“Gli ultimi mesi ci hanno insegnato quanto la vita umana sia fragile”: Luca Parmitano si racconta a Rita Manzo su Radio Kiss Kiss

“Portami a casa Kiss Kiss” è il contenitore del “drive time” tardo-pomeridiano di Radio Kiss Kiss, condotto da Rita Manzo.

In onda dal lunedì al venerdì dalle 18.00 alle 20.00, mercoledì 10 giugno ha ospitato Luca Parmitano, esponente del corpo astronautico dell’Esa – Agenzia Spaziale Europea, primo italiano ad aver effettuato un’attività extraveicolare e ad aver comandato la Stazione spaziale internazionale.

Diverse le dichiarazioni rilasciate da Parmitano che hanno suscitato interesse: dall’intenzione di andare sulla Luna, agli effetti devastanti dei cambiamenti climatici chiaramente visibili dall’orbita.

Vi proponiamo il testo integrale dell’intervista, da un comunicato di Radio Kiss Kiss.

  • Sei rientrato lo scorso febbraio dalla missione Beyond e ti sei ritrovato catapultato su un pianeta Terra stravolto, cristallizzato in una situazione assurda. Doveroso domandarti come stai, come sta la tua famiglia e come avete vissuto questo momento così difficile.

La mia famiglia è sparpagliata su due continenti, mi sono ritrovato fortunatamente all’inizio del lockdown a Houston con le mie figlie. I miei parenti e genitori invece sono rimasti per tutto il tempo in Sicilia, stiamo tutti bene ed abbiamo avuto il privilegio di vivere questa esperienza in sicurezza e serenità.

  • Più volte ci hai incantati con le tue parole sull’effetto della veduta d’insieme della Terra dallo spazio, un’emozione che cambia la vita agli astronauti. Vuoi descriverla oggi agli ascoltatori di Kiss Kiss?

Non so se cambia la vita ma probabilmente la percezione. Il fatto di vedere da lontano qualcosa che non fa parte della nostra esperienza, vedere il pianeta dall’orbita non è una cosa che abbiamo immaginato da esseri umani. Quello che succede a noi astronauti è di comprendere il pianeta, l’unico che conosciamo dove esiste la vita e che la supporta, cosa molto molto rara. C’è qualcosa di decisamente fragile che non è la vita stessa (che ha una sua resilienza) ma la nostra presenza all’interno del sistema, qualcosa che è seriamente messa in discussione. Credo che gli ultimi mesi ci abbiano insegnato quanto la nostra presenza sia fragile e non indispensabile.

  • Sarai d’accordo con me sul fatto che la pandemia non deve distoglierci da un altro grosso problema che va affrontato, quello della crisi climatica. Il tema dell’inquinamento e del riscaldamento globale è un tema cruciale di questa generazione. La sensazione è che sia un po’ l’ago della bilancia nel destino della specie umana, no?

Assolutamente. Tutti gli astronauti guardano con attenzione la crescita di consapevolezza dei grandi leader rispetto alla crisi climatica. Dall’orbita vediamo gli effetti diretti: negli anni abbiamo assistito ad uragani sempre più potenti, allagamenti, alluvioni, foreste che bruciano. Tutto questo ci preoccupa, speriamo che la nostra testimonianza dia una spinta a chi ha il potere di prendere decisioni importanti per proteggere il futuro delle generazioni future. Speriamo anche che la generazione corrente prenda in mano questa scelta.

  • Riusciremo a salvare il pianeta o dovremo accelerare la trasformazione dell’essere umano in specie extraplanetaria capace di sopravvivere su Marte o chissà dove?

Non credo che gli esseri umani siano in grado di salvare il pianeta. La domanda da porci è “siamo in grado di salvare il pianeta?”.

  • Come lo immagini il futuro delle tue figlie e quello delle generazioni a venire?

Non ho la palla di cristallo, posso utilizzare la mia fiducia in scienza e tecnologia per pensare che tecnologie sempre più rinnovabili con una migliore integrazione tra uomo e natura possano contribuire a proteggere l’ecosistema così da sostenere la nostra esistenza.

  • Sappiamo tutti che la Nasa sta progettando una missione con equipaggio umano anche su Marte: se ti proponessero di essere il primo uomo a mettere piede sul Pianeta Rosso, accetteresti?

