Anno record per il DAB+ nel Regno Unito

Il Regno Unito è da sempre uno dei Paesi-simbolo del DAB+ in Europa.

A confermarlo è stato l’anno 2019, che ha registrato – come segnala la newsletter di Confindustria Radio Televisioni – 2,38 milioni di nuove auto con la radio digitale di serie.

Di fatto, nel quarto trimestre dell’anno appena conclusosi, il 95% delle nuove auto immatricolate ha disposto della “digital radio” senza costi aggiuntivi e questo sta incidendo inevitabilmente nella scelta del device utilizzato dagli automobilisti.

Secondo gli ultimi dati disponibili dell’indagine inglese RAJAR, l’ascolto digitale in auto ha raggiunto quota 42,2%.

L’offerta DAB+ nel Regno Unito, va sottolineato, propone una serie di pacchetti molto più ricca dell’FM.

Ad oggi sono più di 50 le stazioni digitali nazionali e diverse centinaia quelle locali.

Cresce in parallelo anche l’ascolto della radio tramite IP, in particolare con aggregatori che propongono un’offerta ancora più diversificata, ma la “diatriba” tra l’una e l’altra proposta digitale porta sempre allo stesso dilemma: secondo i promotori del DAB+, quest’ultimo consente una copertura anche in zone non servite dalla rete wireless e non incide sul consumo dati.

In Italia, al momento, l’ascolto dell’FM in auto resta ancora prioritario, ma proprio il 2020 – in seguito alle direttive UE sulla digitalizzazione delle autoradio – potrebbe segnare un primo cambio di tendenza.

* FM-world –> per contatti e segnalazioni: [email protected]

Radio e storia: il 18 ottobre 1922 veniva fondata la BBC

Il 18 ottobre 1922 veniva fondata la BBC, acronimo di British Broadcasting Corporation.

La prima trasmissione sarebbe arrivata poche settimane dopo, il 14 novembre 1922.

La BBC era frutto dell’unione del General Post Office con sei compagnie di telecomunicazioni (la Marconi Company, la Radio Communication Company, la Metropolitan-Vickers, la General Electric, la Western Electric e la British Thomson-Houston).

Già nel 1932, furono sperimentate le prime trasmissioni televisive.

I suoi canali radiofonici sono stati organizzati, nella maniera in cui li conosciamo oggi, nel 1967, in risposta alle stazioni pirata (Radio Caroline in primis) che ne avevano ridotto gli ascolti, soprattutto tra i più giovani.

Oltre alla tradizionale offerta analogica, contraddistinta da Radio 1, Radio 2, Radio 3, Radio 4 e Radio 5 Live, le piattaforme digitali hanno ampliato il servizio con reti – a loro volta ormai consolidate – quali Radio 1Xtra, Radio 4 Extra, Radio 5 Live Sports Extra, Radio 6 Music, Radio Asian Network e BBC World Service, da qualche mese ricevibile in DAB+ anche in Italia.

A queste, poi, vanno aggiunte decine di realtà locali.

Ancora oggi, la BBC è ritenuta uno dei più autorevoli operatori radiotelevisivi del mondo.

Più della metà dei britannici ascolta la radio in digitale

Saranno pubblicati il 24 ottobre i nuovi dati dell’indagine RAJAR, relativi all’ascolto della radio nel Regno Unito nel terzo trimestre 2019.

Il sito www.rajar.co.uk riporta al momento, dunque, i risultati relativi al secondo trimestre, non solo per quanto riguarda le emittenti più seguite, ma anche con dettagli sui device utilizzati.

Come riportato dalle slide disponibili all’indirizzo https://www.rajar.co.uk/docs/news/RAJAR_DataRelease_InfographicQ22019.pdf, risulta che quasi 49 milioni di adulti britannici (base popolazione 15+) ascoltano la radio ogni settimana, per una percentuale pari all’89% ed un totale di quasi 21 ore.

Il 56% segue il mezzo attraverso piattaforme digitali.

Di questi, il 69% si sintonizza tramite DAB+, il 22% in streaming, mentre il 9% col digitale terrestre tv.

Il 26% dichiara di possedere uno smart speaker ed il 94% di questi lo utilizza (anche) per ascoltare la radio.

Complessivamente, dunque, un bilancio che vede una netta differenza con l’Italia, dove la fruizione analogica (al momento) ancora resiste, soprattutto grazie all’ascolto in auto.

Va evidenziato, tuttavia, che l’offerta digitale in UK è decisamente più ampia e variegata rispetto a quanto disponibile in analogico, con realtà native digitali che ormai raggiungono share non molto distanti da reti “tradizionali” e più consolidate.