Pubblicate tutte assieme le graduatorie Tv del Nord Italia (Liguria esclusa)

Con una gran fretta, ma dopo aver perso invece nel recente passato parecchio tempo, il Ministero dello Sviluppo Economico – Direzione Generale per i Servizi di Comunicazione Elettronica, di Radiodiffusione e Postali ha pubblicato il 29 ottobre le ‘prime graduatorie’ delle emittenti televisive giudicate ‘idonee’ in relazione al passaggio alla nuova fase della Tv digitale relativamente a ben sette regioni importanti del Nord Italia.

Si tratta di Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige (con due graduatorie per le due province, naturalmente), Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Resta fuori nel Nord la sola Liguria, come si vede, e le graduatorie sono così complessivamente otto.

Il tutto avviene con una sollecitudine e un’efficienza, anche rispetto alle scadenze (fissate per il passaggio di frequenze delle Tv locali in queste zone all’inizio del 2022), che hanno pochi precedenti, a mia memoria, e tende forse a evitare, nelle intenzioni, gli ‘inconvenienti’ riscontrati nella regione-cavia per questo passaggio, ovvero la Sardegna, dove le operazioni sono solo un po’ più avanti.

Attualmente nell’isola si attendono esiti più definitivi degli inevitabili ricorsi al Tar e soprattutto è imminente l’assegnazione degli Lcn alle Tv ‘superstiti’; sono poi in corso le trattative fra emittenti e operatori di rete, mentre a metà novembre dovrebbe iniziare lo spegnimento delle frequenze precedenti e il passaggio sulle nuove. Nel frattempo la sassarese Telegì, che infatti non compariva nella lista delle Tv ammesse, ha annunciato che non trasmetterà più in Dtt ma solo via Web.

Il grande attivismo con cui sono state predisposte queste graduatorie del Nord e il fatto che adesso si intenda proseguire sullo stesso standard (la prima ‘udienza pubblica’ per assegnare le capacità trasmissive disponibili, vero ‘banco di prova’ per capire chi potrà davvero trasmettere in futuro, è già fissata per il 3 novembre e riguarda nientemeno che la Lombardia) non può evidentemente evitare errori ed omissioni e quindi possibili revisioni, ragion per cui anche i ricorsi probabilmente non mancheranno, specie dopo che sarà avvenuta la seconda fase (quella delle udienze pubbliche di cui sopra); ricordiamo che in Sardegna si è dovuti ricorrere a una ‘seconda udienza pubblica’, dopo aver riscontrato ‘errori’ nella prima graduatoria.

Detto questo, va evidenziato che la prima selezione delle domande ha già ‘fatto vittime’, specie in alcune regioni, visto che i numeri sono i seguenti: in Piemonte sono state presentate 61 domande da parte delle emittenti e ne risultano ammesse alla procedura 52; in Valle D’Aosta 20 domande di partecipazione a fronte di 12 ammissioni alla procedura; nell’area Lombardia e Piemonte Orientale (zona-chiave, come si sa) 112 domande e 84 accoglimenti; nella Provincia Autonoma di Trento 26 domande e 20 ‘esiti positivi’; nella Provincia Autonoma di Bolzano 23 domande e 17 Tv ammesse alla procedura; in Veneto 59 domande e 44 esiti favorevoli; in Friuli-Venezia Giulia 63 domande e solo 32 Tv ammesse alla procedura. Infine l’Emilia-Romagna, dove le cose sono pure andate maluccio per le emittenti: 65 domande e 39 ammissioni alla procedura.

Nei prossimi giorni tenteremo un’analisi delle varie situazioni in queste regioni, con particolare riguardo, naturalmente, alla presenza nelle liste di Televisioni ‘che fanno riferimento’ ad emittenti radiofoniche.

Mauro Roffi
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Radio e smartphone: LG abiliterà la ricezione FM

Qualche giorno fa, parlavamo del ritorno del Nokia 6310, versione 2.0 del cellulare lanciato vent’anni fa e che anche nell’edizione 2021 sarà dotato di radio FM.

