Il meglio di Talkmedia, fine novembre 2023: vinili in onda, radio vs streaming e… Gigio D’Ambrosio
Come ogni 15 giorni, riassumiamo in questo articolo alcuni dei post di maggior interesse (in base al numero di commenti) apparsi nella seconda metà di novembre sul gruppo Facebook Talkmedia.
Gli argomenti e il riassunto sono stati selezionati ed elaborati da PeperoniAI e Claude di Anthropic, con fact checking (e qualche considerazione) a cura di M.H.B, detto in queste occasioni “badante della IA“
Vinile
Iniziamo con un’interessante domanda posta da Giuseppe Fiorellini il 23 novembre:
Un lettore ha suggerito “Vinyl Sound Radio”, un emittente web che trasmette solo vinili: https://www.vinylsoundradio.com.
Un altro lettore ha menzionato la disponibilità di alcune radio vintage che trasmettono su onde medie, consigliando per ascolto apparecchi radiofonici quali i modelli Sangean ATS909X2 e Tecsun 380.
Immediata la risposta: molti ricevitori moderni utilizzano la tecnologia DAB+ e non supportano più le vecchie frequenze AM, rendendo l’ascolto di queste emittenti vintage pressoché’ impossibile.
C’è poi stata una menzione a Radio 2Day di Monaco di Baviera (https://radio2day.de) e nuovamente a Vinyl Sound Radio (https://www.vinylsoundradio.com), che a detta di alcuni è stata tra le prime emittenti a puntare sui vinili.
Infine è stata citata EuroparadioJazz, dove tutti i brani in onda sono stati meticolosamente trasformati in files .wav da parte dello stesso editore che aveva fondato la radio Jazz di Milano, Europaradio FM 88.3. Lavoro di anni, effettuato proprio a partire da vinili o dalle registrazioni analogiche di sessioni live che avevano luogo negli studi della radio stessa in via Tortona a Milano.
La radio per promuovere musica
Un utente fedelissimo di Talkmedia ha posto la seguente domanda: “ha ancora senso rivolgersi alla radio per promuovere musica?”, citando Marco Stanzani che a sua volta partiva da una dichiarazione di Linus.
La discussione che ne è nata si è incentrata principalmente sul ruolo della radio nella promozione musicale e su come questo sia cambiato negli ultimi 20 anni con l’avvento di internet e dello streaming.
È stato fatto notare come oggi sia molto più difficile per gli artisti emergenti e indipendenti avere spazio sulle radio nazionali, a differenza di 20 anni fa quando anche progetti partiti dal basso potevano ambire a divenire una hit radiofonica di successo.
Un utente porta l’esempio dei Lùnapop, che con la loro hit “50 Special” conquistarono nel 1999 le classifiche grazie al traino radiofonico. Oggi una strategia simile sarebbe impensabile, secondo alcuni proprio per una precisa scelta delle radio di puntare più sull’intrattenimento che sulla promozione musicale.
C’è chi evidenzia poi il circolo vizioso creatosi per cui molti artisti emergenti, non vedendo possibilità di accesso alle radio, finiscono per promuoversi solo sulle piattaforme streaming, impoverendo ulteriormente il ruolo della radio.
Qualcuno precisa però che il discorso andrebbe distinto tra radio nazionali, locali e web radio, che hanno logiche e dinamiche diverse.
Uno station manager ha portato una sua testimonianza: “(in radio) Non ci sono esperimenti di nessuna natura perché i pezzi per noi sono dei tamponi tra un contenuto e un altro che è quello che la nostra family aspetta. Oggi non siamo noi che possiamo fare da educatori in ambito musicale, almeno le radio generaliste”
In definitiva, sembra esservi consenso sul fatto che per la promozione ai massimi livelli la radio conti oggi molto meno che in passato, con buona pace degli addetti alla promozione discografica
Gigio
La seconda parte di Novembre ha visto un’importante intervista di Newslinet a Gigio D’ambrosio, ripresa da Talkmedia, dove si è sviluppato un importante dibattito. Gigio, che ricordiamo a trasmettere da RMI ancora quando aveva sede nell’appartamento della famiglia Cozzi, afferma che la radiofonia italiana è immutata da lustri e che dunque occorre puntare su nuovi contenuti o lo streaming sarà nemico imbattibile.
La discussione si è aperta sul ruolo dello streaming che per molti ha definitivamente cambiato le modalità di fruizione della musica rispetto al passato, quando le radio e i dj erano il principale mezzo di scoperta e promozione.
C’è chi sostiene che ormai i network radiofonici principali sono troppo legati all’intrattenimento, con poco spazio all’approfondimento musicale e con playlist molto omologate. Si è portato l’esempio di molti speaker che non hanno di fatto nulla da dire al di là di leggere i messaggi degli ascoltatori e un utente ha affermato che “Finché si affidano i programmi a conduttori che oltre al nome proprio e della radio, all’ora esatta e al commento di sms e whatsup non hanno altro da dire, sarà complicato innovare la radio”
Poiché il commento sembrava fosse diretto al conduttore stesso, questo ha deciso di intervenire in prima persona nella discussione, affermando: “(sono stato a RTL 102.5) 13 anni per la precisione. Nei quali ho cercato di fare al meglio il mio lavoro. Rispettando i tempi del format ma con l’assoluta libertà di esprimermi. Probabilmente generalizzi un po’ troppo. Non spetta a me giudicarmi, ma tra gli ormai ex colleghi di RTL ci sono grandi differenze di conduzione, contenuti ed esperienza. Un orecchio attento se ne accorgerebbe facilmente. Come in qualsiasi altra radio. Dopodiché nelle radio di flusso è ovvio che si dia molto più spazio alla musica. Sono scelte. Peraltro rispettabilissime. Che oggi personalmente trovo rischiose. Ma ti segnalo che alla radio non è importante per quanti minuti parli, ma CIÒ CHE DICI ! e la mia riflessione sugli interventi “vuoti” si riferiva esattamente a questo.”
C’è anche chi ha fatto notare come molte radio locali e regionali mantengono comunque una buona varietà di contenuti e consentono maggiore autonomia ai propri speaker. Con il digitale inoltre si amplia la possibilità di scelta.
In generale, molti hanno apprezzato il contributo critico di D’Ambrosio, che pur conoscendo il mondo radio da insider non si limita a difendere lo status quo ma punta invece il dito contro ciò che a suo dire sta impoverendo e rendendo meno rilevante il settore.
Conclusioni
Anche in questo “meglio di” si conferma il “mood” che ha permeato tutte le edizioni precedenti: I lettori di Talkmedia hanno una grande nostalgia della radio del passato e considerano quella di oggi troppo omologata e non appassionante. Ma continuano in ogni caso ad ascoltarla, come peraltro facciamo noi: magari cambiando stazione ogni pochi minuti (M.H.B. per FM-World)