Tanta emozione al ‘flash mob’ per Radio Milano International

Una giornata emozionante ha riunito, davanti alla storica sede di Via Locatelli 1, gli ascoltatori di Radio Milano International.

L’emittente nasceva esattamente 50 anni fa, il 10 marzo 1975, ed il ricordo è ancora vivo in tanti che hanno vissuto gli anni d’oro della prima emittente privata del capoluogo lombardo.

Presente al ‘flash mob’, tra gli altri, Fausto Terenzi, una delle ‘voci’ che ha fatto la storia della radio e di questa radio in particolare.

Da Ronnie Jones a Franco Lazzari, da Adriano Ronchi a Giuseppe Fiorellini (uno dei principali organizzatori dell’incontro) e molti altri, il momento vissuto davanti agli ex studi ha rievocato ricordi e momenti indimenticabili. E nel corso del pomeriggio, è intervenuto telefonicamente anche Gerry Scotti.

Le immagini che pubblichiamo fanno parte del gruppo Facebook “Ascoltatori di Radio Milano International”, dove sono disponibili ulteriori testimonianze della giornata.

* Per comunicati e segnalazioni: [email protected]

Cinquant’anni fa, la nascita di Radio Milano International

Oggi, 10 marzo 1975, ricorrono cinquant’anni dalla nascita di Radio Milano International.

In questi giorni, in tanti stanno ricordando l’anniversario, di quella che – nel capoluogo lombardo – è stata la prima emittente privata a dare il via, poi, ad un numerosissimo seguito di realtà private.

Tra gli altri, Gigio D’Ambrosio scrive via social “Ci sarebbe da scrivere molto su questa incredibile avventura. A me piace celebrarla con una sola parola che racchiude una storia alla quale io e molti altri dobbiamo molto: GRATITUDINE”.

Massimo Oldani riporta “Una splendida avventura. (One O One Has More Fun)”, mentre Linus aggiunge “50 anni oggi. Grazie ragazzi”.

Nel pomeriggio di questo lunedì, Fausto Terenzi – storica ‘voce’ dei “Magic 101”, insieme al giornalista Giuseppe Fiorellini e a tanti amici – presenzierà ad un flash mob, davanti all’originaria sede di via Locatelli, per celebrare la ricorrenza del ‘mezzo secolo’.

FM-world ha dedicato ampio spazio, nell’ultima settimana, al compleanno, grazie ad alcuni speciali realizzati da Marco Barsotti, in collaborazione con Edo Bacci gestore del canale youtube “Milano in FM *Seventies-Eighties*”.

A quelli già pubblicati – disponibili a fondo pagina – se ne aggiunge uno, oggi, che riprende una diretta che Gerry Bruno tenne in una data particolare del 1979.

Un vero e proprio documento storico, a cui va il ringraziamento a Franco Pollastri per il reperimento del materiale unico e ovviamente a Gerry Bruno per aver messo a disposizione la registrazione.

Ancora tanti auguri a Radio Milano International!

Nicola Franceschini

* Questi gli speciali pubblicati in settimana, a cura di Marco Barsotti, con la collaborazione di Edo Bacci e di Franco Pollastri

I 50 anni di RMI: “Milano in FM *Seventies-Eighties*” intervista Piero Cozzi

Gli esordi in via Locatelli di Radio Milano International

Marco Toni: “Come ho fatto partire Radio Parma 102” (prima parte intervista)

Marco Toni, storia e tecnica di Radio Milano International (seconda parte intervista)

Gerry Bruno al mixer di RMI: un’ora di diretta notturna nel giorno del GP di Monza del 1979

* Per comunicati e segnalazioni: [email protected]

Gerry Bruno al mixer di RMI: un’ora di diretta notturna nel giorno del GP di Monza del 1979

Alla fine sarebbe stata una doppietta Ferrari che avrebbe consacrato Jody Scheckter campione di Formula 1 e visto l’indimenticato Gilles Villeneuve al suo fianco sul podio. Ma questo Gerry Bruno non poteva saperlo quando alla mezzanotte del 9 settembre (minuto 18 della nostra registrazione) annunciava il nuovo giorno dai 101 megacicli.

Spazio ai suoni

D’accordo, con tre articoli tutti su RMI ci siamo forse fatti prendere troppo la mano. A nostra discolpa: eravamo decisamente adolescenti, quando 50 anni fa i Borra e i Cozzi rompevano la monotonia (poca musica e quasi solo italiana) delle onde medie e dell’FM italiana, lanciando la seconda radio privata strutturata d’Italia. E quell’eccitazione (anzi, quella di quando entrò in funzione il trasmettitore stereo) ci sembra ancora di sentirla.

Per questo abbiamo deciso che oggi, giorno dei cinquant’anni, avremmo voluto lasciare spazio all’audio, ad una trasmissione completa. Tutto il resto è già letto e riletto.

