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Cinquant’anni di radio private: Marco Toni, storia e tecnica di Radio Milano International

Continuiamo a parlare con Marco Toni (colui che ha acceso la prima antenna di Radio Parma), entrando nell’era di Radio Milano International. Marco ci porta in un affascinante viaggio dove RMI interseca la storia di tante importanti radio milanesi – e non solo.

Antenne Antenne

FM-world: Che bella antenna! Ma questa non è di RMI

M.T.: In effetti, è di un’installazione che ho fatto poco dopo: Nova Radio (attuale Radio Marconi 2) sui 95 MHz. L’antenna era sul palazzo delle Edizioni Paoline di via Giotto a Milano. L’antenna di Milano International era identica a questa, che è quella di Parma:

FM-world: Ho l’impressione che non guadagnasse molto

M.T.: Sì, è un’omnidirezionale tipo CB. Guadagnava niente, ma a quei tempi sul mercato non c’era nulla.

Sessanta Watt… forse trenta

FM-world: Parliamo del trasmettitore: quello che hai portato su era sui 100.88 Mc, non 101.0, dicevano almeno in onda…

M.T.: Era il TRC-1, 60 watt. Radio Milano International è partita col TRC-1, 60 watt, e…

FM-world: …sì, ma i primi giorni si sentiva molto flebile e dopo un po’ si è sentita meglio, come se funzionasse a due potenze diverse, bassa e alta…

M.T.: Ma no, era… era che c’erano 20, 30 metri di cavo, hai capito? Quindi arrivava poca potenza, si perdeva metà della potenza. Poi Borra è stato lui che l’ha spostato, ha accorciato il cavo, quindi la potenza è aumentata di due o tre volte.

FM-world: Il cavo, da quello che ha raccontato Rino Borra, usciva dalla finestra mentre il TRC-1 era appoggiato sopra un mobile che conteneva le sue camicie. Possibile?

M.T.: No, no, cioè sì, la cosa è vera: come facevi se no? Mica potevamo bucare i muri di via Locatelli. Il cavo usciva e saliva su sul tetto.

Low-Fi

FM-world: Parliamo di qualità audio: sembrava di ascoltare al telefono. Era connaturato al trasmettitore? O era l’impianto di bassa frequenza che causava questo suono così metallico?

M.T.: Te lo spiego in maniera semplicissima. Quei trasmettitori partivano con un quarzo a mille. Poi veniva operata una moltiplicazione, ad esempio mille, moltiplicavi per tre, facevi 3.000, poi da tre facevi e insomma duplicavi, duplicavi, triplicavi il tutto con dei filtri in maniera da poter poi scegliere qualunque frequenza tra 60 e 100 MHz.

Il risultato per la voce andava bene, perché ha una fedeltà di 3 kilohertz, 4 kilohertz, mentre per l’FM occorre una fedeltà di 10 kilohertz, o anche 15, ma anche di 20/30 se no lo stereo non passa.

Eccitazione

FM-world: Poi di colpo sentimmo in alta fedeltà…

M.T.: Guarda, il TRC-1 scaldava troppo e Angelino Borra si era dato da fare a cercare degli altri apparati. Mi pare che avesse delle conoscenze in RAI a Torino… e credo che gli abbiano dato qualcosa della Grundig che andava meglio. O che veniva dalla Grundig. Era un eccitatore per l’amplificatore di potenza, però aveva 100 watt o anche forse qualcosa di più perché era già roba a transistor e non c’erano i transistor che tenevano più di 100 watt.

Questo prima che venissero fuori tutti gli altri, la Elpro che ne ha venduti una follia e poi è venuto fuori quello di Brescia, adesso mi sfugge il nome e che poi è morto.

Vaticano, anzi no

FM-world: A questo punto tu rivendevi apparecchiature di altri?


M.T.: Beh, piano piano si è cominciato a organizzare, ci si è organizzati, si è progettato fino ad arrivare a progettare, costruire un 5 kW o 10 kW. Il 10 lo ho dato poi al Vaticano, installato lì davanti a Locatelli dove c’era Borra, al Palazzo Breda. Lì c’era un impianto del Vaticano che con il cavo dal Vaticano veniva in San Felice alla Curia Vescovile e…

FM-world: No, un attimo, Radio Vaticana non ha mai trasmesso in FM su Milano.

M.T.: Sì, ha trasmesso, altro che! La frequenza non la ricordo…

FM-world: No, direi di… aspetta, ho capito! Parli di Radio A, 98.4 MHz, radio della curia!

M.T.: Radio A, Radio A, bravo. Ho messo io il trasmettitore da 5 kilowatt, messo sul Palazzo Breda davanti a via Locatelli, davanti al palazzo di Borra.

FM-world: Erano più alti di via Locatelli, come si vede nella foto. Sotto c’era un’importante farmacia.

M.T.: Ah, beh, con 5 kilowatt riuscivano a fare tutta la provincia di Milano fino a Bergamo, tutto fino al Como, tutto, tutto.

Dalla curia all’oltre vita

FM-world: Dopo la curia hai fatto altro a Milano?

M.T.: Eh, ne ho fatte… ho regalato l’impianto a Radio Popolare che era lì dalla parte di Porta Romana, era lì laterale lì.

FM-world: Un attimo, a Fegiz o al collettivo di Popolare, che sono venuti dopo?

