La storia dell’FM italiana raccontata nel nuovo libro di Enzo Mauri

Un vero e proprio viaggi nella storia dell’FM italiana, raccontata direttamente dai protagonisti.

È “Voci alla radio”, il nuovo libro di Enzo Mauri, conduttore, giornalista e protagonista nel settore della radiofonia da oltre quarant’anni.

Il testo, pubblicato da Armando Editore, racconta come si è evoluto il mezzo dall’epoca pioneristica ad oggi, mettendo a confronto diversi racconti e testimonianze.

Per saperne di più, abbiamo intervistato Enzo Mauri.

  • “Voci alla Radio” è la storia della FM italiana raccontata dai protagonisti: come nasce questo volume?

“Voci alla Radio” rappresenta la logica evoluzione di un progetto iniziato quasi per gioco circa tre anni fa con “Quelli della Radio”. Era poco più di un opuscolo nato per sensibilizzare gli appassionati verso il mezzo di comunicazione per antonomasia considerato, secondo me a torto, parente minore della tv. Il successivo “Qui Radio Libera” è stato concepito durante il lockdown proprio per esorcizzare quei momenti drammatici, quando da un giorno all’altro ci ritrovammo tutti rinchiusi dentro casa senza sapere come sarebbe andata a finire. Non è un caso che abbia usato i verbi “nascere” e “concepire”, per usare una metafora considero questa trilogia come un figlio che ha attraversato i vari stadi dell’esistenza: dall’infanzia all’adolescenza fino a divenire adulto. “Voci alla Radio” è un volume con molti elementi in comune con i lavori precedenti, riproposti in forma migliorata, ampliata e aggiornata.

  • Sei ormai un punto di riferimento nella pubblicazione di testi dedicati al mezzo: in che cosa si distingue “Voci alla Radio” rispetto ai precedenti?

“Voci alla Radio” è quanto di più vicino al mio concetto di libro, non che gli altri non lo fossero ma sono riconducibili a una fase che oserei definire “sperimentale”. Una volta preso pieno possesso delle logiche editoriali, mi sono sforzato di realizzare questo progetto nei limiti del possibile completo: dal formato tascabile e quindi facile da portare con sé, fino ai contenuti che trattano l’evoluzione della radiofonia libera italiana dagli albori fino ai giorni nostri senza trascurare quegli elementi che la condizionarono come le emittenti degli anni ’60, la Rai e Radio Monte Carlo. Il tutto nell’arco di 274 pagine, 30 capitoli, 80 interviste e una miriade di storie e aneddoti. C’è da aggiungere che non mi sono limitato come nei precedenti lavori ad ascoltare quelli che lavorano davanti al microfono, ma anche coloro come registi, antennisti e addirittura avvocati spesso relegati in secondo piano ma preziosissimi per la messa in onda, in modo da dare un quadro il più completo possibile del panorama radiofonico italiano passato, presente e anche futuro.

  • Hanno risposto in tantissimi alla tua richiesta di proporre un contenuto per il libro. E stato difficile contattarli? Hanno tutti risposto con entusiasmo?

Confesso che per contattare la maggior parte dei diretti interessati, sebbene se ne parli spesso troppo e male, mi sono stati di grande aiuto i social network, in alcuni casi gli stessi protagonisti delle interviste mi hanno suggerito e messo in contatto con altri operatori del mondo radiofonico. Hanno quasi tutti aderito di buon grado e quei pochi che hanno declinato l’invito lo hanno fatto con molta eleganza.

  • Com’è cambiata la radio dall’epoca pionieristica ad oggi? E in che cosa è migliorata e peggiorata?

