Radio Pico si racconta: 47 anni di un’emittente legata al territorio

Radio Pico è una delle storiche emittenti dell’Emilia, nata 47 anni fa e fortemente radicata anche in parte del Veneto e della Lombardia.

Lunedì 4 settembre alle 21.15, in Piazza Matteotti a San Felice sul Panaro (Mo), si terrà un incontro pubblico dove se ne racconterà la storia.

Ad organizzare l’evento è CNA, in occasione della locale Fiera.

“Si tratta di un’occasione” – riporta il sito della radio“per conoscere gli aneddoti e la storia di un’emittente che è stata in grado di raggiungere un ampio pubblico nel corso di quasi mezzo secolo, su un territorio altrettanto vasto. Saranno quattro chiacchiere con i ‘Tre Amigos’ e Alberto Nicolini di Radio Pico, per divertirsi, parlando di comunità e radio e di come Radio Pico sta affrontando i cambiamenti legati al mondo dell’emittenza radiofonica”.

L’iniziativa è ad ingresso gratuito.

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La storia delle tv private raccontata su SuperSix

La storia della tv private e dei circuiti televisivi sarà al centro della nuova puntata di “Gam: game, art e media”.

Il programma è condotto da Marco Santolamazza e va in onda ogni domenica alle 14.00 su SuperSix.

L’appuntamento del 23 luglio avrà come ospite Carmelo Aurite, giornalista e autore del volume “La TV privata – La pop TV”.

Durante il programma, si analizzerà l’evoluzione radiotelevisiva, dalla pionieristica era delle “TV libere” sino al recentissimo “digitale terrestre 2”.

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Tanti auguri Radio Milano International

Il 10 marzo 1975 nasceva Radio Milano International, da un’idea dei fratelli Angelo e Rino Borra, Piero e Nino Cozzi.

Di fatto, pur non essendo la prima accensione in assoluto in FM, con il suo esordio prendeva il via la radiofonia privata in Italia, in un’epoca ancora pioneristica.

La stessa Radio Milano International – come riporta anche il proprio sito – fu fermata per alcuni giorni giorni in seguito a vicissitudini legali su cui riuscì ad avere la meglio, riprendendo legalmente le trasmissioni e rompendo definitivamente il monopolio di Stato.

Tantissimi i nomi che hanno trasmesso su “Magic 101”, intraprendendo carriere importanti non solo in ambito radiofonico: da Gerry Bruno a Claudio Cecchetto, da Gigio D’Ambrosio a Lilli Guacci, da Moreno Guizzo a Jonathan Jan, da Massimo Oldani all’indimenticabile Leonardo “Leopardo” Re Cecconi, da Gerry Scotti a Fausto Terenzi, da Dr. Vibes a Patrizia Zani.

A fine anni ’80, Radio Milano International evolve in One-O-One Network e prende il via la scalata nazionale.

Nel 2005, la rete passa a Mondadori che dà il via a R101, ma Radio Milano International torna a pulsare – grazie al web – nel 2017, per poi continuare a crescere, tanto da offrire oggi un prodotto differenziato su tre reti.

E proprio di recente, l’emittente ha rinnovato la propria immagine, con un logo più contemporaneo, senza tradire le proprie origini.

Tanti auguri Radio Milano International, tanti auguri alla radiofonia privata italiana!

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World Radio Day: su Talkmedia, riaffiorano i ricordi di tanti radiofonici

Il World Radio Day si conferma una giornata in cui il mezzo viene ricordato e valorizzato sotto vari aspetti.

Uno di questi è stato (ed è tuttora) centrale su Talkmedia, il gruppo Facebook legato a FM-world, da sempre aperto alle riflessioni degli utenti, on-line all’indirizzo www.facebook.com/groups/fmworld22.

Nella Giornata Mondiale della Radio, un post è stato dedicato ai ricordi legati alle proprie esperienze radiofoniche e soprattutto ad immagini che ne ritraessero un istante.

La reazione è stata immediata, tanto che centinaia di addetti ai lavori (chi in emittenti nazionali, chi in emittenti locali, alcune delle quali non più esistenti) hanno condiviso momenti storici e importanti della propria carriera.

