Su Spotify Italia a Natale, Quevedo batte Mariah Carey

A livello mondiale, la classifica di questa settimana di Spotify vede al vertice Mariah Carey.

La sua “All I want for Christmas is you”, a 28 anni dalla sua uscita, torna ancora a dominare le chart a ridosso del Natale.

Il successo del brano non è però analogo anche in Italia.

Nel nostro Paese, nell’ultima settimana, Mariah Carey si è piazzata soltanto nona, superata da diverse hit contemporanee.

Stabile al vertice di Spotify Italia si colloca Quevedo, prodotto da Bizarrap, con “Bzrp Music Session, Vol. 52”, meglio nota ai più come “Quédate”.

Il vero e proprio tormentone della piattaforma digitale, primo anche nella classifica FIMI dei singoli e ottimamente collocato anche su YouTube, è tuttavia messo in secondo piano dalle radio italiane, ad eccezione di quelle più orientate verso la dance.

Secondo l’ultimo aggiornamento di EarOne, il pezzo più trasmesso ‘via etere’ è “Se lo senti lo sai” di Jovanotti, mentre Radio Airplay vede al vertice Ed Sheeran con “Celestial”.

Spotify a supporto del brand radiofonico: il caso di Veronica One Hit Station

“Play Xmas” è solo una delle ultime arrivate, ma da qualche tempo Veronica One Hit Station – una delle principali emittenti regionali del Piemonte – propone playlist tematiche su Spotify.

Ma l’ascolto di Spotify non rischia di allontanare gli utenti dalla radio? O al contrario ne consolida il brand anche su altre piattaforme?

Abbiamo contattato il direttore artistico dell’emittente Benny Castelli per spiegare le strategie della hit station torinese.

Da qualche tempo, Veronica One ha dato il via a playlist su Spotify: perché questa scelta?

L’idea è per certi versi banale: tu ascolti le nostre selezioni e, se ti piacciono, magari poi ascolti V1HS perché vuoi capire se sono complementari, un servizio in più per chi ci ascolta, un modo per ricordarti di noi anche quando usi Spotify. Però dietro c’è di più. Il mio sforzo quotidiano e quello del team è fornire un esperienza d’ascolto che sia sempre “qui e ora”. Per farlo bisogna conoscere e saper usare le diverse opportunità che oggi abbiamo per supportare un brand radiofonico rinnovato come il nostro e che quindi ha bisogno di azioni di spinta. Tra queste azioni c’è anche Spotify, che vogliamo appunto utilizzare come rinforzo del nostro progetto. Questa piattaforma, come le altre, può essere quindi usata come side effort, un viatico per lasciare meta-messaggi positivi a chi usufruisce delle nostre playlist, soprattutto culturalmente perché non si può fare una Radio senza avere una robusta cultura musicale.

Spostare ascoltatori verso Spotify non rischia di allontanare la gente dall’abitudine di ascoltare la radio?

Gli ascoltatori sono esseri umani che sanno che le piattaforme come Spotify sono strumenti, utilissimi ma rimangono strumenti, tools per l’ascolto. Quando una emittente trasmette, lo fa grazie al lavoro di persone nella stessa unità di tempo dentro la quale altre persone l’ascoltano. La Radio è reale, esiste adesso come esisti tu che la stai ascoltando. È questa la sua skill imbattibile che nessuna piattaforma on-demand possiede. Nemmeno i podcast regalano quel calore che il prodotto umano live emana. Si entra nell’ambito dello studio delle dinamiche psicosociali. Gli esseri umani amano la Radio perche essa non si fa con gli algoritmi ma con le persone. La Radio è tridimensionale. Non è affatto una visione romantica, è sociologia: “compagnia” è quel sostantivo che traduce in una parola il rapporto di vicinanza, di intimità e questa si genera tra persone, non tra persone e macchine. Gli umani ascoltano la Radio non per abitudine ma perché ha dentro altri umani. Anche Spotify ha degli esseri umani dentro ma non sono con te nella tua stessa unità di tempo: sono Alive ma non Live. La differenza è abissale.

Che tipo di playlist avete scelto? Si discostano da ciò che va in onda in radio?

