Difficoltà di sintonizzazione in auto: un’emergenza per gli editori di Radio Bruno e di Delta International

Situazione non grave, ma gravissima. Particolarmente per le emittenti regionali o pluri regionali, doppiamente penalizzate dai ritardi nelle concessioni DAB+. Queste alcune delle risposte dei primi due editori che abbiamo potuto contattare in merito alla annosa questione dell’ascolto radiofonico sulle autovetture di ultima generazione.

Emergenza Radio in mobilità

Newslinet ha recentemente pubblicato una serie di articoli e un editoriale su quella che ha definito una vera e propria emergenza per il settore radiofonico: la crescente difficoltà per gli ascoltatori automobilisti di scegliere liberamente quale stazione ascoltare sulla propria vettura.

Difficoltà dovuta alla progressiva marginalizzazione del ricevitore FM a favore di app preinstallate, e al tipo di implementazione dei ricevitori DAB che decide l’ordine delle stazioni, a volte “saltandone” alcune. O, come scrive appunto NL, con ricevitori che “arrivano addirittura a discriminare emittenti (o meglio, content provider), spesso in violazione delle raccomandazioni UIT sui criteri di ricezione e somministrazione.” Il tutto – denuncia la testata – senza quasi che gli editori si rendano conto della gravità della situazione.

FM-world è da sempre al fianco delle emittenti e dei loro ascoltatori: abbiamo pertanto deciso di sollecitare direttamente alcuni editori.

Cominciamo oggi con quelli con cui siamo riusciti a parlare in questi giorni di fine estate, ma intendiamo sentire altre opinioni – anche di emittenti di differente tipologia e dimensione –  al più presto.

Radio Delta International

Nata nel 1976 ha sempre mantenuto un forte legame con il territorio, vedendo passare negli anni conduttori quali Carlo Elli, Eri Garuti, Marco Mazzoli e molti altri. È attiva in FM (con un impianto locale), in DAB in tre regioni e ovviamente online. Abbiamo intervistato Giovanni Ciminelli, uno dei fondatori e attualmente titolare della radio e della concessionaria Publidelta.

FM-world: In merito alla questione “Emergenza Radio in mobilità, quanto grave è a vostro avviso la situazione, oggi e in prospettiva, in base al riscontro diretto che avete dai vostri ascoltatori ?

Giovanni Ciminelli: Ritengo la situazione attuale piuttosto critica, sia nell’immediato che in prospettiva futura. I nostri ascoltatori hanno espresso preoccupazioni crescenti riguardo alla stabilità e alla continuità dei servizi radiofonici, confrontandosi appunto con difficoltà nella ricezione di cui ci fanno partecipi.

In generale direi che la frammentazione del settore e la competizione con nuove piattaforme digitali stanno mettendo sotto pressione il tradizionale modello radiofonico. Chi come me deve far quadrare i conti non può non essere preoccupato da questa instabilità, accentuata dal cambiamento delle abitudini di consumo e dall’incertezza sull’integrazione futura delle tecnologie emergenti.

In merito sto preparando una nota intitolata “Il Futuro delle Radio Locali e Regionali: Adattarsi o Chiudere” che vorrei condividere anche con gli altri editori, magari proprio partendo dalla community di FM-world/Talkmedia.

Brand

FM-world: Avete pianificato azioni a difesa dei vostri brand, quali alias, nomen omen, adozione di RadioDNS o altro ?

G.C.: Sì, stiamo attivamente pianificando diverse strategie per proteggere e rafforzare i nostri brand. Tra le misure che stiamo considerando ci sono l’adozione di RadioDNS, che ci permette di integrare i nostri servizi radiofonici con le nuove tecnologie digitali, e l’utilizzo di alias o nomi alternativi per aumentare la riconoscibilità. Ti faccio solo un esempio, “Delta Live” che è un marchio ormai quasi più conosciuto dello storico Delta International. Ma ho anche in mente altre cose.

Queste azioni mirano a garantire che i nostri ascoltatori possano continuare a identificare e accedere facilmente ai nostri contenuti, indipendentemente dalle piattaforme che utilizziamo.

