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Un volo di cinquant’anni: Federico l’Olandese Volante si racconta a FM-world

Da pirata su Veronica a Radio Norba passando dalla RMC di Noel Coutisson, 105, RTL 102.5 e tante altre emittenti. Dopo il saluto agli ascoltatori avvenuto il 29 dicembre 2024, FM-world ha deciso di contattare Federico L’Olandese Volante per parlare di radio tra passato, presente e futuro.

L’intervista/conversazione ha avuto luogo martedì 7 gennaio 2025; l’audio originale è disponibile cliccando QUI.

L’intervista

FM-World (Marco Hugo Barsotti): Tu sei venuto in Italia abbastanza giovane, attorno ai 22 anni, come riporta Wikipedia. Anzi sei giunto a Monaco. Com’era Monte Carlo a quei tempi?

Federico l’Olandese Volante (F.OV.): Molto prima, perché mio padre è stato console olandese a Milano negli anni ’50, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Poi lui è andato in pensione molto presto dal servizio diplomatico e quando era in Italia si era innamorato del Lago di Garda, dove ha comprato un terreno a Riva del Garda (Torbole, N.d.R.) e dove ha poi costruito un albergo.

Lido blu a Torbole 

Praticamente siamo arrivati con la famiglia in Italia nel ’58, io avevo 8 anni all’epoca e sono del ’50. Anche i miei fratelli hanno fatto le scuole in Italia, poi per varie vicissitudini mio padre ha venduto l’albergo e siamo tornati in Olanda quando avevo 16 anni. Lì ho finito il liceo e mi sono iscritto ad architettura e ho cominciato a lavorare nel ’68 per Radio Veronica che era una radio offshore che trasmetteva da un vecchio peschereccio arrugginito fuori dalle acque territoriali. In onde medie facevamo praticamente tutto il nord Europa perché lì è tutta pianura, non ci sono montagne.

Radio Veronica con i suoi 192 metri la prendevi a Londra, Amsterdam, Bruxelles, Parigi, un’utenza di più o meno 30 milioni di persone. Era molto interessante anche perché le radio nazionali all’epoca avevano dei limiti dei monopoli e non facevano tantissima pubblicità. Ma c’era un potenziale di pubblicità… aziende che stavano spingendo prodotti per giovani come jeans, Coca-Cola e altre cose e che non trovavano assolutamente spazio. Perciò le radio offshore erano anche un grandissimo business soprattutto pubblicitario. Essendo in acque internazionali potevano fare pubblicità anche per le sigarette che all’epoca andavano tantissimo. La facevamo anche a RMC, non so se ricordi…

FM-world: Sì, ricordo, “Muratti Ambassadorrrrr“…

F.O.V.: Sì, Herbert Pagani, il programma addirittura si chiamava “Fumorama“.

205 metri

FM-World: Raccontaci di Coutisson, di come era lavorare a Radio Monte Carlo in quei tempi così lontani.

F.OV.: Coutison è un mezzo genio, anche se aveva un paio di difetti grossi, uno era quello di apprezzare il buon vino francese.

Dopo le 5 di pomeriggio non ci si poteva più parlare perché era impegnato con il suo Pernod. Ma lui ha inventato un sacco di giochi, di situazioni radiofoniche, ha inventato il clock radiofonico.

Lui veniva da France Inter e poi è stato assunto a Radio Monte Carlo per far fruttare questa frequenza (205 metri, 1466 Kc). Sfruttare questo diritto che aveva il Principato di trasmettere in Italia.

Il problema era la pubblicità, perciò Coutisson la risolse andando alla Sipra, ovvero la concessionaria ufficiale della RAI, prendendo anche la concessione della pubblicità di Radio Monte Carlo.

La Sipra era ben contenta, era un feudo DC all’epoca, perciò dicevano “Radio Monte Carlo non può trasmettere in Italia… figurati, la pubblicità la vendiamo noi“. Così aveva risolto tutti i problemi. E così siamo stati la prima radio privata italiana, per così dire. Quando sono andato via avevamo 8 milioni di ascoltatori.

Modernizzare la conduzione… nel 1978

Coutisson voleva qualcuno che modernizzasse il parco speaker, poiché erano tutti troppo tradizionali, italiani che si ispiravano a Boncompagni e alla RAI. O a Supersonic: uno stile troppo ufficiale.

Io ho tradotto lo stile anglosassone, il DJ… quello che tiene il parlato contenuto – anche nei limiti dei dischi – quello che si fa regia da solo, si manda i jingle, fa una emissione molto movimentata.

E, negli anni a seguire, nelle private ho sentito tanti piccoli “Federichi”, qualcuno che in parte si ispirava a me.

Fonici del sindacato

FM-World: A RMC avevate il regista o facevate da soli ?

F.OV.: A Monte Carlo avevamo il regista perché nel Principato c’è un sindacato molto forte, francese, che obbliga tutti gli speaker ad avere un regista.

Anche quando uscivamo per esempio a fare le interviste – io diverse volte sono andato a Londra a intervistare i Pink Floyd – ti obbligavano a portare dietro il tecnico con il registratore. Con il Nagra.

Non potevi registrare tu da solo, serviva il tecnico ed era proprio il sindacato a imporre questa cosa.

E tuttora il sindacato obbliga ad esempio l’editore di Radio Monte Carlo, prima Hazan poi RadioMediaset, a tenere aperta una sede nel Principato. Con dei tecnici – almeno 3 o 4 francesi – anche se non trasmettono.

Credo che ci siano solo uno o due speaker che fanno qualcosa nel weekend, tutto il resto è Milano, però devi avere qualcuno nel Principato, se no non può chiamarla Radio Monte Carlo, questa è la condizione proprio del contratto.

105

FM-World: Secondo sempre Wikipedia poi sei andato ad aiutare Hazan appunto a strutturare 105. Come era lavorare con Hazan?