M.T.: Popolare! Poi dopo ho fatto una radio di cui mi ero affezionato tanto a Cesano Boscone, era Radio Tangenziale Ovest, uno dei soci faceva il portantino dei morti, in poche parole cosa faceva, il trasferimento della gente del sud che moriva, quelli riportava a casa e passava sempre, si fermava a Parma, magari mi dava un trasmettitore in revisione e gliene davo un altro. Si fermava pochissimo, una volta mi ha detto, “capisce, ho qui due cadaveri“.

Onde Medie

FM-world: Milano International ha trasmesso anche in Onde Medie.

M.T.: Sì, un giorno Angelo, Angelino viene e dice che vuole fare le onde medie, sui 1550. Si era messo d’accordo non ricordo con chi. Allora gli dico “Ti ci vuole un’antenna da 40 metri”. E lui “L’ho già montata”! Controllo… e non aveva messo i radiali!

Guarda che in AM se non ci metti almeno, almeno, almeno 50 radiali sotterrati, sotterrati, non funziona, non può andare”.

E così lui fa due o tre telefonate, vengono due contadini con le motozappe, “fate tanti solchi, quanto vi dice lui, per 40 metri” e cominciano a fare solchi e a seppellire i cavi.

Valcava e i triodi della Madonna

A questo punto gli viene l’idea di avere più potenza perché voleva fare un network e in Valcava aveva trovato il posto con Berlusconi.

Aveva trovato, non so dove, un Rode & Schwarz: me lo porta ma io avevo al massimo 6 kW e per farlo funzionare ci volevano 25 kW, aveva un triodone della Madonna.

Gli dico, “Angelo, Angelo, l’apparato funziona, sta in funzione, c’è tensione, c’è tutto, basta dargli 400W di potenza”, .. e lui “No No a 400 W non lo prendo, arrangiati tu” e così (omissis – questo pezzo della storia non si può raccontare, ci limitiamo a dire che è tragicamente esilarante N.d.R).

Insomma, dopo che mi ha pagato abbiamo montato il Rode & Schwarz in Valcava.

Epilogo

E purtroppo anche il pezzo successivo del racconto non ci sentiamo di metterlo per iscritto. Si lega, come facile immaginare, alla vicenda dell’arresto, del conseguente sequestro della radio e della lunga detenzione.

Questo è un pezzo di vicenda che ci sembra censurato da tutti: ai tempi non si parlava d’altro e ora non se ne parla più.

Eppure, nell’intervista da cui abbiamo tratto l’immagine, l’ideatore e fondatore di Radio Milano International racconta con serenità la vita in carcere, l’importanza di lavorare anche in quella situazione estrema e di come se uno nella vita ha fatto qualche pasticcio impara che è meglio non farne.

Angelo ha pagato quanto doveva pagare, e una volta libero lo abbiamo sentito al telefono: con una voce entusiasta ci ha parlato dell’idea di far ripartire tutto, di far rinascere RMI. Non ha avuto tempo: purtroppo la vita finisce, e i 101 megacicli ci toccherà ascoltarli in un’altra dimensione, in un’altra vita. Magari con in onda un ruggisaluto. (M.H.B. per FM-world)

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Cinquant’anni di radio private – Marco Toni: “Come ho fatto partire Radio Parma 102”

Cinquant’anni di radio private: dopo aver parlato di contenuti e organizzazione con Rino Borra passiamo ad occuparci di tecnica. Antenne, trasmettitori recuperati o prodotti a fatica prima che nascesse un’industria a supporto dell’emittenza privata. L’intervista con Marco Toni è talmente lunga che non sappiamo se riusciremo a farla stare in due o in tre articoli: comunque questo è il primo, si parte dal novembre 1974 si passa per Radio Parma e si arriva all’incontro con un tal Angelino.

Seguirà, ça va sans dire, Radio Milano International.

Marco Toni

Marco è stato il primo responsabile tecnico di Radio Parma.  Questa la qualifica formale, ma quella reale potrebbe essere “colui che ha reso tutto possibile”. Marco è stato in seguito ingegnere progettista a Siemens dove ha sviluppato i sistemi di antenna cellulari invisibili per società quali Wind. Dopo la guerra del Golfo ha ricevuto un encomio solenne per aver realizzato il sistema che neutralizzava le trasmissioni radio di Saddam Hussein.

Il giorno dell’intervista aveva 87 anni e 11 mesi (non ha precisato i giorni); l’intervista ha avuto luogo il 4 marzo 2025 (ovviamente in collegamento wireless via Facetime 5G Nizza-Parma).

L’intervista

FM-world: Dunque prima di RMI parte Radio Parma.

M.T.: Sì, sì: Radio Parma è nata il primo gennaio del ’75, in via Cavallotti a Parma.

La pare tecnica mia, quella editoriale di un giornalista un po’ in difficoltà con la Gazzetta di Parma. E poi  Virginio Menozzi, che era segretario di una sezione della DC, di un paesone in provincia di Parma.

Erano un po’ tutti in fibrillazione, dati anche i momenti di allora: c’era bisogno di libertà, di poter dire qualcosa di diverso, c’era questa necessità.

Però la radio non è nata…. come radio, è stata una mia idea sotto questa forma. Loro volevano fare la TV.

Allora ero uno studente lavoratore, ero un tecnico di primo livello all’ENEL di Fidenza, e avevo anche costruito da tempo una grossa stazione trasmittente come radioamatore. E mi collegavo regolarmente tutte le settimane con il Venezuela, dove c’era un parmigiano e faceva parlare i suoi familiari.  C’era la guerra fredda, c’erano dei momenti abbastanza seri, abbastanza caldi, però mi lasciavano fare perché ero un tecnico di primo livello all’ENEL, ero un dirigente.

