“Abbiamo un ascolto attento e di qualità”: FM-world intervista Simona Sala, direttrice di Rai Radio2

Radio Rai a Sanremo: una presenza importante, forse come non mai. E una location aggiuntiva, strappata al concorrente principale. Ma non solo di Sanremo abbiamo parlato in questa intervista a 360 gradi con la direttrice di Rai Radio2.

Sanremo 2024

L’edizione 2024 del Festival di Sanremo ha visto una presenza dell’ente radiotelevisivo pubblico che definire preminente è quasi riduttivo. Oltre a due postazioni prestigiose, la Rai vantava un palco gigante e la riconquista di un famoso negozio a fianco dell’ingresso dell’Ariston. Giovedì 8 febbraio abbiamo avuto il piacere di conversare con l’attuale direttrice di Rai Radio2, Simona Sala: lasciando ad altri il compito di commentare artisti e programmi, abbiamo cercato di focalizzarci su infrastrutture e strategie. Questo il resoconto della conversazione. Lungo, per gli standard di FM-world. Ma, vi assicuriamo, degno del vostro tempo. 

L’intervista

M.H. Barsotti: Siamo qui a Sanremo, ospiti di Rai, anzi di Casa Siae dove sono presenti postazioni di Radio Rai e siamo col direttore di Radio Rai2…

S.Sala: …Direttrice, se posso!

M.H.B:  D’accordo. Il presidente, la presidente… chi ne parlava? Comunque Lei oggi è direttrice di Rai Radio 2. Ma prima?

S. Sala: Allora, ho cominciato una quarantina di anni fa come impiegata. Poi ho fatto 13 anni di contratti in Rai come programmista, regista, pubblicista. Poi, come giornalista, ho lavorato nei servizi parlamentari. Ho fatto tanti anni di parlamento, politica. Sono passata al Tg1, come quirinalista: ho seguito sia Napolitano che Mattarella per il Tg1. E ancora, sono diventata vice direttrice del Tg1 e successivamente direttrice di Radio 1. Ho fatto anche un anno la direttrice del Tg3, e da giugno sono direttrice di Radio2.

Un’esperienza globale

È una esperienza un po’ complessa. Un’esperienza globale che non è male, devo dire. Perché ti fa vedere tanti aspetti della società. Tanti aspetti di chi ti sente, di chi ti guarda, che cosa il pubblico vuole da te: veramente interessante. 

M.H.B: Partiamo da questo: Il festival è nato in radio. Dalle vostre teche mi sono stampato questa meraviglia, la programmazione di Rai Rete Rossa il primo giorno della prima edizione del Festival nel 1951.

 

Da Rete Rossa a Radio2

M.H.B: Come vede, era sulla Rete Rossa, l’equivalente di Radio2: stesso colore, seconda rete. Un’edizione che durava un tempo umano, circa due ore. Ora, a quei tempi si ascoltava in radio per necessità. Ma oggi per scelta, esistendo una versione video su Play Sound, DTT e SAT. Chi pensate che sia il pubblico che sceglie invece di ascoltare proprio tramite Radio2?

S.Sala: Penso sicuramente un pubblico che ama la musica. Perché, comunque, noi abbiamo un ascolto di qualità. Ma come mai su Radio2 si ascolta meglio? Sicuramente perché c’è meno confusione. Di fronte alla televisione ci sono famiglie che si riuniscono, l’attenzione potrebbe non essere la stessa. Poi sicuramente ascolta in radio tanta gente che lavora, o magari che fa i turni: medici, infermieri.

Lo vedo anche dai messaggi che riceviamo. Perché poi come radio abbiamo un feedback diretto col pubblico, che ti chiama, che ti dice “Ascolto questo, questo è bello questo mi piace, questo non mi piace”. Poi sono fiera del fatto che quest’anno trasmettiamo anche Fiorello con Viva Rai2 e Viva Sanremo. Quindi non solo Festival. Siamo l’unica radio che può trasmettere tutto in diretta. 

Anche se altre radio un po’… come dire… ok: diciamo che lo mettono in sottofondo.

Trasmettiamo Fiorello sia la notte che la mattina alle 6 e mezza, perché vogliamo dare al nostro pubblico la più ampia possibilità di seguirci. Non so, quando vanno a scuola la mattina, in auto.

Radio2 Visual

M.H.B: Radio2 è stata la prima rete Rai a divenire visual radio. Come vedete il pubblico di Radio2 visual ? E’ lo stesso della radio, è diverso? E come sta andando globalmente questo esperimento, passare a visual in modo così importante?