Frammentazione

FM-world: È stato fatto notare che il mondo delle radio è infinitamente più frammentato di quello dei grandi costruttori automobilistici, rendendo il dialogo praticamente impossibile. Pensate che siano possibili alleanze – a livello nazionale o magari anche internazionale – per far ascoltare la vostra voce? Siete disponibili a partecipare a tali eventuali iniziative ?

G.C.: Siamo assolutamente consapevoli della frammentazione del settore radiofonico, che rappresenta una sfida significativa per la coesione e la collaborazione. Tuttavia, crediamo fermamente che ci siano opportunità per formare alleanze strategiche, sia a livello regionale che nazionale. Tali alleanze potrebbero amplificare la nostra voce e permetterci di affrontare le sfide comuni con maggiore efficacia. Siamo assolutamente aperti e disponibili a partecipare a iniziative collettive che possano sostenere gli interessi del settore e contribuire a una maggiore rappresentatività.

Radio Bruno

Cambiamo decisamente dimensione e passiamo a una superstation nata anch’essa nel 1976. Radio Bruno, come tutti sanno, ha avuto una continua evoluzione, particolarmente rapida negli ultimi anni: partendo dall’Emilia Romagna è sbarcata su importantissime frequenze analogiche in Lombardia, Piemonte, Veneto, Marche, Toscana e Liguria.

Mercoledì 21 agosto siamo riusciti a raggiungere l’editore Gianni Prandi. Ecco quanto ci ha raccontato.

Una situazione gravissima

FM-world: In merito alla questione “Emergenza Radio in mobilità”, quanto grave è a vostro avviso la situazione, oggi e in prospettiva, in base al riscontro diretto che avete dai vostri ascoltatori ?

Gianni Prandi: Abbiamo effettivamente ricevuto segnalazioni da parte dei nostri ascoltatori. Devo dire che più che altro si tratta di domande, perché gli ascoltatori salgono in macchina e spesso non capiscono esattamente cosa devono fare.

Ma al di là delle segnalazioni io trovo che la situazione non sia grave ma gravissima.

Trovo che sia allucinante il fatto che l’utente non possa scegliere. Inaccettabile per un paese civile.

Non siamo in una dittatura, di quelle che impongono cosa ascoltare, siamo in una democrazia occidentale, in un libero mercato.

E quindi mi domando perché un ascoltatore non possa essere libero di ascoltare la radio che desidera ma debba adeguarsi alle scelte (e gli interessi?) dei costruttori degli autoveicoli.

Certo, è probabilmente possibile compiere manovre tecniche complicatissime per riuscire a scegliere quello che vuole ascoltare. Ma chi lo fa? Ribadisco, ritengo la cosa gravissima e fra l’altro anche incomprensibile da un punto di vista proprio di regole democratiche.

Il ruolo delle associazioni

FM-world: È stato fatto notare che il mondo delle radio è infinitamente più frammentato di quello dei grandi costruttori automobilistici, rendendo il dialogo praticamente impossibile. Pensate che siano possibili alleanze – a livello nazionale o magari anche internazionale – per far ascoltare la vostra voce? Siete disponibili a partecipare a tali eventuali iniziative ?

G.P.: Ovviamente noi siamo disponibili a partecipare a iniziative che tendono a migliorare se non a risolvere la situazione.

Credo che tutto il comparto radiofonico dovrebbe muoversi in questa direzione e anche le associazioni.

So che la nostra associazione Aeranti Corallo ha fatto uno studio molto approfondito in merito, testando moltissimi ricevitori di diverse marche automobilistiche e sono convinto che non appena sarà possibile verranno fatti anche passi in direzione delle autorità.

Anche perché – quanto ho letto sulle vostre pagine è anche una mia convinzione – con le case automobilistiche non ha molto senso che ci parli la singola radio; deve essere l’intero comparto radiofonico a farsi sentire e a chiedere legittimamente una cosa che dovrebbe essere sacrosanta e pacifica: che un ascoltatore possa scegliere cosa ascoltare.

Uno svantaggio competitivo intollerabile

Per finire mi faccia aggiungere una cosa. Io trovo anche assolutamente sbagliato che molte autoradio privilegino la piattaforma DAB+  rispetto all’FM. O non diano la possibilità di scegliere quale banda frequenza ascoltare.

Lo trovo sbagliato per due motivi, in primis – come dicevo – secondo me l’ascoltatore dovrebbe essere libero di ascoltare quello che vuole e su qualunque piattaforma, dunque decidere lui quale banda frequenza ascoltare.

