Censis: la radio è ascoltata dal 78,9% degli italiani

La radio è ascoltata dal 78,9% dagli italiani.

Lo rende noto il Censis che ha presentato – lunedì 11 marzo – il suo 19° Rapporto sulla Comunicazione, relativo all’anno 2023.

Un dato che si conferma alto, anche se in lieve flessione rispetto ai dodici mesi precedenti, con un -1,1%.

E dopo gli anni del Covid, la fruizione torna ad essere prevalentemente esterna.

Se in casa con l’apparecchio tradizionale si assesta al 45,6% (in calo del 2,4%), in macchina – tramite autoradio – conquista il 69,1%.

Altri device utilizzati sono lo smartphone (24,1%) ed il computer (18,2%).

Valori più alti della radio li registrano la televisione (fruita da ben il 95,9% della popolazione), l’utilizzo di internet (89,1%), così come quello dello smartphone (88,2%) e la frequentazione dei social network (82,0%).

In costante calo la carta stampata che scende al 22%.

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Max Pandini: “I giovani ascoltano la radio, ma il ‘mezzo’ non è più solo lineare”

Sono stati diversi i protagonisti al World Radio Day di Milano, tra i quali Max Pandini, consulente radiofonico che – dal palco del Talent Garden Calabiana – ha parlato dell’importanza dell’audio.

Al termine dell’intervento, lo abbiamo intervistato per approfondire altri temi, tra i quali il rapporto tra radio e giovani.

Un legame positivo, sottolinea, purché ci si renda conto che oggi radio non è più solo ‘linearità’, ma anche ‘on demand’ e social.

Queste le dichiarazioni di Max Pandini, nell’intervista di Nicola Franceschini, con la regia di Matteo Rossi.


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Marco Biondi: “La radio fa ancora la differenza, ma gli ultimi fenomeni musicali non sono nati da lì”

Marco Biondi è stato ospite del programma “Detto tra noi”, in onda sulla tv locale emiliana Telestense.

Il conduttore radiofonico si è confrontato parlando di musica e del recente Festival di Sanremo.

Incalzato da una domanda, ha parlato del ruolo che le radio hanno oggi nella promozione dei brani e dei loro artisti.

“Tutti gli ultimi fenomeni musicali in Italia degli ultimi 10-15 anni non sono nati dalle radio”ha sottolineato, aggiungendo che – “le radio li hanno presi quando già questi artisti riempivano i palazzetti”.

Biondi è andato poi nello specifico, facendo riferimenti “alla rinascita del rap italiano, inizialmente trascurato dalle radio. Alla trap ed ai nuovi cantautori quando sono nati i vari Gazzelle, Calcutta. A tutto il fenomeno della scena romana cantautorale. Ed a fenomeni quali quello dei Pinguini Tattiti Nucleari, perchè oggi è facile parlare di loro, ma loro facevano già 3-4.000 persone a concerto prima di firmare con Sony”.

Per il conduttore radiofonico, oggi in onda su Radio Rock, esiste un sottobosco underground che è veramente molto importante.

“Poi la radio fa la differenza” – ha concluso Biondi“perchè quando passi sui network, da dieci arrivi a venti”.

L’intervento è disponibile cliccando QUI.

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Addio Ubaldo Ferrini, autorevole firma del settore radiofonico

Una notizia che ha lasciato senza parole tutti coloro che vivono da vicino il mondo della radio.

È scomparso improvvisamente, all’età di 57 anni, Ubaldo Ferrini, giornalista e autore di diversi testi inerenti il settore radiofonico.

Da alcuni mesi, inoltre, collaborava col quotidiano “La Notizia”, dove aveva intervistato diversi protagonisti della radiofonia italiana.

Numerosi i messaggi di cordoglio nei suoi confronti, anche dal gruppo Talkmedia di FM-world, dove era particolarmente popolare con i suoi contributi.

Ubaldo Ferrini vantava un lungo percorso nella radiofonia siciliana ed in particolare catanese, dov’era originario.

Gli ultimi suoi interventi, soltanto pochi giorni fa, in occasione del World Radio Day, su Radio Taormina e su Radio Cusano Campus.

