Com’è cambiata nel tempo la richiesta di qualità nei flussi streaming

Com'è cambiata nel tempo la richiesta di qualità nei flussi streaming

05 Ottobre 2017

Qualche giorno fa vi abbiamo parlato della differenza tra i server shoutcast e icecast per quanto riguarda la trasmissione di uno streaming. Ma come si valuta la qualità di un flusso streaming? Più di una decina di anni fa, quando c'erano ancora grossi problemi di distribuzione di banda larga sia su fisso che su mobile, la qualità di uno streaming la si valutava principalmente per il suo bit-rate; questo perché quanto più è alto, meglio si percepisce il suono (stesso principio della qualità di un mp3, per intenderci). Un buon flusso da 128kbit/sec richiedeva un consumo di banda notevole che, se non presente, provocava buffer continui rendendo impossibile l'ascolto della radio.

Qualche giorno fa vi abbiamo parlato della differenza tra i server shoutcast e icecast per quanto riguarda la trasmissione di uno streaming. Ma come si valuta la qualità di un flusso streaming?

Più di una decina di anni fa, quando c'erano ancora grossi problemi di distribuzione di banda larga sia su fisso che su mobile, la qualità di uno streaming la si valutava principalmente per il suo bit-rate; questo perché quanto più è alto, meglio si percepisce il suono (stesso principio della qualità di un mp3, per intenderci). Un buon flusso da 128kbit/sec richiedeva un consumo di banda notevole che, se non presente, provocava buffer continui rendendo impossibile l'ascolto della radio.

Per risolvere questa problematica, si sceglieva di abbassare il bit-rate a discapito della qualità audio e così capitava di ascoltare per ore radio con una qualità poco superiore a una telefonata, con bit-rate che andavano dai 32 ai 64 kbit/sec, passando per i 48.
In seguito si sviluppò l'aac+, un codec audio ancora in uso che permetteva di sfruttare bit-rate ridotti, ma ottenendo qualità audio superiori. Questo giovava sia a chi trasmetteva sia chi ascoltava spalancando così le porte, insieme ad una maggiore copertura di segnale e a tariffe sempre più convenienti, all'ascolto delle radio attraverso gli smartphone.
Oggi, con l'avvento prima del 3G e poi del 4G, non abbiamo più problematiche di banda disponibile per l'ascolto, infatti si potrebbero tranquillamente trasmettere, e quindi ascoltare, flussi a 128 o 192 kbit/sec. Tuttavia, fino a quando non arriveranno tariffe flat, si farà fatica ad abbandonare l'aac+ o comunque a prediligere l'ascolto delle radio via web perché si esaurirebbero velocemente i gigabyte disponibili previsti dal nostro piano tariffario.

Quindi, ricapitolando: se ora non abbiamo più problemi di banda e possiamo trasmettere e ascoltare a bit-rate elevati, come si valuta la qualità di un flusso streaming? Esattamente come per una canzone o una radio in fm, dalla qualità audio. Ora anche le web radio non hanno più alibi, devono lavorare per migliorare la loro qualità audio utilizzando un processore multi-banda prima dell'encoder di trasmissione, proprio come fanno le radio tradizionali prima del trasmettitore. Ovviamente questo ha un costo, e non piccolo, se vogliamo utilizzare gli stessi prodotti delle radio fm come Orban o Omnia, ma ci sono anche software con licenze poco costose o gratuite a funzioni ridotte, che dignitosamente fanno il loro lavoro, trasformando il suono piatto della vostra web radio in un suono corposo e presente. Ecco alcuni suggerimenti: Breakaway Broadcast Processor, Stereo Tool, Radio Optimizer.

Anche Fm-World ha deciso di inserire nel suo aggregatore solo radio che abbiamo una buona qualità audio per offrire un'esperienza di ascolto ai suoi utenti sempre migliore.

 

LEGGI ANCHE:
– Ask Talkmedia: Da Web Radio alla trasmissione su FM, DAB o Digitale Terrestre
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