Tra i vari, nomi quali Marco Baldini, Isabella Eleodori, Marco Biondi, Davide Lentini, Maurizio Modica e molti altri che, spontaneamente, hanno deciso di partecipare a quello che è diventato quasi un ‘contest’ in occasione del World Radio Day (nell’immagine di copertina, uno scatto di Marco Rimondi, ex Rete Alfa, mentre qui a fianco un’immagine di Gianfranco Migliorini di fine anni ’70).

Di certo, quello che è emerso è che l’Italia dispone di un enorme patrimonio di emittenti e di professionisti, che forse – e quindi dovremmo ricordarcelo anche noi di FM-world – dovremmo menzionare più spesso.

Ancora buona Giornata Mondiale della Radio a tutti!

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La storia dell’FM italiana raccontata nel nuovo libro di Enzo Mauri

Un vero e proprio viaggi nella storia dell’FM italiana, raccontata direttamente dai protagonisti.

È “Voci alla radio”, il nuovo libro di Enzo Mauri, conduttore, giornalista e protagonista nel settore della radiofonia da oltre quarant’anni.

Il testo, pubblicato da Armando Editore, racconta come si è evoluto il mezzo dall’epoca pioneristica ad oggi, mettendo a confronto diversi racconti e testimonianze.

Per saperne di più, abbiamo intervistato Enzo Mauri.

  • “Voci alla Radio” è la storia della FM italiana raccontata dai protagonisti: come nasce questo volume?

“Voci alla Radio” rappresenta la logica evoluzione di un progetto iniziato quasi per gioco circa tre anni fa con “Quelli della Radio”. Era poco più di un opuscolo nato per sensibilizzare gli appassionati verso il mezzo di comunicazione per antonomasia considerato, secondo me a torto, parente minore della tv. Il successivo “Qui Radio Libera” è stato concepito durante il lockdown proprio per esorcizzare quei momenti drammatici, quando da un giorno all’altro ci ritrovammo tutti rinchiusi dentro casa senza sapere come sarebbe andata a finire. Non è un caso che abbia usato i verbi “nascere” e “concepire”, per usare una metafora considero questa trilogia come un figlio che ha attraversato i vari stadi dell’esistenza: dall’infanzia all’adolescenza fino a divenire adulto. “Voci alla Radio” è un volume con molti elementi in comune con i lavori precedenti, riproposti in forma migliorata, ampliata e aggiornata.

  • Sei ormai un punto di riferimento nella pubblicazione di testi dedicati al mezzo: in che cosa si distingue “Voci alla Radio” rispetto ai precedenti?

“Voci alla Radio” è quanto di più vicino al mio concetto di libro, non che gli altri non lo fossero ma sono riconducibili a una fase che oserei definire “sperimentale”. Una volta preso pieno possesso delle logiche editoriali, mi sono sforzato di realizzare questo progetto nei limiti del possibile completo: dal formato tascabile e quindi facile da portare con sé, fino ai contenuti che trattano l’evoluzione della radiofonia libera italiana dagli albori fino ai giorni nostri senza trascurare quegli elementi che la condizionarono come le emittenti degli anni ’60, la Rai e Radio Monte Carlo. Il tutto nell’arco di 274 pagine, 30 capitoli, 80 interviste e una miriade di storie e aneddoti. C’è da aggiungere che non mi sono limitato come nei precedenti lavori ad ascoltare quelli che lavorano davanti al microfono, ma anche coloro come registi, antennisti e addirittura avvocati spesso relegati in secondo piano ma preziosissimi per la messa in onda, in modo da dare un quadro il più completo possibile del panorama radiofonico italiano passato, presente e anche futuro.

  • Hanno risposto in tantissimi alla tua richiesta di proporre un contenuto per il libro. E stato difficile contattarli? Hanno tutti risposto con entusiasmo?

Confesso che per contattare la maggior parte dei diretti interessati, sebbene se ne parli spesso troppo e male, mi sono stati di grande aiuto i social network, in alcuni casi gli stessi protagonisti delle interviste mi hanno suggerito e messo in contatto con altri operatori del mondo radiofonico. Hanno quasi tutti aderito di buon grado e quei pochi che hanno declinato l’invito lo hanno fatto con molta eleganza.

  • Com’è cambiata la radio dall’epoca pionieristica ad oggi? E in che cosa è migliorata e peggiorata?