F.OV.: Non era facile. Dobbiamo dire innanzitutto che lui veniva da una ricca famiglia, suo padre era il socio di Khashoggi (Adnan, non Jamal, N.d.R.), uno dei più grandi commercianti d’armi del mondo che aveva il suo panfilo (Nabila, l’attuale “Trump Princess” N.d.R.) nel porto di Monte Carlo dove aveva l’ufficio.
Nota: FM-world non ha potuto verificare da altre fonti questa associazione tra il padre di Alberto Hazan e Khashoggi.

Audiola

Così Alberto ha investito… aveva già l’Audiola, una ditta che produceva autoradio e per fare pubblicità alla sua Audiola ha messo su una radio. Poi ha visto il business e allora è andato a cercare qualcuno che gli potesse dare una mano e ha preso Cecchetto e me. Noi due abbiamo praticamente messo su la radio con i criteri che all’epoca nessuno che faceva radio aveva.

La radio libera era in Italia una roba così astratta dove ogni ragazzo che aveva un po’ di dischi a casa li portava, blaterava al microfono e metteva i dischi suoi, ma non c’era nessuna forma, nessuna organizzazione.

Poi piano piano arrivarono le radio tipo Milano International, tipo Deejay, tipo noi, ma in realtà noi molto prima di Deejay.  Lui aveva preso anche un paio di americani esperti di radio che gli misero a posto tutto il palinsesto. Questo su consiglio della moglie americana. Perciò 105 è nata così. Io sono arrivato a Milano nel ’78, da Monte Carlo facevo una trasmissione anche a Radio2 e mi sono messo a lavorare con Hazan che è stata una felice collaborazione durata 12 anni.

Mezzo Clock

FM-World: Avevate il clock?

F.OV.: No, all’inizio no, però poi sono arrivati gli americani che ci hanno messo subito il famoso clock.

Prima avevamo metà clock a nostra disposizione con dei brani di nostra scelta, però approvati dalla programmazione e poi l’altra metà era programmazione imposta, cioè già scritta.

Perciò io avevo il foglio della mia scaletta che a metà era vuota e potevo metterci cinque, sei dischi e gli altri sei erano invece quelli che avevano già messo loro, perché la radio doveva suonare in una certa maniera. Tutt’ora se senti 105 capisci che è lei, ha un suo suono, una sua musica.

Radio con lo stampino

FM-World:  Se segui il gruppo Talkmedia di FM-world saprai che la critica che fanno tanti lettori è che le radio, i network tendono ad essere molto simili. Mi sembra qualcosa di analogo a quanto hai detto tu in una famosa dichiarazione subito prima di lasciare R101…

F.OV.: Tuttora la condivido e io ho lasciato la radio e i programmi proprio anche per quello. Anche perché non mi trovo più tanto con quella musica di adesso, non che sono uno che è fanatico solo del passato, però voglio un po’ più di spazio.

Poi dopo cinquant’anni che fai un programma, sempre dalle cinque alle sette o dalle tre alle cinque, tutte le volte puntuale, perfetto, professionale, a un certo punto ti rompi anche le scatole. Io adesso ho deciso di ritirarmi in Tunisia, dove ho preso una casa sul mare, prendo la pensione e le tasse sono ragionevoli.

Ho un mio studio, mi ha chiamato per esempio RTL, mi hanno chiamato tante radio, per esempio Radio Rock a Roma che vogliono che io faccia dei podcast sulla storia della musica e altre cose. Perciò vediamo di portare avanti il discorso… non più con dei programmi live, ma con dei podcast dove io tiro fuori il mio know-how del passato, le interviste che ho fatto, la storia delle varie band.

FM-World: Oggi tu cosa ascolti? Senti BBC Radio One? Veronica ?

F.OV.: Un po’ di radio internazionali, con la app, sai… ma non solo: un po’ di Radio Deejay, Virgin, Radio Rock di Roma, un po’ di radio locali. Ma non le radio “popolari”.

FM-World: Niente in olandese, per dire?

F.OV.: Sì, ogni tanto ho ascoltato anche Radio Veronica, che è diventata ormai una radio nazionale non più pirata, hanno dato le licenze e sono tutt’ora apprezzati.

DJ, anyone?

FM-World: Tornando alle radio di oggi… se guardiamo i corsi proposti dalle varie scuole di radiofonia, ne trovi per conduttore, per fonico – che oltretutto è una parola che sembra del secolo scorso – e non c’è un corso per DJ. È scomparso di recente Johnny Walker della BBC, ho ascoltato tutto il suo podcast (disponibile cliccando QUI), una specie di autobiografia. Lui si definiva DJ, ancora all’età avanzata che aveva.

F.OV.: Il DJ secondo me in Italia l’abbiamo completamente diviso tra speaker radio e DJ da discoteca e le due categorie non si toccano. Claudio Cecchetto all’epoca ha chiamato la sua radio DJ (Deejay) perché appunto i suoi speaker erano DJ, poi è cambiato tutto, ora non si reputano più DJ, ma appunto speaker radiofonici o animatori radiofonici o giornalisti radiofonici.

Ma noi ai tempi di RMC avevamo sempre la cuffia in testa, sentivamo la musica.

All’epoca io avevo un ritorno in cuffia delle onde medie, con quel fading che era veramente da impazzire, ma sì, sentivamo la musica.

Stipendi da fame

Però oggi, il mestiere di speaker radiofonico non è più come una volta. E poi oggi ci sono stipendi da fame.

Io ho guadagnato un sacco di soldi negli anni 80-90, ero ben pagato. Ma adesso ai ragazzi, se gli va bene, danno 2.500 euro al mese, che per vivere a Milano o Roma non possono bastare. Non è un mestiere dove puoi dire “divento ricco”, mentre noi all’epoca facevamo le serate, facevamo i produttori discografici, facevamo gli speaker. Io a RTL all’epoca guadagnavo veramente bene (c.f.r. podcast, N.d.R.). Ti pagavano in base alla tua qualità, alla tua professionalità.