A Milano non abbiamo trovato nulla, ma niente meno che dal Lago di Garda, il nostro amico Franco Pollastri ha organizzato un ponte radio con Gerry Bruno che ci ha recapitato una musicassetta con un’ora di programma senza interruzioni: il “Super Weekend 101” a cavallo tra sabato 8 e domenica 9 settembre 1979, il giorno del GP di Monza.

20 marzo 1975

Ma prima di passare al programma di Gerry  – dovete perdonarci – non possiamo non invitarvi ad ascoltare questo breve pezzo di registrazione che abbiamo realizzato il 20 marzo 1975 e che dimostra l’assoluta perfezione tecnica raggiunta dagli speaker di RMI solo dieci giorni dopo l’inizio delle trasmissioni.

Gerry on air

Tornando a noi, questo è l’intero programma di Gerry: la colonna sonora comprende brani di Supertramp, ELO, ma anche Leo Ferré e Wonder. La conduzione è quella calda e informale di Bruno: il suono purtroppo in mono. Ma poichè RMI era “24 ore di stereofonia” non abbiamo resistito, e almeno un brano, “Time is Tight” di Bookef R. & The MG’s lo potrete ascoltare nell’incredibile stereofonia degli anni ’60, quelli in cui il pezzo è stato inciso.

Questo è il nostro tributo finale alla radio che ha aperto la strada a tutte le altre. Enjoy!

(A cura di Marco H. Barsotti)

Cinquant’anni di radio private: Marco Toni, storia e tecnica di Radio Milano International

Continuiamo a parlare con Marco Toni (colui che ha acceso la prima antenna di Radio Parma), entrando nell’era di Radio Milano International. Marco ci porta in un affascinante viaggio dove RMI interseca la storia di tante importanti radio milanesi – e non solo.

Antenne Antenne

FM-world: Che bella antenna! Ma questa non è di RMI

M.T.: In effetti, è di un’installazione che ho fatto poco dopo: Nova Radio (attuale Radio Marconi 2) sui 95 MHz. L’antenna era sul palazzo delle Edizioni Paoline di via Giotto a Milano. L’antenna di Milano International era identica a questa, che è quella di Parma:

FM-world: Ho l’impressione che non guadagnasse molto

M.T.: Sì, è un’omnidirezionale tipo CB. Guadagnava niente, ma a quei tempi sul mercato non c’era nulla.

Sessanta Watt… forse trenta

FM-world: Parliamo del trasmettitore: quello che hai portato su era sui 100.88 Mc, non 101.0, dicevano almeno in onda…

M.T.: Era il TRC-1, 60 watt. Radio Milano International è partita col TRC-1, 60 watt, e…

FM-world: …sì, ma i primi giorni si sentiva molto flebile e dopo un po’ si è sentita meglio, come se funzionasse a due potenze diverse, bassa e alta…

M.T.: Ma no, era… era che c’erano 20, 30 metri di cavo, hai capito? Quindi arrivava poca potenza, si perdeva metà della potenza. Poi Borra è stato lui che l’ha spostato, ha accorciato il cavo, quindi la potenza è aumentata di due o tre volte.

FM-world: Il cavo, da quello che ha raccontato Rino Borra, usciva dalla finestra mentre il TRC-1 era appoggiato sopra un mobile che conteneva le sue camicie. Possibile?

M.T.: No, no, cioè sì, la cosa è vera: come facevi se no? Mica potevamo bucare i muri di via Locatelli. Il cavo usciva e saliva su sul tetto.

Low-Fi

FM-world: Parliamo di qualità audio: sembrava di ascoltare al telefono. Era connaturato al trasmettitore? O era l’impianto di bassa frequenza che causava questo suono così metallico?

M.T.: Te lo spiego in maniera semplicissima. Quei trasmettitori partivano con un quarzo a mille. Poi veniva operata una moltiplicazione, ad esempio mille, moltiplicavi per tre, facevi 3.000, poi da tre facevi e insomma duplicavi, duplicavi, triplicavi il tutto con dei filtri in maniera da poter poi scegliere qualunque frequenza tra 60 e 100 MHz.

Il risultato per la voce andava bene, perché ha una fedeltà di 3 kilohertz, 4 kilohertz, mentre per l’FM occorre una fedeltà di 10 kilohertz, o anche 15, ma anche di 20/30 se no lo stereo non passa.

Eccitazione

FM-world: Poi di colpo sentimmo in alta fedeltà…

M.T.: Guarda, il TRC-1 scaldava troppo e Angelino Borra si era dato da fare a cercare degli altri apparati. Mi pare che avesse delle conoscenze in RAI a Torino… e credo che gli abbiano dato qualcosa della Grundig che andava meglio. O che veniva dalla Grundig. Era un eccitatore per l’amplificatore di potenza, però aveva 100 watt o anche forse qualcosa di più perché era già roba a transistor e non c’erano i transistor che tenevano più di 100 watt.