Un certo Beppe Sacchi

Loro avevamo sentito dire, letto su qualche giornale, che un c’era un certo signor Beppe, Beppe Sacchi di Biella che aveva fatto la TV, ma la TV via cavo. E così vengono a chiedere a me e anche alle poste, se si poteva fare la TV via etere.

Il primo (…forse) banco di Radio Parma

Alle poste hanno gli rispondono “è una cosa impossibile, però se ne volete sapere qualcosa, andate da questo signore che di etere se ne intende“: ed ero io.

Ci manda il direttore delle poste

Si presentano questi due individui alle 10 del mattino. Mi dicono: “Lei è Marco Toni?” – “” – “Guardi, noi… noi ci manda da lei… il direttore delle poste di Parma, perché vorremmo fare la TV via etere”.

Non si può, non si può la TV via etere”, dico: “c’è il monopolio, non so se lo sa”.

Ma aggiungo: “Ma perché volete fare subito una TV via etere? Fate prima la radio: io c’ho un trasmettitore, trasmettete e fate delle prove, cominciate via radio”.

La prima antenna

TRC-1

Poi un giorno, guarda un po’, prendo la radio rivista dei radioamatori e c’è la pubblicità di un surplusario di Livorno che vendeva i TRC-1. (il famoso primo trasmettitore militare di RMI N.d.R.)

Costava, ma io prendevo anche un bel po’ di soldi all’ENEL, allora ne mando a prendere uno.

Questo coso arrivava… e finiva a 100. 100 Megahertz: faceva 60-100, ne ho uno qui.

Dentro è complicatissimo, ma con lo schema riesco… mi metto lì per mio sfizio e comincio a modificarlo.

Mi dico, dove finisce la radio? (l’FM per la RAI dei tempi, eccettuato il canale stereo, era sempre sotto i 100 MHz, N.d.R.)

Dove finisce la radio (anzi oltre)

Mi dico: beh io mi metto lì, subito dopo, se riesco, subito dopo. Questo trasmettitore era controllato al quarzo ma con  una complicazione di filtro, un casino… e  riesco a fare il 102 (sintonizzarlo su 102 MHz, anche se c’è chi sostiene fosse 102.360: esattamente come RMI che era su 100.88 ma nonostante abbiamo ripetuto tre volte la domanda non abbiamo capito il motivo N.d.R).

Lo metto in funzione e ha anche una bella potenza, con quell’unica valvola VHF che ne ho ancora.

Qui siamo a Novembre 1974, eh! Ancora stavo provando. Un giorno viene Virginio Menozzi (il fondatore di Radio Parma) con un politico un po’ defenestrato. Mi dicono: vieni con noi che andiamo all’autogrill dell’autostrada di Sarzana dove c’è l’onorevole…  non ricordo. Mi dicono è del controllo della RAI (forse commissione parlamentare di Vigilanza, N.d.R.), così chiediamo a lui se si può fare la radio: se ci risponde bene, se no andiamo da Spadaccia o da Pannella e chiediamo a loro.

E così lo incontriamo: era un parlamentare  dei Repubblicani, non so se te li ricordi…

FM-world: Quelli che hanno ucciso la TV a colori, o meglio le industrie della TV a colori italiane.

M.T.: TV a Colori? Quelli dell’edera!

FM-world: La Malfa.

M.T.:  Sì, ecco, La Malfa, bravo, perfetto. Ma non era La Malfa, che incontrammo.

Vorremmo fare una radio libera

Diciamo, senta, noi vorremmo fare una radio, una radio libera via etere.

C’è il monopolio, vi legano, vi ci trovate con le manette…” Ma noi vogliamo provare.

Tu metti il mixer, io il trasmettitore

Per farla breve, con il futuro direttore Drapkind  (“socialista”), andiamo nel magazzino. Beh, c’è tutto quello che serve:  un tavolo con i giradischi, il microfono, il mixerino. Il trasmettitore lo metto io.

Poi in questa casa vecchia che c’è ancora in fondo via Garibaldi di Parma, mi organizzo, studio l’antenna, faccio l’antenna, trovo il traliccetto, preparo tutto quanto, e il primo gennaio, una giornata fredda, mezzo piovosa, mezzo ghiaccio, col tetto antico che si scivolava da tutte le parti, senza dire niente a nessuno perché doveva essere tutto un segreto, accendo il trasmettitore, attacco il mixer, attacco tutto quanto e si sente… e si sente.

In tutta Parma si sente: e non si è mai più fermata, da quel momento ha cominciato a essere famosa per quella rivista… la conosci?

A casa mia ricevo chi voglio

Era Millecanali (“Millecanali TV“, perché quando nacque c’era praticamente solo Sacchi e la sua Tele Biella: e infatti il sottotitolo era “rivista di CATV, CCTV e Audiovisivi” e di radio proprio non si parlava, N.d.R.).

Millecanali lo gestiva la GBC, ci scriveva allora un giornalista molto di sinistra, molto di sinistra che era Eduardo Fleischer con sua moglie.

Lui a Radio Parma ha dato risalto, perché voleva la libertà, anche se era tutto un po’ un fuorilegge. Insomma, era proprio una cosa proletaria.

FM-world: Adesso Edoardo Fleischner fa il professore la domenica al programma “Media e Dintorni” su Radio Radicale.

Angelino Borra

M.T.: Beh, senti, un giorno finalmente l’Angelino Borra – che avevo conosciuto prima – torna a contattarmi…. sarà stato febbraio?… febbraio 1975. Dice “Ne hai fatto uno sui 101?”

