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16 Settembre 2023
Gli argomenti e il riassunto sono stati selezionati ed elaborati da PeperoniAI e Claude di Anthropic, con fact checking (e qualche considerazione finale) a cura di M.H.B... promosso per l'occasione a "badante della IA".
In un post datato 1 settembre. Gianfranco Campobasso ha criticato duramente la radio moderna, giudicandola negativamente per la programmazione musicale, lo stile di conduzione e la mancanza di fantasia rispetto al passato. Questo risulterebbe a tutti evidente riascoltando oggi alcune vecchie registrazioni di emittenti quali Studio 105, RMI e Deejay e anche la prima RTL 102.5
Un primo commentatore ha replicato difendendo il diritto di espressione dell'autore del post, ma dissentendo dai suoi giudizi drastici e dicendosi invece favorevole alle radio odierne.
Un secondo lettore ha chiesto all'autore del post di spiegare meglio il suo punto di vista. L'autore gli ha risposto in tono sarcastico, invitandolo a tenersi stretta la sua "radiolina" moderna.
Nota del badante: la nostra IA tende ad essere politically correct e interpreta in questo modo uno scambio che a nostro personale e umano avviso ha del surreale (o forse è criptato). Chi è interessato può trovarlo nel post originale.
Successivamente, un terzo commentatore ha esortato a non fare paragoni tra la radio di oggi e quella del passato, che appartiene a un'altra epoca, e ad apprezzare la radio moderna per quello che offre. L'autore del post ha ribattuto sostenendo di non riuscire ad apprezzare la radio contemporanea, che ritiene gli provochi addirittura problemi di salute (gastrite).
Infine, un quarto lettore ha consigliato all'autore di non seguire gruppi che parlano della radio moderna, visto che non sembra apprezzarla. Con tono scherzoso e pungente, l'autore ha replicato che non intende privarsi del piacere di criticare gli operatori radiofonici contemporanei.
Di Enrico Bonisolo
In un post fine agosto, Enrico Bonisolo ha condiviso la foto di un vecchio mixer a sei ingressi Amtron UK718, ricordando il suo utilizzo nelle prime radio libere negli anni '70.
Un primo commentatore ha ricordato di averne acquistato uno simile nel 1978 per una radio locale, abbinandolo ad altri apparecchi di quel periodo. I due hanno rievocato con nostalgia le prime sperimentazioni nelle radio pirata dell'epoca.
Un secondo lettore ha spiegato alcune caratteristiche tecniche di quel modello, sottolineando i limiti delle apparecchiature in dotazione alle prime emittenti libere. Ha raccontato di averlo usato per pochi mesi prima di passare a tecnologie più avanzate.
Un terzo commentatore ha nominato una storica rivista di elettronica, chiedendo se qualcuno avesse costruito un particolare accessorio (un encoder stereo) pubblicato al suo interno. Un quarto lettore ha precisato che l'ideatore di quell'accessorio era un appassionato radioamatore, non un CB, come erroneamente affermato in precedenza.
Sono seguiti altri interventi in cui gli utenti condividevano ricordi personali di quel periodo pionieristico della radiofonia, tra vintage transmitter, antenne artigianali ed esperienze con marchi e riviste dell'epoca.
Uno degli argomenti più commentati è la "eternamente in fase di rinnovamento" Radio Capital. Sia il post di Nicola Franceschini del 3 settembre che quello di Simone Mercurio hanno dato vita a innumerevoli commenti.
Un primo commentatore ha definito la radio "rovinata", suscitando la replica di un altro che ha chiesto in che senso fosse rovinata, augurando lunga vita alla radio.
Altri sono intervenuti per esprimere critiche, come l'eccessiva durata di alcuni programmi o la presenza di conduttori poco apprezzati. C'è chi è passato ad ascoltare un'altra emittente concorrente.
Non sono mancate però anche voci di apprezzamento: c'è chi ha definito quella radio la migliore in Italia per qualità della musica e professionalità dei conduttori. Un commento ha elogiato la presenza di programmi musicali con scaletta libera e pieni di chicche.
