Stefano Piccirillo presenta a Napoli il suo nuovo romanzo ‘Una volta, ancora una volta’; a moderare, il collega Alfio Battaglia

È uscito da un paio di mesi il nuovo romanzo di Stefano Piccirillo.

Il noto conduttore di Radio Kiss Kiss (nella foto con i colleghi Alfio Battaglia ed Ilaria Cappelluti) è tornato alla scrittura con ‘Una volta, ancora una volta’.

Si tratta di un libro – con la prefazione di Pippo Pelo – che racconta la storia di uno speaker radiofonico (il cui nome è, appunto, Stefano) che riceve per posta ordinaria, in piena epoca social, una lettera di una persona incontrata anni prima durante una serata in discoteca.

I due si incontrano dando vita ad una storia emozionante, con colpi di scena.

Piccirillo sarà protagonista di un incontro pubblico per raccontare la sua ultima pubblicazione, che avrà luogo alla libreria “Io ci sto” di Napoli, martedì 28 luglio alle 18.30, moderato dalla scrittrice Gloria Vocaturo e dal collega Alfio Battaglia, anch’esso ‘voce’ di Radio Kiss Kiss e a cui abbiamo come è nato questo “impegno”.

  • Alfio, sarai il moderatore del libro ‘Una volta, ancora una volta’, un testo scritto dal collega e amico Stefano Piccirillo. Che cosa ti ha colpito di questo romanzo? E come è nata l’idea di fare da moderatore?

“Innanzitutto mi sono sentito lusingato dalla proposta di Stefano, quando mi ha chiesto di dialogare con lui alla presentazione che si terrà il 28 luglio. Avevo già partecipato ad una prima moderazione online all’uscita del testo, in epoca ancora vicina al lockdown. Da amico e da collega non potevo mancare alla presentazione pubblica di un libro che mi ha molto colpito. Non si tratta infatti di un romanzo che ha le caratteristiche della classica storia d’amore, ma di un testo che unisce diversi sentimenti: quello per una donna, quello per la vita e quello per la radio, in cui mi sento molto presente. E’ un amore in senso contemporaneo di una vita vissuta appieno. E poi mi dà la possibilità di avvicinarmi ad una delle mie passioni: se oggi non facessi lo speaker, molto probabilmente sarei un libraio o un attore teatrale”.

  • Entriamo nel vivo dunque delle tue passioni. Stefano ha qualche anno di esperienza più di te, ma come te condivide questo grande amore per la radio. Com’è stato il tuo esordio? E com’è stato il tuo arrivo a Radio Kiss Kiss, di cui sei ormai voce nota da tre anni?

“Il mio esordio in radio è stato tardivo per una serie di motivi. Nella vita ho lavorato per una nota casa editrice, ho recitato, ma ho fatto anche l’animatore. Tra tutte queste attività, nel 2012 mi sono avvicinato un po’ per caso a Radio Base, una radio locale che mi ha dato l’opportunità di formarmi, fino a fare il salto a Radio Punto Nuovo qualche anno successivo. Mai però avrei immaginato di arrivare un giorno in una radio nazionale. Eppure è successo ed è capitato nel modo più inaspettato, perchè sono stati altri ad accorgersi di me ed a propormi a Radio Kiss Kiss. L’inserimento è avvenuto gradualmente nel 2017, peraltro proprio in coppia con Stefano Piccirillo, ed oggi non posso che essere riconoscente al gruppo editoriale che ha creduto in me e che da tre anni mi dà l’opportunità di esprimermi e svolgere una lavoro bellissimo e gratificante”.

  • Stefano ha vissuto vari momenti della radio, compresi gli anni ’80 dove le radio erano più ‘libere’ e meno strutturate. Oggi tu conduci un programma che si rifà a quegli albori: le dediche e le richieste in radio. I tempi passano ma la gente ha sempre bisogno di un modello di radio che li renda partecipi?

“Attualmente conduco “Dedikiss”, un contenitore pomeridiano nato da un’idea di Lucia Niespolo, editore di Radio Kiss Kiss, che voleva riproporre questa visione ‘vintage’ della radio, ma in chiave 2.0. L’ascoltatore oggi è cambiato rispetto a 20 o 30 anni fa. Può ascoltare una canzone e dedicarla ad una persona cara in svariati modi: mandando un link tramite whatsapp, condividendo un video da youtube, compilando una playlist su Spotify. Eppure, il fatto che ancora oggi scelga la radio, significa che questo mezzo viene ancora percepito come la comunicazione più importante dei sentimenti. Ogni giorno ricevo messaggi di ogni genere, alcuni anche molto intimi e con storie travagliate e questo mi fa capire quando un conduttore venga percepito come una voce amica a cui raccontare e confidare momenti e sentimenti importanti della propria vita. Ma la radio ormai è partecipe in tutte le fasce orarie, non solo in un programma di dediche. Ogni attimo della giornata in cui siamo in diretta vive di interazione col pubblico, in quanto la radio entra nella quotidianità delle persone e la risposta che si ottiene dagli ascoltatori è quella di una partecipazione molto attiva”.