Questo prima che venissero fuori tutti gli altri, la Elpro che ne ha venduti una follia e poi è venuto fuori quello di Brescia, adesso mi sfugge il nome e che poi è morto.

Vaticano, anzi no

FM-world: A questo punto tu rivendevi apparecchiature di altri?


M.T.: Beh, piano piano si è cominciato a organizzare, ci si è organizzati, si è progettato fino ad arrivare a progettare, costruire un 5 kW o 10 kW. Il 10 lo ho dato poi al Vaticano, installato lì davanti a Locatelli dove c’era Borra, al Palazzo Breda. Lì c’era un impianto del Vaticano che con il cavo dal Vaticano veniva in San Felice alla Curia Vescovile e…

FM-world: No, un attimo, Radio Vaticana non ha mai trasmesso in FM su Milano.

M.T.: Sì, ha trasmesso, altro che! La frequenza non la ricordo…

FM-world: No, direi di… aspetta, ho capito! Parli di Radio A, 98.4 MHz, radio della curia!

M.T.: Radio A, Radio A, bravo. Ho messo io il trasmettitore da 5 kilowatt, messo sul Palazzo Breda davanti a via Locatelli, davanti al palazzo di Borra.

FM-world: Erano più alti di via Locatelli, come si vede nella foto. Sotto c’era un’importante farmacia.

M.T.: Ah, beh, con 5 kilowatt riuscivano a fare tutta la provincia di Milano fino a Bergamo, tutto fino al Como, tutto, tutto.

Dalla curia all’oltre vita

FM-world: Dopo la curia hai fatto altro a Milano?

M.T.: Eh, ne ho fatte… ho regalato l’impianto a Radio Popolare che era lì dalla parte di Porta Romana, era lì laterale lì.

FM-world: Un attimo, a Fegiz o al collettivo di Popolare, che sono venuti dopo?

M.T.: Popolare! Poi dopo ho fatto una radio di cui mi ero affezionato tanto a Cesano Boscone, era Radio Tangenziale Ovest, uno dei soci faceva il portantino dei morti, in poche parole cosa faceva, il trasferimento della gente del sud che moriva, quelli riportava a casa e passava sempre, si fermava a Parma, magari mi dava un trasmettitore in revisione e gliene davo un altro. Si fermava pochissimo, una volta mi ha detto, “capisce, ho qui due cadaveri“.

Onde Medie

FM-world: Milano International ha trasmesso anche in Onde Medie.

M.T.: Sì, un giorno Angelo, Angelino viene e dice che vuole fare le onde medie, sui 1550. Si era messo d’accordo non ricordo con chi. Allora gli dico “Ti ci vuole un’antenna da 40 metri”. E lui “L’ho già montata”! Controllo… e non aveva messo i radiali!

Guarda che in AM se non ci metti almeno, almeno, almeno 50 radiali sotterrati, sotterrati, non funziona, non può andare”.

E così lui fa due o tre telefonate, vengono due contadini con le motozappe, “fate tanti solchi, quanto vi dice lui, per 40 metri” e cominciano a fare solchi e a seppellire i cavi.

Valcava e i triodi della Madonna

A questo punto gli viene l’idea di avere più potenza perché voleva fare un network e in Valcava aveva trovato il posto con Berlusconi.

Aveva trovato, non so dove, un Rode & Schwarz: me lo porta ma io avevo al massimo 6 kW e per farlo funzionare ci volevano 25 kW, aveva un triodone della Madonna.

Gli dico, “Angelo, Angelo, l’apparato funziona, sta in funzione, c’è tensione, c’è tutto, basta dargli 400W di potenza”, .. e lui “No No a 400 W non lo prendo, arrangiati tu” e così (omissis – questo pezzo della storia non si può raccontare, ci limitiamo a dire che è tragicamente esilarante N.d.R).

Insomma, dopo che mi ha pagato abbiamo montato il Rode & Schwarz in Valcava.

Epilogo

E purtroppo anche il pezzo successivo del racconto non ci sentiamo di metterlo per iscritto. Si lega, come facile immaginare, alla vicenda dell’arresto, del conseguente sequestro della radio e della lunga detenzione.

Questo è un pezzo di vicenda che ci sembra censurato da tutti: ai tempi non si parlava d’altro e ora non se ne parla più.

Eppure, nell’intervista da cui abbiamo tratto l’immagine, l’ideatore e fondatore di Radio Milano International racconta con serenità la vita in carcere, l’importanza di lavorare anche in quella situazione estrema e di come se uno nella vita ha fatto qualche pasticcio impara che è meglio non farne.

