Alla fine l’AD Rai Carlo Fuortes ce l’ha fatta riuscendo a farsi approvare dal Cda dell’azienda, riunito in maniera inusuale a Napoli, le nomine decise per la guida di Tg e strutture che tanto hanno mandato in fibrillazione in queste ore il mondo politico. Accade ogni volta che ci sono nomine importanti per l’azienda di Viale Mazzini, specialmente quando riguardano l’informazione e i Tg, appunto. Non ha fatto dunque affatto eccezione alla regola questa tornata di nomine e se i partiti come sempre hanno voluto prima dare una sorta di ‘via libera’ (se non indicare dei nomi), questa volta sarebbe intervenuto nella questione anche direttamente ‘Palazzo Chigi’, come scrivono i giornali, un modo per dire che Draghi non è stato affatto estraneo all’esito finale della vicenda.
Sembra cambiare poco, dunque, nella Rai che pure Fuortes doveva condurre, nelle speranze iniziali, a un minimo di distacco dalla politica e dai partiti, una situazione che invece permane, secondo le migliori (o peggiori) tradizioni. È di poche ore fa la dichiarazione roboante di totale contrarietà a queste nomine di Giuseppe Conte, che parlando a nome dei Cinquestelle, irritati soprattutto per la mancata conferma di Giuseppe Carboni (considerato a loro ‘gradito’) alla guida del Tg1 e per non avere altri ‘direttori’ nella famosa ‘quota’ che spetterebbe di fatto a ciascun partito, si è proclamato tanto scandalizzato da stabilire che ora gli esponenti Cinquestelle non parteciperanno più ai programmi della Tv pubblica. La cosa appare in realtà poco probabile, come attuazione, ma dà un’idea di come ogni tornata di nomine Rai lasci per forza di cose qualcuno molto contrariato.
Ma che succede dunque nelle cariche-chiave di Viale Mazzini? Come nelle previsioni, c’è il ritorno di fiamma di Monica Maggioni, che diventa appunto, direttore (o direttrice) del Tg1, mentre un’altra donna in ascesa, Monica Sala, lascia i Gr dopo poco tempo e passa alla guida del Tg3. Qui Mario Orfeo, anche lui nominato di recente, ha accettato di lasciare ugualmente, perché gli è stato riservata la carica di direttore dell’approfondimento Rai.
Di che si tratta? Di una delle strutture che avranno un ruolo davvero importante nella ‘nuova Rai’ articolata per generi (e non più solo per reti), un’innovazione che aveva già deciso il precedente AD Salini nel suo piano ma che Fuortes ha non solo confermato ma previsto in tempi precisi e abbastanza rapidi.
In questo quadro (che naturalmente non comprende i Tg e i Gr) le stesse nomine nelle reti passano un po’ in second’ordine e si aprono invece diverse nuove importanti ‘caselle’ da riempire. Bisogna peraltro ricordare che alcune nomine in queste strutture erano già state effettuate in precedenza ma la loro operatività finora era abbastanza relativa, visto che le cose erano andate avanti basandosi sulle reti.
La girandola naturalmente non finisce qui, perché alla guida dei Gr Rai e di Radio1 va adesso Andrea Vianello che lascia Rai News e torna alla Radio, mezzo che gli ha dato la prima notorietà, prima delle gravi vicende personali che gli hanno per un certo periodo bloccato la carriera.
E Rai News e rainews.it? La casella si è liberata e la nomina alla direzione di Paolo Petrecca, che pare aver un po’ allarmato almeno una parte della redazione, viene considerata in ‘quota Centro-Destra’ (altre nomine sono invece in ‘quota Centro-Sinistra’, naturalmente, Cinquestelle a parte), in particolare viene considerata un minimo di risarcimento per Giorgia Meloni, che, come noto, nel Cda Rai non ha visto nei mesi scorsi la nomina di ‘personalità di riferimento’ (e si tratta del più importante partito di opposizione), con forti conseguenze (all’epoca) nei rapporti di Fdi con la Lega e Forza Italia.
La Lega ‘incassa’ invece la conferma della direzione di Gennaro Sangiuliano al Tg2 e quella di Alessandro Casarin alla importante Tgr. Antonio Preziosi resta a Rai Parlamento. A Rai Sport invece, come previsto, Auro Bulbarelli lascia la direzione ad Alessandra De Stefano, messasi in luce con alcune indovinate trasmissioni in occasione delle recenti Olimpiadi.
Le nomine in Cda Rai sono passate non certo all’unanimità ma con il costante voto contrario del Consigliere Alessandro Di Majo (per via dell’atteggiamento ostile dei Cinquestelle, come si diceva, anche se il quasi omonimo Luigi Di Maio non sarebbe esattamente sulle posizioni rigide di Conte) e con alcuni ‘distinguo’ non secondari su Petrecca e Sala del Consigliere Riccardo Laganà, che rappresenta in Cda i dipendenti Rai.
Per ora si chiude qui, in attesa delle prossime battaglie.
Mauro Roffi
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