S.Sala: Dovendo scegliere una radio che facesse la visual era chiaro che Radio2 fosse quella, diciamo, più vocata. Noi abbiamo, e questo è un po’ un fiore all’occhiello, anche delle trasmissioni radiofoniche che vanno in TV. Abbiamo degli studi anche televisivi. Per esempio, Radio2 Social Club e la scorsa estate anche Happy Family. Sono due trasmissioni che vengono prodotte in radio: vanno in radio ma hanno anche un appeal televisivo. Lo vediamo anche dagli ascolti. 

È un fenomeno che va studiato perché… Perché è chiaro che i conduttori devono fare uno sforzo in più. Perché sanno che vanno in televisione, quindi hanno anche il visual: sono attenti al modo di vestirsi, al modo di porsi. Però sanno anche che si rivolgono a un pubblico radiofonico. Che può non guardarli. Perché non tutti ci guardano, anche se noi ripetiamo sempre, potete accendere il canale TV 202, e stiamo vedendo come cresce proprio questo canale: ad esempio alle due del pomeriggio. Con delle chicche che Fiorello fa apposta per noi. E abbiamo un riscontro forte. 

È chiaro che i numeri non sono i numeri di nessuna radio. Sono dei numeri televisivi… Cioè, il Social club già ha 300-400 mila ascoltatori. Non è questo il pubblico della visual radio. Però è un’occasione in più. 

E poi la cosa bella è che noi abbiamo anche una trasmissione solo radiofonica in video. Cioè, uno studio semplice, due microfoni che sono I lunatici. Ai quali apriamo delle finestre notturne, quando abbiamo la possibilità, su Rai2. E abbiamo un pubblico di affezionati. 

Content is king

S.Sala: Oggi si pensa prima al contenuto. E poi si pensa a come svilupparlo in diversi media. Cioè, hai un contenuto forte? Ok, come lo sviluppo in radio? Come lo sviluppo in tv? Come lo sviluppo sui social? E in podcast? È una cosa su cui mi piace molto riflettere. Certo, a volte serve un’organizzazione un po’ diversa, meno barriere tra i direttori. 

M.H.B.: Infatti mi viene da pensare che forse l’organizzazione classica a reti e tra le reti Rete 1, Rete 2, Radio, TV, Internet, ecc non abbia più senso oggi... 

S.Sala: Noi abbiamo fatto in televisione la rivoluzione dei generi. Che è una rivoluzione che è rimasta a metà. A volte non si capisce bene se sia meglio tornare indietro o se andare avanti; nel caso in cui andassimo avanti, secondo me l’obiettivo a cui puntare è proprio questo. Il rafforzamento del fatto che se io penso a un prodotto lo penso per metterlo su una rete generalista, lo penso per metterlo su una rete di cultura, su una sperimentale. Sono tre cose diverse. È un lavoro forte da fare.  

La radio e i giovani 

M.H.B: Si dice spesso che i giovani non sanno cos’è la radio: perché hanno Spotify, TikTok eccetera. E che ormai la radio abbia un pubblico di persone anziane. Anzi no, ci sono anch’io…

S.Sala:e anch’io, ho (non abbiamo capito N.d.R) anni!

M.H.B: …esatto di persone diciamo non più teen-agers. Ma poi vediamo tanti giovani a Sanremo. Secondo i vostri dati, la radio questi giovani la ascoltano? Perché voi avete – mi risulta – i vostri dati interni, anche se non pubblici. 

 S.Sala: Guarda, è complicato. Perché come sai la Rai è uscita da TER. Adesso si sta trattando per cercare una convergenza. Però è un sistema che non ti consente in realtà una rilevazione reale. Perché è un sistema che si basa sulla memoria. 

E poi ti chiamano e ti dicono “Tu ieri che cosa stavi ascoltando?”.

Se tu dici “Ruggito del coniglio” e non dici “Radio2” il tuo dato non conta. E’ scartato.

Proprio per una trasmissione forte! Più è forte e più non si conta il voto. È un problema grave. 

Spero che si vada verso un accordo per una rilevazione reale. Che è costosa. Ma secondo me sarebbe importante da fare, come è per la TV. E magari un altro tipo di rilevazione. Su questo non sono io personalmente a trattare. 

M.H.B: Certo, è sul tavolo del vostro AD, se capisco bene. 

Niente haters in radio

S.Sala: Avevi chiesto dei giovani. Allora, ho il feedback interno che abbiamo tramite le telefonate. Certo, non è che ci possiamo basare solo su quello, ma è un dato. E cambia molto in base all’orario. Prendiamo Il ruggito del coniglio. L’Italia che ci telefona è un’Italia straordinaria. Perché è la classica Italia che lavora, che affronta i problemi. 