Angelo ha pagato quanto doveva pagare, e una volta libero lo abbiamo sentito al telefono: con una voce entusiasta ci ha parlato dell’idea di far ripartire tutto, di far rinascere RMI. Non ha avuto tempo: purtroppo la vita finisce, e i 101 megacicli ci toccherà ascoltarli in un’altra dimensione, in un’altra vita. Magari con in onda un ruggisaluto. (M.H.B. per FM-world)

Cinquant’anni di radio private – Marco Toni: “Come ho fatto partire Radio Parma 102”

Cinquant’anni di radio private: dopo aver parlato di contenuti e organizzazione con Rino Borra passiamo ad occuparci di tecnica. Antenne, trasmettitori recuperati o prodotti a fatica prima che nascesse un’industria a supporto dell’emittenza privata. L’intervista con Marco Toni è talmente lunga che non sappiamo se riusciremo a farla stare in due o in tre articoli: comunque questo è il primo, si parte dal novembre 1974 si passa per Radio Parma e si arriva all’incontro con un tal Angelino.

Seguirà, ça va sans dire, Radio Milano International.

Marco Toni

Marco è stato il primo responsabile tecnico di Radio Parma.  Questa la qualifica formale, ma quella reale potrebbe essere “colui che ha reso tutto possibile”. Marco è stato in seguito ingegnere progettista a Siemens dove ha sviluppato i sistemi di antenna cellulari invisibili per società quali Wind. Dopo la guerra del Golfo ha ricevuto un encomio solenne per aver realizzato il sistema che neutralizzava le trasmissioni radio di Saddam Hussein.

Il giorno dell’intervista aveva 87 anni e 11 mesi (non ha precisato i giorni); l’intervista ha avuto luogo il 4 marzo 2025 (ovviamente in collegamento wireless via Facetime 5G Nizza-Parma).

L’intervista

FM-world: Dunque prima di RMI parte Radio Parma.

M.T.: Sì, sì: Radio Parma è nata il primo gennaio del ’75, in via Cavallotti a Parma.

La pare tecnica mia, quella editoriale di un giornalista un po’ in difficoltà con la Gazzetta di Parma. E poi  Virginio Menozzi, che era segretario di una sezione della DC, di un paesone in provincia di Parma.

Erano un po’ tutti in fibrillazione, dati anche i momenti di allora: c’era bisogno di libertà, di poter dire qualcosa di diverso, c’era questa necessità.

Però la radio non è nata…. come radio, è stata una mia idea sotto questa forma. Loro volevano fare la TV.

Allora ero uno studente lavoratore, ero un tecnico di primo livello all’ENEL di Fidenza, e avevo anche costruito da tempo una grossa stazione trasmittente come radioamatore. E mi collegavo regolarmente tutte le settimane con il Venezuela, dove c’era un parmigiano e faceva parlare i suoi familiari.  C’era la guerra fredda, c’erano dei momenti abbastanza seri, abbastanza caldi, però mi lasciavano fare perché ero un tecnico di primo livello all’ENEL, ero un dirigente.

Un certo Beppe Sacchi

Loro avevamo sentito dire, letto su qualche giornale, che un c’era un certo signor Beppe, Beppe Sacchi di Biella che aveva fatto la TV, ma la TV via cavo. E così vengono a chiedere a me e anche alle poste, se si poteva fare la TV via etere.

Il primo (…forse) banco di Radio Parma

Alle poste hanno gli rispondono “è una cosa impossibile, però se ne volete sapere qualcosa, andate da questo signore che di etere se ne intende“: ed ero io.

Ci manda il direttore delle poste

Si presentano questi due individui alle 10 del mattino. Mi dicono: “Lei è Marco Toni?” – “” – “Guardi, noi… noi ci manda da lei… il direttore delle poste di Parma, perché vorremmo fare la TV via etere”.

Non si può, non si può la TV via etere”, dico: “c’è il monopolio, non so se lo sa”.

Ma aggiungo: “Ma perché volete fare subito una TV via etere? Fate prima la radio: io c’ho un trasmettitore, trasmettete e fate delle prove, cominciate via radio”.

La prima antenna

TRC-1

Poi un giorno, guarda un po’, prendo la radio rivista dei radioamatori e c’è la pubblicità di un surplusario di Livorno che vendeva i TRC-1. (il famoso primo trasmettitore militare di RMI N.d.R.)

Costava, ma io prendevo anche un bel po’ di soldi all’ENEL, allora ne mando a prendere uno.

Questo coso arrivava… e finiva a 100. 100 Megahertz: faceva 60-100, ne ho uno qui.

Dentro è complicatissimo, ma con lo schema riesco… mi metto lì per mio sfizio e comincio a modificarlo.

Mi dico, dove finisce la radio? (l’FM per la RAI dei tempi, eccettuato il canale stereo, era sempre sotto i 100 MHz, N.d.R.)