Sono cresciuto con le radio degli anni ’70 e ’80 e da allora di acqua sotto i ponti ne è passata davvero parecchia. Una volta si usavano le cassettine e i giradischi, ora ci sono i computer e la qualità digitale, le emittenti si sono dovute necessariamente adeguare ai tempi anche perché e lo dico da nostalgico, sarebbe impensabile proporre oggi la radio di 40 anni fa. La radio oggi è un ibrido a braccetto con la televisione e i social, questo l’ha un po’ snaturata. Se da un lato ha guadagnato in professionalità e tecnologia essendosi trasformata in business, dall’altro ha perso un po’ di quella spontaneità che la contraddistingueva nei primi anni della sua esistenza. L’elemento video le ha fatto perdere un po’ della sua magia, cosi come la conoscenza musicale degli operatori si è affievolita a causa delle playlist programmate da altri. Una volta si portavano i dischi da casa e per ovvi motivi si conoscevano alla perfezione. Oggi però ci sono i podcast che ti permettono di riascoltare contenuti che anni fa sarebbero andati perduti. Parlavo qualche giorno fa con una celebre voce, che non sarebbe male recuperare oggi qualche elemento tipico della radio di ieri, di sicuro con i debiti aggiustamenti non sfigurerebbe. Non penso però che la radio sia peggiorata, coincide con il periodo temporale che stiamo vivendo, tra qualche anno probabilmente avremo una radio diversa.

  • A che pubblico è rivolto “Voci alla Radio”? A chi pensavi quando l’hai scritto?

Con un pizzico di presunzione, ho provato, sebbene non sappia fino a che punto sia riuscito, a scrivere un libro che avesse valore anche didattico. “Voci alla Radio” si rivolge agli operatori del settore che potranno ritrovarsi in tante delle situazioni descritte al suo interno, allo stesso tempo, come dicevo, si rivolge agli appassionati del mezzo che vi si accostano per la prima volta e di conseguenza vogliono saperne di più. Si parla di storia delle radio libere fin dagli albori, mescolando elementi nozionistici se vuoi più impegnativi, a quelli divertenti che di certo non mancavano, con l’intento di rendere la lettura spensierata e mai noiosa, un po’ come dovrebbe essere la radio che concepisco io, non a caso considero “Voci alla Radio” una vera e propria emittente su carta.

  • “Voci alla Radio” parla della radiofonia fino ai giorni nostri. Guardiamo al futuro. In occasione del World Radio Day come pensi che evolverà la radio del futuro?

Sono del parere che la radio del futuro evolverà sempre più verso i contenuti, in parole povere poco “flusso” e molte chiacchiere, chi vorrà ascoltare musica avrà appositi canali dedicati, come d’altronde avviene già adesso con lo streaming e le web radio. Il conduttore sarà un tuttologo (lo è già ora) non nell’accezione dispregiativa del termine, semmai potrà permettersi di proporre con l’ausilio di esperti del settore, gli argomenti più disparati riascoltabili poi in modalità podcast.

  • Tra due anni, ricorreranno i cento anni di radio in Italia. Che augurio vorresti fare al mezzo?

Che sia sempre vivo e in grado di coinvolgere gli ascoltatori, farli viaggiare con la fantasia e allo stesso tempo informarli in modo preciso e autorevole, staccandosi da quella logica tipica di certi canali come i social network, dispensatori di notizie travisate e deformate.

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La storia della Rai raccontata su Radio Techetè

Inizia nel 1924 l’avventura radiofonica dell’Uri, poi Eiar per arrivare infine alla Rai, che diventa azienda radiotelevisiva nel 1954.

Nella puntata di “Viaggio nel tempo, dal passato al futuro”, in onda su Radio Techetè mercoledì 10 novembre alle 00.30 e alle 12.30 (come annunciato da un comunicato Rai), il professor Mario Morcellini, direttore dell’Alta Scuola di Comunicazione Unitelma Sapienza, ripercorrerà le tappe più importanti della storia della Rai.

Per lo studioso di comunicazione, il digitale può essere per il Servizio Pubblico lo strumento utile per coinvolgere socialmente e culturalmente le periferie, mentre per la Radio, secondo Morcellini, l’ennesima rinascita arriva con l’avvento delle nuove tecnologie.

Dall’analisi del docente di Unitelma, nella società digitale, l’intrattenimento, lo sport, l’informazione politica e la pubblicità potranno rinnovarsi prendendo spunto dal meglio del passato, unendo innovazione e tradizione.

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