Daniele Biacchessi (Giornale Radio): “Né Talk radio né All News, noi format unico”

Giornale Radio rappresenta una delle principali novità nel campo dell’emittenza radiofonica nazionale degli ultimi anni. Per la nuova stagione il palinsesto, che ormai è live per tutta la giornata, è stato ulteriormente arricchito: abbiamo pertanto deciso di integrare l’intervista all’editore Zambarelli, apparsa qualche settimana fa, con una conversazione approfondita al direttore editoriale, Daniele Biacchessi.

Quest’ultimo riesce a mettere in prospettiva storica alcuni fenomeni di grande importanza per il mondo della comunicazione di oggi.

Daniele Biacchessi ha una lunga esperienza radiofonica, avendo lavorato per Radio Lombardia, poi Radio Regione, Radio Popolare, Radio Rai regionale Lombardia e nazionale (Blue note e Folkconcerto), Trm2, Italia Radio, Rete A, Antennatre, Telenova, Radio 24, Giornale Radio. Ha scritto per numerose testate tra cui l’Unità, Europeo e Mucchio Selvaggio.

L’intervista

Marco Hugo Barsotti: Giornale Radio è ormai live per tutta la giornata: la squadra dei conduttori e giornalisti è al completo, o pensate di crescere ulteriormente?
 
Daniele Biacchessi: Sì, Giornale Radio è cresciuta sul piano dell’immagine, dell’ascolto, della produzione, e oggi offre al panorama radiofonico nazionale un’offerta giornalistica di alta qualità. Penso ci sia ancora uno spazio di crescita anche perché il potenziale pubblico di una radio d’informazione non è ancora stato raggiunto. Giornale Radio è radicata al momento in cinque segmenti forti: Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia-Romagna, Campania. Lì ci siamo affermati dove il sistema produttivo è maggiormente sviluppato. Il pubblico di un canale come il nostro vuole essere informato mentre i fatti accadono, e a Giornale Radio i fatti sono separati dalle opinioni, soprattutto dai miei corsivi e quelli di Ferruccio Bovio che rappresentano la linea editoriale della radio.
Tutte le opinioni hanno pari dignità, così come la selezione degli ospiti viene effettuata essenzialmente sulla base delle notizie, non delle tendenze, del mainstream. È una radio che non fa sconti a nessuno. Faccio alcuni esempi. Se il Governo annuncia una legge di bilancio, diciamo così, priva di adeguate coperture economiche, che rischia di diventare un mero annuncio da campagna elettorale noi lo evidenziamo ai nostri ascoltatori, non nascondiamo il problema. Facciamo i conti in tasca. E questo vale per qualsiasi Governo in carica.  


No al pensiero unico

MHB: Usciamo dall’Italia e prendiamo il caso Ucraina. Non tutti sono d’accordo sul supporto incondizionato a Zelensky…
DB: Quando gran parte dell’informazione, all’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, pareva raccontare la guerra attraverso un pensiero unico, abbiamo scelto di narrare il conflitto attraverso la pluralità delle fonti, delle testimonianze, delle opinioni, con un corrispondente fisso da Mosca. Ciò che noi siamo diventati è dipeso essenzialmente dalla qualità dei nostri conduttori, nomi quali Luca Telese, Giuliano Guida Bardi, Vicky Mangone, Manuela Donghi, Pasquale Tridico, Lapo de Carlo, Paolo Sergio, Francesco Borgonovo, Francesco Massardo, Sergio Luciano, Roberto Frangipane, Marco Trombetta. A cui, e lo annuncio a lei per primo oggi, si aggiungerà da ottobre anche Luigi Crespi. 

Il giornalismo del secolo scorso…

MHB:  In una recente intervista, Hannah Gelbart di BBC aveva spiegato il lungo e complesso processo messo in atto dal servizio pubblico inglese per validare e filtrare le informazioni che arrivano direttamente dai canali social. Voi usate anche questi canali o vi basate su servizi classici quali ANSA? 
 
DB: Facciamo un passo indietro. Le redazioni moderne sono molto più strutturate di un tempo e i giornalisti tendono ad allontanarsi dalla strada e dalla gente. In gran parte del Novecento, per un cronista le possibilità di comunicazione e trasmissione sono precarie: si passa dalla corrispondenza per lettera al telegrafo, fino alla conversazione e alla dettatura dei pezzi per via telefonica. Dunque i tempi si allungano, ma i contenuti degli articoli non sempre vengono scritti “a tavolino”, bensì sono pensati e ideati sul luogo in cui avvengono i fatti. Quindi nel Novecento il giornalista, che è un corpo intermedio tra istituzioni e lettori, accede alle fonti di prim’ordine, agli interlocutori principali e le relazioni con le autorità diventano più dirette e trasparenti.