Dove finisce la radio (anzi oltre)

Mi dico: beh io mi metto lì, subito dopo, se riesco, subito dopo. Questo trasmettitore era controllato al quarzo ma con  una complicazione di filtro, un casino… e  riesco a fare il 102 (sintonizzarlo su 102 MHz, anche se c’è chi sostiene fosse 102.360: esattamente come RMI che era su 100.88 ma nonostante abbiamo ripetuto tre volte la domanda non abbiamo capito il motivo N.d.R).

Lo metto in funzione e ha anche una bella potenza, con quell’unica valvola VHF che ne ho ancora.

Qui siamo a Novembre 1974, eh! Ancora stavo provando. Un giorno viene Virginio Menozzi (il fondatore di Radio Parma) con un politico un po’ defenestrato. Mi dicono: vieni con noi che andiamo all’autogrill dell’autostrada di Sarzana dove c’è l’onorevole…  non ricordo. Mi dicono è del controllo della RAI (forse commissione parlamentare di Vigilanza, N.d.R.), così chiediamo a lui se si può fare la radio: se ci risponde bene, se no andiamo da Spadaccia o da Pannella e chiediamo a loro.

E così lo incontriamo: era un parlamentare  dei Repubblicani, non so se te li ricordi…

FM-world: Quelli che hanno ucciso la TV a colori, o meglio le industrie della TV a colori italiane.

M.T.: TV a Colori? Quelli dell’edera!

FM-world: La Malfa.

M.T.:  Sì, ecco, La Malfa, bravo, perfetto. Ma non era La Malfa, che incontrammo.

Vorremmo fare una radio libera

Diciamo, senta, noi vorremmo fare una radio, una radio libera via etere.

C’è il monopolio, vi legano, vi ci trovate con le manette…” Ma noi vogliamo provare.

Tu metti il mixer, io il trasmettitore

Per farla breve, con il futuro direttore Drapkind  (“socialista”), andiamo nel magazzino. Beh, c’è tutto quello che serve:  un tavolo con i giradischi, il microfono, il mixerino. Il trasmettitore lo metto io.

Poi in questa casa vecchia che c’è ancora in fondo via Garibaldi di Parma, mi organizzo, studio l’antenna, faccio l’antenna, trovo il traliccetto, preparo tutto quanto, e il primo gennaio, una giornata fredda, mezzo piovosa, mezzo ghiaccio, col tetto antico che si scivolava da tutte le parti, senza dire niente a nessuno perché doveva essere tutto un segreto, accendo il trasmettitore, attacco il mixer, attacco tutto quanto e si sente… e si sente.

In tutta Parma si sente: e non si è mai più fermata, da quel momento ha cominciato a essere famosa per quella rivista… la conosci?

A casa mia ricevo chi voglio

Era Millecanali (“Millecanali TV“, perché quando nacque c’era praticamente solo Sacchi e la sua Tele Biella: e infatti il sottotitolo era “rivista di CATV, CCTV e Audiovisivi” e di radio proprio non si parlava, N.d.R.).

Millecanali lo gestiva la GBC, ci scriveva allora un giornalista molto di sinistra, molto di sinistra che era Eduardo Fleischer con sua moglie.

Lui a Radio Parma ha dato risalto, perché voleva la libertà, anche se era tutto un po’ un fuorilegge. Insomma, era proprio una cosa proletaria.

FM-world: Adesso Edoardo Fleischner fa il professore la domenica al programma “Media e Dintorni” su Radio Radicale.

Angelino Borra

M.T.: Beh, senti, un giorno finalmente l’Angelino Borra – che avevo conosciuto prima – torna a contattarmi…. sarà stato febbraio?… febbraio 1975. Dice “Ne hai fatto uno sui 101?”

Sì, ne ho proprio fatto uno sui 101, a metà strada fra i 100 e i 102“, rispondo.

E così siamo partiti in macchina, abbiamo portato su il trasmettitore, il cavo e l’antenna e li abbiamo portati su in via Locatelli che era buio, era buio e… (segue)

(M.H.B. per FM-world)

Cinquant’anni di radio private: gli esordi in via Locatelli di Radio Milano International

Cominciamo con questo articolo la pubblicazione scritta di una serie di interviste che raccontano dalla voce dei veri protagonisti quanto accadde mezzo secolo fa nella “Milano in FM”.

Si parte da una registrazione del 14 marzo 1975 e da un’intervista a Rino Borra a cura di Edo Bacci del canale Milano in FM Seventies-Eighties (https://www.youtube.com/@milanoinfm/videos).

Iniziò tutto lì

FM-world, questo sito. Le radio private, tutte. Le TV commerciali, anche loro. Le società che costruivano antenne e trasmettitori, e poi registi, conduttori, perfino i consulenti: tutte realtà rese possibile dal coraggio e dall’incoscienza dei rampolli di due famiglie milanesi di nome Cozzi e Borra.