Il secondo è particolarmente grave in Italia, dove le emittenti nazionali sono già presenti da tanto tempo nella banda DAB+ su tutto il territorio, mentre l’emittenza locale, e non certo per colpa sua, non è ancora riuscita a coprire i territori desiderati.

Come sappiamo infatti le frequenze sono state concesse praticamente ieri l’altro e quindi l’emittenza locale si è ritrovata in grave ritardo a livello di copertura. Una situazione che mette le emittenti locali e quelle pluriregionali in una situazione di svantaggio competitivo decisamente non tollerabile. (M.H.B. per FM-world)

Cover photo courtesy Denhard Lee on Unsplash

 

Gianni Prandi (Radio Bruno): “Perché ho investito in una rete FM nel 2024”

Radio Bruno si espande in Lombardia rilevando la rete di Lifegate: una mossa apparentemente controcorrente in un mondo dove tutti affermano che il futuro è digitale.

Prendendo spunto da questo, con l’idea di fare il punto su Radio Bruno in senso lato, abbiamo chiesto all’editore Gianni Prandi un’intervista, gentilmente concessa quasi in tempo reale.

Life in Bruno

Il primo marzo 2024 Lifegate, emittente che dalla sua nascita è sempre stata associata alla frequenza 105.1 (e contigue) ha abbandonato quasi completamente l’FM, cedendo buona parte della rete storica a Radio Bruno.

Lifegate continua in digitale, mossa probabilmente vincente considerata l’impronta ecologista e il presunto profilo medio-alto di chi la ascolta.

Un’acquisizione chiave

Acquisendo un “Valcava”, Bruno diviene invece un player primario nel panorama radiofonico di Milano e province collegate. Ma lo fa in un momento in cui ancora forte è la tensione sui prezzi dell’energia e in cui – come detto – il refrain ripetuto da tanti in stile disco incantato è “Concentriamo i nostri investimenti su DAB e IP”. Essendo per natura contrarian, non potevamo resistere alla tentazione di contattare subito Gianni Prandi: qui di seguito il resoconto dell’intervista che ha avuto luogo venerdì 8 marzo.

L’intervista

FM-World: Avete acquisito tutta la rete di Lifegate, una mossa quasi in controtendenza, quando molti affermano che il futuro è tutto digitale.

G.P.: In controtendenza sì, diciamo che siamo tutti consapevoli che l’FM come piattaforma tenderà ovviamente nei prossimi anni a calare, ma il fatto che cali non vuol dire che andrà a zero.

Adesso dicono che è intorno all’80%, ipotizziamo pure che cali, ma non credo diventerà a breve un 50, un 40, un 30, un 20%. Noi in Lombardia non avevamo una copertura non ottimale e con questa acquisizione l’abbiamo sicuramente migliorata, ecco perché.

Digitale? 20-25%

FM-World: Quando lei dice 80% vuol dire che l’80% dei vostri ascoltatori sono sull’FM e il 20% è in digitale, capisco giusto?

G.P.: No: non i nostri ascoltatori in particolare, è una cosa che si dice in generale, che l’ascolto della radio nel DAB e nel digitale al massimo fa un 20-25% oggi. Significa che il 75% è ancora FM, quindi parliamo di percentuali molto alte per l’analogico.

FM-World: Quando ci eravamo sentiti l’ultima volta era il momento dell’aumento folle dei prezzi della “corrente”, una grande preoccupazione sua e di tutti gli altri editori. Ma l’energia non sembra destinata a divenire economica, dunque un investimento come il vostro dev’essere motivato dall’intenzione di consolidarsi come editore indipendente su scala pluriregionale, probabilmente anche a seguito di ragionamenti sui ritorni pubblicitari.

G.P.: Guardi, onestamente questo è ovvio, ma questo vale sempre, quando si fa un investimento in un territorio si spera anche di capitalizzare poi un discorso di entrate pubblicitarie, ma la motivazione in questo caso è proprio dovuta al fatto che ritenevamo di non avere una copertura ottimale in Lombardia. In questo modo l’abbiamo sicuramente resa, non dico perfetta come altri, ma sicuramente migliore della precedente. Questo è stato il motivo dell’acquisizione.

