La scomparsa di Claudio Ferretti, indimenticabile voce di ‘Tutto il calcio minuto per minuto’
La sua era una voce fantastica, che riusciva a inserirsi con autorevolezza nel mitico ‘duo Ameri-Ciotti’ di ‘Tutto il calcio minuto per minuto’, la rubrica radiofonica sportiva e calcistica per antonomasia, in onda da decenni sulle reti Rai.
Ad Ameri e Ciotti spettavano, nell’ordine, le due partite più importanti della domenica, quelle da far vivere con un ritmo travolgente e impareggiabile (Ameri) o da raccontare con abbondanza di particolari, anche dotti e culturalmente irreprensibili (Ciotti).
Ma la ‘terza voce’, quella sempre impostata benissimo, capace di raccontare bene e di far vivere gli incontri, senza eccessiva enfasi ma anche con un po’ di epica quando era il caso, ebbene, quella voce era la sua, quella di Claudio Ferretti, morto in queste ore a 77 anni.
Ferretti era figlio d’arte, diretto discendente di quel Mario che era entrato nella leggenda del Giro d’Italia, dello sport e della Radio con la straordinaria potenza evocatrice di quel ‘c’è un uomo solo al comando, il suo nome è Fausto Coppi’. Mario Ferretti aveva dimostrato che la Radio poteva far vivere il ciclismo, grazie a un cronista di razza, persino meglio di quella Tv che poi sarebbe entrata in scena prepotente e distruttiva, uccidendo in buona parte quella poesia e quell’epica con la forza delle sue immagini dal vivo.
Claudio Ferretti non era stato da meno del padre. Una solida professionalità e le doti vocali e da vero protagonista dello sport alla Radio lo fecero diventare un punto di riferimento per i tanti tifosi che ascoltavano le partite mediante le loro radioline, come all’epoca (gli anni ’70-80, soprattutto) facevano un po’ tutti. Non aveva però voglia di primeggiare per forza, Claudio, non aveva certo la volontà di andare a insidiare le solide posizioni conquistate da Ameri e Ciotti (e neppure quelle di Bortoluzzi dallo studio centrale). Era un co-protagonista impareggiabile, però, e lo dimostrava ogni domenica, così come era bravissimo nel raccontare e far vivere agli ascoltatori altri sport, dal ciclismo (era fatale) al pugilato (nientemeno che Benvenuti-Monzon, fra l’altro).
Ferretti poteva campare di rendita e invece a un certo punto, a fine anni ‘80, decise di reinventarsi, di cambiare anche mezzo, passando dalla Radio alla Tv. Scelse la terza rete e il Tg3, dove si poteva sperimentare e osare, divenne giornalista ‘a tutto campo’, dirigente, conduttore, inventore di programmi e faceva sempre tutto con una certa classe e con la consueta professionalità.
Poi, fatalmente, l’avevamo perso di vista. Oggi la notizia della sua morte, che rattrista e addolora, ma consente anche a molte persone di diverse generazioni di tornare a ricordare quelle emozioni sportive, quelle voci, quei giornalisti entrati nel mito.
Claudio Ferretti era uno di loro, ma aveva anche la dote di non voler ‘strafare’, di vivere tutto con passione, sì, ma anche con un po’ di distacco, quasi in punta di piedi. La sua forza era soprattutto la sua voce, con la capacità di racconto che aveva, e quella resterà nella memoria di tanti, indelebile.