redazione. Certo, se un domani avessi la garanzia di avere un aiuto in questo senso se ne potrebbe parlare. Mai dire mai, ma la vedo comunque piuttosto difficile.

  • Durante l’incontro di venerdì hai raccontato diversi aneddoti, alcuni inediti. C’è qualcosa di particolare che ti è successo e che ci vuoi raccontare?

In tutti questi anni ne sono successe tante di cose, ho avuto la fortuna di vivere una radiofonia che faceva succedere cose tutti i giorni e sempre ad alto livello. Ho incontrato artisti sconosciuti che poco dopo erano autentiche star, come quella volta che a Deejay mi venne chiesto di intervistare un’artista sconosciuta che era in Italia per fare promozione ma nessun media voleva intervistarla. Il programmatore di Deejay mi disse: “Marco dobbiamo fare un favore alla Warner, per cortesia fai questa intervista? Poi non la mandiamo in onda, ma almeno facciamo fare bella figura a etichetta e artista”. Avrei potuto dire di no, non ci sarebbe stato nessun problema, ma invece dissi di si. Il fatto che fosse un’artista sconosciuta per me era un plus, a differenza di molti io sono sempre stato molto curioso. Mi feci mandare il CD per ascoltarlo e preparare l’intervista e scoprii un album meraviglioso che cominciai subito a suonare in Pop News, ogni giorno con un brano diverso. Venni anche cazziato per questo (“Biondi basta con questo cazzo di album!”). Feci quell’intervista, lei si chiamava Alanis Morissette, l’album era “Jagged Little Pill”. Sappiamo tutti cosa è successo dopo.

  • Per finire, una domanda che guarda al domani. Che radio ascolteremo tra dieci-vent’anni? Verso che direzione deve andare la radio per essere protagonista?

La radio è comunicazione, informazione ed emozione, sono queste per me 3 cose fondamentali, se manca qualcuna di queste la radio perde molto del suo significato principale. Le prime due sono sempre presenti anche oggi, anzi l’informazione è pure troppa oggi e spesso faziosa o fake, mentre sento che manca molto l’emozione, manca a volte il far vivere emozioni a chi ti ascolta. Se recuperiamo una sana informazione e l’abitudine ad emozionare, la radio avrà sicuramente lunga vita. Fra 10 o 20 anni sicuramente io sarò totalmente fuori dalla radio, se sarò ancora in questo mondo probabilmente mi divertirò nel cercare di capirla e di essere al passo con la sua evoluzione, non mi è mai piaciuto essere fuori dai giochi, soprattutto in campi dove so di essere stato un protagonista.

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