FM-World: L’ultima cosa che volevo chiederti è questa: tu hai vissuto nel tuo Paese, poi a Monte Carlo, poi a Milano e infine al Sud. Come ci vedi noi italiani, come vedi l’Italia?

F.OV.:  Ci sono un po’ d’Italia diverse. Io sono arrivato qui al sud nel 2015, la Puglia è molto bella, si sta bene, ho un sacco di amici qua, ma all’inizio era una realtà provinciale.

Poi in questi 10 anni si è sviluppata tantissimo, la Puglia e la Radio. Norba con la storia di Battiti ha fatto furore, ha sostituito il vecchio Festivalbar. Hanno fatto passi da gigante, non c’è niente da dire. Non è più “una radio del Sud”: è una radio italiana, proprio come quelle del Nord.

UItim’ora

Come avevamo sospettato, quando un DJ dice che “appende la cuffia al chiodo”, la cosa risulta sempre provvisoria: ecco qui una bella novità arrivata a sorpresa oggi direttamente da RTL 102.5 e che farà sicuramente piacere a tutti. (M.H.B. per FM-world)

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Dutch/Italian DJ Federico l’Olandese Volante on his 50+ years at Radio Veronica, Radio Monte Carlo and several Italian networks

 

From pirate on Veronica to Radio Norba passing through Noel Coutisson’s RMC, 105, RTL 102.5 and many other stations. After the farewell to listeners that took place on December 29, 2024, FM-world decided to contact Federico L’Olandese Volante to talk about radio between past, present and future.

The interview/conversation took place on Tuesday January 7, 2025; the original audio is available by clicking HERE.

The Interview

FM-World (Marco Hugo Barsotti): You came to Italy quite young, around 22 years old, as Wikipedia reports. Actually, you arrived in Monaco. How was Monte Carlo in those times?

Federico l’Olandese Volante (F.OV.): Much earlier, because my father was Dutch consul in Milan in the ’50s, right after World War II. Then he retired very early from diplomatic service and when he was in Italy he fell in love with Lake Garda, where he bought land in Riva del Garda (Torbole, Ed. Note) and where he then built a hotel.

Lido blu in Torbole

Basically we arrived with the family in Italy in ’58, I was 8 years old at the time and I’m from ’50. My brothers also went to school in Italy, then for various reasons my father sold the hotel and we returned to Holland when I was 16 years old. There I finished high school and enrolled in architecture and started working in ’68 for Radio Veronica which was an offshore radio that broadcast from an old rusty fishing boat outside territorial waters. In medium waves we covered practically all of northern Europe because it’s all flat there, there are no mountains.

Radio Veronica with its 192 meters you could receive it in London, Amsterdam, Brussels, Paris, a audience of more or less 30 million people. It was very interesting also because national radios at the time had monopoly limits and didn’t do much advertising. But there was advertising potential… companies that were pushing products for young people like jeans, Coca-Cola and other things and that absolutely couldn’t find space. Therefore offshore radios were also a huge business especially for advertising. Being in international waters they could also advertise cigarettes which at the time were very popular. We also did it at RMC, I don’t know if you remember…

FM-world: Yes, I remember, “Muratti Ambassadorrrrr“…

F.O.V.: Yes, Herbert Pagani, the program was even called “Fumorama“.

205 meters

FM-World: Tell us about Coutisson, about how it was working at Radio Monte Carlo in those distant times.

F.OV.: Coutison is a half genius, even though he had a couple of big flaws, one was appreciating good French wine.

After 5 in the afternoon you couldn’t talk to him anymore because he was busy with his Pernod. But he invented a lot of games, radio situations, he invented the radio clock.

He came from France Inter and then was hired at Radio Monte Carlo to make this frequency profitable (205 meters, 1466 Kc). To exploit this right that the Principality had to broadcast in Italy.

The problem was advertising, so Coutisson solved it by going to Sipra, which was RAI’s official advertising agency, also taking the advertising concession for Radio Monte Carlo.

Sipra was very happy, it was a DC fiefdom at the time, so they said “Radio Monte Carlo cannot broadcast in Italy… imagine, we sell the advertising“. So he had solved all problems. And so we were the first Italian private radio, so to speak. When I left we had 8 million listeners.

Modernizing broadcasting… in 1978

Coutisson wanted someone to modernize the speaker park, since they were all too traditional, Italians who were inspired by Boncompagni and RAI. Or by Supersonic: too official a style.

I translated the Anglo-Saxon style, the DJ… the one who keeps talking contained – even within the limits of records – the one who does his own direction, sends jingles, makes a very lively broadcast.

And, in the following years, in private radios I heard many little “Federicos”, someone who was partly inspired by me.

Union technicians

FM-World: At RMC did you have a director or did you do it yourselves?

F.OV.: In Monte Carlo we had the director because in the Principality there is a very strong union, French, that requires all speakers to have a director.

Even when we went out for example to do interviews – I went several times to London to interview Pink Floyd – they required you to bring along the technician with the recorder. With the Nagra.

You couldn’t record by yourself, you needed the technician and it was precisely the union that imposed this thing.

And still today the union requires for example the publisher of Radio Monte Carlo, first Hazan then RadioMediaset, to keep an office open in the Principality. With some technicians – at least 3 or 4 French – even if they don’t broadcast.

I believe there are only one or two speakers who do something on the weekend, everything else is Milan, but you must have someone in the Principality, if not you can’t call it Radio Monte Carlo, this is the condition of the contract itself.

105

FM-World: According to Wikipedia again then you went to help Hazan precisely to structure 105. How was working with Hazan?

F.OV.: It wasn’t easy. We must say first of all that he came from a rich family, his father was Khashoggi’s partner (Adnan, not Jamal, Ed. Note), one of the world’s largest arms dealers who had his yacht (Nabila, the current “Trump Princess” Ed. Note) in the port of Monte Carlo where he had his office.
Note: FM-world could not verify from other sources this association between Alberto Hazan’s father and Khashoggi.