Sicuramente se ci fosse una proposta del genere sarebbe il sogno di ogni astronauta. Il nostro lavoro è quello degli esploratori. Per la mia generazione mi aspetto più attenzione per un ritorno sulla Luna. Più che un sogno spero che possa essere un progetto. Da un lato mi tengo i miei sogni, dall’altro vorrei poter vedere delle aspirazioni più grandi che si realizzano.

  • Su Twitter hai usato due parole per commentare il lancio della navicella Crew Dragon: pelle d’oca. Ti emoziona l’inizio di questa nuova era per l’esplorazione spaziale?

Era dovuto il mio entusiasmo per sottolineare il fatto che ogni lancio con un essere umano a bordo è emozionante. Abbiamo visto una nuova espansione della nostra capacità e della nostra conoscenza con questo lancio con il rientro del primo stadio. E’ importante sottolineare che l’esplorazione spaziale ha la sua parte scientifica e tecnologica ma anche quella umana.

  • Da uomo del sud, di Paternò e quindi catanese, avrai un rapporto speciale con le delizie del palato… Dicci la verità, dall’alto dell’autorità di comandante della stazione spaziale, sei riuscito a farti inserire qualche arancino liofilizzato tra i pasti in orbita attorno alla Terra?

Mi sarei comunque rifiutato perché l’arancino va gustato caldo appena tirato fuori dalla friggitrice o dal forno, per i cultori. In orbita ho portato altre specialità italiane che i colleghi hanno apprezzato. Nella seconda missione ho portato la lasagna alla bolognese, la parmigiana di melanzane da buon siciliano e poi il tiramisù perché credo sia un dessert universale amato da tutti. Anche in orbita, nonostante fosse liofilizzato, ci voleva la giusta attenzione per farlo venire bene. Tutte le volte che ho organizzato delle cene italiane devo dire che sono state apprezzate.

  • Ti è capitato di suonare qualcosa durante le tue esperienze in orbita?

Certo. Quest’anno insieme ad un collega abbiamo realizzato un banda, in realtà due. Un duo chiamato “il grido del gabbiano” con chitarra, voce e armonica e poi abbiamo coinvolto il resto dell’equipaggio con tastiere e kazoo. Ci siamo divertiti a cantare in italiano, in russo, in inglese, classici e canzoni nuove: la musica ci unisce, è un linguaggio universale come la scienza.

  • Stai fluttuando rilassato davanti alla meravigliosa cupola della stazione spaziale. Davanti a te c’è casa tua, la Terra: quale canzone sceglieresti per valorizzare le emozioni di quel momento?

Perché sceglierne una, con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione e con la nostra fantasia possiamo pensarne tante. In orbita ne sceglievo diverse a seconda dei momenti e delle emozioni. Passavo da Pat Metheny, se avevo nostalgia per il mare e la mia terra avendo ricordi da adolescente, piuttosto che canzoni italiane dei Litfiba o Jovanotti per ripensare al mio percorso in accademia aeronautica. Per non parlare di miei amati Beatles, perché sceglierne una soltanto?

  • E per una passeggiata spaziale?

Più che una canzone potremmo immaginarci un’intera colonna sonora. Ennio Morricone? E’ come il parmigiano, si può mettere su tutto e fa sempre la sua grande figura!

  • Quando tornerai nello spazio?

Sono appena tornato, sarebbe ingiusto pensare alla prossima missione dato che sono impegnato nel dare supporto ai miei colleghi che stanno per partire come Samantha Cristoforetti. Per me amo immaginare che ci sia posto per le prossime missioni lunari. Spero che in questa decade, quando torneremo sulla Luna, io possa essere un candidato adatto e di poter dare il mio contributo.

  • Fare l’astronauta è il sogno di tantissimi bambini. In pochi ci riescono. Tu che ce l’hai fatta… mica per caso volevi fare il calciatore?

Io sono nato con 2 piedi sinistri, penso che sarei morto di fame se avessi fatto il calciatore. Mi è andata bene, sono riuscito a realizzare un altro dei miei sogni, quello di diventare astronauta. Anche io da piccolo volevo diventare un atleta olimpionico di qualunque disciplina, meno male che ho scelto un’altra strada…

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