Qualcuno dice che se non lo avessero fatto loro lo avrebbero fatto altri. E non mancano gli innumerevoli post di coloro che ci informano che in realtà la prima stazione – a parte quella di Parma sui 102.0 – sarebbe stata in una certa valle. O forse al Centro-Sud.

Sarà pure vero: ma noi, che per qualche strana ragione avevamo la passione di andare su e giù con la sintonia, a parte i tre canali RAI ripetuti quattro volte, una certa Radio Monte Ceneri e le meravigliose “Trasmissioni sperimentali in Radiostereofonia” pare proprio che prima del 10 marzo 1975 sull’FM non ci fosse nulla.

E poi: ok Parma, di cui parleremo approfonditamente nel prossimo articolo. Ok la valle (di cui non abbiamo informazioni). Ma probabilmente solo una stazione che partiva dal centro di Milano, da un quasi grattacielo, poteva essere considerata una minaccia abbastanza seria (alla democrazia, scriveva addirittura qualcuno) da meritarsi un sequestro e la conseguenza sentenza che ha fatto poi trovare il coraggio a tutti gli altri.

Il dieci marzo di cinquanta anni fa nasceva dunque RMI, Radio Milano International, sui 100.88 megacicli.

Come celebrare?

FM-world non poteva non celebrare questa ricorrenza. Il problema è: come?

Inutile su queste pagine raccontarne tutta la storia, che è stata detta e ridetta in decine di blog-post e ultimamente anche in un numero imprecisato di libri rievocativi.

L’ideale sarebbe poter riproporre le trasmissioni dei primissimi tempi, sull’esempio dell’incredibile lavoro fatto dalla comunità degli ascoltatori di Luxy, Radio Luxembourg 208 metri (qui: https://rtlgreat208.wordpress.com/).

14 marzo 1975, registrazione originale

Ma – ahinoi – oltre alla nostra cassettina registrata il 14 marzo 1975 (cancellando Little Tony da un nastro dimostrativo Philips) – e che è possibile ascoltare qui: https://youtu.be/HlNr78qhco0?si=HNlt4o8YNYAPqvZQ – non abbiamo trovato granché.

Abbiamo pertanto deciso di fare come segue. D’accordo con il direttore Franceschini e con il creatore del canale “Milano in FM *Seventies-Eighties*” riportiamo in una serie di articoli le interviste con uno dei fondatori e con chi queste emittenti le ha rese possibili.  Essendo testimonianze dirette – e non articoli basati su altri articoli –  sono senza dubbio più interessanti. E se potessimo riportare tutte, ma proprio tutte le parole pronunciate sarebbero anche esilaranti.

Ma cominciamo con l’intervista a Rino Borra, senza dubbio il più scanzonato e divertente dei primi conduttori di RMI. Abbiamo scelto di non editare le risposte di Rino, lasciando intatte le ripetizioni e qualche salto logico perchè… perchè Rino lo ricordiamo così anche in onda, anche nel 1975.

L’intervista, a cura di Edo Bacci

D: Siamo al 10 marzo 1975, è un lunedì e intorno alle ore 15.00 Piero Cozzi dice le prime parole al microfono di Radio Milano International… Che ricordi hai dei giorni immediatamente precedenti e anche delle ore precedenti all’inizio delle trasmissioni di quel mitico 10 marzo?

R: Eravamo comunque giovani, quindi stavamo sempre insieme perché sia Nino che Piero erano miei coetanei, qualche anno più o meno. Quindi stavamo insieme, durante il giorno fantasticavamo di fare cose eccezionali, quindi abbiamo preparato tutto e dopo è un po’ di pensieri: “Ma no, ma sì”. I genitori di Piero e di Francesca dicevano “State attenti perché non è una roba proprio legale”. Va bene, insomma, dopo tante esitazioni abbiamo deciso di farlo: “Vediamo cosa viene fuori, tanto non è che ammazziamo gente”. E comunque volevamo provare a dare un calcio nel sedere al cane che dormiva, cioè all’Escopost, che forse ci avrebbe chiuso e vedere cosa succedeva

Cento morti all’anno

Riprendiamo la linea dalla redazione per sottolineare quest’ultima frase. Molti non lo sanno, altri lo hanno scordato: ma nella Milano degli anni ’70 (detti “di piombo”) si contavano nella metropoli anche cento morti ammazzati all’anno, tra bande criminali e violenza politica. Quindi, sì, era lecito ipotizzare che lo Stato avrebbe avuto di meglio da pensare che non intralciare una iniziativa di privati. Ipotesi errata, come sappiamo. Ma torniamo a Rino.

Un mixer comprato alla GBC

D: Dunque, sia voi che Radio Parma disponevate dello stesso trasmettitore fornito da Marco Toni. Come mai avete fatto partire prima loro, essendo già in possesso dei mezzi tecnici per poter trasmettere?