Audiola

So Alberto invested… he already had Audiola, a company that produced car radios and to advertise his Audiola he set up a radio. Then he saw the business and so went looking for someone who could help him and took Cecchetto and me. We two practically set up the radio with criteria that at the time no one who did radio had.

Free radio in Italy was such an abstract thing where every guy who had some records at home brought them, blabbered on the microphone and put his records on, but there was no form, no organization.

Then slowly came radios like Milano International, like Deejay, like us, but actually we much before Deejay. He had also taken a couple of American radio experts who fixed all the schedule for him. This on the advice of his American wife. So 105 was born like this. I arrived in Milan in ’78, from Monte Carlo I was doing a show also on Radio2 and I started working with Hazan which was a happy collaboration that lasted 12 years.

Half Clock

FM-World: Did you have the clock?

F.OV.: No, not at the beginning, but then the Americans came who immediately put in the famous clock.

Before we had half clock at our disposal with tracks of our choice, but approved by programming and then the other half was imposed programming, that is, already written.

So I had my playlist sheet that was empty halfway and I could put five, six records and the other six were instead those that they had already put in, because the radio had to sound in a certain way. Still today if you listen to 105 you understand it’s her, she has her sound, her music.

Radio with a template

FM-World: If you follow FM-world’s Talkmedia group you’ll know that the criticism that many readers make is that radios, networks tend to be very similar. It seems something similar to what you said in a famous statement just before leaving R101…

F.OV.: I still share it and I left radio and programs also for that. Also because I don’t find myself much with that music now, not that I’m someone who is fanatic only about the past, but I want a bit more space.

Then after fifty years that you do a program, always from five to seven or from three to five, every time punctual, perfect, professional, at some point you also get fed up. I now decided to retire in Tunisia, where I bought a house by the sea, I get the pension and taxes are reasonable.

I have my studio, RTL called me for example, many radios called me, for example Radio Rock in Rome that want me to make podcasts about music history and other things. So let’s see about carrying forward the discourse… no more with live programs, but with podcasts where I bring out my know-how from the past, the interviews I did, the history of various bands.

FM-World: Today what do you listen to? Do you listen to BBC Radio One? Veronica?

F.OV.: Some international radios, with the app, you know… but not only: some Radio Deejay, Virgin, Radio Rock from Rome, some local radios. But not the “popular” radios.

FM-World: Nothing in Dutch, to say?

F.OV.: Yes, sometimes I also listened to Radio Veronica, which has now become a national radio no longer pirate, they gave licenses and they are still appreciated.

DJ, anyone?

FM-World: Going back to today’s radios… if we look at the courses offered by various radio schools, you find them for host, for sound technician – which moreover is a word that seems from the last century – and there isn’t a course for DJ. Johnny Walker of the BBC recently passed away, I listened to his entire podcast (available by clicking HERE), a kind of autobiography. He defined himself as aDJ, even at his advanced age.

F.OV.: The DJ in my opinion in Italy we have completely divided between radio speaker and disco DJ and the two categories don’t touch. Claudio Cecchetto at the time called his radio DJ (Deejay) because precisely his speakers were DJs, then everything changed, now they no longer consider themselves DJs, but rather radio speakers or radio animators or radio journalists.

But we in RMC times always had headphones on, we listened to the music.

At the time I had a medium wave return in headphones, with that fading that was really maddening, but yes, we listened to the music.

Starvation wages

But today, the profession of radio speaker is no longer like it used to be. And then today there are starvation wages.

I earned a lot of money in the 80s-90s, I was well paid. But now to young people, if they’re lucky, they give 2,500 euros per month, which cannot be enough to live in Milan or Rome. It’s not a job where you can say “I become rich”, while we at the time did evening events, we were record producers, we were speakers. I at RTL at the time earned really well (cf. podcast, Ed. Note). They paid you based on your quality, your professionalism.

FM-World: The last thing I wanted to ask you is this: you have lived in your country, then in Monte Carlo, then in Milan and finally in the South. How do you see us Italians, how do you see Italy?

F.OV.: There are several different Italias. I arrived here in the south in 2015, Puglia is very beautiful, you live well, I have lots of friends here, but at the beginning it was a provincial reality.

Then in these 10 years it has developed a lot, Puglia and the Radio. Norba with the Battiti story has made a sensation, it has replaced the old Festivalbar. They have made giant steps, there’s nothing to say. It’s no longer “a Southern radio”: it’s an Italian radio, just like those of the North.

Latest news

As we had suspected, when a DJ says they’re “hanging up the headphones”, it always turns out to be provisional: here’s here some nice news that arrived as a surprise today directly from RTL 102.5 and that will surely please everyone. (M.H.B. for FM-world)

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Prince Albert II of Monaco commemorates the 50th anniversary of the RMC transmitter site in Roumoules

On Wednesday, September 11, Prince Albert II of Monaco visited Roumoules – in the Alps of Haute-Provence – to celebrate the 50th anniversary of the commissioning of the Radio Monte-Carlo (RMC) transmitting center.

Long Waves and Medium Waves

Built in 1974 by Lucien Allavena, technical director of Radio Monte-Carlo, the Roumoules transmitting center allowed RMC to greatly extend its listening area in French and Italian territories,” explained the Prince’s Palace in a press release at the beginning of the week.

The broadcasts were on Long Wave on behalf of French RMC (with a power of about 800 kW) and on medium waves, the famous and historic 205 meters of the Principality.

Some inaccuracies…or maybe not

The prince is a known listener of Riviera Radio (in English, 106.5 and 106.3 from Mont Agel), but perhaps he is not (was not) of the Italian RMC from the times when it ended its programs with the famous song “ciao a domani – per ora chiudiamo” – sung by Matia Bazar.

Otherwise, he would have known that on “Italian territories” the 205 meters equal to 1467 Kc did not come from distant Roumoules, but from Mont Agel, about 1000 meters above his palace, even though – actually – the transmitters on 205 meters were at both sites.