…e quello di oggi

Oggi la situazione si è certamente ribaltata. I giornalisti sono alle prese con influencer, spin doctors, comunicatori di ogni genere e la manipolazione delle notizie rende sempre più difficile distinguere il vero dal falso. Rispetto al Novecento però i giornalisti hanno a disposizione strumenti tecnologici sempre più sofisticati: gli smartphone incorporano unità di registrazione audio e video potentissimi, di alta qualità, in grado di trasmettere testimonianze e servizi scritti, letti e ripresi in tempo reale. La trasmissione di dati a banda larga raggiunge il lettore mentre i fatti stanno avvenendo: l’utilizzo dei social, Facebook e Twitter in primis, offre all’utente primario la sensazione di avere l’informazione in tasca, a portata di telefonino, in qualsiasi luogo del mondo che abbia una connessione.
Così anche gli strumenti di investigazione, che nel Novecento sono essenzialmente cartacei, grazie alle innovazioni tecnologiche connettive, diventano infinitamente più potenti e raffinati. Nel terzo millennio cresce il bisogno di un giornalismo di qualità e di approfondimento che possa contrapporre il bombardamento quotidiano di dati, news, punti di vista, commenti, interpretazioni, comunicati, semplificazioni, slogan, tabelle, faziosità, distorsioni e versioni edulcorate.

Citare le fonti, sempre

MHB: Resta il problema di separare il vero del rumore di fondo, per così dire…
DB: Oggi per raggiungere l’autorevolezza e l’attendibilità il giornalista deve dimostrare di essere stato onesto, di aver sentito e registrato tutti i punti di vista possibili, di non essersi basato su un proprio pregiudizio, su un teorema. Deve fornire fonti e deve citare da dove arrivano. Questo è il punto. Qui non c’è bisogno di certificare le notizie, ma di fare bene il mestiere per cui siamo pagati. La citazione delle fonti, oltre che corretto atteggiamento deontologico, è anche funzionale alla stipula di un vero e proprio contratto basato sulla veridicità delle informazioni. Nella sostanza, un servizio non funziona solo per lo stile sciatto, le citazioni sbagliate o la costruzione scadente, ma anche perché non sono state fatte ricerche adeguate. Ci sono fonti primarie o di primo livello, quelle che garantiscono credibilità all’informazione, perché possiedono un’autorevolezza istituzionale, perché viene loro riconosciuta una competenza specifica. Esistono fonti secondarie o di secondo livello, quelle la cui attendibilità è affidata alla stessa citazione giornalistica, nel senso che è il giornalista, dando loro voce, a legittimarle agli occhi del suo pubblico. La fonte deve essere ufficiale, anche se si tratta di un semplice cittadino, di un sindaco, di un amministratore comunale, un assessore, un testimone. Ci deve essere un nome, un cognome, un indirizzo.
MHB: Quindi la possibilità per chi ascolta di fare un cross check, una sua verifica personale, se crede.
DB: Esatto: Non ci devono essere iniziali del nome del testimone, voci estrapolate da citofoni, da telefonate con smartphone in cui l’interlocutore non dice nulla. Si deve lavorare per documentiLe notizie vanno verificate attraverso la comparazione di più fonti disponibili. In primis quelle istituzionali, dirette, le testimonianze. La verifica delle notizie passa anche dall’utilizzo critico di altre fonti secondarie: agenzie, radio pubbliche e private, tv, internet.

Breaking News

La notizia “grossa” va messa in onda in radio e in tv nella forma della breaking news, e successivamente con l’approfondimento distillato in modo da rendere la notizia interessante e duratura. L’uso della breaking news deve essere calibrato….
MHB: …mi viene in mente un gruppo concorrente che chiama “breaking news” tutti i suoi notiziari…
DB: …dicevo, l’uso della breaking news deve essere calibrato sulla vera importanza della notizia e deve essere breve, rimandando ad altri aggiornamenti il proseguimento dell’approfondimento. Nel caso di una notizia di primaria importanza dobbiamo avere la prontezza, la forza, l’impegno, la disponibilità e l’organizzazione di stravolgere il palinsesto con una diretta continua e un cambio di voci e conduzione.
La forma deve essere sempre narrata. Prima la notizia il più possibile completa, poi l’intervista in diretta, non viceversa. L’ascoltatore deve avere la certezza che in qualsiasi momento della giornata sarà informato da qualcuno che a sua volta si è preparato con la massima attenzione. In radio, in tv, sulla carta stampata e sul web, la scarsa preparazione di chi scrive o parla si moltiplica.

Per ottenere il maggior numero di informazioni, il conduttore sarà dotato di strumenti di immediata consultazione visiva (agenzie, portali nazionali e internazionali). Le scalette con le scelte degli ospiti dovranno adattarsi alla gerarchia delle notizie e alla tecnica dell’impaginazione.