Sono cresciuto con le radio degli anni ’70 e ’80 e da allora di acqua sotto i ponti ne è passata davvero parecchia. Una volta si usavano le cassettine e i giradischi, ora ci sono i computer e la qualità digitale, le emittenti si sono dovute necessariamente adeguare ai tempi anche perché e lo dico da nostalgico, sarebbe impensabile proporre oggi la radio di 40 anni fa. La radio oggi è un ibrido a braccetto con la televisione e i social, questo l’ha un po’ snaturata. Se da un lato ha guadagnato in professionalità e tecnologia essendosi trasformata in business, dall’altro ha perso un po’ di quella spontaneità che la contraddistingueva nei primi anni della sua esistenza. L’elemento video le ha fatto perdere un po’ della sua magia, cosi come la conoscenza musicale degli operatori si è affievolita a causa delle playlist programmate da altri. Una volta si portavano i dischi da casa e per ovvi motivi si conoscevano alla perfezione. Oggi però ci sono i podcast che ti permettono di riascoltare contenuti che anni fa sarebbero andati perduti. Parlavo qualche giorno fa con una celebre voce, che non sarebbe male recuperare oggi qualche elemento tipico della radio di ieri, di sicuro con i debiti aggiustamenti non sfigurerebbe. Non penso però che la radio sia peggiorata, coincide con il periodo temporale che stiamo vivendo, tra qualche anno probabilmente avremo una radio diversa.

  • A che pubblico è rivolto “Voci alla Radio”? A chi pensavi quando l’hai scritto?

Con un pizzico di presunzione, ho provato, sebbene non sappia fino a che punto sia riuscito, a scrivere un libro che avesse valore anche didattico. “Voci alla Radio” si rivolge agli operatori del settore che potranno ritrovarsi in tante delle situazioni descritte al suo interno, allo stesso tempo, come dicevo, si rivolge agli appassionati del mezzo che vi si accostano per la prima volta e di conseguenza vogliono saperne di più. Si parla di storia delle radio libere fin dagli albori, mescolando elementi nozionistici se vuoi più impegnativi, a quelli divertenti che di certo non mancavano, con l’intento di rendere la lettura spensierata e mai noiosa, un po’ come dovrebbe essere la radio che concepisco io, non a caso considero “Voci alla Radio” una vera e propria emittente su carta.

  • “Voci alla Radio” parla della radiofonia fino ai giorni nostri. Guardiamo al futuro. In occasione del World Radio Day come pensi che evolverà la radio del futuro?

Sono del parere che la radio del futuro evolverà sempre più verso i contenuti, in parole povere poco “flusso” e molte chiacchiere, chi vorrà ascoltare musica avrà appositi canali dedicati, come d’altronde avviene già adesso con lo streaming e le web radio. Il conduttore sarà un tuttologo (lo è già ora) non nell’accezione dispregiativa del termine, semmai potrà permettersi di proporre con l’ausilio di esperti del settore, gli argomenti più disparati riascoltabili poi in modalità podcast.

  • Tra due anni, ricorreranno i cento anni di radio in Italia. Che augurio vorresti fare al mezzo?

Che sia sempre vivo e in grado di coinvolgere gli ascoltatori, farli viaggiare con la fantasia e allo stesso tempo informarli in modo preciso e autorevole, staccandosi da quella logica tipica di certi canali come i social network, dispensatori di notizie travisate e deformate.

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La storia della Rai raccontata su Radio Techetè

Inizia nel 1924 l’avventura radiofonica dell’Uri, poi Eiar per arrivare infine alla Rai, che diventa azienda radiotelevisiva nel 1954.

Nella puntata di “Viaggio nel tempo, dal passato al futuro”, in onda su Radio Techetè mercoledì 10 novembre alle 00.30 e alle 12.30 (come annunciato da un comunicato Rai), il professor Mario Morcellini, direttore dell’Alta Scuola di Comunicazione Unitelma Sapienza, ripercorrerà le tappe più importanti della storia della Rai.

Per lo studioso di comunicazione, il digitale può essere per il Servizio Pubblico lo strumento utile per coinvolgere socialmente e culturalmente le periferie, mentre per la Radio, secondo Morcellini, l’ennesima rinascita arriva con l’avvento delle nuove tecnologie.