Sì, ne ho proprio fatto uno sui 101, a metà strada fra i 100 e i 102“, rispondo.

E così siamo partiti in macchina, abbiamo portato su il trasmettitore, il cavo e l’antenna e li abbiamo portati su in via Locatelli che era buio, era buio e… (segue)

(M.H.B. per FM-world)

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Cinquant’anni di radio private: gli esordi in via Locatelli di Radio Milano International

Cominciamo con questo articolo la pubblicazione scritta di una serie di interviste che raccontano dalla voce dei veri protagonisti quanto accadde mezzo secolo fa nella “Milano in FM”.

Si parte da una registrazione del 14 marzo 1975 e da un’intervista a Rino Borra a cura di Edo Bacci del canale Milano in FM Seventies-Eighties (https://www.youtube.com/@milanoinfm/videos).

Iniziò tutto lì

FM-world, questo sito. Le radio private, tutte. Le TV commerciali, anche loro. Le società che costruivano antenne e trasmettitori, e poi registi, conduttori, perfino i consulenti: tutte realtà rese possibile dal coraggio e dall’incoscienza dei rampolli di due famiglie milanesi di nome Cozzi e Borra.

Qualcuno dice che se non lo avessero fatto loro lo avrebbero fatto altri. E non mancano gli innumerevoli post di coloro che ci informano che in realtà la prima stazione – a parte quella di Parma sui 102.0 – sarebbe stata in una certa valle. O forse al Centro-Sud.

Sarà pure vero: ma noi, che per qualche strana ragione avevamo la passione di andare su e giù con la sintonia, a parte i tre canali RAI ripetuti quattro volte, una certa Radio Monte Ceneri e le meravigliose “Trasmissioni sperimentali in Radiostereofonia” pare proprio che prima del 10 marzo 1975 sull’FM non ci fosse nulla.

E poi: ok Parma, di cui parleremo approfonditamente nel prossimo articolo. Ok la valle (di cui non abbiamo informazioni). Ma probabilmente solo una stazione che partiva dal centro di Milano, da un quasi grattacielo, poteva essere considerata una minaccia abbastanza seria (alla democrazia, scriveva addirittura qualcuno) da meritarsi un sequestro e la conseguenza sentenza che ha fatto poi trovare il coraggio a tutti gli altri.

Il dieci marzo di cinquanta anni fa nasceva dunque RMI, Radio Milano International, sui 100.88 megacicli.

Come celebrare?

FM-world non poteva non celebrare questa ricorrenza. Il problema è: come?

Inutile su queste pagine raccontarne tutta la storia, che è stata detta e ridetta in decine di blog-post e ultimamente anche in un numero imprecisato di libri rievocativi.

L’ideale sarebbe poter riproporre le trasmissioni dei primissimi tempi, sull’esempio dell’incredibile lavoro fatto dalla comunità degli ascoltatori di Luxy, Radio Luxembourg 208 metri (qui: https://rtlgreat208.wordpress.com/).

14 marzo 1975, registrazione originale

Ma – ahinoi – oltre alla nostra cassettina registrata il 14 marzo 1975 (cancellando Little Tony da un nastro dimostrativo Philips) – e che è possibile ascoltare qui: https://youtu.be/HlNr78qhco0?si=HNlt4o8YNYAPqvZQ – non abbiamo trovato granché.

Abbiamo pertanto deciso di fare come segue. D’accordo con il direttore Franceschini e con il creatore del canale “Milano in FM *Seventies-Eighties*” riportiamo in una serie di articoli le interviste con uno dei fondatori e con chi queste emittenti le ha rese possibili.  Essendo testimonianze dirette – e non articoli basati su altri articoli –  sono senza dubbio più interessanti. E se potessimo riportare tutte, ma proprio tutte le parole pronunciate sarebbero anche esilaranti.

Ma cominciamo con l’intervista a Rino Borra, senza dubbio il più scanzonato e divertente dei primi conduttori di RMI. Abbiamo scelto di non editare le risposte di Rino, lasciando intatte le ripetizioni e qualche salto logico perchè… perchè Rino lo ricordiamo così anche in onda, anche nel 1975.

L’intervista, a cura di Edo Bacci

D: Siamo al 10 marzo 1975, è un lunedì e intorno alle ore 15.00 Piero Cozzi dice le prime parole al microfono di Radio Milano International… Che ricordi hai dei giorni immediatamente precedenti e anche delle ore precedenti all’inizio delle trasmissioni di quel mitico 10 marzo?

R: Eravamo comunque giovani, quindi stavamo sempre insieme perché sia Nino che Piero erano miei coetanei, qualche anno più o meno. Quindi stavamo insieme, durante il giorno fantasticavamo di fare cose eccezionali, quindi abbiamo preparato tutto e dopo è un po’ di pensieri: “Ma no, ma sì”. I genitori di Piero e di Francesca dicevano “State attenti perché non è una roba proprio legale”. Va bene, insomma, dopo tante esitazioni abbiamo deciso di farlo: “Vediamo cosa viene fuori, tanto non è che ammazziamo gente”. E comunque volevamo provare a dare un calcio nel sedere al cane che dormiva, cioè all’Escopost, che forse ci avrebbe chiuso e vedere cosa succedeva

Cento morti all’anno

Riprendiamo la linea dalla redazione per sottolineare quest’ultima frase. Molti non lo sanno, altri lo hanno scordato: ma nella Milano degli anni ’70 (detti “di piombo”) si contavano nella metropoli anche cento morti ammazzati all’anno, tra bande criminali e violenza politica. Quindi, sì, era lecito ipotizzare che lo Stato avrebbe avuto di meglio da pensare che non intralciare una iniziativa di privati. Ipotesi errata, come sappiamo. Ma torniamo a Rino.