  • Sei una delle “voci giovani” della radio in Italia. Talvolta si dice che i giovani oggi siano meno interessati alla radio rispetto a chi ha qualche anno in più e non disponeva di web e social. E’ vero questo? E come pensi che cambierà la radio nei prossimi 10-20 anni?

“Il bello della radio è che si tratta di un mezzo imprevedibile, cambia spesso, basta che arrivi un programma dissonante e questo cattura subito l’attenzione della gente. Quindi a mio avviso è difficile dare una risposta su come sarà la radio tra vent’anni. Si tratta di un mezzo in continua evoluzione, peraltro poliedrico. La radio sembra sempre uguale a sé stessa, ma in realtà è quella che meglio si è adattata ai social, con il digitale ha diversificato (e lo farà sempre più) i propri contenuti. Quindi credo che ci ritroveremo di fronte ad una scenario dove, da un lato rimarranno sempre le emittenti ‘tradizionali’, ma dall’altro il panorama delle alternative tematiche sarà sempre più ricco ed ampio”.

  • Infine, torniamo alla presentazione del libro di Stefano Piccirillo. Manda liberamente un invito al pubblico di FM-world e dacci una motivazione per cui non possiamo mancare.

“Sarei di parte se invitassi il pubblico a partecipare perchè ci siamo io e Stefano Piccirillo. Casomai, ne approfitto per suggerire di essere partecipi, in quanto è un’occasione per fare cultura, ma in maniera “easy”, come Stefano è in grado di fare. Contenuti profondi che arrivano a tutti. Poi l’ambiente è quello che io amo: siamo in una libreria, io sono un divoratore di libri e mi piacerebbe che la gente riscoprisse sempre di più questa passione. Inoltre, siamo rimasti tanto tempo chiusi in casa: perchè non approfittarne e trascorrere un tardo pomeriggio in buona compagnia?”.

E Stefano Piccirillo (la cui intervista è disponibile cliccando QUI) risponde alle belle parole di Alfio, sottolineando di essere molto contento di aver contribuito alla sua crescita professionale.

La scelta di averlo invitato a moderare l’incontro, oltre che per questioni di stima ed amicizia, è dovuta proprio alla grande passione di Alfio per la lettura.

“La cosa più importante di tutte però” – ci spiega Piccirillo – “è che Alfio ha visto crescere il mio romanzo, gli raccontavo particolari mentre scrivevo il testo. Di fatto conosce l’originale di ‘Una volta ancora una volta’“.

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Tra radio e scrittura: Stefano Piccirillo torna in libreria con ‘Una volta, ancora una volta’

Si chiama ‘Una volta, ancora una volta’ ed è il quinto romanzo di Stefano Piccirillo.

La nota “voce” di Radio Kiss Kiss torna in libreria con un testo che vanta la prefazione di Pippo Pelo, collega ma soprattutto amico di lunga data, come ci tiene a specificare l’autore.

La vicenda è quella di uno speaker radiofonico (il suo nome è, appunto, Stefano) che riceve per posta ordinaria, in piena epoca social, una lettera di una persona incontrata anni prima durante una serata in discoteca.

I due si incontrano dando vita ad una storia emozionante con colpi di scena. Alessia, la protagonista femminile, è un avvocato di Potenza.

Due mondi distanti e due persone che provano a scoprire insieme i sentimenti più autentici.

“Di me, in questo nuovo libro, c’è la mia idea dell’amore che porto per la radio e per la musica” – ci racconta Piccirillo – “Al suo interno, poi, ho creato una serie di personaggi di fantasia che interagiscono con Stefano, legando il contenuto del libro con testi di brani celebri”.

Uno degli obiettivi di ‘Una volta, ancora una volta’, infatti, è proprio quello di far “ascoltare” le canzoni che si integrano al contesto che i protagonisti stanno vivendo in quell’istante.

Si tratta quindi di una storia raccontata come se fosse un programma radiofonico, legando la musica ai sentimenti e alle emozioni.

E approfittando di questa sua nuova importante uscita, abbiamo chiesto a Piccirillo alcune considerazioni sulla radio di oggi, partendo però dalla sua esperienza personale e da quanti anni fa radio.

“Ti rispondo con una battuta di un mio carissimo amico che è Pika – che insieme a Giuseppe D’Amelia si occupa della regia di Radio Kiss Kiss – che dice ‘La radio è nata nel 1976, tu sei nato un anno prima’”. Sorride. “In realtà io ho cominciato nel 1984, quindi questo è il mio 36esimo anno di radio. L’amore che provo per questo mezzo, però, è lo stesso del primo giorno. Per me la radio è un qualcosa di totalizzante, dove ancora oggi mi ascolto e mi metto in discussione. Penso che l’approccio migliore debba essere sempre quello di avere voglia di crescere ogni giorno”.