La redazione di FM-world porge alla famiglia del collega le più sentite condoglianze.


Riceviamo e pubblichiamo un ricordo di Ubaldo Ferrini dal collega e amico Carmelo Aurite.

La radiofonia italiana piange commossa, Ubaldo Ferrini, nato a Catania 57 anni fa.

Ubaldo Ferrini ha lasciato un silenzio assordante nel mondo della storia della radiofonia anche nazionale.

Da sempre la comunicazione per lui era stata di famiglia e di casa, da quando in tenera età conduceva su Tele Sud, l’emittente fondata dall’indimenticato padre Mario Ferrini, il programma per bambini il “Trittichino”.

Poi tantissimi anni come voce autorevole nelle radio libere catanesi e da primo autentico Vj a TelesiciliaColor, Tele D. dove è stato tra i primi a portare la Radio in TV.

Ubaldo è stato il primo a capire il talento di quelli che sono diventanti i grandi nomi della radiofonia e della musica, intervistando per primo personaggi come Amadeus o “Gli articolo 31”, solo per fare qualche esempio. Nel 1992 aveva fondato Metropolis Dj Point in via Obberdan a Catania. Ubaldo è stato tutor radiofonico presso l’Università di Catania e docente di corsi di formazione in enti pubblici e privati. Nel 2016 ha ricevuto anche un premio assegnato dall’Accademia delle belle Arti di Catania, nel settore Radio e Comunicazione.

Nel capoluogo etneo era noto come autore e promotore di svariati eventi come le sette edizoni di Fm Story e due meeting della comunicazione. Ha scritto per tanti anni per “Newslinet”, “Consulenza Radiofonica” e “Jocks Mag”.

Ubaldo aveva una fare amichevole e da fratello maggiore con tutti i colleghi. Pur essendo un maestro nel settore comunicazione si poneva sempre con l’umiltà di chi voleva sempre imparare.

A quanti gli hanno voluto bene Ubaldo ha lasciato a imperitura memoria la sua opera di cui andava molto fiero “La Radio Libera, la radio prigioniera”, che di recente aveva celebrato dal vivo anche in un happening intitolato “Una città da Cantare”.

L’evento ha riunito tutti i protagonisti della radiofonia, del giornalismo, della musica e di quanti hanno dato negli anni un contributo importante al mondo della comunicazione in senso lato. Siamo sicuri che la voce profonda di Ubaldo continuerà ad echeggiare ancora nell’etere e nella memoria di quanti l’hanno conosciuto e gli hanno voluto bene.

I funerali si terranno venerdì 23 febbraio nella Basilica di Santa Caterina, la chiesa Madre di Pedara, alle ore 16,00.

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Sanremo: le radio già pensano al Festival 2025

Terminata l’edizione 2024 del Festival di Sanremo, è già tempo di ‘prenotarsi’ per quella del prossimo anno.

Lo riporta Sanremonews che, in un articolo pubblicato nei giorni scorsi, anticipa la mossa di alcune emittenti nazionali che avrebbero già preso contatto con il Comune della Città dei Fiori per presentare le loro domande di occupazione di suolo pubblico, dove posizionare i loro ‘truck’.

Il quotidiano ligure, in particolare, sottolinea l’intenzione di RDS di tornare in Piazza Muccioli e quella di RTL 102.5 di confermare la postazione nei pressi del Casinò.

L’assessore al turismo del Comune di Sanremo – Giuseppe Faraldi – commenta positivamente l’interesse, sottolineando che “abbiamo riportato le radio in massa a Sanremo, soprattutto le più grandi, dedicando loro aree apposite. Da anni non venivano più, è stato un grande risultato”.

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La storia degli ultimi cent’anni dell’Italia raccontata a teatro tramite la radio

Tra storia e cultura, la radio diventa protagonista di una serie di appuntamenti teatrali che raccontano gli ultimi cent’anni del nostro Paese. I dettagli nel comunicato.