Della vita, dei matrimoni, dei divorzi, dei figli a scuola: sempre con il sorriso. Cioè, sicuramente è un’Italia lontana dagli haters. E questa cosa si ripropone da anni e anni.

Perché Il ruggito del coniglio è una trasmissione che ha preso i nonni, i papà e i figli.  Poi ci sono delle trasmissioni dove addirittura ci chiamano i bambini. A volte le mamme fanno chiamare i bambini per fare una domanda. 

Poi ci sono altre trasmissioni per persone un pochino più “agée” Diciamo così, io tra l’altro ho (non abbiamo capito, N.d.R) anni. Quindi posso dirlo, più “agée”. 

Spotify concorrente delle radio di flusso 

Poi sì, sicuramente Spotify: per forza di cose, il ragazzo entra in macchina, mette il telefono con la sua playlist. Però in questo senso è più la radio di flusso che viene sostituita. Noi facciamo un’offerta di programmi… 

M.H.B.: Quindi solo le radio di flusso soffrono di questo abbandono?

S.Sala: No, questo non credo. Perché comunque molti che fanno radio di flusso fanno belle radio. Anche i nostri concorrenti, questo devo dirlo.

M.H.B: L’ultima domanda che volevo fare è questa: Parliamo di RaiPlay Sound. Questa settimana su Newslinet è uscito un articolo Che dice “BBC Sound da record nel quarto trimestre 2023” Continuano ad aumentare gli ascolti di BBC Proprio su BBC Sound che un tool è molto simile a Rai PlaySound. Esiste una migrazione dall’ascolto sulle vecchie piattaforme FM e DAB alla app proprietaria?

S.Sala: Certo, oggi non è che stai più con la radiolina. E poi oggi se non hai sentito un programma che ti interessa lo cerchi su RaiPlay Sound. Per dire, io ce l’ho quasi sempre aperta, anche per ascoltare in diretta. Ed è importante farlo capire anche ai giovani: Puoi fare il tuo lavoro, vivere la tua vita. E nello stesso tempo puoi sentire un programma che ti piace. È un’occasione in più.

OVS

M.H. Barsotti: Allora io ho finito il domande che mi ero preparato. C’è qualcosa di interessante che vogliamo dire, qualcosa che magari non ho chiesto?

S.Sala: Diciamo questo: intanto abbiamo questo nuovo studio molto importante, che fa parte del villaggio Sanremo. Il villaggio Sanremo inteso proprio come Green Carpet, quindi studio del Prime Time. Del Prima Festival. Poi c’è il famoso Glass di Fiore.  

E poi c’è il famoso negozio-studio OVS dove c’era un’altra radio. Che era un po’ diciamo bizzarro. Perché l’Ariston è poi subito attaccato, a quel negozio.

E quest’anno ci siamo noi. Siamo molto contenti di esserci. Tu hai l’Ariston e poi hai Rai Radio2 che è la radio ufficiale del Festival. E’ proprio una bella visione no? (M.H.B. per FM-World).

 

Webradio e diritti musicali: un incontro per fornire le risposte corrette

Che tipo di rapporto intercorre tra le webradio ed i gestori dei diritti musicali? Quali sono le leggi vigenti per permettere ad una emittente digitale di essere in regola? Come venirsi incontro per rispettare le esigenze di entrambe le parti?

A queste e a molte altre domande si cercherà di dare una risposta ad un incontro, che Fabrizio Tripaldi di Media Stream e Donato Battista di Radio Frequenza Appennino stanno organizzando.

Per spiegarci dettagli ed intenti, abbiamo contattato Fabrizio Tripaldi.

* Partiamo subito dalle motivazioni che vi hanno spinto a chiedere questo incontro: perchè questa esigenza?
Perchè con l’avvento della liberalizzazione dei diritti musicali, siano essi d’autore o connessi, il rischio è quello che si debbano sottoscrivere un numero imprecisato di licenze. Già oggi, tra autori e connessi, sarebbero 3 ma ben presto potrebbero diventare molte di più. Questo ovviamente comporta non pochi problemi sia di tipo organizzativo che economico. Sia chiaro, per noi non è in discussione che ognuna di queste società abbia il sacrosanto diritto di proteggere e retribuire l’opera dell’ingegno dei suoi aderenti ma, come si può immaginare per le piccole realtà quali le web radio, ogni euro in più richiesto da queste società, rappresenta un serio rischio di chiudere definitivamente progetti che radunano attorno ad un microfono soprattutto giovani, appassionati ed amici.