Se la notizia principale è la guerra si apre con quello, non con altro, e si darà una scansione al susseguirsi dei temi. Lo stile deve essere popolare e corretto nella forma, i termini possibilmente in italiano, se in inglese spiegati in modo rapido. Quelle politiche devono prediligere lo svolgimento dei fatti, la comprensione dei temi, più che la sommatoria di dichiarazioni o il retroscena. Un buon pezzo radiofonico e televisivo, dovrà contenere voci, testimonianze dirette, qualcosa che dia ritmo e sostanza al racconto. Il monologo non serve, a meno che sia un editoriale, perché separato dalle notizie. Noi lo facciamo quasi sempre, su altri non posso confermare. 

Breaking news… anzi, Notizie Flash
MHB:  Siete attrezzati per eventi imprevisti fuori dagli orari canonici ?
 
DB: Abbiamo già raccontato  i grandi fatti della Storia sconvolgendo il palinsesto abituale, inserendo speciali, dirette. Il nostro format è talk-news, non talk-radio o all news. Ciò vuol dire che Giornale Radio trasmette sempre un flusso di notizie, commenti, opinioni, voci plurime. Un format che non ha bisogno di schemi inscatolati, un palinsesto rigido. Quando è morto Silvio Berlusconi gli stessi conduttori, con grande senso di responsabilità e maturità, hanno mandato avanti la diretta ridisegnando la scaletta, modellando il flusso con l’attualità, con i fatti. Un palinsesto composto da scatole chiuse e orticelli allontana il pubblico, è un modello vecchio e obsoleto, nel mondo, come in Italia. 

Dietro le quinte

MHB:  Oltre i conduttori che sentiamo in onda esiste una redazione che lavora dietro le quinte. Può spiegare come è organizzata e  se attualmente offrite possibilità di inserimento a giovani giornalisti o anche solo a chi volesse fare uno stage ?
 
DB: È una redazione composta dai conduttori, dagli assistenti, da collaboratori, che punta sui giovani e che ospita anche stagisti. La forza di Giornale Radio sta proprio in questo lavoro di squadra che l’editore Domenico Zambarelli, io in qualità di direttore editoriale, e Manuela Donghi nel ruolo di vice direttore con responsabilità del settore economico, stiamo mettendo in campo in poco tempo. 

GR News

MHB: Il canale GR News ha preso un po’ il posto che era di Giornale Radio agli albori. Però sembra ben poco promosso, non è un’occasione mancata ?
 
DB: I nostri notiziari vengono realizzati dall’agenzia Area con cui abbiamo costruito un rapporto proficuo per entrambi. Quei notiziari sono il frutto di una lunga discussione operativa che ha coinvolto la redazione di Area e la nostra. Quello che sentite ogni giorno, specie nei notiziari lunghi, è un valore aggiunto. La sigla, i titoli brevi, la scelta delle voci, le firme all’inizio annunciate dal conduttore, le firme alla fine di ogni servizio. È un cambio di passo decisivo, non un’occasione mancata. Giornale Radio si concentra sui programmi e Area sui notiziari. Insieme compongono un unico prodotto, una linea di informazione assolutamente certificata, verificata, di qualità. La buona informazione. 

Guardare oltre l’Italia

MHB:  Per concludere, ci permette una domanda cattiva?
DB: Dica pure.
MHB: Nella passata stagione offrivate un panorama completo dei fatti della giornata a chi decideva di ascoltare – magari durante la cena – dopo essere rincasato. Nella stagione appena partita nei medesimi orari possiamo sentire interminabili interviste a italiani all’estero (a volte di importanza molto opinabile) e… Borgonovo.
L’impressione è di uno scivolamento da una radio di informazione a una talk radio…
DB: Come le ho detto, non siamo una talk radio, neppure una radio all news, bensì un format unico: una radio talk news, dove ogni conduttore porta avanti il suo pezzo di racconto. Quelle che lei chiama “interminabili interviste agli italiani all’estero” sono in realtà informazioni di pubblica utilità, che il servizio pubblico spesso dimentica. Sono le storie a far la differenza.  Gli ascoltatori si immedesimano in quelle storie, perché padre e madre hanno un figlio andato lontano alla ricerca di un lavoro e di una dignità, magari di una eccellenza.
La presenza di Francesco Borgonovo dimostra che Giornale Radio, pur avendo una ben chiara linea editoriale, resta un mezzo di informazione unico, indipendente e pluralista. (M.H.B. per FM-World)

Parte la nuova stagione di Giornale Radio: intervista all’editore Domenico Zambarelli

Domenico Zambarelli (Giornale Radio) – Al direttore responsabile e al direttore editoriale, confermati, si affianca una nuova vice-direttore: si tratta di Manuela Donghi, responsabile anche dell’area economia.