Oggi stiamo fortemente rilanciando il brand V1HS e non posso permettermi errori nella selezione musicale. Con le playlist invece possiamo fare spazio a generi non strettamente allineati alla nostra programmazione ed al design editoriale. Le selezioni sono studiate per scopi precisi e possono essere fruite per sonorizzare momenti della giornata. Da “Aperitif Chic” con dentro suoni giusti per ricreare l’atmosfera da aperitivo metropolitano a “Rap Couture”, con dentro otto ore di storia Hip Hop, da “Funky Coolness” che racconta quasi cinquant’anni di Funk e Soul, fino all’ultima dedicata alle feste natalizie, “Play Xmas”, che suona diversa dalle solite compilation del periodo con “chicche” sonore da più latitudini del Pianeta. Questa settimana abbiamo lanciato “Brandnew Rock” che adoro perché è una selezione di band e artisti non mainstream, giovani o giovanissimi punkers e rockers dal mondo che stanno riscrivendo lo stile mantenendo fedeltà con la storia sonora del Rock.

La radio deve temere Spotify o vive un mondo parallelo dove non si incrocia?

La Radio ha già dimostrato di non essere parallela a nessun media, infilandocisi dentro ogni volta che un nuovo media nasceva. Non era il Video a voler assassinare la Radio? Beh, a quarantadue anni da quell’anatema dei The Buggles, è successo che la Tv non ha affatto ucciso la Radio e che la Radio usa la Tv per aumentare la sua capillarità. Comparare la Radio alle piattaforme streaming on-demand è come come voler mettere sullo stesso piano il suono di un disco di vinile con quello digitalizzato di un file. Quest’ultimo è utilissimo e funziona ma il primo ti regala calore e tridimensionalità. La Radio non deve temere Spotify ma questi sistemi complessi devono essere analizzati, studiati, compresi e, quando e se possibile, sfruttati.

Per finire, una domanda personale: lo station manager di un’emittente importante come Veronica One, quanto tempo ha a disposizione per Spotify e le altre piattaforme?

Va necessariamente trovato. Fa parte del lavoro dentro il nostro progetto. Il tempo è quel valore senza prezzo che manca un po’ a chiunque, figuriamoci a chi fa un lavoro manageriale, in qualsiasi campo. Mi aiuta un po’ il fatto che sono da sempre un “night surfer” che un tempo passava le notti ascoltando le Radio dal mondo e oggi spesso le passa ascoltando artisti e le loro canzoni, le annoto e poi successivamente diventano selezioni musicali. Come ti ho già detto, non si può fare questo mestiere senza conoscere i prodotti musicali, tutti anche quelli che gradisci meno perché le persone che ascoltano sono il motore, sono la spiegazione del perché noi esistiamo e meritano tutto il rispetto possibile. Chi si farebbe mai aiutare da un avvocato che non ha studiato la legge o chi si farebbe curare da un medico che non conosce il corpo umano? Credo proprio nessuno. La Radiofonia è una realtà molto seria con dentro molteplici mestieri e gli ascoltatori sanno perfettamente riconoscere chi è preparato e chi no. La Radio deve saper mettere insieme in metrica la musica e le parole. Per farlo, la musica va conosciuta e le parole, come diceva Nanni Moretti, sono importanti.

A cura di Nicola Franceschini

Spotify 2022: l’artista più ascoltato in Italia è Sfera Ebbasta, mentre “Brividi” spicca tra i brani

Sfera Ebbasta è l’artista più ascoltato dell’anno su Spotify Italia.

Il dato emerge dal resoconto di Spotify Wrapped 2022, dove in seconda posizione si colloca Lazza ed in terza thasup.

“Brividi” di Mahmood e Blanco, invece, è il brano più ascoltato nel nostro Paese.

La “Top Songs Italia” vede secondo Rhove con “Shakerando” e terzi Rkomi e Elodie con “La coda del diavolo”.

Non spiccano sul proprio territorio, ma sono gli italiani più ascoltati all’estero, invece, i Måneskin, seguiti dai Meduza e da Gabry Ponte.