Un mixer comprato alla GBC

D: Dunque, sia voi che Radio Parma disponevate dello stesso trasmettitore fornito da Marco Toni. Come mai avete fatto partire prima loro, essendo già in possesso dei mezzi tecnici per poter trasmettere?

R:  Diciamo che Marco ha fatto partire per prima Radio Parma sui 102.0. E quando è stato disponibile un trasmettitore su 101.0 siamo partiti noi (impossibile usare i 102.0 a Milano, proprio per i citati programmi sperimentali in radiostereofonia N.d.R.).

D: Il primo quartier generale di Radio Milano International è stato l’appartamento, grandissimo tra l’altro, della famiglia Cozzi, che era al nono piano di Via Locatelli 1. Mentre voi Borra, invece, abitavate in Via Rosellini, che a volte ho visto nominata come sede di RMI, ma allora cosa c’era a casa vostra praticamente all’inizio?

R: Via Locatelli era la casa della mamma e del papà di Francesca Cozzi, che era la moglie di mio fratello. Via Rosellini era la casa dove abitavano Francesca e mio fratello. Allora, in Via Rosellini noi registravamo le trasmissioni e in Via Locatelli, dato che il palazzo di Via Locatelli è il primo grattacielo di Milano, nel senso di come è costruito, ed era molto alto e, dato che comunque l’FM è una propagazione ottica, se hai un ostacolo non lo salta: o sei più alto oppure quello dopo non sente.

Allora per trasmettere a Milano andava bene via Locatelli, quindi abbiamo montato l’antenna sul tetto del grattacielo di Via Locatelli, tirando il cavo fino dal nono piano, e nella stanza da letto di Piero abbiamo montato il registratore con il trasmettitore. In Via Rosellini registravamo con un registratore a cassette e usavamo un mixer che era stato comprato alla G.B.C., con due piatti che erano due Lenco, mi sembra. Niente di complicato, su un tavolo in una stanza mezza vuota con un divano, una televisione, dove ci sono delle foto molto iconiche di quei primissimi giorni.

Quindi c’è il letto in un angolo, in un altro angolo appoggiato su un semplice tavolino ci sono dei dischi e c’è il mixer e ci sono i due piatti.

Fake news, versione 1975 e 2015

D: Smentiamo ufficialmente la leggenda metropolitana che i primi tempi trasmettevate da un furgoncino sempre in movimento nelle vie di Milano per evitare di essere intercettati dall’Escopost.

R: A parte che tecnicamente non è possibile. Il problema era venuto fuori perché all’inizio, dopo un po’ di tempo, credo dopo i primi tre o quattro mesi, quando poi la notizia si è diffusa, ci cercavano tutti per sapere perché e come mai ci era venuta questa idea.

Quindi mi ricordo un articolo de La Notte, Il giornale che usciva al pomeriggio, “La Notte”. E La Notte aveva pubblicato questa notizia dove, appunto, per essere pirati correvamo per i mari di Milano. Tra l’altro questa notizia, falsa, del pulmino è stata pubblicata anche in occasione del 40esimo compleanno di Radio Milano International nel 2015, in un articolo addirittura del Corriere della Sera, alla faccia del buon giornalismo.

Ma sai, è una bella immagine, quindi è stata raccontata così e poi chi scrive, generalmente….o perlomeno chi scriveva… aveva mandato la notizia senza avere cognizioni tecniche, quindi è concepibile che abbiano scritto così, ed è una cosa quasi romantica.

D: Immagino che non avevate la minima idea della grandezza di quello che stavate innescando…

R: No, assolutamente. Era un divertimento goliardico tra ragazzi ventenni, perché io avevo 22 anni, Nino ne aveva 23 e Piero ne aveva 20. Quindi era un’avventura, non so, come quando Colombo ha scoperto l’America: tu parti ma non sai dove vai. Ma neanche pensavamo di fare cose così.

Oddio, una mezza idea io e Angelo ce l’avevamo perché avevamo le manie da radioamatori, ascoltavamo le radio che venivano dall’estero. Cioè, una passione di Angelo, che aveva 14 anni più di me – in pratica io ero un bambino quando lui cominciava. Benché la sua fosse molto più decisa rispetto alla mia. Stavo con lui, però ho imparato.

Explosion

D: Cosa ricordi delle tue prime trasmissioni? Ci sono programmi con titoli improbabili come Non troppo, un po’ meno ma quasi, oppure altisonanti come Electric Sound Explosion, insomma vera e propria sperimentazione in onda.

R: Senti, i titoli venivano così come ci venivano, perché non c’era nessuno che ci metteva limiti. Mica c’era la gente che pensava di fare grandi questioni di marketing o cose del genere. Come ci piaceva! Quindi i nomi, sì, erano nomi che ci venivano in mente mentre magari stavamo facendo colazione alla mattina, quelle cose che ci venivano in mente senza nessun pensiero recondito:

Mettiamo questo perché mi ricorda questo”. Come ci veniva e ci piaceva, dato che comunque le decisioni le prendevamo in tre, non era una grande complicazione.

Ottocentomila ascoltatori

D: Ma nelle prime settimane e nei primi mesi avevate il polso della situazione di quanto vi ascoltavano? Avevate feedback? E poi, una curiosità mia, quando avete messo il primo numero telefonico a disposizione degli ascoltatori?

