Il “Concertone” del Primo Maggio su Rai3, Rai Radio2 e RaiPlay: i primi nomi del cast

Si avvicina la data del Primo Maggio, giorno del ‘concertone’ di Piazza San Giovanni a Roma.

L’evento sarà trasmesso come sempre da Rai3, da Rai Radio2 e dalle piattaforme streaming di RaiPlay.

Sul palco saliranno Tananai, Mr Rain, Ariete, i Coma Cose, Carl Brave, Matteo Paolillo (diventato celebre per aver firmato diversi brani della colonna sonora di “Mare Fuori”), il collettivo BNKR44, oltre ad Aurora, giovane cantautrice norvegese con miliardi di stream, colonna sonora dei video teaser del concerto.

Il cast tuttavia è ancora in fase di definizione e sarà comunicato, giorno dopo giorno, sul sito e sui social dell’evento (Instagram, Facebook, Twitter, TikTok).

Come sempre, l’appuntamento avrà inizio nel pomeriggio per proseguire fino a tarda serata.

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DAB+: cambiamenti nel mux Rai

Novità in DAB+ per quanto concerne la Rai.

Escono dal mux della radio di Stato Aci Radio e Number One Extra.

La loro uscita di scena – avvenuta venerdì 7 aprile – comporta un innalzamento del bitrate di alcune delle emittenti presenti.

In particolare, raggiungono il livello di 104 kb/s (non presente in nessun altro mux nazionale) Rai Radio2, Rai Radio3 Classica, Rai Radio Tutta Italiana e No Name Radio.

Oltre alle emittenti Rai, restano nel mux due reti private: Cusano Italia e Canale Italia +.

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Barbara Floridia presidente della Commissione di Vigilanza Rai

Barbara Floridia è la nuova presidente di Vigilanza Rai.

L’elezione è avvenuta martedì 4 aprile.

Sui social, ha così ufficializzato e commentato il proprio nuovo ruolo:

“È un grandissimo onore essere stata indicata per rivestire il ruolo di Presidente della Commissione di vigilanza Rai. Ringrazio tutti i componenti e le forze politiche che hanno inteso convergere sul mio nome.

La RAI è l’industria culturale più importante del Paese, presente nella vita degli italiani da oltre settant’anni, ed è dovere di tutti, ciascuno per il suo ruolo, tutelarne sempre l’imparzialità, l’indipendenza e il pluralismo. Si tratta di un patrimonio nazionale enorme che viene costantemente arricchito dalla professionalità dei suoi dipendenti, che garantiscono ogni giorno a milioni di persone informazione di qualità, contenuti educativi e scientifici, produzioni artistiche e di intrattenimento che la rendono un vero e proprio motore creativo al servizio degli italiani.

Con l’avvio dei lavori della commissione di vigilanza il Parlamento ribadisce il ruolo essenziale della Rai, che deve essere sempre e comunque quello di agire nell’interesse pubblico e al servizio di tutti, sempre con obiettività e trasparenza. TV, radio e servizi multimediali entrano ogni giorno nelle case e nelle vite di tutti noi ed è importante rafforzare la fiducia che i cittadini nutrono verso il servizio pubblico.

Annuncio che nei prossimi giorni, compatibilmente con le procedure e le esigenze del mio gruppo parlamentare, lascerò il ruolo di capogruppo al Senato del MoVimento 5 Stelle”.

  • Mauro Roffi ha scritto per noi un editoriale che pubblichiamo.

Sono occorsi più di sei mesi per eleggere la presidente della Commissione (bicamerale) di Vigilanza Rai, dopo le elezioni dello scorso settembre 2022.

Ma diciamo che i fatti si commentano da sé: i partiti (di maggioranza e di opposizione) considerano la Vigilanza una Commissione di importanza fondamentale, anche perché per prassi la guida è assegnata all’opposizione, ma solo per costituirla hanno atteso molti mesi, cambiandone pure in corsa il numero di componenti (oltre 40), e battagliando invece sottotraccia per un tempo infinito per decidere gli equilibri interni e stabilire a quale forza politica spettasse la presidenza.