Based on a perhaps unique situation, during the day the one from our RMC was active from Agel and in the evening and night the one from Roumoules, with religious broadcasts from TWR “Trans World Radio”.


History repeates itself

Did the prince make a mistake then? Thinking about it, maybe not, or at least that’s what we like to think.

Even if the reason is so indirect that we’re not sure this is the origin of the statement. As you can see from this sticker, in 1964 the only existing RMC, the French one, announced a cadeau, a gift for Christmas: a new long wave broadcast, still from Mont Agel.

By moving to long waves, French RMC freed up its historic transmitter, the 205-meter one: an opportunity seized by Noel Coutisson to create Italian RMC.

Well, the same thing happened 50 years ago: having proved ineffective, the long wave transmitter in Monte Carlo is replaced – precisely – by the one in Roumoules. History repeats itself: what to do with the long wave systems on the French Riviera?

Simple: readapt the LW system to MW once again, for the benefit of RMC in Italian. Thus the famous 701 Kc is born (“Radio Montecarlo Settecentouno“).

And so yes, we could really say that “Roumoules allowed RMC to greatly extend its listening area in Italian territories“: despite not broadcasting to Italy at all.

Silent sites, present antennas

The Romoules site, like that of Agel, is now substantially silent. Long waves turned off, we know of sporadic transmissions on medium waves. Instead, everything is turned off from the position above Monte Carlo.

Turned off, but not demolished: unlike what was decided in Italy, the towers of Monaco Media Diffision are still standing and even, as we have recently seen from some photographs published on a Facebook group, maintained, at least in their structural components.

We are History

So what did Prince Albert go to do at a turned-off transmitting site? Perhaps to give us a testimony, a message: we are history and our Radio Monte-Carlo. Those frequencies transmitted great orchestras before the war, were used by the Nazis during World War II, and accompanied the economic boom of the 1960s.

In some way, the Prince is telling us that transmission sites are historical monuments, just like others.

A message that we would like to be understood also in Italy, where instead a ruling class ignorant of its own history managed in 2013 to destroy even a transmission center, that of Budrio, built by Nobel Prize winner Guglielmo Marconi.

Those who don’t know its history can read it here, while those who want to delve into the reasons for the demolition can search online for what publisher Ing. Anselmo of Challenger wrote about it at the time: one who – like Prince Albert II, remembers and celebrates History.

(M.H.B. for FM-world)

 

 

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Ettore Andenna e Wally Giambelli: “Dalla prima RMC a Radio Liscio passando per Antenna3 Lombardia”

Dalla primissima Radio Monte Carlo (quella dei 205 metri) alla TV di Stato, per passare alla ‘regina’ delle TV libere lombarde e tornare oggi nuovamente in Radio, questa volta in digitale. Questa parte del percorso professionale di Ettore Andenna, che – in occasione del restauro della registrazione della serata inaugurale di Antenna 3 Lombardia – ci parla insieme a Wally Giambelli di quegli storici anni.

Antenna 3 Lombardia

In un anno – il 1977 – in cui tante radio private usavano ancora mixer auto costruiti e piatti giradischi comprati al negozio sotto casa,  A3L era una startup digitale ante litteram: nata con  un crowdfounding (che immaginiamo il fondatore Renzo Villa chiamasse diversamente) e attenta al geo-targeting, A3L si era dotata di cinque studi con le mai viste prima telecamere Ampex BCC 10 e attrezzature professionali quali i VCR a 2″.

Ed è proprio grazie a questi apparati – che registravano alla massima risoluzione possibile del PAL (le famose 625 linee) – e a un po’ di fortuna (la famosa sede di Via per Busto non è mai stata riutilizzata) che sono giunte a noi tutte le immagini del 3 novembre 1977, visibili a piena risoluzione al termine di questo articolo. Torneremo tra poco a parlare della serata inaugurale: ma prima sentiamo cosa ci ha raccontato una delle anime di A3L, il radiofonico Ettore Andenna.

Ettore Andenna

 FM-World (M.H.B.): Tu hai iniziato in radio, nella prima RMC dei 205 metri. Poi hai avuto una lunga carriera televisiva e da poco sei di nuovo in radio. Quella di oggi, con centinaia di concorrenti e automatizzata. Come stai vivendo questa nuova/vecchia esperienza?

Ettore Andenna: Questa nuova/vecchia esperienza è molto gratificante, perché mi ricordo ancora come si fa. E poi qui a Radio Liscio non c’è nulla di automatizzato, la proprietà e la programmazione hanno voluto mantenere, con me, una forma analogica supportata dalle nuove tecnologie.

Come in boulevard Princesse Charlotte 16

Per cui la scaletta è fatta a mano, la mia regia parte a segno, quando decido io e posso cambiare cose in real time nella scaletta, quindi una vera diretta d’altri tempi. Questo mi è stato chiesto e questo faccio, perché la proprietà voleva una radio old time che mettesse in risalto l’equilibrio tra animatore e tutto il resto.

Renzo e Ettore

FM-World: Come sei venuto in contatto con Renzo Villa, come ti ha coinvolto nella sua folle impresa e come sono stati i mesi precedenti al lancio di A3l?

E.A.: Fu Renzo Villa a telefonarmi ai primi di settembre del 1977 per chiedermi un incontro. Andai e, dopo delle brevi presentazioni, m’illustrò il progetto. Mi rivelò chi aveva già aderito e mi domandò se fossi interessato a partecipare. Le sue parole esatte ed indimenticabili furono: “Io conosco perfettamente quanto prendi a Telealtomilanese, ti offro il doppio, pensaci”. Io ci pensai dai 3 ai 5 secondi e risposi: “Va bene!”

Tutto in diretta

FM-World: In quegli anni, anni ’70, tutto alla RAI era registrato e perfetto. Per registrare “Chissà chi lo sa’” che durava mi pare 30 minuti impiegavano quasi quattro ore. Ma ad A3l tutto era in diretta: hai mai dovuto gestire situazioni difficili e/o imprevisti ?

