Radio Maria, una multinazionale radiofonica globale in missione. FM-world intervista il presidente Vittorio Viccardi
L’Italia vanta la sola multinazionale radiofonica veramente globale al mondo: non suona musica, ma parla di fede, forse incarnando oggi lo spirito “missionario” alle origini della religione che rappresenta. Abbiamo avuto l’occasione di parlarne con il presidente Vittorio Viccardi.
Radio Maria in the world
Pochi imprenditori radiofonici italiani sembrano interessati a uscire dalla dimensione nazionale. Un’eccezione, veramente globale come vedremo, è rappresentata da Radio Maria. Incarnando forse lo spirito originale della “missione”, portare ovunque la parola della fede, Radio Maria diffonde nel mondo programmi realizzati localmente, proprio come faceva MTV ai tempi del famoso slogan “Think Global, Act Local“.
Novantotto radio
Sono ben 98, se abbiamo contato bene, le “Radio Maria” attive oggi nel mondo: numero destinato a crescere, considerato che – come ci ha raccontato Viccardi – esistono anche oggi nuove iniziative pronte a partire. Ma lasciamo la parola a Viccardi: l’intervista è stata registrata il 9 febbraio.
L’intervista
Marco Hugo Barsotti: FM World, siamo con Vittorio Viccardi, il presidente di Radio Maria, a cui vogliamo chiedere intanto di raccontarci cos’è Radio Maria, non in Italia, dove tutti lo sanno, ma a livello mondiale.
Vittorio Viccardi: A livello mondiale Radio Maria è un insieme di associazioni, ciascuna fondamentalmente realizza la propria radio nazionale ed è un servizio come lo conosciamo in Italia. Nasce da una richiesta diretta della chiesa, delle realtà ecclesiali locali un po’ in tutto il mondo e come organizzazione mondiale noi rispondiamo a questa necessità della persona umana in tutto il mondo proprio per realizzare una radio di valori come quella di Radio Maria.
Una richiesta dal basso
M.H.B.: Una cosa mi incuriosisce, è una richiesta che viene dalle nazioni o siete voi che andate e proponete, dicendo ad esempio “perché non fate anche questo che può essere utile per la vostra comunità di credenti?”. Com’è il procedimento per arrivare in una nuova nazione?
V.V.: No, è proprio una richiesta diretta che arriva attraverso un passaparola delle autorità della chiesa, dei laici, attraverso magari una conoscenza. Oggi in Africa Radio Maria è forse la radio più conosciuta proprio perché siamo attenti a questo servizio ma soprattutto siamo una radio per la gente, per la necessità e questo penso ci venga riconosciuto.
I contenuti
M.H.B.: Radio Maria Italia ha una connotazione molto chiara con uno direttore editoriale famosissimo che ne è il punto di riferimento. Quando voi aprite in una nuova nazione date massima libertà, o date delle guidelines su come operare, cercando ad esempio un altro personaggio che possa essere un po’ il cuore della radio?
V.V.: Direi di no, comunque noi siamo ovviamente in contatto con le realtà anche della chiesa locale per cui risulta un’impostazione della comunicazione che appunto condividiamo tutti insieme, secondo indicazioni che arrivano anche dai nostri direttori, a questo risponde anche fondamentalmente una realtà che si organizza Paese per Paese. Nella realtà propria di ogni Paese, la realtà della chiesa locale.
Novantotto radio in ottantacinque paesi
M.H.B.: In quali nazioni siete presenti e in quale magari vorreste esserlo?
V.V.: Siamo presenti in 85 paesi del mondo e le richieste sono di altri 20 Paesi quindi è molto difficile riuscire a corrispondere a tutte le richieste. Anche perché servono studi di fattibilità tecnici, si cerca di vedere se appunto ci sia una possibilità di poter fare una libera comunicazione come quella che facciamo negli altri Paesi del mondo.
Anti “capitalista” (nel senso di capitali geografiche)
M.H.B.: Fattibilità tecnica e politica, per così dire…
V.V.: I valori del cristianesimo ci facilitano, nel senso che ovviamente nei paesi poveri si cerca di dar voce a chi non ha voce. Anche l’interattività che si fa con la radio, l’essere anche presenti nei villaggi più sperduti e non solo nelle grandi capitali dove c’è il centro economico. Tanto Radio Maria non è commerciale, non è politica, è apolitica, quindi non c’è un bisogno di altro da questo punto di vista, è un servizio per la gente.
Infrastrutture
M.H.B.: Parliamo di infrastrutture a questo punto. Avete degli standard, delle cose che raccomandate, consigliate o magari progettate voi stessi quando una nazione nuova parte?
V.V.: L’esperienza anche tecnica e tecnologica di aver realizzato una radio nazionale come in Italia con un’organizzazione tecnica importante ci aiuta ad andare e a replicare un’organizzazione anche negli altri continenti, e parlo sia per la radiofrequenza che per l’audiofrequenza.
Oggi si è un attenti all’aspetto della comunicazione radiofonica, ma anche alle nuove piattaforme, dai siti web, i social che fondamentalmente completano l’offerta radiofonica del live radiofonico.
Quindi un grande lavoro ma una grande opera anche di volontariato, che non sarebbe possibile se non ci fosse una grande capacità di partecipazione della comunità in ogni paese.
Innovazione per tutti
M.H.B.: Infatti parliamo di innovazione: quali sono le cose più innovative o a cui state pensando?
V.V.: Il problema è portare questa innovazione a tutti, è ovvio che questo è un po’ il nostro compito, siamo attenti fondamentalmente a quanto le nuove forme di comunicazione propongono e cerchiamo sempre di avere una visione chiara per portarle a tutti, per portarle alla comunicazione, sia radiofonica che visuale a tutte le piattaforme.
Online
M.H.B.: Quando parte una radio in una nazione nuova parte anche il sito, immagino contemporaneamente?
V.V.: Sì, ovviamente, parte il sito, parte un ascolto delle app, ma questo è un po’ in tutti i Paesi, questo ne fa una dimensione culturale e un grande impegno, per cui Radio Maria si ascolta in più di 65 lingue, ha una partecipazione delle comunità, potremmo dire che è una radio universale pur organizzandosi culturalmente ciascuna nel proprio territorio.
M.H.B.: C’è qualcos’altro di interessante che magari vuoi raccontarci, che non ti ho chiesto?
V.V.: L’aspetto soprattutto della programmazione live, che sull’esempio italiano viene creata dagli stessi collaboratori volontari, incluso nella trasmissione delle messe. Ma non solo dalle grandi cattedrali, anche dalle piccole realtà comunitarie locali, le piccole chiese, è molto bello che si possa mettere in comunicazione una realtà che probabilmente senza Radio Maria non sarebbe conosciuta, quella proprio della fede, della fede sul territorio, vissuta dalla gente. Che poi è la fede vera. (M.H.B. per FM-World)