Diciamo, in sostanza, che i partiti hanno fatto di tutto per alimentare ulteriormente l’opinione non proprio positiva che molti cittadini hanno di loro e (purtroppo) per riuscire ad avere ancor meno votanti alle prossime elezioni, di qualunque tipo esse siano.

Alla fine, come nel gioco dell’oca, si è tuttavia tornati più o meno alla casella di partenza ed è stato il gruppo dei Cinque Stelle ad ottenere la presidenza per la senatrice Barbara Floridia, preferita ad altri candidati dello stesso gruppo (a lungo si era fatto il nome di Riccardo Ricciardi) e all’ipotesi di Maria Elena Boschi di Azione-Italia Viva, su cui ci si era ‘incartati’ per tante settimane.

A lenire il pessimo spettacolo complessivo alcuni elementi della riunione di martedì 4 aprile che ha eletto Floridia alla presidenza: la nomina è avvenuta alla fine quasi all’unanimità (39 voti favorevoli sui 42 presenti). Per la prima volta, poi, c’è un vertice della Vigilanza tutto al femminile, visto che vicepresidenti della stessa Vigilanza sono stati eletti (sia pure con molti voti in meno rispetto a Barbara Floridia) proprio Maria Elena Boschi e Augusta Montaruli di Fratelli d’Italia.

Floridia, messinese, 46 anni, è stata eletta al Senato con il M5S nel 2018 e ricopriva attualmente il ruolo di capogruppo degli stessi Cinque Stelle a Palazzo Madama (da cui ora dovrebbe dimettersi). È stata anche sottosegretaria all’Istruzione nel Governo Draghi.

Di rito, ma comunque significative, le prime dichiarazioni della neo-presidente: “È un onore essere eletta presidente, è una commissione fondamentale per la democrazia nel nostro paese. Lavoreremo e vigileremo affinché venga garantito il pluralismo e l’indipendenza in Rai e tutti i partiti possano avere voce”.

È davvero tanto fondamentale per la democrazia questa Commissione? Lasciamo ai lettori un’opinione in merito ma diciamo che la democrazia ha certamente dovuto aspettare parecchio per questo adempimento ritenuto così importante.

Più sicuro è invece che la Commissione dà molta visibilità (almeno potenziale, poi bisogna anche ‘alimentarla’ con atti e iniziative opportune) a chi la presiede e anche ad altri componenti dello ‘staff’, ‘se ci sanno fare’: in questo senso non va trascurata neppure l’elezione di Stefano Candiani della Lega e di Ouidad Bakkali del PD quali segretari della stessa Commissione di Vigilanza Rai.

Tutta da verificare è invece la capacità di incidere della Floridia e degli altri sulle decisioni che stanno per essere prese, diciamo in sede governativa e dintorni, proprio sulla Rai. Non è ancora sicuro, in questo quadro, che l’Ad Fuortes sia al capolinea ma le possibilità che dopo l’imminente approvazione del bilancio possa lasciare la carica, più o meno spontaneamente, ci sono tutte. E un’altra cosa evidente è che molti cambiamenti a Viale Mazzini sono comunque già in atto e la netta impressione è che si sia solo all’inizio.

Mauro Roffi

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Lutto per la scomparsa di Gianni Minà

È scomparso all’età di 84 anni Gianni Minà.

La sua è stata una lunga carriera, soprattutto nel giornalismo televisivo, con la conduzione di numerosi programmi Rai.

Dalla politica allo sport, si è occupato di diverse tematiche, sin dai suoi esordi nel 1960 con le Olimpiadi di Roma.

Dotato anche di grande ironia, rimasero indimenticabili le imitazioni di Fiorello ai tempi di “Viva Radio2”, dove scherzava sulle tante conoscenze dello stesso Minà, con personaggi di diversa estrazione sociale.

Soffriva di una malattia cardiaca, causa del suo decesso.

In tanti lo ricordano in queste ore, per la professionalità, l’anticonformismo e la simpatia che lo hanno sempre contraddistinto.

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Eurovision: le semifinali su Rai2, la finale su Rai1, radio ufficiale Rai Radio2

Cresce l’interesse verso l’Eurovision Song Contest. Pubblichiamo un estratto del comunicato Rai.