R:  Diciamo che Marco ha fatto partire per prima Radio Parma sui 102.0. E quando è stato disponibile un trasmettitore su 101.0 siamo partiti noi (impossibile usare i 102.0 a Milano, proprio per i citati programmi sperimentali in radiostereofonia N.d.R.).

D: Il primo quartier generale di Radio Milano International è stato l’appartamento, grandissimo tra l’altro, della famiglia Cozzi, che era al nono piano di Via Locatelli 1. Mentre voi Borra, invece, abitavate in Via Rosellini, che a volte ho visto nominata come sede di RMI, ma allora cosa c’era a casa vostra praticamente all’inizio?

R: Via Locatelli era la casa della mamma e del papà di Francesca Cozzi, che era la moglie di mio fratello. Via Rosellini era la casa dove abitavano Francesca e mio fratello. Allora, in Via Rosellini noi registravamo le trasmissioni e in Via Locatelli, dato che il palazzo di Via Locatelli è il primo grattacielo di Milano, nel senso di come è costruito, ed era molto alto e, dato che comunque l’FM è una propagazione ottica, se hai un ostacolo non lo salta: o sei più alto oppure quello dopo non sente.

Allora per trasmettere a Milano andava bene via Locatelli, quindi abbiamo montato l’antenna sul tetto del grattacielo di Via Locatelli, tirando il cavo fino dal nono piano, e nella stanza da letto di Piero abbiamo montato il registratore con il trasmettitore. In Via Rosellini registravamo con un registratore a cassette e usavamo un mixer che era stato comprato alla G.B.C., con due piatti che erano due Lenco, mi sembra. Niente di complicato, su un tavolo in una stanza mezza vuota con un divano, una televisione, dove ci sono delle foto molto iconiche di quei primissimi giorni.

Quindi c’è il letto in un angolo, in un altro angolo appoggiato su un semplice tavolino ci sono dei dischi e c’è il mixer e ci sono i due piatti.

Fake news, versione 1975 e 2015

D: Smentiamo ufficialmente la leggenda metropolitana che i primi tempi trasmettevate da un furgoncino sempre in movimento nelle vie di Milano per evitare di essere intercettati dall’Escopost.

R: A parte che tecnicamente non è possibile. Il problema era venuto fuori perché all’inizio, dopo un po’ di tempo, credo dopo i primi tre o quattro mesi, quando poi la notizia si è diffusa, ci cercavano tutti per sapere perché e come mai ci era venuta questa idea.

Quindi mi ricordo un articolo de La Notte, Il giornale che usciva al pomeriggio, “La Notte”. E La Notte aveva pubblicato questa notizia dove, appunto, per essere pirati correvamo per i mari di Milano. Tra l’altro questa notizia, falsa, del pulmino è stata pubblicata anche in occasione del 40esimo compleanno di Radio Milano International nel 2015, in un articolo addirittura del Corriere della Sera, alla faccia del buon giornalismo.

Ma sai, è una bella immagine, quindi è stata raccontata così e poi chi scrive, generalmente….o perlomeno chi scriveva… aveva mandato la notizia senza avere cognizioni tecniche, quindi è concepibile che abbiano scritto così, ed è una cosa quasi romantica.

D: Immagino che non avevate la minima idea della grandezza di quello che stavate innescando…

R: No, assolutamente. Era un divertimento goliardico tra ragazzi ventenni, perché io avevo 22 anni, Nino ne aveva 23 e Piero ne aveva 20. Quindi era un’avventura, non so, come quando Colombo ha scoperto l’America: tu parti ma non sai dove vai. Ma neanche pensavamo di fare cose così.

Oddio, una mezza idea io e Angelo ce l’avevamo perché avevamo le manie da radioamatori, ascoltavamo le radio che venivano dall’estero. Cioè, una passione di Angelo, che aveva 14 anni più di me – in pratica io ero un bambino quando lui cominciava. Benché la sua fosse molto più decisa rispetto alla mia. Stavo con lui, però ho imparato.

Explosion

D: Cosa ricordi delle tue prime trasmissioni? Ci sono programmi con titoli improbabili come Non troppo, un po’ meno ma quasi, oppure altisonanti come Electric Sound Explosion, insomma vera e propria sperimentazione in onda.

R: Senti, i titoli venivano così come ci venivano, perché non c’era nessuno che ci metteva limiti. Mica c’era la gente che pensava di fare grandi questioni di marketing o cose del genere. Come ci piaceva! Quindi i nomi, sì, erano nomi che ci venivano in mente mentre magari stavamo facendo colazione alla mattina, quelle cose che ci venivano in mente senza nessun pensiero recondito:

Mettiamo questo perché mi ricorda questo”. Come ci veniva e ci piaceva, dato che comunque le decisioni le prendevamo in tre, non era una grande complicazione.

