Ascolto della radio in auto. Lualdi (Consultmedia): “Serve un criterio proxy di preselezione”

Il dominio della radio in auto, un tempo incontrastato, sta diventando sempre più difficile da mantenere.

L’auto è il principale luogo di ascolto radiofonico, con 25,7 milioni di ascoltatori al giorno in Italia, seppur in calo. Negli Stati Uniti, i dati Nielsen mostrano che oltre l’80% dell’ascolto avviene in auto.

Tuttavia, la competizione con i sistemi di intrattenimento connessi e le piattaforme di streaming audio, insieme all’impreparazione della radio a questo nuovo scenario, sta creando difficoltà.

Questo il tema di un articolo del 30 agosto 2024 del quotidiano economico-finanziario Italia Oggi, che sul tema ha intervistato Massimo Lualdi, avvocato di Consultmedia e direttore di Newslinet, periodico che, insieme a FM-world, ha, nel mese di agosto, affrontato più volte il tema dell’ingerenza dell’automotive e delle piattaforme over the top (Google ed Apple in primis) nella somministrazione dei contenuti sulle auto.

L’autore del pezzo di Italia Oggi, il giornalista Andrea Secchi, si è soffermato sul fatto che sui principali sistemi per auto, come Apple CarPlay e Android Auto, il logo di Spotify è preinstallato, mentre quello delle radio è assente.

In effetti, mentre negli Stati Uniti, l’app di iHeartRadio (il più grande gruppo radiofonico statunitense con 800 emittenti) e l’aggregatore TuneIn sono già preinstallati in molte auto, in Europa, l’automobilista deve scaricare le singole app delle stazioni (o quelle aggregatrici, come FM-world) per poter fruire della radio.

Questo crea un forte svantaggio competitivo per la radio, ulteriormente aggravato dall’assenza di un aggregatore radiofonico nei sistemi nativi. Anche la scomparsa dei tasti fisici per FM e DAB rende più complicato l’ascolto.

La questione della prominence è centrale: per la TV, Agcom ha già stabilito che le trasmissioni via etere debbano avere un’icona dedicata sulla home page dei televisori, ma per la radio non esiste una regolamentazione simile, che dovrebbe invece essere introdotta a livello europeo.

Anche con una normativa, restano altri problemi: se prima si poteva scegliere tra una cinquantina di emittenti FM, ora col DAB si arriva a 200, e gli aggregatori online offrono centinaia di migliaia di stazioni.

Nell’intervista a Italia Oggi, Lualdi ha sottolineato come “occorrano criteri di preselezione, simili alla numerazione LCN della TV, con priorità alle emittenti geograficamente più vicine, per semplificare la vita all’utente”.

Non solo, l’importanza dei nomi delle emittenti è cresciuta. Osserva sempre Lualdi come “marchi locali o nazionali molto noti possono essere richiamati facilmente dagli utenti, mentre altre stazioni rischiano di rimanere invisibili senza un nome che ne rappresenti l’identità”.

I problemi si estendono ai database in cui sono registrati i nomi e i loghi delle emittenti, spesso gestiti in modo disorganizzato da aggregatori e fornitori delle case automobilistiche. “Con 105 database attualmente esistenti, non è raro che un sistema riproduca la stazione sbagliata”, ha ricordato Lualdi ricollegandosi al caso specifico BMW di questa estate, su cui FM-world si è soffermato.

Le case automobilistiche seguono approcci diversi e alle emittenti non resta che verificare continuamente la correttezza dei dati.

“Il settore radio, in passato insensibile a questi problemi, deve ora affrontare una situazione molto diversa, in cui la regolamentazione è solo una parte della soluzione; anche le radio devono impegnarsi per restare competitive”, ha concluso Lualdi l’intervista per Italia Oggi.

Raggiunto da FM-world, Massimo Lualdi ha aggiunto: “Ci troviamo di fronte ad una svolta importante. Non inattesa, beninteso; ma molto delicata e pericolosa. Farsi trovare impreparati determinerà la progressiva emarginazione delle emittenti che non avranno opportunamente popolato gli oltre 100 database; non avranno completato l’iscrizione a RadioDNS (adeguandosi ai requisiti richiesti per farlo) e non si saranno dati delle regole di somministrazione di quei metadati sempre più importanti per fornire informazioni testuali e grafiche all’utente ma anche per essere indicizzati opportunamente, così da favorire la ricerca con criteri proxy e di contenuto, ma anche attraverso le invocazioni sui dispositivi nativi delle automobilistiche e i sistemi Android Auto ed Apple CarPlay”, conclude Lualdi.

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