Dall’analisi del docente di Unitelma, nella società digitale, l’intrattenimento, lo sport, l’informazione politica e la pubblicità potranno rinnovarsi prendendo spunto dal meglio del passato, unendo innovazione e tradizione.

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Le tre vite (due radiofoniche) di Lisa Sergio in un libro di Sandro Gerbi

Mentre la Radio ha recentemente pianto la scomparsa di uno dei suoi protagonisti di altri tempi (parlo di Elio Pandolfi, che è stato un ‘gigante’ della ‘commedia radiofonica’ qualche decennio fa, spesso in coppia con Antonella Steni), in tema di storia del mezzo in Italia va segnalato senza dubbio il libro di Sandro Gerbi ‘La voce d’oro di Mussolini’ (Neri Pozza).

È dedicato a una protagonista della Radio nel periodo fascista (quando l’Eiar era il mezzo più utilizzato per la propaganda del regime e appunto di Mussolini in prima persona), che però ebbe poi una imprevista ‘seconda vita’ tutta diversa, in cui di nuovo la Radio fu al centro, e infine persino una terza.

Chi era infatti l’elegante figurina che la sera del 9 maggio 1936, dai gradini più alti del Vittoriano, trasmetteva in inglese il famoso discorso di Mussolini sulla conquista dell’Impero? Si trattava di Lisa Sergio (1905-1989), che stava vivendo la sua prima incarnazione: quella della «fervente fascista», specie in campo radiofonico (con riferimento soprattutto alle trasmissioni per l’estero), nota nel mondo come la «voce d’oro» di Roma, come da titolo del libro in questione.

Giornalista fiorentina plurilingue, di madre americana e padre napoletano, nel 1937 fu però clamorosamente licenziata dal Ministero della Propaganda, forse perché sospettata di mormorare contro il regime ma più probabilmente perché ritenuta troppo loquace circa una sua breve relazione con il genero del duce Galeazzo Ciano. Già così la storia di Lisa Sergio è intrigante, ma c’è ben altro.

Protetta da Guglielmo Marconi, approdò infatti negli Stati Uniti nel 1937 e ricominciò lì una brillante carriera radiofonica all’insegna della democrazia americana: la sua seconda vita, appunto. Anche qui divenne una voce della Radio molto popolare, fu amica di Eleanor Roosevelt e poi anche consulente di Martin Luther King.

Senonché, per una singolare seconda svolta del destino, dopo la guerra, ottenuta la nazionalità statunitense, fu accusata dall’FBI di simpatie per il comunismo e allontanata di nuovo dalla Radio, nonché inserita in specifiche «liste nere» dai seguaci del maccartismo. Alla fine decise di trasferirsi a Washington, dove si reinventò come conferenziera.

Il libro di Gerbi, frutto di un trentennale scavo in archivi pubblici e privati, racconta dunque la sua triplice, avventurosa esistenza. E cerca allo stesso tempo di narrare alcune verità che lo scorrere del tempo, la concretezza dei documenti e l’ostinazione propria dei ricercatori come Gerbi hanno permesso di conoscere.

Mauro Roffi
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‘Radio Rai Ricorda’ torna in onda l’8 settembre

Dopo l’esordio del 2 giugno scorso, va in onda mercoledì 8 settembre, in un’altra data emblematica della storia italiana, alle 15.05 su Radio1 Rai, la seconda puntata di ‘RRR, Radio Rai Ricorda’.

Ricordiamo da parte nostra che, complessivamente, si tratta di sei puntate curate da Walter Veltroni per raccontare la storia della Radio in Italia, per ritrovare suoni, programmi, musiche, voci che sono nella nostra memoria collettiva.

