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07 Agosto 2023
“Un’unica ricerca sugli ascolti in grado di garantire sia le radio nazionali sia quelle locali ma con metodologie differenti: interviste telefoniche per le emittenti a copertura territoriale, mentre per i grandi network nazionali un sistema ibrido, che integri la cosiddetta Cati con una rilevazione elettronica, basata principalmente sul meter ed estesa anche agli accessi Ip via internet”.
È la ricetta lanciata da Flavio Mucciante, vicedirettore vicario di Rai Radio, in un’intervista a Italia Oggi, per il dopo Ter, a pochi giorni dalla delibera con la quale l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha sollecitato il Tavolo Editori Radio ad un cambio di passo, dettando l’agenda per profonde modifiche nella governance e nella metodologia dell’indagine sugli ascolti della radio in Italia.
Perché sia davvero efficace - secondo Mucciante - la rilevazione “dovrà consentire alle diverse tipologie di radio di disporre di dati di ascolto coerenti con le proprie specifiche esigenze, editoriali e commerciali”.
Per questo - dice - “puntiamo ad una ricerca che dia al mercato dati utili per la costruzione delle pianificazioni pubblicitarie e per l’allocazione dei budget ma che in più consenta, come avviene da anni per la televisione, di effettuare post-valutazioni in grado di misurare l’effettivo risultato delle campagne pubblicitarie e delle diverse scelte editoriali”.
“Non esistono radio di serie A e radio di serie B" - incalza Mucciante.
Tutte le emittenti “dovranno ritrovarsi in un’indagine, che rispecchi ciascuna specifica esigenza, anche per quanto riguarda il monitoraggio dei singoli segmenti di ascolto”. Anche i tempi di rilascio dei dati potrebbero essere differenti, secondo le tipologie di radio: “gli attuali dati pubblici semestrali - afferma Mucciante - sono ormai anacronistici. Si potrebbe ipotizzare una cadenza mensile per le nazionali e trimestrale per le locali”.
E per quanto riguarda la pratica dell’autopromozione, fortemente contestata dalla Rai e criticata anche da AgCom?
“Non è l’autopromozione in sé ad essere sotto accusa - a parere del vicedirettore di Radio Rai - per quanto sia noto da tempo l’effetto distorsivo delle interviste telefoniche che favoriscono l’evidenza del marchio rispetto alla qualità dei contenuti”.
Da metter all’indice - secondo Mucciante - è la modalità messa in atto da tutti i grossi network per mesi e sino alla chiusura del primo semestre di rilevazione con citazioni live e spot dedicati, che invitavano i propri ascoltatori a rispondere alle chiamate di Ter, indicando la propria emittente come unica radio lungamente e ripetutamente ascoltata.
“È una pratica - puntualizza - metodologicamente inammissibile, che influenza la selezione del campione, distorce i risultati della ricerca e gonfia l’ascolto complessivo del mezzo, a beneficio delle emittenti più aggressive nella comunicazione”.
A dimostrarlo l’andamento anomalo del primo semestre 2023 con incrementi di audience per alcune radio anche del 30% sul Giorno Medio e fino all’80% sul Quarto d’ora.
“È una forma di autopromozione che andrebbe semplicemente vietata - conclude Mucciante. In primo luogo “dovrebbe essere la Società stessa, che ha in carico la currency, a doversi responsabilizzare, avendo come primario interesse quello di garantire la qualità della ricerca, come ha fatto in Francia Mediametrie nel caso di Fun radio. Il controllo di AgCom rappresenterebbe certamente una garanzia in più”.
(Comunicato stampa)
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