Negli ultimi mesi, tuttavia, erano stati diversi gli smartphone che avevano disabilitato la modulazione di frequenza, dando priorità ad app e streaming (a tal proposito invitiamo a leggere quando avevamo pubblicato a fine dicembre 2020 –> https://www.fm-world.it/news/smartphone-senza-fm-dal-2021-una-norma-nota-da-tempo-ma-ignorata/).

Non è così per LG. La corporation coreana – secondo quando segnalato da You-Android.com – ha annunciato una collaborazione con la società NextRadio, al fine di portare la radio FM su più dispositivi nel suo nuovo catalogo.

Non è noto se queste funzionalità raggiungeranno anche i dispositivi attuali attraverso un aggiornamento o se LG inizierà a implementare questo sistema nei suoi futuri smartphone.

Si tratta dunque di una notizia importante, che evidenzia la possibilità di poter fruire della radio in modalità diverse.

Nessun accenno tuttavia al DAB+, nella scheda tecnica relativa ad uno dei modelli più recenti (LG G6 –> https://www.hdblog.it/schede-tecniche/lg-g6_i3389/).

(Si ringrazia Matteo Cataldi per la collaborazione)

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Nokia rilancia il 6310 e sul cellulare torna l’FM

Nokia rilancia sul mercato, a circa una ventina d’anni dal suo esordio, il celebre “6310”, uno dei modelli di cellulare – insieme al “3310” – che hanno decretato la fortuna dell’azienda finlandese a inizio anni 2000.

Il design riprende un aspetto simile al modello originale, ma con alcune caratteristiche che lo rendono più contemporaneo: la possibilità di navigare sul web e di scattare foto, anche se privo di app.

Lo lega alle origini, inoltre, un dettaglio non trascurabile per chi ama la radio: il ricevitore FM, non più presente in alcuni smartphone di ultima generazione.

Infine, viene garantita una batteria che – riportiamo testuali parole – “può durare settimane tra una ricarica e l’altra”.

Basterà per rilanciare sul mercato un modello di cellulare indubbiamente economico e di piccole dimensioni? Ora, la parola al pubblico.

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C’è posto in radio per una direzione artistica “under 30”?

Negli anni ’70, l’ondata della “radio libere” è stata caratterizzata dai giovani dell’epoca.

Ispirati da quanto ascoltavano dall’estero via onde medie, diedero vita ad un modo diverso di comunicare, “svecchiando” la radiofonia pubblica, a quei tempi più istituzionale e ingessata.

Oggi molti di quei giovani sono editori, direttori artistici e figure ancora di riferimento della radiofonia contemporanea.

E i giovani che trasmettono attualmente in radio sono comunque sotto la guida di professionisti di età adulta.

Oggi ci sarebbe spazio per una direzione artistica “under 30” nella radiofonia italiana? Sarebbe possibile “rischiare” e “sperimentare” qualcosa di diverso e innovativo, senza la supervisione di chi la radio la fa da 30 o 40 anni?

Ne parliamo nel podcast di questa settimana.

https://open.spotify.com/episode/55RFaj7Fwyu6f8EOeW1ZJe

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Il 26 ottobre 1944 nasceva la RAI (Radio Audizioni Italiane)

Il 26 ottobre 1944 nasceva la RAI.

Non ancora la Radiotelevisione Italiana che conosciamo oggi, ma le Radio Audizioni Italiane.

La sua storia si intreccia con gli ultimi tempi della Seconda Guerra Mondiale.

La radio nel nostro Paese aveva avuto origine vent’anni prima, nel 1924 col nome di URI (Unione Radiofonica Italiana), diventata nel 1927 EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche).

Nel 1943 – con il graduale arrivo degli Alleati che partì dal Sud-Italia – anche la radiofonia italiana si spaccò letteralmente in due, con le stazioni radio di Palermo, Napoli e Bari gestite dal Psychological Warfare Branch (organismo del governo militare anglo-americano incaricato di esercitare il controllo sui mezzi di comunicazione di massa italiani tra il ’43 ed il ’45) e quelle del Nord che divennero organo della Repubblica Sociale Italiana.