 

Speaker “engaging”

FM-World: Tornando a Radio Bruno, non so se lei ha avuto modo di leggere tutti i commenti, sono stati veramente decine e decine di commenti, su Talkmedia.  Mi pare si possano sintetizzare come segue: Radio Bruno, bella musica che in realtà hanno anche altre radio, ma una marcia in più dovuta allo stile di conduzione che ha un qualche cosa di speciale, soprattutto al mattino.  Viene da linee editoriali che date voi agli speaker, da una strategia specifica o sono persone che sono cresciute con voi nel tempo, magari accattivanti perché originari di una certa zona d’italia?

G.P.: Questo credo che sia merito ovviamente di chi c’è al mattino e di chi si occupa dei programmi, che per nostra fortuna fra l’altro sono speaker che sono con noi da tantissimi anni.

Credo che uno speaker debba cercare di essere il più simpatico possibile verso il pubblico con cui si confronta, quindi probabilmente i nostri conduttori in questo momento stanno ottenendo un ottimo riscontro da chi ci ascolta. Non è un’indicazione che arriva solo dai conduttori del mattino, noi cerchiamo di far sì che tutta la nostra radio sia particolarmente simpatica e gradevole verso chi ci ascolta.

E infatti  anche i dati che riguardano il pomeriggio e cioè la share e i quarti d’ora, se lei guarda gli ultimi, sono molto buoni. Quindi ne approfitto per ringraziare tutti i componenti dello staff nessuno escluso per l’impegno e i risultati che hanno ottenuto nel 2023.

Frequenze multiple

FM-World: Con queste nuove acquisizioni avete, credo, qualche ridondanza. Lei, mi pare abbia anche altri brand oltre Bruno, alcuni decisamente importanti in Lombardia. Pensate di fare qualche differenziazione dei marchi sulle frequenze o puntate solo su Bruno?

G.P.: Ma per ora rimarranno entrambe (87.7 e 105.1, N.d.R.) su Bruno. Poi ovviamente faremo delle analisi, faremo delle considerazioni e quindi non escludo che ci possano essere scelte orientate in un modo diverso. Per il momento restiamo così.

Authority dalla parte del cittadino?

FM-World: Qui in Francia, dove  abito, una cessione come quella che è avvenuta, non sarebbe probabilmente autorizzata in quanto occorre rispettare il format dell’emittente che ha avuto l’autorizzazione, su una determinata frequenza, considerata bene pubblico. In questo caso sarebbe diciamo Indy, non so come vogliamo definire la musica di Lifegate. Perché qui oltre a dirimere le questioni di LCN e dei disturbi lo stato si occupa anche di garantire agli interessi degli ascoltatori, operando per offrire il più ampio spettro di scelta, per cui ad esempio in Costa Azzura  abbiamo due radio Jazz, due radio Electro, due di Classica, addirittura una di latinoamericano, oltre alle consuete grandi successi. È un’impostazione molto diversa che mi dà quasi l’idea che il legislatore in Italia lavori solo dalla parte degli imprenditori (e a volte neppure di quelli Italiani, come nel caso adriatico). Cosa ne pensa?

G.P.: Io sono un imprenditore radiofonico, si figuri se posso essere non dalla parte degli imprenditori radiofonici che rischiano in prima persona i propri capitali.

Premesso che (con tutto il dovuto rispetto per i francesi) non credo affatto che in Italia non ci sia una ampia scelta di contenuti nella radiofonia… credo che in ogni caso obbligare l’acquirente a fare il formato precedente sia una cosa assurda, nel senso che il nuovo acquirente dovrebbe essere capace di fare questo prodotto.

Dallo stato stimolo a diversificare

Noi, ad esempio, non saremmo capaci di fare il prodotto che fa Lifegate, che ha la sua specificità, la sua cultura, la sua storia e quindi il suo format. Probabilmente se proprio si dovesse ritenere che l’offerta di contenuti non sia sufficiente lato pubblico,  il legislatore dovrebbe fare in modo che l’utente sia garantito facendo altre cose, quindi stimolando la creazione di prodotti che attualmente non ci sono, in modo tale che così l’utente li possa trovare. Obbligare chi compra una frequenza o una radio a fare lo stesso prodotto di prima  sinceramente mi sembrerebbe un po’ assurdo.

(Marco H. Barsotti per FM-World)