E.A.: La bellezza di A3L fu proprio la diretta ed il coinvolgimento del pubblico in diretta. Fu uno dei segreti determinanti del successo, per la prima volta il pubblico diventava partecipante della trasmissione. Certo che ci sono state situazioni difficili ed imprevedibili, ma io venivo da una radio sempre in diretta, RMC, quindi mi limitai a traslare il mio essere sempre “in campana” dalla radio alla televisione. Ed anche gli altri erano bravi a fare questo, Flauto veniva dall’avanspettacolo, Tortora era un maestro da sempre in questo e aveva lavorato moltissimo in diretta, oltre ad avere una cultura elevata, quindi ci fu un’esaltazione della diretta, ribadisco, con il coinvolgimento del pubblico, che altrove non veniva più fatto.

“Tre” novembre 1977

Veniamo alla serata inaugurale. Pochi giorni fa, il 14 giugno 2024 sono stati messi on-line due bobinoni da due ore ciascuno: l’intera trasmissione della serata inaugurale animata dal fondatore Renzo Villa, dal co-fondatore Enzo Tortora,  da Ettore Andenna e da Lucio Flauto. L’evento era  ripetuto da molte altre emittenti anche lontane (ignoriamo come fossero state collegate, magari qualche lettore può chiarirci questo punto: [email protected]).
Ecco cosa ci ha raccontato Wally Giambelli.

Wally e Renzo

FM-World: Intanto due parole per presentarti e per raccontarci la tua missione attuale,  il salvataggio della memoria storica di Antenna 3.

Wally Giambelli: La presentazione è semplicissima, ho sposato Renzo Villa nel lontano 1972 e, tra alti e bassi, siamo stati insieme fino alla sua morte nel 2010. Ho lavorato con lui solo a partire dal 1992, anno in cui “mise in piedi” il Televideo per Antennatre.

Ricordiamo che, dal 1987 il suo ruolo nell’emittente che aveva fondato era diventato quello di  responsabile degli spazi di televendite e poi, appunto, anche del televideo. Quando scrisse il libro “Ti ricordi quella sera?”, con nostra figlia Roberta, ho ripercorso anch’io  la storia di quel periodo (1977-1986) che prima avevo vissuto un po’ marginalmente, come spettatrice privilegiata ma mai come collaboratrice. Negli ultimi anni, dopo aver fondato con alcuni amici l’Associazione amici di Renzo Villa ed aver portato una mostra su Antenna 3 Lombardia a Milano e in una decina di località lombarde, mi sono dedicata al recupero e al mantenimento della memoria di quel periodo che, per la storia della televisione italiana, è stato davvero importante.

Per ricordare una tv, il sistema migliore è rivedere quello che è andato in onda e quindi, con l’autorizzazione della Direzione e insieme ad Alessandro Di Milia, amico e appassionato storico di A3L, abbiamo dato inizio all’operazione di digitalizzazione-salvataggio dell’enorme archivio di A3L. Adesso siamo a buon punto, anche grazie al fatto che le videocassette  si sono perfettamente conservate negli anni. L’obiettivo dell’Associazione è stato comunque raggiunto due anni fa, quando è stato messo online il sito www.viaperbusto15.it, che prende il nome dallo storico indirizzo di A3L, e che vi invito a visitare!

La nastroteca

FM-World: Quante cassette ci sono nella nastroteca di A3l e che periodo storico  coprono ? Registravano tutto ? 

W.G.: La nastroteca di Antenna 3 Lombardia è ricchissima di registrazioni sia del periodo che interessa a me (1977-1985) che di quello successivo. Sono centinaia e centinaia, già solo quelle dei primi 10 anni, perché si registravano tutte le trasmissioni serali (6 ogni settimana).

Risposte brevi

FM-World: Racconta brevemente come è stato realizzato il  salvataggio e il restauro dei nastri da due pollici relativi a questa prima serata.

Nota: Impossibile contenere Wally. Il racconto non è esattamente breve, ma avvincente: lo abbiamo separato ed è consultabile qui.

Pubblivori

FM-World: Vedere un programma come questo, ma anche poi le lunghissime dirette di Bingo e Bustarella permette di capire qualcosa della storia del nostro paese: come erano vestite le persone, di cosa ridevano, quali oggetti sognavano di acquistare. E le pubblicità sono davvero una passione per molti. Pensi che – oltre ai tanti segmenti di trasmissione – sarà possibile in futuro avere dei programmi tipo “la notte dei pubblivori”, il meglio delle pubblicità sia live che prodotte da terzi, ma andate in onda sul canale 52?

W.G: Programmi tv, non credo e non mi compete. Io cerco di recuperare gli spot più interessanti, a mio parere, e li pubblico sul mio canale Youtube e soprattutto sulla pagina Facebook.

Enzo Tortora

FM-World: Enzo Tortora. Lo hai conosciuto a quei tempi? Cosa puoi raccontarci?

W.G.: Con Tortora ho avuto parecchia frequentazione, ma fuori dal suo posto di lavoro… Lo stimavo moltissimo. Era coltissimo e la sua casa di Milano era strapiena di libri.

Un gentiluomo, tutto d’un pezzo, severo e rigorosissimo in ogni ora della sua vita. Poi, in vacanza, era un uomo super ospitale ed allegro. Ricordo le feste in Maremma, con tantissimi ospiti-amici. Ricordo anche quanto Enzo trattasse con la stessa cordialità e rispetto lo scrittore famoso e il contadino che curava il suo barbecue.
FM-World: Ovviamente Enzo è stato poi vittima di una famosissima persecuzione giudiziaria che lo ha fatto finire in prigione mentre tanti quotidiani davano credito alle parole di “un certo Pándico o Pandíco”. Pochi non si sono uniti al coro colpevolista, ricordiamo in primis Lelio Luttazzi e Marco Pannella. Ma anche Villa non ha mai smesso di essere dalla sua parte, se ricordiamo bene.
W.G.: Ricordi benissimo. Renzo si schierò immediatamente al fianco di Enzo e non gli fece mai mancare il suo supporto quando era in carcere, attraverso lettere e telegrammi frequentissimi. Antenna 3 Lombardia ospitò anche dibattiti con giornalisti sul caso, sia durante la detenzione, che quando Tortora tornò libero, assolto e scagionato.

