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In uno dei suoi seguiti editoriali sul 'Corriere della Sera', il noto critico radiotelevisivo sostiene che l'ascolto della radio è principalmente mobile, per cui il video diventa una forzatura.
In particolare, Grasso fa riferimento alla nuova versione visual di Rai Radio2, lanciata a fine settembre su RaiPlay.
"Radio2 sembra una specie di tv di serie B", tuona senza mezzi termini.
"Il tesoro più grande della radio è la sua straordinaria capacità di creare delle fisionomie auditive, altrettanto spiccate e inconfondibili di quelle visive" - aggiunge - "di dare libero sfogo all’immaginazione dell’ascoltatore. Il bello della radio è l’invisibile".
Affermazioni nette, senza alcun riferimento ai network che già da tempo si avvalgono della cosiddetta 'radiovisione'.
Parole condivisibili? O affermazioni che - in seguito anche alla presenza dei social network - fanno riferimento ad un tipo di radio che ormai non c'è più?
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