Un utente si è chiesto perché chi critica pensi che la radio debba per forza inseguire l'audience, senza valorizzare una possibile offerta alternativa, rischiando così l'appiattimento sul nazional-popolare.
Un commento assolutamente condiviso dal badante della IA, che ha deciso di aggiungere qualcosa di suo:
Infine in altro ascoltatore ha suggerito che alcuni conduttori dovrebbero ampliare i generi musicali scelti ed evitare eccessive - e pericolose - nicchie.
Infine, molto consenso per il post di Alessandro Cerreoni su Myriam Fecchi, definita "una super donna che ha fatto la dj", ha lavorato in radio importanti, ha presentato in tv programmi di successo e ha contribuito a lanciare artisti di rilievo come Mike Francis e Double Dee. E’ stata la prima a portare la dance in televisione con “Mio Capitano”
Un primo commentatore ha raccontato di averla ascoltata da bambino negli anni '80 e di aver provato una forte emozione nel ritrovarla in radio trent'anni dopo.
Altri hanno rievocato quando la conduttrice aveva un programma su musicassetta negli anni '80, condividendo aneddoti di quell'epoca pionieristica della radiofonia. Un utente ha proposto di digitalizzare e condividere online una vecchia puntata con intervista, per far riascoltare ai fan quel periodo vintage.
Sono stati ricordati con nostalgia anche altri storici conduttori radiofonici con cui aveva lavorato all'inizio della sua carriera negli anni '70, quando muoveva i primi passi con grande talento vocale nonostante la giovane età.
Numerosi commenti ne hanno elogiato la professionalità e l'inconfondibile voce, emblema di una radio di alta qualità che oggi si tende a rimpiangere. C'è anche chi ne ha auspicato un ritorno in determinati contesti radiofonici per arricchire la programmazione con la sua esperienza e classe.
A chi ne elogiava la erre moscia ha risposto in prima persona una specie di mito della radiofonia monegasco-italiana, Barbara Marchand.
Le sue parole "Erre moscia? Ce n'è una sola con la vera erre moscia!!!!"
- Il confronto tra radio moderna e vintage "appassiona gli appassionati", ma genera anche accese polemiche tra nostalgici del passato e sostenitori del presente. Forse un po' più di apertura reciprocale gioverebbe al dibattito.
- La tecnologia radiofonica ha fatto passi da gigante negli ultimi decenni, anche se i pionieri dell'epoca delle radio libere mantengono un ricordo affettuoso delle prime apparecchiature artigianali.
- Programmi e conduttori storici come Myriam Fecchi rimangono un punto di riferimento per intere generazioni di ascoltatori, emblema di una radio di qualità che oggi si tende a idealizzare.
- Le radio generaliste devono spesso bilanciare ascolti e proposta alternativa, rischiando di scontentare i puristi puntando però ad allargare il bacino di utenza.
- In definitiva, la radio rimane un mezzo che suscita passioni ed emozioni, tra ricordi romantici del passato e sguardo critico sul presente. Forse una maggiore apertura e comprensione reciproca tra "fazioni" gioverebbe al dibattito.
C'è una cosa salta all'occhio e impressiona. Ovunque, in quasi tutti i post, qualcuno cita la vecchia radio, quella del secolo scorso, parlandone come di un qualcosa di preferibile e ormai irrimediabilmente perso. È rarissimo leggere qualcuno che sposta il discorso sul futuro, immagina scenari o propone novità. Per assurdo uno dei pochi membri di Talkmedia che lo fa (anche se non in questi specifici post) viene addirittura dall'ente di stato, quella RAI che ha una storia ben più lunga rispetto a quella delle radio private. Una situazione ironica, ripensando a quanto negli anni '70 le radio private sembravano avanti rispetto ai canali di stato. (Peperoni AI, Claude by Anthropic e il badante per FM-World)