FM-World: Come vedi il ruolo delle tv private pluriregionali oggi? L’ impressione è che ormai svolgano un ruolo marginale, pensi sia un’inevitabile conseguenza dell’evoluzione tecnologica, o piuttosto una questione di contenuti?

W.G: Sono pienamente convinta  che gli anni d’oro siano finiti molto tempo fa e che l’evoluzione tecnologica ha accelerato il processo di rimpicciolimento dello spazio che possono occupare le tv locali.
Certo, se ci si ricava una nicchia, piccola o grande, e si lavora parecchio per tenere aperto il dialogo col pubblico, i risultati non mancano neanche oggi. Il Gruppo Mediapason, per esempio, puntando sul Calcio e sullo sport in genere, sulla musica da ballo, sull’attualità lombarda e, lasciatemelo dire, anche un pochino sulla trasmissione I TOP (che propone spezzoni di vecchie trasmissioni dei tempi di Villa), si difende benissimo anche nel frazionamento di ascolti provocato dall’avvento del Digitale Terrestre.

La registrazione completa

Chiudiamo invitandovi alla visione della registrazione completa in alta definizione (del tempo) della serata inaugurale di A3L che si apre – geniale trovata di Renzo Villa – con una dissolvenza incrociata che inizia direttamente dal monoscopio. (M.H.Barsotti per FM-World)

Nota: alcune immagini presenti in questo articolo sono state colorizzate grazie alla stessa IA di Content on Demand di 22HBG

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Awanagana: “Il politically correct ammazza la radio”. Dalle onde medie alla Radiovisione, chiacchierata a ruota libera con un mito della radiofonia

Marco Barsotti ha intervistato una delle voci più popolari della radiofonia: Awanagana. Ecco che cosa ne è emerso.

Un recente post sul social blu, rilanciato anche su Talkmedia e intitolato “Jocelyn, Roberto Arnaldi e Awanagana tre grandi personaggi di Radio e Tele Monte Carlo” ha suscitato decine e decine di commenti in ciascuna delle condivisioni di cui è stato oggetto. In molti si parlava di Robertino, Roberto Arnaldi, ma in altri della annosa questione dei giovani conduttori in radio.

L’occasione ci è sembrata propizia per ricontattare Awanagana e registrare un’intervista per Radio Nizza. Ma, rischiando probabilmente di annoiarne gli ascoltatori, non siamo riusciti a non parlare soprattutto di Radio, di come veniva realizzata la Radio Monte Carlo delle onde Medie e di come si trovi un vecchio conduttore in una radiovisione computerizzata quale la RTL 102.5 BEST. Qui di seguito la parte di intervista relativa alla radio; chi vuole ascoltare la conversazione per intero può accedere al podcast di Radio Nizza.

Marco Hugo Barsotti: Tanti anni fa da Milano ti ascoltavamo sulle onde corte, l’unico modo di sentire Radio Monte Carlo nel capoluogo lombardo… e mettevate spesso musica francese, oltre che italiana. Apparentemente tanti anni fa c’era molto più trasferimento di cultura tra le due nazioni dette cugine e in entrambi i sensi.

Awanagana: Verissimo. Quando ho cominciato c’era Noel Coutisson come direttore artistico e la programmazione era fatta cosi: un disco italiano, un disco inglese, un disco francese e raramente se c’era l’occasione anche uno tedesco. Per cui c’era una miscellanea.

Poi per alcuni misteri delle case discografiche sono venuti i passaggi a pagamento. Giri strani che non capivo e che non capisco. Stranamente la cosa continua anche attualmente – perché bene o male non credo ci sia più l’esigenza di accontentare delle case discografiche… ma sembrerebbe che non ci sia più quella libertà nella scelta.

Per esempio, tu hai sentito 102.5 BEST? Bene, noi ogni tanto passiamo dei francesi, roba di qualità. Ma piuttosto poca, in percentuale minima. Io ho cercato di capire anche con un programmatore, con Stefano. Gli ho chiesto se ci sono delle convenzioni. Ma niente, non sembra proprio, ha detto di no.

MHB: Immagino che ormai molte scelte fatte sono fatte anche sulla base di studi, di posizionamenti ben ragionati… Una cosa che funziona ma forse rende la radio un po’ più fredda. 

AG: Diciamo che a riscaldare la radio ci pensiamo noi come animatori. Speaker come Jocelyn, Acampora… noi ci mettiamo il cuore, una cosa che la gente percepisce.  In più io ogni tanto dò libero sfogo… anche in radio, lo dico. Dico “Basta io non c’è la faccio più con le proiezioni, le statistiche… Lasciamoci vivere un attimo… senza costringere la nostra vita a seguire sempre determinate regole”.

MHB: Recentemente sul social network blu abbiamo letto un post con alcune fotografie tue e della vecchia Monte Carlo. Molti, moltissimi commenti, ma quello che mi ha colpito è quanti  si sono messi a parlare di Robertino… di Roberto Arnaldi. Il tuo ricordo personale.

AG: Robertino… una cosa mostruosa, un’energia, una carica fantastica. Arrivava il lunedì mattina e spesso e volentieri in regia c’era Renato Gamalero, che era genoano. Mentre Robertino sampdoriano. Se la Sampdoria aveva perso sai cosa accadeva al notiziario? Robertino diceva “Bene apriamo il notiziario di oggi, pagina sportiva… no niente: Ieri non c’è stata la partita della Sampdoria”

 

Registrazione Originale – Robertino su RMC 701

E cosi, saltava del tutto la notizia, la sconfitta non veniva mai annunciata. Cioè, aveva uno spirito, un humor, magari un po’ casereccio… ma è proprio per quello che è entrato nel cuore della gente.