Dopo il successo dell’edizione di Torino 2022 organizzata da Rai, grazie alla vittoria dei Måneskin, Eurovision Song Contest 2023 si sposta nel Regno Unito e sarà la BBC a ospitare la 67ª edizione del concorso per conto di UA:PBC, il servizio pubblico ucraino, impossibilitato a ospitare la manifestazione in casa a causa dell’invasione militare russa.

L’Ucraina – presente a Torino nonostante le difficoltà con i Kalush Orchestra e la canzone “Stefania” – aveva vinto l’edizione di Torino grazie alla larghissima affermazione al televoto.

In programma dal 9 al 13 maggio alla Liverpool Arena, l’Eurovision Song Contest vedrà in gara i rappresentanti di 37 Paesi. Le 20 canzoni qualificate dalle due semifinali raggiungeranno in finale le 6 qualificate di diritto: Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito – i cosiddetti “big 5” – e l’Ucraina campione in carica. Le due semifinali del 9 e 11 maggio, andranno in onda in prima serata su Rai2, la Grand final del 13 maggio, invece su Rai1. Su Rai Radio2 il commento in simulcast delle tre serate. ESC 2023 sarà anche trasmesso su RaiPlay.

L’Italia sarà rappresentata per la seconda volta da Marco Mengoni che, dopo 13 anni di carriera, 7 album in studio, 69 dischi di platino, oltre 1.8 miliardi di stream audio/video e 9 tour live, ha trionfato alla 73° edizione del Festival di Sanremo.

Oltre a Mengoni, altri due paesi affideranno la propria bandiera ad artisti italiani. I nostri vicini di San Marino presenteranno “Like An Animal” dei Piqued Jacks, un gruppo vocale e strumentale definito rock-funk che a dispetto della lingua inglese sono pistoiesi, di Buggiano. I Piqued Jacks hanno vinto a sorpresa il concorso “Una voce per San Marino”, che determina il diritto di sventolare la bandiera del Titano all’Eurovision.

La Norvegia sarà rappresentata da Alessandra Mele, savonese di Cesano sul Neva, trasferitasi nel Paese materno dopo gli studi: si era fatta notare con un passaggio fugace in The voice of Norway, e, da semisconosciuta, ha ribaltato tutti i pronostici trionfando nel Melodi Gran Prix, il “Sanremo” norvegese.

A presentare lo spettacolo internazionale – un anno dopo Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika – ci sono Graham Norton, tra i conduttori radio e tv britannici più noti, l’attrice Hannah Waddingham e le cantanti Alisha Dixon, inglese, e Jula Sanina, ucraina.

(Comunicato stampa)

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Radio Radicale, la Rai e il Vaticano nel Milleproroghe

Di recente ha trovato la strada dell’approvazione definitiva nelle aule parlamentari, sia pure con successive importanti ‘osservazioni’ piuttosto negative da parte del Capo dello Stato (in particolare sul tema delle concessioni balneari), il famoso decreto Milleproroghe.

Come suggerisce il nome, si tratta di una legge, ‘tradizionale’ come poche altre nel nostro Paese, che proroga una lunghissima serie di provvedimenti e scadenze e diciamo che, se non si provvedesse in questo senso, le conseguenze potrebbero essere molto serie e pesanti per i più vari settori, dato che per tanti problemi in Italia non si trovano soluzioni definitive ma si ricorre spesso e volentieri a molto più semplici rinvii.

All’interno del Milleproroghe – una legge che già è di ‘dimensioni’ quanto mai corpose e affronta una vera quantità di materie – si rischia poi di trovarci un po’ di tutto e in Parlamento è tradizione provare a infilarci, come nella Legge di Bilancio, norme fra le più eterogenee e svariate; di qui una delle critiche espresse dal Presidente Mattarella.

Questa lunga premessa serve a inquadrare il tema che mi ha incuriosito, ovvero vedere cosa contiene questo Milleproroghe 2023 in tema di media, Radio e Tv. La materia è affrontata, in particolare nell’articolo 12 del provvedimento.

Cominciamo dicendo che nel testo finale è stato inserito, dopo l’approvazione in Parlamento di uno specifico emendamento, il comma 5-bis dell’articolo 12, che prevede lo stanziamento di due milioni di euro a favore di Radio Radicale, con specifica destinazione al suo ricchissimo archivio storico, un punto di riferimento obbligato soprattutto per il mondo politico, parlamentare e legislativo e per quello delle istituzioni in generale.