Un appuntamento, dunque, che dovrebbe interessare tutti e che dovrebbe forse costituire un fiore all’occhiello di Radio Rai ma si ha quasi l’impressione che l’emittente pubblica non ci creda fino in fondo, visto che la promozione dell’iniziativa non è così intensa come ci si potrebbe aspettare e questo nonostante la grande notorietà dell’autore del programma.

In ogni caso, per chiunque sia sensibile a questi temi (come sicuramente lo sono i lettori di FM-world), vanno in onda nella rubrica di Veltroni documenti storici di eccezionale rilevanza, recuperati dalle teche Rai e da altre fonti, che hanno costituito e costituiscono la fonte essenziale del sapere degli italiani, prima e dopo l’arrivo della Televisione e dei nuovi media.

Il materiale è tratto dai giornali radio, dai documentari, dai programmi d’intrattenimento, di sport, dal ricco varietà radiofonico. La struttura della rubrica testimonia così anche l’evoluzione dei linguaggi del mezzo.

Divisa per periodi storici, la trasmissione consente all’ascoltatore di partecipare al gioco unico della memoria e delle emozioni e di rivivere insieme la propria storia e quella del proprio Paese.

La regia è di Alex Messina e il programma è realizzato con la partecipazione di Andrea Borgnino (che, lo ricordiamo, è a capo della meritoria rete Rai Radio Techetè) e di Elisabetta Malantrucco.

Servizio a cura di Mauro Roffi

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In attesa delle nuove indagini, quali erano le radio più ascoltate vent’anni fa?

Tra circa un mese terminerà il secondo trimestre dell’indagine RadioTer 2021.

Dai risultati ottenuti, saranno ricavati i dati relativi al primo semestre di quest’anno.

In attesa di capire se vi saranno movimenti particolari e novità, ci siamo chiesti che cosa succedeva vent’anni fa, nel 2001.

Siamo risaliti agli ‘annuali’ di Audiradio relativi al giorno medio ieri.

Su una base popolazione di 51.653.000 persone, 34.998.000 dichiaravo di ascoltare la radio ogni giorno, mentre 42.426.000 era il contatto settimanale.

Questa la classifica delle ‘top 25’, che include emittenti nazionali, superstation/syndication e locali.

AUDIRADIO (gmi) – Annuali 2001

1. Rai Radio1 – 7.969.000
2. Radio Deejay – 5.558.000
3. Rai Radio2 – 5.276.000
4. RTL 102.5 – 4.398.000
5. RDS Radio Dimensione Suono – 4.051.000
6. Radio Italia Solo Musica Italiana – 4.004.000
7. Radio 105 – 3.333.000
8. Radio Monte Carlo – 2.245.000
9. Lattemiele – 2.019.000
10. Radio Italia Network – 2.012.000
11. Rai Radio3 – 2.011.000
12. Radio Maria – 1.667.000
13. Radio Subasio – 1.520.000
14. Rai Isoradio – 1.441.000
15. Radio Capital – 1.390.000
16. Radio 24 – 1.209.000
17. Radio 101 One-O-One – 1.108.000
18. Radio Kiss Kiss – 961.000
19. Radio Italia Anni 60 – 866.000
20. Radio Cuore – 854.000
21. Discoradio – 845.000
22. Radio Company – 693.000
23. Radio Zeta – 613.000
24. Radio Kiss Kiss Italia – 537.000
25. Radio Margherita – 523.000

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‘Studio Aperto’ racconta la storia di Radio Esercito

Lunedì 6 luglio 2020 hanno preso il via i programmi “pubblici” di Radio Esercito.

L’emittente, dopo un anno di diffusione via intranet, è ascoltabile in streaming dal sito www.esercito.difesa.it e via app – tra cui quella di FM-world.

Oggi ‘Studio Aperto’ ne ha raccontato la storia attraverso le parole del Magg. Alessandro Faraò (che ne è il direttore) e dello staff che ogni giorno cura il palinsesto.

Questo il servizio del Tg Mediaset.

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