Ottocentomila ascoltatori

D: Ma nelle prime settimane e nei primi mesi avevate il polso della situazione di quanto vi ascoltavano? Avevate feedback? E poi, una curiosità mia, quando avete messo il primo numero telefonico a disposizione degli ascoltatori?

R: Dunque, non avevamo assolutamente nessuna opinione di chi ci ascoltava nei primi tempi. Diciamo che le prime opinioni, o perlomeno le prime conoscenze di quello che succedeva, sono avvenute dopo 4-5 mesi.

D: Il telefono, invece, quando l’avete messo per la prima volta?

R: Il telefono, che poi era il telefono di casa, è stato il telefono dei genitori Cozzi. E poi dopo, nel tempo, abbiamo preso anche i nostri numeri, ma comunque in origine il telefono era il telefono di casa. Ci chiamavano di notte, perché trasmettevamo 24 ore su 24, poi di notte c’era gente che ci veniva a trovare, gli ascoltatori accaniti, da Cesano, da Sesto. Magari passavano i panettieri, ci portavano le pizze; passavano quelli che portavano i giornali, ci suonavano il campanello e ci davano i giornali.

Molti ti venivano a prendere per andare a mangiare a casa loro, a farti conoscere i genitori. Cioè, delle cose incredibili che a raccontarle oggi sembrano cose al di fuori della realtà.

Trasmettitori e camicie

D: I primi giorni trasmettete solamente tre ore, dalle 15 alle 18. Poi ne aggiungete un’altra fino alle 19 e piano piano arrivate alle 24 ore di diretta, quindi alla non stop music che era diventato il vostro claim.

R: Sì. Allora, i primi tempi tre ore, perché appunto le tre ore erano più semplici da registrare. Le 24 ore sono arrivate dopo un anno, prima di tutto perché non si poteva stare in onda 24 ore su 24,  visto che eravamo in tre. Perché poi facevamo come al militare, quando facevi le guardie: dato che, in fianco alla stanza da letto di Piero, c’era la stanza di Nino, poi lui dormiva sul letto nella trasmissione, io dormivo col trasmettitore in fianco, perché dato che il palazzo è un quadrato con il cortile in centro – voglio dire, il buco del palazzo è quadrato ma in centro è vuoto…

…l’antenna veniva giù dal tetto e veniva dall’interno del palazzo ed entrava dalla finestra dove avevo io la camera da letto.

Il trasmettitore era in fianco a me, sul mobile a cassettiera dove c’erano le camicie, perché era un trasmettitore da 20 per 40 per 40, insomma, non era una roba enorme.

D: Ti aveva adottato la famiglia Cozzi praticamente?

R: Sì, no, ma vivevamo lì perché tanto, ormai essendo imparentati – eravamo parenti – dormivamo alla militare nella sala. Ma poi l’appartamento era talmente grande che non ci si incontrava neanche, quindi noi stavamo in un’ala e gli altri in un’altra.

Arrivano i rinforzi

D: Inizialmente lo staff dei disc jockey di Radio Milano International è composto da te, Piero e Nino. Poi arriva Pino Beccaria, che è stato il vostro primo giornalista, Beppe Farra, Claudio Cecchetto, Fausto Terenzi e ne potrei nominare a decine, e la radio comincia a popolarsi sempre di più.

R: Sì, perché poi, passati i primi periodi, la cosa si era fatta totalmente importante, che la gente veniva e si proponeva.

Claudio lo siamo andati a prendere da Marco (crediamo intenda il negozio di libri, riviste e dischi di San Babila, N.d.R.); Fausto, invece, lo siamo andati a prendere in un locale, una discoteca, al Fitzgerald: si scendeva sotto la scala, si ballava anche il pomeriggio una volta – non sono cose che si fanno più, ma una volta si ballava anche il pomeriggio, il sabato e la domenica. Fausto faceva il DJ e quindi lo siamo andati a prendere lì. Anche la scelta di chi andava in onda, ok, una volta non c’erano tutti i problemi di oggi. Se uno era bravo…

D: E infatti, ti volevo chiedere: qual era il vostro concetto di “bravo” nel ’75?

R: E allora, “bravo” era uno che sapeva il minimo sindacale: cioè, era uno che sapeva dialogare e parlare, aveva un minimo di pratica dell’italiano e magari anche di qualche altra lingua, che conoscesse un minimo di musica. Perché una volta chi andava in onda suonava i dischi che prendeva lui, ti ritiravi il foglio d’archivio e li mettevi in sequenza secondo il tuo umore e la tua volontà. Nessuno diceva “non mettere quello, non mettere quell’altro”. Cioè: “Suona della bella musica e chiuso l’argomento”. (Marco H. Barsotti e Edo Bacci per FM-world)