R: Dunque, non avevamo assolutamente nessuna opinione di chi ci ascoltava nei primi tempi. Diciamo che le prime opinioni, o perlomeno le prime conoscenze di quello che succedeva, sono avvenute dopo 4-5 mesi.

D: Il telefono, invece, quando l’avete messo per la prima volta?

R: Il telefono, che poi era il telefono di casa, è stato il telefono dei genitori Cozzi. E poi dopo, nel tempo, abbiamo preso anche i nostri numeri, ma comunque in origine il telefono era il telefono di casa. Ci chiamavano di notte, perché trasmettevamo 24 ore su 24, poi di notte c’era gente che ci veniva a trovare, gli ascoltatori accaniti, da Cesano, da Sesto. Magari passavano i panettieri, ci portavano le pizze; passavano quelli che portavano i giornali, ci suonavano il campanello e ci davano i giornali.

Molti ti venivano a prendere per andare a mangiare a casa loro, a farti conoscere i genitori. Cioè, delle cose incredibili che a raccontarle oggi sembrano cose al di fuori della realtà.

Trasmettitori e camicie

D: I primi giorni trasmettete solamente tre ore, dalle 15 alle 18. Poi ne aggiungete un’altra fino alle 19 e piano piano arrivate alle 24 ore di diretta, quindi alla non stop music che era diventato il vostro claim.

R: Sì. Allora, i primi tempi tre ore, perché appunto le tre ore erano più semplici da registrare. Le 24 ore sono arrivate dopo un anno, prima di tutto perché non si poteva stare in onda 24 ore su 24,  visto che eravamo in tre. Perché poi facevamo come al militare, quando facevi le guardie: dato che, in fianco alla stanza da letto di Piero, c’era la stanza di Nino, poi lui dormiva sul letto nella trasmissione, io dormivo col trasmettitore in fianco, perché dato che il palazzo è un quadrato con il cortile in centro – voglio dire, il buco del palazzo è quadrato ma in centro è vuoto…

…l’antenna veniva giù dal tetto e veniva dall’interno del palazzo ed entrava dalla finestra dove avevo io la camera da letto.

Il trasmettitore era in fianco a me, sul mobile a cassettiera dove c’erano le camicie, perché era un trasmettitore da 20 per 40 per 40, insomma, non era una roba enorme.

D: Ti aveva adottato la famiglia Cozzi praticamente?

R: Sì, no, ma vivevamo lì perché tanto, ormai essendo imparentati – eravamo parenti – dormivamo alla militare nella sala. Ma poi l’appartamento era talmente grande che non ci si incontrava neanche, quindi noi stavamo in un’ala e gli altri in un’altra.

Arrivano i rinforzi

D: Inizialmente lo staff dei disc jockey di Radio Milano International è composto da te, Piero e Nino. Poi arriva Pino Beccaria, che è stato il vostro primo giornalista, Beppe Farra, Claudio Cecchetto, Fausto Terenzi e ne potrei nominare a decine, e la radio comincia a popolarsi sempre di più.

R: Sì, perché poi, passati i primi periodi, la cosa si era fatta totalmente importante, che la gente veniva e si proponeva.

Claudio lo siamo andati a prendere da Marco (crediamo intenda il negozio di libri, riviste e dischi di San Babila, N.d.R.); Fausto, invece, lo siamo andati a prendere in un locale, una discoteca, al Fitzgerald: si scendeva sotto la scala, si ballava anche il pomeriggio una volta – non sono cose che si fanno più, ma una volta si ballava anche il pomeriggio, il sabato e la domenica. Fausto faceva il DJ e quindi lo siamo andati a prendere lì. Anche la scelta di chi andava in onda, ok, una volta non c’erano tutti i problemi di oggi. Se uno era bravo…

D: E infatti, ti volevo chiedere: qual era il vostro concetto di “bravo” nel ’75?

R: E allora, “bravo” era uno che sapeva il minimo sindacale: cioè, era uno che sapeva dialogare e parlare, aveva un minimo di pratica dell’italiano e magari anche di qualche altra lingua, che conoscesse un minimo di musica. Perché una volta chi andava in onda suonava i dischi che prendeva lui, ti ritiravi il foglio d’archivio e li mettevi in sequenza secondo il tuo umore e la tua volontà. Nessuno diceva “non mettere quello, non mettere quell’altro”. Cioè: “Suona della bella musica e chiuso l’argomento”. (Marco H. Barsotti e Edo Bacci per FM-world)

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Cinquant’anni di RMI: tutti invitati al ‘Flash Mob’ proposto da Fausto Terenzi il 10 marzo

In pochi hanno veramente festeggiato con noi di FM-world i 50 anni (mezzo secolo!) della prima radio privata italiana, Radio Parma. Ma forse c’è ancora tempo per replicare l’incredibile evento del giorno della chiusura di Rock FM, celebrando come si deve l’anniversario.

Lo spunto viene da un’idea di Fausto Terenzi e l’iniziativa di Giuseppe Fiorellini, a cui lasciamo la parola.

Flash Mob a Milano, di Giuseppe Fiorellini

L’idea di ritrovarci tutti, appassionati della storia di Radio Milano International, in via Locatelli il 10 marzo, nasce da un desiderio di Fausto Terenzi, subito accolto con entusiasmo da Rino Borra.

Sarà un raduno spontaneo, come tra vecchi amici, aperto a chiunque voglia partecipare: ex ascoltatori, voci storiche e tutti coloro che portano nel cuore questa emittente leggendaria. Non ci saranno inviti ufficiali né organizzatori: sarà un incontro libero e informale.