L’artista tuttavia al vertice della classifica mondiale è la star portoricana Bad Bunny, che conferma la prima posizione per il terzo anno consecutivo, mentre “As it was” di Harry Styles è il pezzo con il più alto numero di stream in assoluto.

Spotify lancia le classifiche locali

Questa settimana, nel podcast di FM-world parliamo di Spotify.

La nota piattaforma di streaming ha lanciato, da pochi giorni, le nuove classifiche locali.

Oltre alla chart globale ed a quelle suddivise nazione per nazione, è ora possibile consultare i brani più ascoltati nelle singole città di Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli.

Un’ulteriore ‘frammentazione’ che permette di capire quali sono gli artisti ed i brani più amati, a seconda delle aree del Paese.

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Spotify rilancia partendo da Milano

C’è una novità di un certo rilievo per ciò che riguarda le attività di Spotify nel nostro Paese e anche altrove. È stata infatti inaugurata pochi giorni fa a Milano ‘Casa Spotify’, in via Joe Colombo 4, nel bel mezzo del quartiere ‘super trendy’ di Porta Nuova, non lontano dalla nota piazza Gae Aulenti. Si tratta naturalmente della nuova sede italiana della notissima piattaforma di audio streaming mondiale, forte di più di 433 milioni di utenti, ma anche di qualcosa di ben più rilevante.

Dagli uffici di via Joe Colombo, ospitati in una villa a sei piani in cui lavoreranno più di 100 dipendenti di oltre 10 nazionalità diverse, saranno infatti coordinate tutte le operazioni della società svedese rivolte a un’area del Sud Est Europa che comprende ben 28 Paesi: si va dalla Spagna alla Turchia, passando per la Polonia, rivolgendosi a un pubblico potenziale calcolato in circa 300 milioni di utenti.

La scelta di Milano per guidare lo sviluppo di Spotify in una fetta così rilevante del nostro continente appare dunque quanto mai significativa e Federica Tremolada, managing director dell’area europea citata, lo ha confermato durante l’evento inaugurale di Casa Spotify, a cui hanno partecipato artisti italiani di fama internazionale come Francesca Michielin e Sans Soucis: «Milano rappresenta perfettamente la nostra cultura: internazionale, inclusiva, aperta e in continua crescita».

La celebre piattaforma audio, di cui è cofondatore e ceo Daniel Ek, si propone di fare della nuovissima sede di Milano un hub dal respiro internazionale, al centro appunto di tutte le operazioni della regione Sud e Est Europa, oltre che un punto di riferimento per tutti coloro che gravitano attorno all’universo Spotify.

“Milano è appunto una città che è lo specchio perfetto della nostra cultura internazionale. – ha continuato TremoladaLe stesse stanze rappresentano le diverse sfaccettature culturali della regione europea di cui parliamo: le sale riunioni, ad esempio, prendono il nome di ‘Plus Ultra’ o ‘Estate Italiana’, due playlist italiane, oppure di XRey, il primo podcast originale che abbiamo lanciato in Spagna, che rivela la storia dell’ex Re Juan Carlos. E ci sono altre stanze dedicate alla musica internazionale, come Israeli Jazz o RapGeneracja in Polonia”.

Con questa iniziativa Spotify conferma anche di voler puntare a raggiungere gli ambiziosi obiettivi previsti nelle sue tre linee di business: Music, Podcast e Audiolibri. L’azienda ha chiuso il secondo trimestre dell’anno con 2,86 miliardi di dollari di ricavi (+23% in un anno) e, tra musica e podcast, punta adesso a raggiungere 1 miliardo di utenti e 50 milioni di creator entro il 2030.

Mauro Roffi
[email protected]

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Guido Bagatta in onda su Spotify nel ‘drive time’

Non c’è solo Radio Deejay tra gli impegni “in voce” di Guido Bagatta.

Il noto conduttore ha dato il via alla seconda stagione di “Guido alle sette”, programma trasmesso su Spotify ogni tardo pomeriggio alle 19.00, dove vengono affrontati (e messi a confronto) temi di attualità.

Quest’anno non è più in onda con lui Romina Minadeo, ma “il giovane Dionigi”.

“Guido alle sette” si ascolta cliccando QUI.

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