* Le webradio rappresentano un universo estremamente ampio e variegato. E’ stato difficile “radunarle”? Come hanno reagito a questa proposta di incontro?
Assolutamente si, c’è un fermento incredibile. Nei primi anni 2000 eravamo davvero pochi, io ho iniziato a lavorare per la prima web radio nel 2003, ma oggi ne spuntano come funghi e sicuramente non siamo riusciti ad arrivare a tutti anche perchè non esiste un elenco pubblico. Io e Donato abbiamo fatto ricerche e sfruttato i social il più possibile ma abbiamo anche chiesto agli editori contattati di fare del passa parola. Era ed è molto importante radunare quante più web radio possibili. Le reazioni sono state molto positive ed incoraggianti, anche perchè da questo incontro il comparto delle web radio ci può solo guadagnare. Purtroppo, in questa prima fase c’è stato anche chi non ha capito lo spirito con il quale ci stiamo muovendo, ma ci auguriamo che cambino idea, le porte sono sempre aperte per tutti.

* Che cosa pensate di ottenere, anche sulla base della situazione attuale?
Vogliamo portare all’attenzione dei rappresentanti dei diritti musicali lo stato attuale delle webradio italiane, far loro conoscere la quotidianità di queste realtà cercando così di ottenere delle modifiche normative ed economiche alle licenze, compatibilmente alle leggi vigenti. Sappiamo che tutto questo non può avvenire con un solo incontro, ma sarebbe già importante gettare le basi per una discussione serena e costruttiva.

* Quando e dove si terrà l’evento?
Durante il mese di marzo, quando abbiamo contattato le prime web radio, avevamo scritto loro che l’incontro, se fosse stato confermato, sarebbe avvenuto entro il mese di maggio ma, nelle fasi interlocutorie con i rappresentanti, ci è stato riferito che ci sarebbero stati movimenti tra le società interessate ed infatti non è tardata la prima novità, per quanto riguarda i diritti d’autore, targata Siae/Soundreef, come si è appreso dagli organi di stampa nei giorni scorsi. Per questa ragione, ci è stato chiesto di rimandare l’incontro a dopo l’estate, in modo da poter affrontare la questione consapevoli dello stato dei fatti che avranno preso le cose per quel periodo e noi abbiamo accettato. Il tutto si svolgerà a Bologna.

* Come vedete il futuro della radiofonia digitale oggi? La possibilità di ascoltare gli streaming dallo smartphone all’autoradio sta modificando le abitudini della gente?
Il futuro per le webradio è più roseo che mai dal punto di vista tecnologico. L’aumento della connettività mobile permette di usufruirne, ormai, anche in movimento tramite smartphone o auto connesse e non dimentichiamoci che ora, nelle case, abbiamo gli smart speaker che ci permettono di ascoltare una webradio con un solo comando vocale senza dover più accendere un pc. Dobbiamo, però, iniziare a tutelare questo giovane settore con poche regole, chiare, eque e trasparenti facendo gruppo e facendo ognuno la propria parte.

Musica italiana: i passaggi in radio secondo i dati SIAE

Continua a far discutere la proposta di legge del deputato Alessandro Morelli, nell’inserire una quota minima di musica italiana (un brano su tre) in radio.

Mentre addetti ai lavori (e non) si divono nei giudizi e sulle conseguenze che questo comporterebbe, un articolo pubblicato da AGI riporta i dati medi di ripartizione dei diritti d’autore della Siae, relativi al periodo 2010-2017.

RTL 102.5 risulta aver trasmesso musica di autori italiani per il 38.8% contro il 61.2% di stranieri, mentre la forbice per RDS è più ampia (27.6% italiani, 72.4% stranieri).

Tralasciando per ovvi motivi Radio Italia Solo Musica Italiana, passiamo a Radio Deejay che si è fermata soltanto al 15.5% di artisti di casa nostra, mentre Radio 105 è a quota 32.4%.

Rai Radio (in un dato unico che aggrega la prima e la seconda rete) ha programmato il 43.5% di italiani, mentre Radio Kiss Kiss il 21.9%.

Appena il 4.9% per Virgin Radio, mentre R101 è a quota 12.1%.

Osservando tuttavia le playlist degli ultimi tempi, sembra che la musica italiana abbia ripreso quota tra le radio italiane, ma – soprattutto per le emittenti tematiche – la proposta di legge avrebbe un impatto forte, che imporrebbe una variazione dell’abituale programmazione.