Nel testo del Milleproroghe però Radio Radicale non viene nominata. Il comma 5-bis prevede invece che “il contributo di cui all’articolo 30-quater, comma 2, del decreto legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, è riconosciuto, alle condizioni e con le modalità ivi previste, nel limite di spesa di 2 milioni di euro per l’anno 2023”.

Ai relativi oneri si provvede “a valere sulle risorse del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione”, “di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 26 ottobre 2016, n. 198, nell’ambito della quota destinata agli interventi di competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri”.

Va chiarito che la diffusione dei servizi parlamentari, confermata per Radio Radicale (con relativi oneri pubblici) per il 2023 dall’ultima Legge di Bilancio, stavolta non c’entra. L’oscuro linguaggio legislativo fa invece riferimento, come riportato, a una Legge del 2019 (primo Governo Conte) che al citato articolo 30 quater prevedeva appunto ‘Interventi a favore di imprese private nel settore radiofonico’.

Al comma 2, in particolare, si specificava che “al fine di favorire la conversione in digitale e la conservazione degli archivi multimediali delle imprese di cui al comma 1 (si tratta delle “imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 230”; N.d.R.), la Presidenza del Consiglio dei ministri corrisponde alle citate imprese un contributo di 3 milioni di euro per l’anno 2019”.

Tre milioni nel 2019 e adesso due milioni che vanno dunque a Radio Radicale, pur non specificamente citata.

Ma torniamo all’articolo 12 del Milleproroghe. Al comma 2 c’è un rinvio importante di cui si è parlato assai poco, quello del contratto di servizio Stato-Rai, adempimento di tutto rilievo purtroppo ignoto ai più. Il testo ‘recita’ quanto segue:

“Al fine di consentire il rispetto del termine stabilito dall’articolo 5, comma 6, della legge 28 dicembre 2015, n. 220, nonché il pieno esercizio delle competenze della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, il termine di scadenza del contratto di servizio vigente tra il Ministero delle imprese e del made in Italy e la RAI-Radiotelevisione italiana S.p.a. è differito al 30 settembre 2023”.

Perché poi un rinvio infinito, che dura tuttora, ci sia stato in sede parlamentare per costituire, a tanti mesi dalle elezioni, questa benedetta Commissione di Vigilanza sulla Rai, è uno dei misteri di questo inizio di Legislatura.

Resta da dire che il rinvio (stavolta di alcuni mesi) del contratto di servizio, che specifica ‘i doveri’ che la Rai si assume in rapporto (sostanzialmente) all’esistenza del canone e all’affidamento del famoso ‘servizio pubblico radiotelevisivo’, è solo l’ultimo di una nutrita serie storica, mentre, altresì, non di rado succede che gli impegni previsti dallo stesso contratto non vengano poi effettivamente realizzati nella pratica.

Ma passiamo all’ultima norma prevista dal Milleproroghe, anche stavolta in tema di radiofonia. Al comma 5 dell’articolo 12 si legge questo:

“Al fine di dare attuazione all’Accordo tra l’Italia e la Santa Sede in materia di radiodiffusione televisiva e sonora del 14 e 15 giugno 2010, il Ministero delle imprese e del made in Italy predispone entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto una procedura di gara con offerte economiche al ribasso per selezionare un operatore di rete titolare di diritto d’uso radiofonico nazionale in tecnica DAB che renda disponibile, senza oneri, per la Città del Vaticano, per un periodo pari alla durata dell’Accordo, la capacità trasmissiva di un modulo da almeno 36 unità di capacità trasmissiva su un multiplex DAB con copertura nazionale”.

Gli interessati si facciano avanti, dunque, anche perché alle spese ci dovrebbe pensare lo Stato. Al comma 6 si spiega infatti che “al fine di rimborsare gli importi di aggiudicazione corrisposti dall’operatore di rete che renda disponibile senza oneri per la Città del Vaticano per un periodo pari alla durata dell’Accordo la capacità trasmissiva ai sensi del comma 5, è autorizzata la spesa di 338.000 euro annui a decorrere dall’anno 2023”.

Mauro Roffi

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