Sei messe in scena prodotte dal Teatro Stabile di Bolzano nell’ambito di “Wordbox-Parole per il Teatro” per celebrare i cento anni della nascita della radio italiana. Le propone la serie “L’Italia alla radio” di Roberto Cavosi, in onda dal Teatro Comunale di Bolzano in diretta da lunedì 19 febbraio alle 20.30 su Rai Radio3. Un progetto creato e prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano, in collaborazione con Rai Radio3 e Rai Sede di Bolzano.

«”Italia alla Radio” è la fotografia di 100 anni di storia del nostro paese vissuta attraverso la memoria della Radio. Sei momenti salienti della nostra storia che si intrecciano ad altrettante vicende private, la grande e la piccola storia che insieme raccontano tanto degli italiani nel loro ultimo secolo di vita», dichiara Andrea Montanari, direttore di Rai Radio3. Le letture sceniche sono un omaggio ai 100 anni di “vita” della radiofonia pubblica italiana (nata come U.R.I. quindi E.I.A.R. e infine R.A.I.) e raccontano le vicende italiane dalla Seconda guerra mondiale alla strage di Nassirya.

«Siamo felici e orgogliosi di collaborare nuovamente con Rai Radio3 e Rai Sede di Bolzano per questo nuovo progetto che promuove a livello nazionale la nuova drammaturgia in tutte le sue forme», afferma Walter Zambaldi, direttore del Teatro Stabile di Bolzano.

«Trasmettere in diretta nazionale le letture sceniche scritte da Roberto Cavosi, inoltre, amplifica e potenzia lo spirito con cui è nato il format “Wordbox – Parole per il teatro”: una vera e propria fucina di ricerca testuale che porta il pubblico a diretto contatto con le parole, alla scoperta di testi sempre nuovi e di come vengono interpretati dagli attori».

«La Sede Rai di Bolzano è onorata di partecipare alla realizzazione di “L’Italia alla Radio” iniziativa che ribadisce la proficua collaborazione tra Rai Radio 3 e Teatro Stabile di Bolzano». commenta Paolo Mazzucato, direttore della Sede Rai di Bolzano. «Una sinergia cui teniamo particolarmente perché nata per celebrare un anniversario fondamentale per la storia culturale del nostro paese come i 100 anni di vita della radiofonia pubblica italiana».

Benché i sei episodi siano slegati e indipendenti l’uno dall’altro e la loro messa in onda si snodi dal 19 febbraio al 6 ottobre 2024, il filo conduttore costante della serie radiofonica “L’Italia alla radio” è rappresentato dalla famiglia. Il concetto di famiglia viene infatti declinato nelle sue più svariate accezioni. Nel bene e nel male la famiglia è stata ed è tutt’ora il nucleo portante del Paese, suo specchio e sua metafora. Famiglie tradizionali, particolari, emblematiche, si alternano raccontandoci il loro “piccolo vivere” in contrapposizione ai grandi avvenimenti di cui naturalmente è immancabile messaggero la radio. I racconti saranno infatti punteggiati da frammenti di giornali radio, musiche e trasmissioni degli anni dei quali si parla.

A interpretare il primo episodio trasmesso il 19 febbraio alle 20.30 e intitolato “Una famiglia di vetro” saranno Martina Altinier e Roberto Stocchi, chiamati a dare vita a una metafora sulla fragilità umana, ambientata tra il 1940 e il ’45, che viene raccontata la notte in cui si festeggiava il nuovo millennio. Giovedì 14 marzo sempre alle 20.30 andrà in scena e in onda “Una piccola famiglia”. La puntata interpretata dallo stesso Cavosi affiancato da Salvatore Cutrì, Daniela Giordano, Alessandra Limetti e Maria Giulia Scarcella, tratteggia una vicenda accaduta nel 1969, ma che abbraccia tutti gli anni ’60 fino all’inizio del terrorismo. Lunedì 22 aprile sempre alle 20.30 Alessandra Limetti, Marta Marchi, Alberto Onofrietti, Flora Sarrubbo e Maria Giulia Scarcella saranno gli interpreti della puntata intitolata “La famiglia ai tempi della diossina” che racconta il disastro di Seveso del 1976, visto da una coppia relegata come tante altre in un Motel di Assago per sfuggire al veleno che appestava l’aria.

(Comunicato stampa)

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