Lo scorso anno, sempre grazie all’iniziativa di Fausto Terenzi, avevo promosso una petizione sulla piattaforma Milano Partecipa per chiedere al Comune di Milano l’affissione di una targa commemorativa in via Locatelli, in occasione del cinquantesimo anniversario delle prime trasmissioni di RMI. (L’idea non ha avuto per ora abbastanza firme, ma se si considera che Milano ospita un’intera via con il nome di un “olmetto” la targa ci sembra un omaggio quasi dovuto N.d.R.).

Flash Mob

Quest’anno, attraverso la formula del flash mob, ci incontreremo lì per scambiare due chiacchiere, raccontare aneddoti, rivivere ricordi e guardare, con un po’ di nostalgia, quelle gloriose finestre che hanno fatto la storia della radio libera. Faremo qualche foto, qualche diretta Facebook e se possibile vorremmo il coinvolgimento di qualche radio con sede a Milano disponibile con noi a celebrare un compleanno come si deve.


(registrazione del 14 marzo 1975)

10 marzo

Cinquant’anni fa nasceva Radio Milano International, una delle prime emittenti che, sfidando il monopolio RAI e passando per l’esperienza della pirateria, ha aperto la strada alla radio commerciale italiana.

Questo incontro vuole essere un tributo non solo alla storia di RMI, ma anche alla tenacia di tutti gli ex ascoltatori che, ancora oggi, si identificano in questa straordinaria avventura. Si tratta di un gruppo di appassionati che, grazie all’ascolto di vecchie registrazioni, alla condivisione di musica e di ricordi, riescono a rivivere l’emozione autentica della scoperta di una nuova radio con quei pezzi di musica “spaziale” che hanno segnato un’epoca. (M.H.B. e G.F. per FM-world)

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Rino Borra ripercorre gli esordi di R.M.I. a “Milano in FM *Seventies-Eighties*”

Com’è nata Radio Milano International? Com’è diventata un’emittente simbolo dell’etere del nostro Paese?

Di racconti e documenti di quanto successo quel famoso 10 marzo 1975 ce ne sono tanti.

Più difficile sentirli ripercorrere a voce direttamente da Rino Borra, che insieme al fratello Angelo ed ai fratelli Nino e Piero Cozzi fu tra i precursori della radiofonia privata.

Edo Bacci, gestore del canale youtube “Milano in FM *Seventies-Eighties*”, che dispone anche di un omonimo gruppo Facebook, lo ha intervistato, ricavandone una bella ‘chiacchierata’, online cliccando QUI.

Per FM-world, Bacci anticipa alcune delle dichiarazioni rilasciate da Borra:

“In via Rosellini (dove abitava il fratello Angelo con sua moglie Francesca n.d.r.) noi registravamo le trasmissioni” – afferma il fondatore di Radio Milano International – “e in via Locatelli (il grattacielo dove abitavano i genitori di Francesca n.d.r) abbiamo installato l’antenna sul tetto, tirando il cavo fino all’appartamento al nono piano; abbiamo montato il registratore con il trasmettitore e trasmettevamo da lì la registrazione. Non avevamo la minima idea di quello che stavamo innescando, era un divertimento goliardico tra tre ragazzi ventenni” (lui e i fratelli Nino e Piero Cozzi – in seguito conosciuto con il nome d’arte P3).

“Non avevamo assolutamente alcuna idea di chi ci ascoltasse nei primi tempi”, ribadisce Rino Borra. “Diciamo che le prime conoscenze di quello che succedeva sono avvenute dopo quattro-cinque mesi. I primi tempi trasmettevamo tre ore perché erano più semplici da registrare e da gestire dato che eravamo in tre. Passati i primi periodi, questo impegno si era fatto talmente importante che la gente si proponeva. Anche la scelta di chi andava in onda, nel 1975 bravo era uno che sapeva dialogare e che conosceva un minimo di musica, perché una volta chi andava in onda suonava i dischi secondo il suo umore e la sua volontà”.

All’interno di “Milano in FM *Seventies-Eighties*”, molti altri episodi che richiamano quell’epoca dell’etere meneghino, suddivisi in due sezioni: “Le Voci della Golden Age delle Radio Private” (per quanto riguarda i conduttori) e “I Racconti della Golden Age delle Radio Private” (per quanto riguarda editori, direttori artistici, fonici, di emittenti importanti, con diversi aneddoti da raccontare).

Quella a Rino Borra è la prima intervista del 2024, che segue quella a Loredana Rancati, pubblicata prima di Natale.

L’intero canale è online all’indirizzo youtube.com/@milanoinfm/videos.

* Per comunicati e segnalazioni: [email protected]

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Rino Borra: “La radio libera italiana è nata 46 anni fa”

Riceviamo e pubblichiamo un editoriale, scritto direttamente da uno dei fondatori di Radio Milano InternationalRino Borra – in occasione dei 46 anni dalla nascita dell’emittente.

La storia della radio libera italiana ha origine sul finire degli anni ’50, ma ha una data solenne che rappresenta la chiave di svolta di tutte le vicende, quella data è il 10 marzo 1975.

Sul finire degli anni’50, per aggirare monopoli statali che imponevano le emittenti governative, alcune radio “pirata” accesero i loro segnali sulle onde medie (AM) da vecchie carrette ancorate in acque internazionali nei mari del Nord, fuori dalle giurisdizioni degli Stati.

La danese Radio Mercur fu tra le prime e diede vita a uno stile americano con un parlato essenziale e veloce e musica che proveniva quasi tutta dagli Stati Uniti.