Giovane bruna, calorosa e avvenente, marito in vacanza cerca bagnino disponibile

 

Registrazione Originale 2 – Robertino su RMC 701

E poi i suoi ritmi… c’era un tecnico… che aveva delle difficoltà quando faceva la mattina. Quando arrivava Robertino io dopo mezz’ora  passavo e vedevo (il tecnico) Alberto, disteso sulla console, alias pupitre, li  che boccheggiava e diceva “non c’è la faccio più”. Perché stare dietro a Robertino, col ritmo che aveva, era una cosa quasi impossibili per un essere umano. Non solo, tu sai che ha scritto delle canzoni, ad esempio per Dalida? Ed era anche un interprete, di brani suoi e di altri. Una bella persona, un artista più. Poi quando è passato a TMC col Buggzoom. Tutti, tutti lo ricordano.

MHB:  A proposito, lui era molto diverso da te. Tu parlavi se ricordo bene già come adesso, cioè con questo tono molto…
AG: …pacato
MHB: si, pacato. Molto diverso dal suo. Non avevate ordini di scuderia?

AG: Noel ci lasciava liberi di essere noi stessi. C’era la direttiva dei brani, italiani, francesi, inglesi a rotazione. Ma lui diceva a tutti, come arrivavano:, “Signori, voi siete liberi di dire di parlare, non avete catene. L’unica cosa non parlate di politica. O di pubblicità al di fuori delle pubblicità che ci pagano. E niente religione”. Era tutto.

MHB:  La musica invece chi la sceglieva?  

AG: C’erano dei programmatori come Pierre Dominique Pennacchioli. C’era un po’, diciamo così, di libertà. Però si poteva chiedere, cosa che attualmente io non posso fare, perché c’è il programma e il computer che lancia i dischi.
Io non posso togliere un disco o sostituirlo o sfumarlo per poter dire delle cose. All’epoca invece si poteva chiedere al tecnico… dicevamo “siamo un po’ lunghi, aggiungiamo un disco” e potevamo sceglierlo noi, quel disco, oppure toglierne uno.

MHB: Su Facebook c’è stato questo post ormai famoso, con la tua foto a cui è seguito un grandissimo dibattito, anche molto sgradevole, sulle nuove leve o sulla mancanza di.
Apparentemente oggi non abbiamo mai un altro Arnaldi e forse neanche un altro Herbert Pagani, per così dire… 

AG: Ti racconto una cosa. Ieri, come spesso accade il sabato e la domenica MILA mi da il cambio alle 19.00 e dice. E mi dice: “tra poco, verremo sostituiti dall’intelligenza artificiale… Metteranno un robot con i baffi tuoi al tuo posto”. Al che io rispondo “sì, non solo, ma campioneranno anche la nostra voce, una tristezza…”

MHB: Però un attimo! Come sai a volte faccio delle interviste e per NL ne abbiamo fatta una a Marta Suraci in cui ci spiegava quanto loro hanno a cuore il fatto che la radio debba essere umana.
Il concept  che avevano sviluppato era qualcosa tipo “il computer non ha un’anima. Un conduttore si… il computer ha un algoritmo un computer un cuore”. Certo, era prima di ChatGPT e di Peperoni AI ma il discorso resta valido quindi forse da questo punto di vista sei finito nel posto dove è meno probabile che sarai sostituita da computer… 

AG: Infatti, io direi che la radio deve avere per forza un’anima. E quest’anima sono per gli animatori, gli speaker , oltre ovviamente alla musica.

MHB: Però la mia domanda era relativa ai giovani. Sembra non esistano altre personalità originali, altri Herbert Pagani o Andenna, per dire. Non vorrei che il sistema stesso, i clock, i computer, le scuole di radio stiano contribuendo a creare tanti perfetti cloni. Che impressione hai? 

AG:  Che dipende da chi insegna, in queste scuole. Chi genera questi “mostri”. Non voglio far polemiche a livello sociale e politico, o peggio di religione e politica. Ora, purtroppo adesso un’altra cosa che mi dà l’orticaria: è il politicamente corretto (o scorretto). Si dicono sempre le cose giuste. Ma dipende dagli insegnanti. Se una di queste scuole decidesse, non dico di prendere me, ma qualcuno dei nostri colleghi e di fare scuola ai giovani, forse si creerebbe un fiume di nuove leve originali.
O alternative: Io sono sempre stato per le alternative, contrario all’uniformità. Quindi, più spazio ai giovani? Sì, ma ragazzi che sanno quello che fanno. Che non siano cloni, o automi.

MHB: L ‘ultima domanda che volevo farti è questa, tu oltre a occuparti di musica, di Radio sei impegnato a livello sociale, nell’aiuto al prossimo. Due parole su questo tuo aspetto meno conosciuto.

AG: Certo e vi ringrazio dell’opportunità. Io da anni faccio parte dei Cavalieri Templari, riconosciuti  in una lettera anche dal Cardinal Sodano… (per chi non capisse di cosa parliamo, ecco la descrizioe di Dagospia di qualche anno fa: “-“NON SIAMO MASSONI MA CAVALIERI MONACI, FACCIAMO VOTO DI OBBEDIENZA, UMILTÀ E SILENZIO” – E CON LE DONNE? “NON ABBIAMO MICA IL VOTO DI CASTITA’” N.d.R) …noi abbiamo. In primis, sopravvivenza del genere umano, aiuto chiaramente ai bisognosi e oggi stiamo facendo una campagna a sostegno di Maalula, un’enclave cristiano dove parlano ancora aramaico in Siria. Poi negli ultimi tempi abbiamo fatto un gemellaggio con la protezione civile italiana, c’è questa volontà di essere presenti sul campo in aiuto di tutti”.

(M.H.B. per FM-World)