  • La radiofonia però in questi 36 anni è molto cambiata. Di conseguenza, com’è cambiato il tuo modo di fare radio in questo percorso che ti ha coinvolto?

“La radio è il nostro linguaggio, evolve con la nostra vita ogni giorno, cambia con le persone con cui interagiamo e con chi ci ascolta. Nella mia quotidianità, mi circondo di persone di tutte le età per avere uno scambio che sia sempre dinamico e che si evolva naturalmente. Uno scambio che inevitabilmente condiziona anche il nostro linguaggio. È quindi un processo naturale, come è avvenuto anche dal punto di vista tecnologico. Ho iniziato a fare radio all’epoca dei vinili. Poi sono arrivati i cd, i software di regia e tecnicamente oggi è tutto diverso. Ma sono sempre stato curiosissimo di tutto ciò che non conosco ed ogni cambiamento l’ho costantemente vissuto come uno stimolo”.

  • Il linguaggio dunque evolve, così come la tecnologia. E il pubblico? Chi è giovane oggi ha ancora lo stesso modo di porsi nei confronti della radio di 30 o 40 anni fa?

“C’è un distinguo da fare tra ascoltatori di un target di età e coloro che fanno parte di un target di età che vogliono fare il nostro mestiere. Nel primo caso, abbiamo ascoltatori che sono cresciuti con noi. È come un processo naturale di evoluzione della vita e li ringrazio per essere ancora dei nostri. Se parliamo di ascoltatori giovani, però, ci troviamo di fronte ad un pubblico che non vive a compartimenti stagni. Hanno un modo di seguire la radio molto attivo, alternando molti interessi. Anni fa avevamo a disposizione solo radio e tv, oggi invece i giovani dispongono di un sacco di canali (e di stimoli) che fanno interagire tra di loro. La radio è andata sui social ed ha avuto l’intelligenza di integrarsi nel modo giusto con questo mondo. Molte volte poi ci capita di ricevere messaggi di genitori e figli che, vuoi per un viaggio condiviso in macchina o altro, ascoltano insieme la radio, rendendo quindi trasversale il target del mezzo.

Per quanto riguarda il giovane che vuole fare la radio, oggi ha la possibilità di ispirarsi a chi la fa già da anni, ascoltando chi ha esperienza. Poi è chiaro che ognuno di loro metterà, nell’approcciarsi davanti ad un microfono, la propria personalità. Quello che è importante è la consapevolezza che fare la radio non è semplice nè immediato. La vetrina dei social, che ammiro, non è sovrapponibile a quella della radio, che è fatta di un altro tipo di contenuto. È un po’ come può essere la differenza tra un giornalista della carta stampata ed uno radiotelevisivo. Non è detto che l’uno sia in grado di ottenere lo stesso risultato anche nell’altro campo”.

  • Sulla base di questo scenario, come vedi la radio nel futuro? Oggi, oltre alla radio “tradizionale”, abbiamo le radiovisioni, i podcast ed altro ancora.

“Il futuro della radio è ogni giorno ed è sempre al passo con tempi. Quarant’anni fa, MTV esordiva con “Video killed the radio star”. Noi siamo ancora qui, mentre il canale tv ha cambiato contenuti, abbandonando in buona parte proprio la musica. La radio è un mezzo che evolve sempre, pur restando fedele a sé stessa. Tra l’altro, in genere chi ha dimestichezza con la radio (e con il linguaggio di cui necessita) riesce ad avere successo anche in tv ed in altri campi. Per cui non vedo un problema la presenza di una telecamera o della condivisione di una foto sui social, le basi della radio restano quelle e servono professionisti che siano in grado di farla, oggi come in futuro”.

Stefano Piccirillo conclude dicendo che “da trasmissioni radiofoniche sono nati libri, programmi tv e televisioni a loro volta. Vedremo dunque quello che succederà in futuro, ma per la radio saranno sempre cose bellissime”.

Ed è stato bellissimo anche per noi poterci confrontare con Piccirillo che, dopo la nostra chiacchierata (dove si è soffermato più volte nel raccontare la vicinanza al gruppo in cui lavora, dell’editore Lucia Niespolo al coordinatore artistico Antonio Irace, ai tanti colleghi con cui condivide ogni giorno la propria quotidianità a Radio Kiss Kiss), si è apprestato a tornare in onda, confermando l’amore per un mezzo – la radio – sottolineato anche dal suo ultimo libro ‘Una volta, ancora una volta’ (L’Erudita Edizioni).

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