Fu subito successo, considerato che le etichette discografiche indipendenti con i relativi artisti erano state trascurate dalle emittenti di stato. La BBC, ad esempio, trasmetteva dischi solo per 28 ore settimanali ma le etichette accreditate erano Philips, Decca e poche altre, non certo quelle indipendenti.

Nel maggio del ’60 prese a trasmettere Radio Veronica dove esordì Federico “l’Olandese Volante” che dalla terra ferma registrava bobine che venivano portate sulla nave per essere trasmesse.

Furono diverse le “radio pirata” che animarono, dai mari del Nord, un bacino internazionale di ascoltatori composto da milioni di abitanti. La più famosa di tutte fu la britannica Radio Caroline, fondata dal manager dei Rolling Stones, Ronan O’Rahilly. Ma nel 1967 il governo britannico varò una legge che tappò la bocca a queste gloriose radio che avevano fatto la storia. Solo Radio Caroline sopravvisse, tra mille peripezie, fino al 1990. In Italia di quelle vicende arrivò solo l’eco lontano.

Nei primi anni ’60 la Rai intratteneva il suo pubblico con programmi e scelte musicali piuttosto monotone. Per sfuggire a quella condizione molti si attrezzarono per ricevere, tra le interferenze elettromagnetiche dell’AM, i segnali di Radio Luxembourg o Radio Monte Carlo che si riceveva sulla costa tirrenica fino alla Campania.

Il Principato di Monaco, proprietario insieme alla società Sofirad, di Radio Monte Carlo, varò un progetto radiofonico che mirava principalmente ad attrarre turisti verso il territorio monegasco.

Noel Coutisson diede vita a un gruppo affiatato. Anche qui troviamo Federico (l’Olandese Volante) insieme a tanti altri tra cui: Herbert Pagani: Awanagana e Antonio (Devia).

Ma le onde medie (AM) continuarono ad avere attenzione fino al 10 marzo 1975. Quel giorno fece capolino a Milano, sui 101 Megahertz della Modulazione di frequenza (FM), uno dei primi segnali pirata. Fino al giorno prima in FM si erano ascoltati solo Battisti e Cocciante, ma da quel momento, da una camera da letto di Via Locatelli, con mezzi di fortuna, avevamo deciso di iniettare tra gli hertz dell’FM un po’ di musica mai ascoltata, prevalentemente nera americana, funky e soul.

Dopo la comparsa in FM di brani del calibro di I’m Free – The Who nulla fu come prima. Quella musica, insieme alle potenzialità di banda dell’FM, qualitativamente superiori all’AM e senza interferenze elettromagnetiche, drogarono le orecchie dei radioascoltatori milanesi. Con un rapido passaparola numerosissimi si incollarono alle nostre trasmissioni pirata. Ben presto svelammo anche la nostra denominazione: Radio Milano International.

Con mio fratello Angelo, Piero e Nino Cozzi, diventammo eroi inconsapevoli di quella rivoluzione epocale. Anche la stampa non tardò ad occuparsi di noi con grossi titoli. Ma come per le radio pirata dei mari del Nord, il 14 aprile, arrivò il fermo di Stato: la polizia postale ci sequestrò il trasmettitore.

Fortunatamente dieci giorni dopo il Pretore di Milano accolse il nostro ricorso e ci riconsegnò le attrezzature.

Il 28 luglio dell’anno successivo, la Corte Costituzionale confermò il provvedimento del Pretore e dichiarò legittime le nostre e tutte altre le trasmissioni in ambito locale: fu la fine del monopolio Rai.

Da quel momento Radio Milano International prese a trasmettere in “non stop music”: Commoders, Ashford & Simpson, Chakan, Quincy Jones, Donna Summer. Molte altre Radio colorano di vivacità, spontaneità e creatività, l’FM di tutta Italia. Negli anni RMI mise in campo una squadra affiatata di DJ, tra cui, Gerry Bruno, Claudio Cecchetto, Gigio D’Ambrosio, Lilli Guacci, Moreno Guizzo, Jonathan Jan, Massimo Oldani, Leonardo “Leopardo” Re Cecconi, Gerry Scotti, Fausto Terenzi, Dr. Vibes, Patrizia Zani e molti altri ancora.

Nel 1987 cambiammo nome in 101 Network e in seguito in Radio 101. Nel 2005 poi la nostra concessione nazionale venne alienata dal Tribunale di Milano alla Arnoldo Mondadori Editore che diede vita a R101, una radio molto diversa da RMI che nessuno riconobbe come sua erede.

Il 10 maggio 2017, per onorare una promessa fatta al mio compianto fratello Angelo, ho fatto rinascere sul web Radio Milano International, riportando nel presente quella musica, quei jingle e quello spirito che hanno segnato generazioni intere. L’ho fatto per amore della storia e non tanto per una questione di business. Dal 26 ottobre 2020, grazie a ADN Italia, Radio Milano International è anche tornata in FM, in buona parte della Lombardia e in DAB+ in alcune regioni italiane. Rileggendo, a distanza di mezzo secolo, la storia delle Radio più rappresentative della prima stagione, penso di poter affermare che la che quella di Radio Milano International è un po’ la storia di tutte le radio libere italiane.

È la storia di tanti capelloni, sparsi un po’ dovunque per l’Italia, spiriti liberi, mai domiti che hanno animato, in questi lunghi anni, il mezzo radiofonico, per il quale le scommesse sono ancora infinite. Il 10 marzo 1975 non è quindi la data che segna la nascita di Radio Milano International, ma una data importante per celebrare tutta l’emittenza radiofonica commerciale italiana. Ad maiora.

Rino Borra