Il 26 ottobre 1944, tramite decreto legislativo luogotenenziale, l’EIAR fu riaperta nell’Italia liberata con la nuova ragione sociale Radio Audizioni Italiane (RAI), che aveva come socio di maggioranza la SIP, all’epoca acronimo di Società Idroelettrica Piemontese, prima che si trasformasse (negli anni ’60) in Società Italiana per l’Esercizio Telefonico.

Fu solo nel dicembre 1945, però, che il sistema radiofonico italiano – come riportano varie fonti – fu riunificato sotto la RAI e nel 1946 i trasmettitori superstiti furono organizzati in due reti: le stazioni dell’Italia centromeridionale vennero costituite nella “rete rossa”; mentre le stazioni dell’Italia settentrionale diventarono la “rete azzurra”.

La rete azzurra aveva sede a Torino con uffici decentrati a Milano e comprendeva le stazioni di Torino I, Milano I, Genova I, Bologna, Venezia, Verona, Padova, Bolzano, nonché quelle di Roma II, Napoli II e Bari II; mentre la rete rossa aveva sede a Roma con uffici a Firenze e comprendeva le stazioni di Roma I, Napoli I, Bari I, Firenze, Palermo, Catania, San Remo, nonché Torino II, Milano II e Genova II.

Nel 1950, venne creato il Terzo Programma radiofonico, il primo tra quelli attivi ad essere trasmesso in modulazione di frequenza. Alla fine del 1951, il palinsesto radiofonico fu ristrutturato intorno a tre programmi nazionali: il Programma Nazionale generalista, il Secondo Programma di intrattenimento leggero e il neonato Terzo Programma culturale. Grosso modo, il Programma Nazionale proseguiva la rete rossa, mentre il Secondo Programma era la continuazione della rete azzurra.

Dopo varie sperimentazioni, il 3 gennaio 1954 la RAI diede il via ai primi programmi televisivi, affiancando il servizio video a quello radiofonico.

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La Regione Piemonte cerca Radio interessate ai suoi spot istituzionali

Interessante iniziativa della Regione Piemonte, che si rivolge in specifico anche alle emittenti radiofoniche locali per la diffusione dei suoi spot istituzionali. Il tutto con motivazioni di rilievo, visto che viene “considerata la possibilità di utilizzare il sistema radiofonico regionale come canale privilegiato per la diffusione della comunicazione istituzionale, poiché il mezzo radiofonico rappresenta un ottimo strumento di comunicazione per informare su scala territoriale i cittadini sulle iniziative e i servizi promossi dalla Regione e raggiungere diverse tipologie di target”.

La Giunta Regionale intende dunque acquisire manifestazioni di interesse per procedere all’affidamento di servizi per la programmazione e diffusione di spot radiofonici sulle emittenti radiofoniche aventi sede legale ed operanti in Piemonte per il periodo 2021-2022.

Le emittenti radiofoniche locali, alla data di presentazione della manifestazione di interesse, devono fra l’altro essere iscritte da almeno due anni presso il Tribunale del luogo in cui hanno sede legale e al Registro degli Operatori della Comunicazione (ROC) tenuto presso il Corecom piemontese. Inoltre devono: aver trasmesso nell’anno precedente, quotidianamente e nelle fasce orarie di massimo ascolto, programmi informativi autoprodotti su avvenimenti di cronaca, politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o culturali di rilevanza locale per il Piemonte; applicare ai propri dipendenti uno dei contratti collettivi nazionali di lavoro del settore; avere un organico redazionale che comprenda almeno un pubblicista o un professionista.

Gli operatori economici interessati e in possesso dei requisiti dovranno far pervenire la manifestazione di interesse, a pena di esclusione, entro e non oltre le ore 12 del 4 novembre prossimo all’ indirizzo PEC: [email protected].

L’importo massimo complessivo per l’acquisizione di servizi oggetto della manifestazione di interesse è stimato in 135.000 euro.

Ai fini della determinazione del corrispettivo per l’acquisizione del servizio, le emittenti radiofoniche in possesso dei requisiti verranno suddivise sulla base della copertura provinciale e del costo dello spot da 30 secondi praticato dalle singole emittenti.

Il contratto fra la Regione e le emittenti avrà una durata di dodici mesi dalla data di stipulazione.

Mauro Roffi
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