Informazioni in diretta già dalle 6 con Daniele Biacchessi. “Football Club” di Lapo de Carlo si occuperà anche di pallacanestro, rugby e motori e non solo di calcio. Tante ore di diretta ma anche tutti i contenuti on-demand, ispirati anche da RaiPlay Sound. Il sistema incaricato di raccogliere i dati di ascolto non ci ha certo agevolato.

Giornale Radio continua a crescere

Il giorno 8 settembre 2023 si è tenuta a Recco la presentazione del nuovo palinsesto di Giornale Radio, che con una grande quantità di ore di programmazione in diretta si pone ormai come serio concorrente a Radio 1 e Radio 24. 

Seguiamo come ascoltatori questa emittente fino dall’inizio, quando era di fatto un assemblaggio di programmi pre-registrati: possiamo con certezza affermare che la qualità, oltre che la quantità di programmi è andata costantemente migliorando, così come lo spettro degli argomenti affrontati: unica nota negativa, la presenza di pochissime voci femminili nell’elenco dei conduttori. 

Ne abbiamo parlato con il fondatore dell’emittente, Domenico Zambarelli, che ci ha però svelato un fatto che in qualche modo riequilibra la situazione anche sotto questo aspetto.
La registrazione originale dell’intervista è disponibile qui.
 

L’intervista

Ecco quanto ci ha raccontato l’editore: 

Daniele Biacchessi resta direttore editoriale della testata e Massimo Lualdi direttore responsabile, ma quest’anno abbiamo una nuova vice direttore: si tratta di Manuela Donghi, già incaricata dei programmi di economia di Giornale Radio. Un’importante qualifica per una delle donne del nostro staff.

Marco Hugo Barsotti: Quali sono i punti di forza e gli obiettivi di Giornale Radio con il nuovo palinsesto?

Domenico Zambarelli: Innanzitutto, allargare la possibilità di seguire informazioni in diretta già dalle sei del mattino con Daniele Biacchessi che realizza il timone – questo è il nome del programma – fornendo di primo mattino interviste, servizi con la narrazione dei fatti che sono appena avvenuti e dando uno sguardo agli eventi più importanti che verranno.

Luca Telese è stato riconfermato, come anche Vicky Mangone. Manuela Donghi seguirà sempre l’economia dalle 11 alle 13, mentre Lapo de Carlo sviluppa lo sport con “Football Club” che però, a differenza dell’edizione precedente, riporterà appuntamenti anche con gli sport minori, quindi con anche il calcio di serie B e serie C e con inserti su quelle che sono la pallacanestro, il tennis, i motori, la pallanuoto e il rugby.  

Quindi un allargamento dello sport con varie declinazioni. 

Italia all’estero

Dalle 17 alle 18 abbiamo Paolo Sergio con “Via Con Me”, un racconto dell’Italia all’estero, degli italiani all’estero. Un programma che si farà forza degli interventi da parte degli ascoltatori e da parte dei tassisti. 

Si, dei tassisti: abbiamo puntato ai tassisti, chiedendo loro di raccontare la vita che gira anche tra le persone che ogni giorno lavorano sul territorio e lavorano da italiani sul territorio estero.  


Una novità importante a cui abbiamo lavorato da tempo, è quello del programma “ZTL” che è interpretato, perché proprio sarà un’interpretazione, da parte di Francesco Borgonovo, che debutta con questo programma come titolare di un appuntamento in drive time. 

Un appuntamento importante: è in onda nella fascia 18-20, dove i nostri competitor hanno alcuni programmi particolarmente forti, ma anche molto differenti. 

Abbiamo anche un importante punto di osservazione della politica all’interno dei palazzi del governo: Marco Trombetta è stato accreditato e avrà anche altri collaboratori all’interno del parlamento con una nostra postazione dedicata, che ci permetterà anche effettuare interviste esclusive – come peraltro sta già avvedendo ad esempio con Taiani.

Confermatissimo infine Il Punto G condotto da Giuliano Guida Bardi (in onda ogni domenica dalle 9 alle 11) e il programma di Luigi Crespi, che cambia nome e diventa “Comizi d’amore”, in onda sabato dalle 13 alle 15.

Lineare e on Demand

L’obiettivo è fornire un programma in diretta di prima qualità, ma anche dare a tutti la possibilità di accedere ai nostri contenuti on-demand, dove ci siamo in parte ispirati anche all’importante esempio di RaiPlay Sound.  

In definitiva siamo un’azienda pronta a competere con un sistema complesso, una grande sfida in un mercato dove il sistema incaricato di raccogliere i dati di ascolto certamente non ha agevolato, o vuole agevolare Giornale Radio. (M.H.B. per FM-World)